l'ordine civile - anno II - n. 17 - 1 settembre 1960

DOCUME~Tl Attesa della salvezza e , collettivismo Gaetz Briefs ha pubblicato nel numero di luglio-ag.sto de « La ta_ble ronde », un interessantissimo articolo, che ci piace riportare integralmente. Non vogliamo qui considerare il collettivismo come si– stemà economico opposto al capitalismo e con esso concor– rente, ed il nostro intento non è di paragonare, dal punto di vista ,del rendimento, d,ue ordini economici. Su questo piano, la_soia rvsposia valida è quella fornita dai fatti stessi; l'ome– rica lotta concernente i progressi del comunismo, paragonati a quelli della libera iniziativa, resta pertanto al. di qua del nostro problema, poiché si tratta essenzialmente, a quel li– vello, di confrontare produzioni, di considerare questioni di tecnica e di investimento. Non si può tuttavia disconoscere che il gioco delle percentuali di accrescimento ottenute dal comunismo porta a supporre che, dal momento che l'avvenire del cormnnismo si cerca e si trova sul terreno economico, ciò è senza dubbio il segno che le motivazioni ideo.logiche per– dono la loro forza· affettiva e la pretesa del collettivismo· di salvare gli uomini si riduce alla promessa di assicurare loro un livello superiore di benessere. Nella terminologia rli ·Karl Mannheim, diremo che quanto ··più l'utopia originale ~ in lotta con il ref!,le, tanto più essa assume il carattere di una ideologia fl,uttùante, ancora utilizzabile per il lavoro di agi– tazione e per i discorsi di ,giubilei,· ma senza effetto imme• diato per ciò che riguarda i fatti concreti. Alla lunga, sotto l'infl,uenzti degli avvenimenti, l'ideologia perde il proprio po– tere d'inf!anno e conosce, anch'essa, una specie di secolarizza– zione. Ad un certo stadio di evoluzione, essa non appare più che come una "febbre di crescenza". Una prova di ciò ci viene fornita oggi dalla nuova atti– tudine della socialdemocrazia occidentale e del laburismo inglese, che rinunziano alle parole d'ordine della socializza– zione e del collettivismo. Quando tentano di trnvare nuove formulazioni per il wcialis·,,w, socialdemocratici e laburisti rinunciano alla loro antica as:pettazione della salvezza. Nei suoi New Fab"ian Essays ( Londra, 1952) Crossman, per esem– pio, definisce il socialismo un 1unanesinio critiao in azione. Per generaz-ioni di lavoratori il coll.ettivismo aveva rappre– sentato una religione secolarizzata; esso ha ormai rinunciato a tu.le pretesa. Non si deve d'altronde misconoscere che la concezione liberale del mondo, da parte sua, ha subito un destino ana– logo. Anche i partigiani più radicali del "laisser-faire " han– no oggi smesso di riferirsi alla " mano invisibile " di cui par– lava Adamo Smith, al fina.lismo prbvvidenziale di un Frederic Bastiat, alle "armonie prestabilite " che dovrebbero istituirsi "per conto proprio " per l'effetto· degli interessi individuali e della concorrenza. E' sul terreno dell'esperienza e della riflessione che un autore quale Ludwig von Mies cerca argomenti in f a-1,oredel "laisser-faire ". Lo stesso destino sembra riservato, per i col– lettivisti, ai temi della salvezza e della liberazione. Nessw;ia superiorità materiale nei confronti del capitalismo, in qual– siasi ,nedo la si misuri o la si apprezzi, potrebbe f!iustificare la credenza nel collettivismo come redenzione dell'mnanità. Questo è sicuro per i paesi del mondo occidentale; presso i popoli sottosviluppati dell'Asia e dell'Africa il collettivismo mantJiene ancora il suo prestigio utopistico ed escatologico. In Russia si avvicina il giorno, secondo ogni apparenza, in cui il comunismo perderà il suo sapore ideologico ed infine anèhe la sua rispettabilità. -Non vi è niente di fortuito in ciò; oggi come altre volte, la particolare sventura di tutte le /e o rie collettiviste della salvezza deriva dal fatto che esse cercano la liberazione dell'uomo sul terrèno econo-mico, cioè ad un livello in cui, per legge di natura, si incontra la pe– nuria. Anche un'economia ricca come quella a,mericana di– viene oggi cosciente di non poter sfuggire a quest'orizzonte di miseria; appena -superato un .limite, essa ne incontrà uno nuovo. Nel suo sforzo incessante per venirne u capo, essa stessa utilizza la scarsità ed il crescente valore del lavoro come un mezzo voluto per estendere il benessere. Ma il lavoro è il fattore essenziale di ogni ricchezza sociale; .limitandolo, si restringono i li,1!1,itidel possibile benessere. * * * Il tema di questa esposizione concerne le spinte e le pro– messe utopistiche ed ideologiche per mezzo delle quali, da cinque generazioni, l'ondata collettivista h_adato speranza al mondo occidentale. L'oggetto della nostra discussione è il col– lettivismo nei limiti in cui esso costituisce, come teoria seco– larizzata della salvezza, una delle forme tardive del pelagia– nismo occidentale. Teorie di questo tipo non sono mancate dalla fine del Medio Evo; allora esse si nutrivano ancora di temi religiosi e morali. Basti ricordare Thomas Munzer, gli Anabattisti, i Lollards, e soprattutto la "]acquerie" del 1358, il grande sollevamento dei contadini dell'lle~de-France. Ma, dopo l'illuminismo, in Francia ed in Inghilterra, il riferi– mento -ai temi cristiani si è sentito sempre meno; la folla· di visioni del mondo apparsa da allora ha trovato il suo orientamento nell'ambito dei dati temporali e spaziali. Jules Monnerot (Socio.logie du Communisme, ]952) vede essenzialmente nel colleuivismo, nel comunismQ attuale, " un nuovo islamismo ". Effettfoamente il comunismo è una fede fanatica, che, armata di ferro e di fuoco, ·minaccia le fron– tiere del mondo non comunista, mentre all'interno stesso del comunismo, grazie a .liquidazioni massicce, a campi di con– centramento, a lavaggi del cervell~, e.ssa impone la sottomis- • sione al conformismo. Come l'Islam, essa non riconosce che un solo Dio, il materialismo dialettico, un solo profeta, Karl Marx, un so.lo libro santo, "Il Capitale", un solo popolo san– to, il proletariato. Come l'Islam, essa dispone di una verità infallibile e sua missione è quella di di,f]ond~re tale verit_à attraverso il mondo intero. Vi è soltanto una differenza tra il comunismo e l'Is.lam: -il carattere gnostico del primo. La sua fede è conoscenza. La dialettica gli fornisce la chiave magica di tutti,i misteri dell'essere. , ll collettivismo moderno è uno di quei movimenti storici che sono nat-i da una protesta. ll suo fronte d'attacco è rivolto contro il capitalismo libera.le. A tale proposito occorre tut• tavia essere pru!denti. Già da lungo tempo Fedor Ste7mn de– finì liberalismo e socialismo fratelli di latte; l'uno P. l'altrc si nutrono infatii alla stessa fonte. Se è certo che il comu– nismo ha trovato uno stimolo nei fenomeni concomitanti allo nascita del capitalismo liberale e la distruzione, da lui e_ff et· tuata, degli antichi ordini, non è meno vero che il comuni– smo, esattamente come il liberalesimo, deve la sua prima for– za alla· filosofia ·illuministica ed all'attesa messianica che essa implica. Ma poiché la "mano invisibile" invocata da Adamo Smith ha mancato di istituire un'armonia prestalJilita, che essa pertanto non è riuscita a conseguire attraverso il gioco ·deJ!.li interessi el{oistici e della concorrenza ed il giusto prezzo delle merci e dei salari, e· poiché tale scar,co venne attribuito alla propriefà privata dei mezzi di produzione, nacque allora la protesta collettivista. Così, fin dalla propria origine, il collet-

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