l'ordine civile - anno II - n. 10 - 15 maggio 1960

LETTERATURA E COSTUl\l Dal . . mito al Dire c,he certi termini, come ad esem– pio quello di spirito, abbiano in un primo tempo significato qualcosa di materiale, per venire assunti più tardi nel linguaggio filosofico a indicare real– tà di ordine metafisico, non è esatto. Si tratta invece d'un processo di na– tura molto più profonda e che ha ben poco di storico ; infatti, per rimanere all'esempio del termine spirito, non si è mai data un'epoca in cui la parola spiritus abbia avuto soltanto ed esclu– sivamente il significato di soffiq o di alito materiale, per- conseguire, più tar– di, ·quello di -spirito nel senso ancor oggi corrente. Non ci troviamo affatto, dunque, di fronte a eccezioni o addirit– tura a smentite di 'quanto abbiamo avu– to occasione di affermare, su queste pa• gine, riguardo al comportamento dei termini in relazione al loro significato e al loro uso {I). Per •quanto riguarda il termine spi– ritus, •basterà notare •che già in quasi tutte le altre lingue antiche, anche non indo-europee, il soffio materiale e l'en– tità spirituale sono sempre entrambe indicate dai -medesimi vocaboli; così ad esempio anemos e pneuma in greco hanno l'uno e l'altro senso. D'altronde, se è quasi certo che le prime parole create e usate dall'uom.9 devono essere state con ogni pro-ba-bilità nomi di cose molto comuni e ·concrete, ciò non è tut– tavia da at-tribuirsi a un vero e proprio materialismo iniziale del linguaggio umano da ,cui, solo in un secondo mo– mento, sia -successa una fase più evolu– ta; quasi che l'uomo spirituale abbia potuto evolversi dall'uomo materiale! Il linguaggio ,è, nelle sue origini così come nella sua più intima natura, qualcosa di analogo a quanto gli stu– diosi di storia delle religioni comparata chiamano una rottura verticale di li– vello tra i piani orizzontali dell'essere (si veda ad esempio Mircea Eliade). In altre parole, -l'uomo primordiale si sarebbe riv•ersa·to con tutta la forza del, la sua interiori!à -spirituale sulle sin– gole cose ,circostanti _a nominarle; e in quel gesto rituale sul creato avrebbe sentito dal Verbo presente in lui, tutti i piani superiori della realtà ordinarsi, per analogia, sull'oggetto nominato. Co– sì nel· nominare il soffio, o il fiato ma– teriale, deve àver séntito e sperimentato in se stesso il mistero della vita ànimale, e quindi della vita trascendente ( spiri– tuale) che, in quanto sintesi suprema, l'univa ai mondi invisibili così come a tutte le creature visibili "l'univa· l'aria l,a~ a v l materialismo che alitava attorno a lui. Nell'idea di spirito era dunque compresa anche quella di -soffio materiale, e nominando _il soffio o il vento, ;sempre rievocava lo spiri-to vivendone ogni volta l'intima e misteriosa relazione cosmica. E ciò spie– ga ancorpiù il senso di certe pratiche della respirazione come quella del pra– na-iana ( lett. veicolo del soffio) indù e buddhista. ' Si può quindi parlare sin dall'inizio di materialità e di idealità del linguag– gio come di due aspetti tra loro inti– mamente complementari, tanto che la prima forza letteraria con cui l'uomo esprime la propria civiltà, già nella tra– dizione orale dei primordi, è il mito. E mythos, come è noto, almeno in gre– co signifi-ca -letteralmente I parola che muove dal :.Silenzio, -cioè dal più intimo, • verso il mondo esteriore, dal più alto dei -cieli sulle cose terrene. Anche quel– lo che per la filosofia greca sarà più tardi il mondo delle idee di Platone ci appare così di massima 1 rispondenza alla storia del linguaggio e all'-essenza più profonda di ~esto. E la remini– scenza è appunto quel rito, quella con– sacrazione; a ricongiungere gli oggetti ( ob-jectum da ob-icio, ·che sta davanti) alla realtà a loro corrispondènte sul pia– no -spirituale, redimendoli così come creature. Valga un esempio per tutti il modo -di sentire e di amare le creature nel « ,Cantico di Frate Sole » di San Francesco .d'Assisi. Tanto l'oggetto nominato come il no– me sono duuque simboli, vale a dire incontri { dal greco sum-ballo) di cose e di idee nell'intelletto mediatore del~ l'uomo quale sacerdtte universale. Tra la realtà •trascendente e gli oggetti si tende la corda della verità su cui il verbo dell'uomo vibra armonia e mito, poesia• e sapienza, a dare cultura e for- ·ma alla civiltà. Cultura in cui non e ancora frattura tra poesia e realtà, tra sapienza e •scienza, tra arte e tecnica, I I tra teoria e pratica. Sul piano del lin- guaggio anche la nlosofia, iii ogni civil– tà tradizionale, resta espresJlione mitica. Così la ·ule aristotelica, nel suo signiifì– cato letterale di legname, selva o fo– resta, non è -altro che l'antichissimo fia– besco simbolo dell'ambientf teneb;oso che attende la 'luce, della piateria, in– fatti, che att-ende la forma. f il .termine stesso di materia, da mater, indica la donna, là matrice che dalla forma ha da esser, feèondata; e si +collega al– l'idea di legname, se si considera che i romani chiamavano matetia app~nto il legno da costruzione, tanto che, in lingua spagnola, legno -si dice ancor oggi madera. Così ,ara in sanscrito, da eui l'ara indù come legna e fuoco sacro, e quindi . l'ara romana -quale materiale– supporto al -sacrificio. Infine, -sempre la parola ara; in sanscrito, significa anche matrice. Più tardi tale senso di continuità tra realtà piateriale e spirituale è andato perduto. L'uomo sedicente classico del rinascimento ha creduto di poter confi– nare tra le cose dell'oscuro medioevo ogni indeterminatezza (-sic); e si per– viene così, in un -secondo tempo, alla netta •quanto assurda distinzione carte– siana tra res cogitans e res extensa, di– stinzione posta in termini tali da rive– larsi subito inconciliabile antitesi. Dal mito superrazionale e divino siamo ca– duti così nell'adorazione della logica che sempre più tenderà -d'ora innanzi a sostituirsi alla metafisica. La logica che prima sosteneva il mondo ideale come uno schema - vale a dire come uno scheletro sostenente un corpo di vive membra - si fa gabbia a imprigionare l'intelletto ... Dei quattro sensi di Dante, letterale, allegorico, morale e analogi- , co, ,solo il letterale è rimasto. Non più il rapporto verticale tra idea e oggetto amorosamente sentito nella creatura contemplaJa dall'uomo, ma la fredda distinzione tra termini astratti-e termini concreti. Proprio in piena era cartesiana, vale a dire nel XVII secolo, tutto il territo– rio del Regno di Francia viene diviso, quale res extensa, -in settori ammini– strativi, ciascuno dei quali è affidato a un intendente della borghesi~ che dovrà render conto delle imposte e quindi del reddito del territorio di -sua competen– za; mentre i titoli nobiliari -decadono a nomi astratti, a· ti"toli hnori,fici di cor– tigiani del Re. E nella stessa era -di Cartesio le grandi riforme mona-stiche della Trappa e del -Carmelo separano nettamente dal mondo gli ordini con– templativi; •quegli ·ordini che nel me– dioevo, pur dai loro cenobi e dai loro eremi, avevano sempre ·provvidenzial– mente influito sulla politica e sulla sto– ria del mondo laico ( 2). Il divorzio tra aristocrazia e potere, tra vita monastica e vita .attiva, tutto riflette l'antinomia tra res cogitans e res extensa, tra ter– mini astratti e termini concreti. La per– sonalità del Sovrano, già simbolo ideale dell'uomo universale ,sulla -terra, si fa semplice individuo concreto tra indivi– dui, o peggio sugli individui; con !~af– fermazione « lo stato sono io » è lo stato moderno che si afferma incontr~tato; e la rivoluzione francese già si annuncia ineluttabile.

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