l'ordine civile - anno II - n. 10 - 15 maggio 1960

Parabola dfll' antistalinismo I di Francesco Mercadante I. Setti anni di politica comunista post-staliniana segna- "' • • • • b d 1· I 11 1 :ao gia un itinerario storico en . e 1neato e eone uso. mo- mento cruciale del loro decorso, quello in cui il comunpsmo urta all'improvviso contro se stesso nella ricerca di un'inifiati– va degna della sua tradizione rivoluzionaria, -è il 1956, scisso nei poli del febbraio (XX Congresso del P.C.U.S.) e de no– vembre ( 1·epressione ungherese). Kruscev, come orientamento e figura oggettivabili d 1 co– munismo post-staliniano, è nato al XX ,Congresso. Nonos ante la criticità di tale oggettivazione, insidiata da formidahil" mi– nacce interne e contraddizioni esterne, il suo punto di par– tenza, e in tal senso il suo « principio )), è la destalin,izza– zione. Non sarà dun·que mai abbastanza analizzato un feno- • meno che si colloca sullo sfondo di tutta l'azione di Kruscev, avvolta com'essa si presenta tuttora da una fosc•hia infida nia • insieme affascinante. : E' orm~i accertato che gli autori - usiamo il ph~rale in omaggio alla cronaca - della destalinizzazione non e'rano coscienti della portata della loro operazione, o perlopeno non previdero con sufficiente chiarezza il suo grado di in– cendiaria dilatabilità. Al XX Congresso, il comunismo) per quanto attestato su posizioni estremamente sicure di do~inio e di influenza mondiali, ha voluto di nuovo giuocare JUtto sulla ,ccpazzia )) - termine adoperato letteralmente in 1talia da Concetto ,Marchesi -, lanciandosi a testa bassa non! solo ·contro il fragile steccato dei feticci, ma persino conti·o il ferreo reticolato delle « certezze >>. I La sfii,la al mito Stalin per mesi e mesi, quasi peli due anni, si celò e confuse soùo l'apparenza di una sfida irtepa– rahile a t~tta la realtà storica e pratica, passata e presente, del comunismo. ,E i timori, i sospetti, i pentimenti, i ri~orni in-dietro scavarono· intorno a Kruscev il vuoto necessario, per- ché egli potesse· poi spiccarvi in tutta la sua statura. !. 2. Guardata da lontano, la destalinizzazione resiste 1 per– fettamente al giudizio storièo, ricca di una vivacità e v~rietà di contenuti, ognuno dei quali ha già fatto per suo conto rµ.olto cammino. I Il comunismo ,ccdestalinizzato >> è andato ·avanti o I si è indebolito? Ha guadagnato terreno o ne ha perduto? La coe– sistenza, il pacifismo, il disarmo, la politica degli inc,ontri sono armi della sua irrinunciabile espansione nel mondo più temibili e penetranti che non il militarismo provocatore, i'ina– sprimento e l'irrigidimento dei blo-cchi,. e insomma l'aggressivi– tà programmatica, vigilata da un istinto predace insazia'hile? A queste domande, che -sorgono spontanee fissando per un. momento in· faccia Kruscev, una risposta indiretta può ve– nire dal riesame anche sommario delle condizioni di n11tura interna, per non dire intima, che resero possibile il « nuovo ·corso >i. Il -quale infatti costringeva e impegnava bruscamente ·1 • • ' I t 1 comunismo su un terreno su cui esso_non era ne prepira o nè disposto a cimentarsi. 1 La costruzione staliniana del ·« blocco socialista >J I pog– giava tutta su una pietra angolare che era la forza, 1~ po– tenza materiale, il successo realizzatore tutto consumato in fatti « oggèttivi >> di guerra e di conquista. i Alla morte del dittatore, ecco pronta la piramidé im– mensa che il culto dei « proletari di tutto il mondo >J ha éretto alla sua memoria. Ebbene, questa piramide vacilla, crolla. Non un soffio la investe dall'esterno; ,e tuttavia essa si dis– solve in polvere come sconvolta da un terremoto. Qu~li le cause della sua fragilità? • 3. A sgonfiare il mito di Stalin, il successore si è servito di uno spillo, ma sarehbe stato vano cercare tale piccol~ cosa nelle sterminate disponibilità del « potere staliniano >> da lui raccolto in eredità. bibli tecaginobianco La destalinizzazione nasce dalla riappanz1one fugace ma prepotente, da un ·fortuito ma miracoloso ritorno della legge naturale nei meati di un -cc ordine >> donde società, storia e rivo– luzione; fuse nell'azione di Stalin, avevano congiurato insie- me a es~irparla. • Di tutto Stalin aveva dotato il comunismo, tranne che della virtù { e dell'urgenza!) di un rinnegamepto, non impor– ta se parziale o totale, se tattico o ·strategico, che investisse proprio la sua persona. Sotto la furia devastatrice della negazione rivoluzi.onaria, l\c uomo )) si attacca alla roccia, quasi pietrificato in uri estre– mo rifiuto penitenziale di sè, come l'Eletto del romanzo di T. Mann. Ma l'insopprimibile rudimento naturale di vita, che •si nasconde nella sua stessa sopravvivenza fisica, contiene una carica inalterabile d'immortalità. 4. Se la destalinizzazione può essere interpretata, com'è stato fatto ( dal Merleau-Ponty), in chiave freudiana, l'incubo cui il risveglio pòne fine ,è pervaso dalla nota tragica della autodistruzione e del saturnismo. Da ·qui il bisogno di riprovare tutto, ,d,i ritrovare tutto, di ripartire dallo zero, sottoponendo -il sistema a una prova di forza che per poco non si rivela ·catastrofica, e che in pra– tica si traduce nella sola esperienza di « autocritica >> che il comunismo non abbia fatto in corpore vili. La radice di -questo non gratuito e tutt'altro che facol– tativo ccritorno alla coscienza >J •è nella seguente impossibi– lità: Stalin non poteva esse1·e giudicato' dàll'interrio del co– ·munismo, facendo leva su una « verità >> del· medesimo che fosse stata comunque calpestata o tradita. Il ricorso a Lenin, e alla purezza di un'ispirazione rivolUzioriarià, messa in ·crisi dalle deformazioni staliniane, si rivela ozioso •come una sor– tita romantica contro l'irreversibile. • In fatto di 1« prosecuzione >1 del leninismo, le accuse a Stalin riflettono •soltanto ingenuità e àstrattezza antistorica. Nel solco della rivoluzione e dei suoi svolgimenti decisivi, il K mito )) staliniano è storia e realtà ·compiutissime, contro cui è ,ccpazzesco )) lamentare aberrazioni, deviazioni, viola– zioni. La legalità socialista non può esser caduta fuori dello Stalin che l'ha espressa come attualità, esteriorizzata· giorno per giorno, di atteggiamenti dittatoriali, circondati da una aura quasi mistica di infalli'bilità. • Il comunismo non si è avv:iato vers-0_la· legge· -che attra– verso una dittatura, cio•è investendo la persona d'un dittatore dell'autorità di legge . viva, come si diceva e si faceva nel medioevo. Quale legalità, dunque, Stalin, avrebbe violato, che fosse stata in grado -di resistere, come principio, _àll'uso ed abuso che. egli tranquillamente ne avesse fatto? L'inizio di una discriminaz1one, in questa indissociabi– lità di Stalin dalla « legge >J del comunismo o dalla sua ccve– rità ))' coincide con un avventuroso atto di incriminazione. ·Ma questo improvviso giuoco di contrasti rompe l'apparente com– pattezza del tessuto dialettico del comunism9. L'assolutamente positivo si rovescia nel suo contrario at– traverso una negazione· di cui il comunismo possi,ede sohanto un termine, •quello negato. Il ccsuperamento >> di Stalin av– viene cioè, posto che avvenga, sul fondamento di un ccda_to )) intrinsecamente << superiore )) a Stalin, in quanto superiore alla storia stessa tutta spiegata del comunismo, e allà storicità come suo carattere immanentisticamente imperativo. Stalin è un •« orrore » non dinanzi al comunismo, ma di– nanzi a una legge, a una verità, a una normalità contro cui l'opera sua eversiva, il giorno dopo la sua morte, appare fal– lita per dichiarazione degli stessi eredi. La destalinizzazione segna pertanto il primo incontro ri,solutivo del comunismo con un ccfatto >> capace di cccontrollare >J le sue ragioni in forza •

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