l'ordine civile - anno II - n. 10 - 15 maggio 1960

La. • Via europea L'offensiva di primavera della sinistra democratica euro– pea ,è iniziata. Era stata annunciata qualche tempo fa, in occa– sione del congresso-costituente del partito social1sta unificato frl!ncese. Dalla tribuna del congresso era stata salutata la fon– dazione -del nuovo partito come il compimento dell'ultimo atto preparatorio prima della azione unitaria della sinistra dem'o– cratica in tutto il settore o•ccidentale del continente. Piii che una offensiva, infatti, si tratta di un vero e proprio « lancio » propagandistico e organizzativo con il quale i radical-sociali– sti sperano di riguadagnare il terreno perduto; Le conferenze di Bruxelles, l'incontro .-dei rappresentanti socialisti a Strasbur– go, i colloqui e le interviste di Nenni a Londra sono tutti mez– zi di cui essi si servono per imporsi all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale. Si tratta, più esattamente, quindi; di una massiccia mobilitazione e non di una semplice offensiva primaverile che succede all'assopimento invernale, come appa– re evidente dalla breve storia di ,quello schieramento di sini– stra che trova nell'aggettivo qualificativo .di « democratico l) il punto di conv,ergenza. Si cominciò a parlare di sinistra democratica europea nel– l'autunno del '56. I fatti di Polonia e di Ung,heria e la con– seguente campagna contro il revisionismo avevano determinato una stasi nel comunismo internazionale di cui non era facile sta·bilire nè la dm:ata, nè la gravità, nè le conseguenze. Le forze della sinistra europea, che pur rivendicando' ad ogni piè sospinto 1a propria fedeltà alle· regole della democrazia par– ~amentare avevano ·ben saputo sistemare -la propria barca sul– l'onda comunista o su •quella del massimalismo cl.elle correnti sindacali più spinte, compresero che una tale situazione si sarebbe potuta risolvere, più ,che in una crisi del comunismo, al quale non sarebbero mancate le possibilità di una ripresa, in una loro irrimediabile •«debacle ». Apparve così evidente l'urgenza di un collegamento e di una organizzazione su un piano internazionale: la natura di ogni serio problema politico ai giorni nostri è tale da chiedere per la soluzione l'impegno di tutti coloro che sul continente condividono la stessa im– postazione. La sinistra democratica europea nacque, dunque, per far fronte alle necessità dell'ora, per impedire che i partiti ,di sini– stra dei vari paesi, privi dell'appoggio dei comunisti, non reg– gessero all'urto avversario e si frantumassero. La Gran Bre– tagna, dove su un piano meramente parlamentare i laburisti coprono tutta la piattaforma di sinistra, non fa eccezione: la vittoria del Lahour party nell'immediato dopoguerra fu indub– biamente favorita dal comunismo ·internazionale e, per quanto riguarda la situazione attuale, i laburisti subiscono ,quotidia– namente la pressione d-egli esponenti comunisti dei sindacati. La sinistra democratica europea nacque, come abbiamo visto, con scopi esclusivamente difensivi. Nè a dimostrare il contrario· bastano le parole d'ordine che ·furono lanciate. In Italia, uno· dei più solerti propagandisti della s.d.e., Ugo La ,Malfa, tuonò contro 'la « cleri-calizzazione del continente », e prendendo in prestito da Cavallotti la retorica anticlericale, pianse sugli « innumerevoli delitti e altrettante violenze » com– messi nei secoli in nome del cattolicesimo. Si trattava di una propaganda spicciola ad uso e •consumo degli ultimi mangia– preti. In realtà, il fine era quello della sopravvivenza, di rima– nere in qualche mo-do nell'agone politico in attesa che i comu– nisti ritornassero all'attacco. Era, infatti, del sostegno morale e politico dei comunisti che i radical-socialisti avevano biso– gno. « I comunisti costituiscono la maggioranza -della classe operaia - affermò un autorevole socialista "autonomista" ita– liano - senza i comùnisti non è concepibile uno schieramento di sinistra >>. Ed il legame con i ,comunisti fu mantenuto e ribadito ovunqiie: in Italia, dove Lelio Basso, l'unico teorico • al COillUillSillO di Fausto Bel.fiori del p.s.i., riaffermava l'alleanza organica fra ·tutti 1 partiti della classe operaia ; in Francia, dove Mendes France non • perdeva occasione per marciare a fianco -dei comunisti «· in difesa della repubblica »; in Austria ed i:q Germania, -dove i socialdemocrati•ci amoreggiavano, in nome del disarmo e de] neutralismo, con i « compagni » d'oltrecortina; in Gran Bre- • tagna, dove i maggiorenti la·buristi erano in gara tra loro a chi r-iusciva ad avere il colloquio più lungo e più cordiale con il premier sovietico Kruscev. In questo clima - che coincise con il superamento -della crisi comunista - fu possibile concepire un nuovo tipo di stra– tegia la cui attuazione avrebbe dovuto concludersi con la con– quista dei governi del continente da parte delle forze di sini– stra. In base a tale strategia, le preoccupazioni difensive ·non avevano più al,cuna ragion d'essere e la sinistra deµiocratica europea diveniva un cc momento » di quel piano che -doveva portare ad una più larga coalizione regolata ,dai comunisti. Fondamentale, per un più preciso accordo fra i maggiori protagonisti, fu-1\ncontro Bevan°Nenni-Mendes Fr;nce. I tre leaders', non soltanto limitarono accortamente ogni· '.critica al comunismo a motivi romantici del vecchio populismo otto– centesco, ma posero le condizioni per evitare in ,futuro ogni attrito con il movimento comunista internazionale. Su -questo piano la tattica dell'« ammorbidimento » di Nenni, per rima• nere. al nostro paese, non inganna e .si spiega chiaramente : il fine che si propone Nenni ,è quello di allargare sempre più là sfera d'influenza della sinistra, eliminando gli ultimi sospetti dei socialdemocratici -e le· reticenze dei cristiano-sociali. L'os– servatore politico sa che, nonostante le polemiche sempre blan– de ed edulcorate, i rapporti tra p.c.i. e p.s.i. sono sempre rima– sti saldi e, in nome del « blocco storico marxista », nessuno si sogn~ di allentare i « legami di -classe >i. Non -diversamente avviene in Francia -dove i nostalgici della quarta repubbHca sono in polemica con la SFIO per il suo atteggiamento anticomunista. Si può dire, _così, che la sini– sira _,democratica europea abbia raggiunto il fine immediato consistente nell'esautoramento della socialdemocrazia e nél– I'isolamento di quei gruppi sociald,emocratici che si -Ostinano a ri~anere fedeli alla propria tradizi;one riformistica. Gli stes– si radicali e democratici-progressist~, del resto, preferiscono condurre il dialogo e stabilire intesé con i socialisti più che con i socialdemocratici i quali han~o mantenuto quel tono moralistico antiborghese che li condanna a· rimanere fuori cl-el– la dialettica tra le forze che .compongono lo schieramento della sinistra europea. • ' Il piano dei comunisti, quindi~ è in via di attuazione. Invano, Gaistkell •bizantineggia sulle riforme quando, sul pia– no più concreto ed attuale della politica estera, l'ala estrema rdel suo partito lo spinge ad andare più a sinistra di Mac Mil– la~ ; invano tGuy Mollet tenta di togliere la maschera a Men– des France, quando. il suo partito si .è ridotto ormai_ ad essere una raccolta di burocrati e di ·« liberi :professionisti » con ambi– zioni politiche, ad esser privo, •cioè, di ogni mordente di clas– se; invano, Saragat chiede a Nenni di rompere definitiva– m'ente con il p.c.i.: si trova contrQ, non soltanto Riccardo Lombardi che gli nega il diritto' di ,criticare i comunisti, ma anche i repubblicani tipo Reale e La Malfa e i democri– stiani tipo Sullo e Donat Cattin che lo a,ccusano di non essere in linea con i tempi. E non è un caso che a Strasburgo, all'incontro tra i socia– listi europei, siano stati presenti - ·per la prima volta, dopo tanti anni - i rappresentanti del p.sj. che hanno svolto .egre– giamente il loro ruolo di mediatori per gi_ungere ad una posi– zione comune di tutte le forzè di sinistra sui pròblemi della agricoltura europea. E non si deve certo alla buona educazione

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