l'ordine civile - anno II - n. 10 - 15 maggio 1960

La teologia Questo testo è t atto dall'ultimo libro di Gilson: « Le philosaphe et lct thèologie », Parigir Fayard editore, 1960. E' un libro impftante: la cc chiave» dell'opera complessiva del Gil– son, la sua storia id,ale. Pochi come ·Gilsrn hanno capito in modo così autentico e profondo il senso del tomismT pochi degli intenpreti di S. Torrtmaso hanno sa– puto unire la semplfe chiarezza alla cc sublimità » del pensiero: pochi hanno il segreto deli° « sobria ebrietas ». R,icordiamo ancora il piacere che provammo legge~o quel capolavoro di teologia tomista che è « L'evo– luzione omogenea del do·gma cattolico » del ,padre Marìn Sola: questo stesso piacere lo ritrdviamo in quest'opera veramente del miglior Gilson, un'opera, lo ripetiam~, che rivela il senso di una così lunga e importante fatica rivolt~ a ripor1are il senso autentico della dottrina di S. Tommaso nel cuore stesso della cultura moderna. C'è tra la scape)ta gilsoiiiana di S. Tommaso e quella fatta da Ma– ritain una difjerenz<4 ori.ginaria: Mar,itain giunse al tomismo per via della fede, Gilson per via della storia. Cattolico di nascita, il Gilson aveva scelto il mestie~e dello storico e conciliava empiricamente la Fede r.on il mestiere: / u lii fedeltà al mestiere che lo portò da Cortesia alla comprensione di stor~co della dottr,ina autentica di S. Tommaso. La Fede -lo predisponeva a intendere la realtà di pensiero che gli si· trovava di fronte: ·ma il mestiere autentico, la vera razza dello storio– grafo, gli conse.ntiva Hi immergersi, di adenire dall'interno al senso pro– fondo, all'intentio del pensiero tomistico e di intenderlo non in funzio.ne della cultura mo·dernb ma della sua stessa idea originaria. Il tomismo no.n k-li apparve co.me un'occasione apologetica per fon– dare un pensiero na,urale cristiano, ca.me doveva apparire, sulla scorta del P. Mandonnet, al Jasques Maritain: ma quello che era di per sè, quello che aveva sigll;,ificato come espressione intellettuale della dottrina rivelata. La comprensione1 storica assumeva un significato di valore univer– sale, dati i ~apporti !tra Cristianesimo e tomismo. Il pensiero cristiano si configurava essenzihlmente e principalmente come teologia: e la filo– sofia assumeva il ruolo subordinato e ancillare che era il suo, dopo che lu Sapienza di Dio avbva assunto la natura umana. Così il mito delle due conoscenze parallele, superbamente espresse, sul piano civile, dalla poe– sia di Dante, cedeva alla piena coscienza dell'Unità della Sapienza: e della sovraeminenza subordinata della Sapienza rivelata su quella puramente razionale. • La "filosofia " che aveva preannunciato e presentito la Sofià .Jivina; ora le çedeva il passo e si inseriva in essa. Come sempre la piena integrazione dell'umano nel cnistiano, la stretta adesione alla regula Fidei, lungi dal rinchiudere, apre all'universo e consente di non spegnere il lucignolo fumigante della stessa sapienza non credente. L'atteggiamento· del Gilson verso il ,pensiero ber,gsoniano è esemplare ed ammirevole: ed è l'opposto ·del pasticcio modernistizzante che lungi ·dal giudicare la sapienza umana nel suo senso autentico pro– prio, nella grande luce della Fede 1( senza pretendere che i pagani con– I essino per v,ia razionale ,le verità note ~i 1 atto e _di diritto solo per via di Fede), pretende di ·interpretare la Fede secondo i gusti del secolo. Al giusto, sereno,' proprio giudizio, di ,Gilso.n su Bergson; corri– sponde la banale avventura del Tèilhard du Charoin. Così questo capitolo è il cuore del libro « La teologia riirovata ». Il Signore voglia che queste parole e questo libro siano di aiuto a molti cristiani perchè essi possano confessare con l'intelletto la Sapienza in cui sono stati salvati. Solo Clio ha permesso di mettere un .po' d'ordine nella confusione re– lativa alla nozione di teologia, chiarendo le sue origini, ma ella non lo ha fatto che ponendo deil problemi che rimettevano in discussione numerose prospettive storiche ac4uisite. Le prospettive delle ,quali non si ha neppure coscienza sono le più difficili a modificarsi. La prima è statri definita molto hene da Victor Cousin all'foizio del ccCours de philos!ophie » del 1818: « Non vi sono che due epoche veramente distinte nella storia della ,filosofia come in quella del mondo: l'epoca antica e l'epo~a moderna J>. Fra le due, la luce -del genio greco « si spegne a poco a !poco nella notte del .Medioevo ii. Il XV e il XV.I secolo ccnon sono che !l'infanzia del XVII secolo»; in breve « la seconda epoca comincia da iDrcartes i>. e DOCUME~Tl ritrovata di Et ienne Gilson Non si trattava soltanto di un punto di vista ufficiale della Storia, la cosa era di un'evidenza tale che non si pensava neppure d.i discuterla. Nel 1905 Octave Hamelin scriveva ancora che Cartesio veniva dopo i Greci quasi come se non vi fosse stato nulla fra essi e lui, eccettuati i fisici. Vi era stata inizialmente una filosofia greca, poi una filosofia moderna; fra le due nulla, se non una teologia fondata sulla fede e snl– l'autorità che sono la negazione stessa della filosofia. Nel 1905 il mio maestro Lucien Lévy-,Bruhl, uno degli uomini verso i quali ho il maggiqr debito di riconoscenza, mi propose come· tema di ricerca: ,ccCartesio e la • scolastica ».' Suggerenilomelo egli stesso si ricordava della celebre me– moria di Freudenthal su « Spinoza e la scolastica i>. Ignoravo tutto della scolastica; non avendo ancora letto neppure una riga di San Tommaso d'Aquino nè inteso -parlare della sua dottrina da nessun maestro, ma L. Lévy-<Bruhl mi sapeva cattolico e, in base a tale elemento, credeva il contrario. Era dunque ,per favorirmi che mi proponeva questo tema, lui, il sociologo de ,ccLa Mentalità primitiva >J e de " La morale e 1a scienza dei costumi » ! Ricordo questo dettaglio a conferma delle righe perfette di Charles .Péguy su " questa sorta di grande liberalità, di bontà di sp.irito e .anche di cuore che aveva la filosofia nell'insegnamento del nostro maestro L. Lévy-Bruhl ». La bontà di cuore di tale insegnamento filoso.fico era esattamente questa, no_n la· si potrebbe definire meglio. ,La tesi del 1913 su ,ccLa filosofia di- Descartes e la teologia » è nata da· queste ricerche. Le conclusioni si rivelarono per me sorprendenti. E' per necessità di questo lavoro, risalendo da Cartesiq verso quelle che io supponevo essere le fonti medioevali della sua dottrina, che io presi coniatto -pèr la prima volta con San Tommaso d'Aqujno e con gli altri teologi scolastici. Una grande quantità di nozioni e di' conclusioni erano passate dalle loro dottrine in• quella di Cartesio, ma la parola « fonte i, descrive male la situazione. Nulla era veramente fluito dalla teologia scolastica alla filosofia cartesiana. Piuttosto che risalirvi come a una sorgente, Cartesio •aveva utilizzato· la scolastica come una cava. •Man mano che il lavorò proced,eva ,provavo una crescente desolazione -intel– lettuale nel v~dere •:quale povero resid·uo il cartesianesimo ;vesse con– servato di posizioni ,filoso-fiche la cui giustificazione totale non si trovava in 1ui ma nelle teologie scolastiche. Non erano in causa le conclusi01_1i del suo pensiero bensì una certa maniera sommaria di accettare delle conclusioni senza le loro giustificazioni. Dalla scolastica a Cartesio la perdita di sostanza metafisica mi sembrava immensa. A quarantacinque anni di distanza mi ricordo distintamente del sen imenio di timore che provai il giorno in cui, dopo aver lungamente indugiato, fini-i per scri– vere questa semplice frase: « Su tutti ,quésti punti il pensiero cartesiano segna, in' ra.pporto alle sorgenti da cui deriva, molto pii, un depaupera– mento ,che un progresso >i. Poichè tale erà ai miei occhi la verità, dovevo dirla, ma non violavo un divieto dicendola? Questa· conclusione rimetteva in discussione delle vedute storiche passate allo stato di costume, cioè, praticamente, allo stato di dogma. Se non si possono trovare nel Medioevo delle posizioni _ meta,fisiche meglio elaborate tecnicamente e più perfettamente giustifi– cate di quanto non lo siano ritrovate in ,Cartesio, è difficile sostenere con il •Cousin che, fra i iGre~i e •Cartesio, non c'è nient'altro che una sorta di notte intellettuale per lo spegnersi progressivo della luce greca. Se, su alcuni ,punti, vi è ,più in San Tommaso che in Cartesio, non si può dire con Hamelin che " Descartes viene dopo gli Antichi quasi come non vi .fosse nulla fra essi e lui ». Questo ..cambiamento di .prospettiva storica comportava un proble– ma propriamente filosofico. Victor Cousin aveva detto altrove, con per– fetta verità: ccLa filosofia che aveva preceduto Cartesio era la teologia i>. Fino a ·che ·si· rappresentava la· filosofia di Cartesio essenzi.almente come un r1fiut,o della scolastica, la situazione era semplice: prima San Tom– maso poi Cartesio; prima la teologia, poi la filosofia; ma se Cartesio aveva utilizzato dei materiali fomitigli da San Tommaso la situazione si complicava stranamente poichè allor.a bisognava che ciò che era teologia nel pensiero di San Tommaso fosse diventato •filosofia in quello di Car– tesio. Non vi •poteva dunque essere fra teologia e filosofia' la contrarietà di essenze che si immaginava ordinariamente. Più esattamente ancora, perchè .Cartesio avesse potuto estrarre dalle teologie scolastiche tanta filosofia bisognava, bene che, sotto una forma o sotto un'altra, questa vi. fosse stata presente, c'era dunque stata la filosofia nel Medfoevo .e la storia doveva andare· a ricercarla.

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