l'ordine civile - anno II - n. 17 - 1 settembre 1960

, pag. 22 twismo, come religioiie secolarizzata dell'Occidente, portQva irt sé lo stesso virus infettivo di cui soffriva il liberalismo; la credenza che l'uomo e- la società possano salvarsi con le pro– prie forze, sia per mezzo de.Ila ragio~e, sia, secondo Marx, perché il processo storico in sé porta alla liberazione. La proprietà privata, 1 che tutta l'esperienz~ storica dimostra es• sere la salvaguardia della libertà umana, appare qui dialetti– camente come la fonte originaria della servitù; la sua sop.' pressione significa, nella prospettiva comunisto, il regno della " emancipazione " grazie alla quale, liberato dalla " aliena- zione " l'uomo ritrova se stesso. • Le idee ed i valori essenziali del marxismo appartengono all'arsenale dell'Illuminismo, di cui il padre di Marx era pro– fondamente imbevuto. Fu sufficiente al figlio, studente a Ber– lino, di entrare il't contatto con Hegel e la sinistra hegeliana per imparare che la " rai:;on ''.,. cara ai filosofi illzwiinisti,. non era una potenzct creatrice; tale potenza Marx la scoprì allora nella dialettica materialista. A Parigi i .socialisti francesi gli insegnarono a conJsiderare la proprie.tà privata come i"l foco– laio delle contraddizioni sociali. Il Museo britannico gli in– segnò l'economia politica dell'epoca. Marx ai•eva così raccolto tutti gli elementi del suo sistema. Come il liberalismo; il collettivismo ha assunto, in quan– to a visioni del mondo, delle forme assai varie. Dal tron,co della filosofia illuminista sono nati molti polloni. Alcuni sono appassiti, come l'anarèhismo; ma lo .~tesso tronco, frattanto, ha dovuto soccombere al ,iisinganno. Nel suo libro El Especta– rtor (Madrià, Ribl. Nueva, 1950) Ortega y Gasset parla delle "grandi frasi " che, dal.fa fine del XVIII secolo, avevano te• nuto desto lo spirito occidentale: esse hanno /atto il loro tempo; noi siamo! di8ingan.nat.i e maturi per il regno della "sin.ceridad ", della sincerità nei riguardi dell'essere. Parlan. do -di "disinganno" Max Weber esprime un',idea analoga; i professori americani Dahl e Lindblom parlano del "dead alley " -- del vicolo cieco - a cui si' trovano Of.(J!i liberali– smo e collettivismo. Così le pseudo-religioni s,ecolari del XVIII e XIX secolo hanno conosciuto a loro volta una· nuova secola– rizzazione. Esse vivevano ancora per le potenze dèrivate da una fede e da una buona volontà religiosa che da allora non hanno cessato di indebolirsi nel mondo occidentale. Il flusso cli questa interprefazione puramente secolare dell'esser-e, per la quale il XIX secolo ha forgiato _l'espressione "visione del mondo ", si è perduto. o si sta perdemlo, in un delta più. o meno stagnante. E' soltanto questione di tempo perché il co– munismo· stesso sia maturo ad un simile destino, ed infine lo siano tutti quei popoli che oggi il comunismo od il capitali– smo occidentale sciolgono dai legami religiosi, sociali e cul– turali C'he risalgono a più millenni. La concezione puramente secolare della salvezza del– .l'umanità è assai ben riassunta dall'espressione stessa "vi– sione del mondo "·) Nel suo· libro Le danger religieux ( Fribur– go, 1904, pp. 106-107) Albert Maria Weiss si è occupato un po' della storia d~ questa espressione. Egli afferma che ai tempi in cui studiava presso le università tedesche tra il 1860 ed il 1866, e tra il 1869 ed il 1870, essa non era affatto cono– sciuta, oppure veniva usata solo eccezionalmente. A quanto egli ricorda l'espressione " Weltanscharmg " è divenuta di moda verso il 1880. Weiss ammette tuttavia che la si in.con.tra già negli scritti di David Friedrich Strauss, al secondo para– f.(rafo del libro "L'Ancienne e la nouvelle foi ". Comunque sia, cli fronte alla religione, che signi.fìca legam.P con il .•o– prannaturale, -di ~ronte. pertanto, al fatto obbiettivo della dipendenza dell'uo<mo in rapporto ad una 1 potenza che lo supera e trascende !!li ordini e le relazioni i,çtituitè dall'uomo al proprio .livello, la "visione del mondo " pone l'accento sull'elemento sogpettivo, sull'uomo come misura di tutte le case, sull'uomo che a/ferma la sua autonomia, considera il mondo come u.n essere fisico e cerca -di inter-pretarlo secondo la propria m_isura. Ma poiché l'uomo, anche limitato al piano terreno. è una cat'rgoria equivoca ed ambivalente. co.sì P,~iste necessariamente una pluralità di visioni del mondo; af!li ini– zi del secolo T<.arl _ .,amprech parlava a buon diritto· deJ << ba– zar delle visioni del •mondo 11; e nel suo libro « Vision du. monde 11, Bruno Wiille, alla vil{ilia de.lla 11rima euerra mon• diale, presentava un arcobaleno straordinariamente vario P contraddittorio. Per riprendere una parola di Spenf!ler, la pluralità delle mo9erne visioni del mondo trova il .m,o corri- ,,l'ordine cii-ile spondente "omologo " nello screziato panorama dei culti re– ligiosi che caratterizza la Roma post repubblicana e parti– colarmente il Basso-Impero. Come è potuto accadere che filosofie social,i del tipo • del liberalismo e del collettivismo abbiano attinto la dignità di una teoria della salvezza? Perché il collettivismo ai suoi inizi ha potuto assumere i caratteri di una reUgione secolare, di una gnosi liberatrice? Non basta invocare le tendenze meta.fisiche sempre vive nel cuore· umano-; significherebbe solo sfiorare l'essenziale. Si afferra •maggiormente la vera ri– sposta ricordando che il collettivismo, nella sua forma occi• dentale; costituisce una visione del mondo il cui carattere predominante profon•do è dato dalla "secolarizzazione". E' nel processo cli secolarizza~ione che si trova evidentemente la spiegazione; val la pena ìli esami~iare la questione più da vicino .. Il concetto di secolarizzazione non ha senso se non -si comprende che, attraverso esso, idee e rappresentazioni ap• partenenti-ad un dominio non secolare vengono trasferite nel dominio secolare. Nel periodo di Roma repubblicana saecu– lzun significava un lungo periodo di tempo; durante l'impero tale periodo si concretizzò delimitando un secolo. Quando le comunità cristiane incontrarono, a Roma e nell'impero," una viva' resistenza del potere .1aicò, il concetto di saeculitm p1:ese il significato di "mondo ", cioè della realtà temporale ostile, se non da sfuggirsi. Opposto ad A·eternitas, ossia alla comu– nità ecclesiale dei santi, il saeculum divenne il " tempo àe.l mondo " di fronte al " tempo sqcro " della Chièsa. Qu_ando infine la Ch'iesa vinse, con Costantino, la vecchia oppo~izione tra saeculum ed aeternitas lasciò il posto alla distinzionè tra "temporale " e "spirituale". Il saeculum venne a sua volta invèstito di diritto dalla Chiesa; l'eter,;,ità da allora apparve come omnia saecula sàeculorum. Il monaco· divenuto chierico nel mondo fu un prete se• colare. E' in questo senso che il diritto canonico ha inteso, • e intende tutt'ora, la secolarizzazione. Al trattato di West/ a– lia, il delegato francese usò il termine secolarizzazione per indicare il trasferimento di beni ecclesiastici ai principi, e ta.le uso è ancora in vigore. Dalla fine del 19° secolo il ter– mine viene sempre più frequentemente applicat_o al_dominio spirituale e morale; secolarizzazione significa pertanto al gior. no d'oggi il processo per cui lo spirito occidentale si stacca dallo spirituale per volgersi alle cose che sono legate al tem– po ed allo spazio, al saeculum. Uso legittimo, perché, dal punto di vista formale, è proprio lo stesso processo che si trova sia nella secolarizzazione dei beni della Chiesa che in quelli dello spirito. Secolarizzazione significa sempre tras/e• rvmento nel secolo di qualcosa il cui posto natùrale non ap– partiene al secolo. Così la secolarizzazione si presenta Ol{~i sotto due forme.: come traslazione ( passaggio di beni ·eccle– siastici nelle mani dei laici) e come trascrizione ( trasferi– mento di dominii e di valori della fede sul piano, puramente spaziale e temporale, della natura e della storia). E' questa seconda forma che ci interessa in questo sag– gio, in quanto tale trascrizione tende al collettivismo. Vor– remmq comprendere le origini di questa .pretesa di salvezza e di liberazione che porta ed accompaf!na l'onda collettivista. E' chiaro che tale pretesa non potrebbe essere cledott_a dal collettivismo come semplice sistema economico, cioè in un campo che esige una attitudine raziocinante di fronte a mezzi limitati. In quel campo non ci si può attendere _né salvezza né libertà, ma piuttosto una lotta per la divisione dei beni in quantità insufficiente. E' impòrtante notare qual'è il portatore della trascrizio– ne. Allorché, sotto il regno dell'universalità cattolica, il cleri– cus era il personaggio principale, che dominava -la vita e lo spirito, e determina;!Ja i valori, è chiaro che l' "µnti-clericus " incarna qui la protesta. Come regola f.!enerale, si tratta dun• que di un laico. Con la sua intromissione, alla /iJ!ura cleri– cale del mon,do si sostituisce una figura laica. Lo de/ inirem– mo come un clericus-laicus. In questo modo, invece d'insistere sull'elemento di anta– gonismo, noi mettiamo in rilievo l'elemento positivo del per– sonaggio, l'aspetto laico del mondo. Tra le due figure soc_io– lo,giche del clerico e del laico, la tensione ed il con/ litto han• no CQ$ti(uito un processo di lunso respiro con fortune varia-

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