l'ordine civile - anno I - n. 9 - 1 novembre 1959

I b Dopo le riconsiderazioni dello schema Vanoni I. « Lo schema di sviluppo dell'occupazione e del reddito .in ltaha nei decenmo 19;>;>-64 », c1oe 11 e< piano· Vanoni J>, resta o no ancora valiao per conseguue il progtesso_produttiv'o e sociale dei no,stro paese·? 11 comHaIO ui esperti presieduto dal prof. Pasquale Saraceno, organo ui consu1en:.::a del govei·no per le scelte d1 polltica ecònomica, su mv1to ue'l presidente del consiglio dei m.rnistri Antomo :,egni,, 'na riesarnrnato ·gli obbiettivi da rag– gmnge1·e e le politicne da adottare dopo i primi quattro anni ui app1i,caz10ne -dello « schema JJ• .t:'remesso ché la condizione necessaria, sebbene non sufficiente, per il co·nseguimento •degli ob.tnettivi del e< piano JJ era un ta.sso di aumento del reddito naz10nale non interiore .in media al ·5 per cento annuo e che nel quadriennio 1955-58 questa condiz10ne è stata osservata poiche ii reddito si è accrescmto del 5,i per cento medio annuo,. il comitato è giunto alla conclus10ne che in linea di massima le scelte di politica economica contenute nello << schema Vanoni >J mantengano ancor-a la loro validità. Tut– tavia tali scelte - secondo il comitato - debbono peraltro spec1hcarsi nei riguardi -di una situazione che presenta molti eiementi nuovi manifestatisi dopo -la redazione del << piano JJ; questi elementi sono di tale rllievo da richiedere la formu– lazione di nuove politiche in settori vitali dell'economia nazionale. Come s.i vede il comitato ha dato, un po', un colpo alla botte -e uno al cerchio. Quali siano i settori -in cui sono necessarie nuove poli– tiche è presto detto: l'occupazione e, in misura maggioi:e, gli investimenti -e lo squilibrio tra la parte arretrata dell'econo– mia, -~ la parte avanzata. Insomma tr_e dei quatcro obbiettivi fondamentali sui quali si basa il << piano Vanoni >J. Il quarto, l'eqmhbrio della bilancia dei pagamenti, è stato largamente raggmnto. Infatti già dal 1957 è stato eliminato un deficit che era giudicato di carattere strutturale e che - secondo le previsioni - -era un risultato da raggiungere nel 1964. La situazione si presenta ,di,fferente per gli altri tre set– tori: infatti mentre -per l'occupazione lo. scarto_ in meno ri– spetto allo « schema >> è di 200.000 unità su un totale di 1.600.000, per gli investimenti complessivamente lo scarto è dell'l per ,cento e per quanto riguarda l'eliminazione . del divario economico tra nord .e sud nessun progresso sostanziale è -stato conseguito. ln particolare nel settore dell'occupazione i risultati in linea, di •massima non si discostano eccessivamente daJle pre– visioni e lo scarto fra 1.600.000 unità .calcolate a 1.400.000 effettive è di circa il 10 per cento. Ma in queste cifre non è compreso il ·settore agricolo, il quale invece di assorbire niano d'opera ne cede. ,Inoltre ad approfondire il deficit tra la domanda e l'offerta di lavoro ,sono -intervenuti -due fenomeni non contemplati dallo «schema»- e cioè il no_tevole afflusso dèlla mano d'opera femminile ,sul mercato -del lavoro e fa migrazione assai- più rapida del previsto dei lavoratori agri– coli dai campi verso gli stabilimenti industriali. E' anche da notare che lo « schema » prevede per il primo quinquennio 1- e .cioè ,dal 1955 al 1959 - un incremento delle forze di lavoro pari a 876.000 unità, mentre per il secondo quinquen– nio - e cioè quello dal 1960 al 1964 - tale incremento è previsto in 1.148.000 unità. E' evidente quindi che continuan– do sulla ·base dell'evoluzione attuale il divario :tra obbiettivi del piano ,(4.000.000 -di nuovi posti d_ilavoro e 800.000 emi– grati su una massa disponibile -di 5.500.000 unità lav.orative) • e risultati ottenuti aument~rà. ,E il numero dei disoccupati di A. ,B. previsti alla -fine del decennio ( 700.000 unità) sarà mvece sensibilmente superiore. Le cause della riduzione dell'impiego di mano d'opera in agricoltura sono essenzialmente due: la meccanizzazione e il basso livello del reddlto agricolo. L'evoluzione delle colture agn~ole verso torme più moderne ha comportato un largo impiego di mezzi meccanici e conseguentemente la disoccu– paz10ne di braccianti e salariati. La popolazione che viveva suH'·agricoHura ,hnQ a pochi anni fa rappresentava la metà delle forze lavorative Italiane, ma oggi s1 è rid,otta a poco più di un terzo 'e si prevede che sia destinata ancora a dimi– nuire aumentanqo pertanto l'offerta ,di lavoro nel settore in– dustriale. Di -fronte a queste prospettive si è cercato recen_te– mente di arginare o per lo meno di ridurre il fenomeno desti– nando all';gricoltura una notevole parte del prestito nazionale di 300 mihardi ( oltre 67 miliardi) da impiegare soprattutto •nelle zone depresse. _ Inoltre il consiglio dei ministri nell'ultima seduta del mese di settembre ha apf)rovato due disegni di legge per per– mettere all'agricoltura - così ha detto il ministro .-compe– tente - di allinearsi su ba~i economiche e di .competitività internazionale. Con il primo, a partire dal gennaio 1960 ven– gono soppresse le sovrimposizioni sul reddito agrario e con il secondo si stabilisce la riduzione_ gra-duale dell'imposta di cori– sumo sul vino fino a giungere alla completa soppressione il • 31 dicembre 1962. Ma questi provvedimenti non sono sufficienti a risolvere la crisi -che ormai da anni colpisce l'agricoltura italiana. ·E lo stesso mini,stro Rumor ha dovuto riconoscerlo quando annun– ciando i due provvedimenti ha detto che un comitato di lavoro di ministri si appresta ad affrontare ,lo studio di un piano organico per lo svilup•po agricolo. Nel settore degli investimenti, nonostante la differenza complessiva tra_ previsioni e risultati sia stata soltanto dell'l per cento. (7 ,8 contro 6,8), la situazione si discosta molto da quanto avé"va fissato il « piano Vanoni >J in tutti i settori pro– pulsivi e produttivi, cioè in quelli destinati ad influire sugli altri e in quelli che poi contribuiscono a creare nuovi posti di lavoro. Infatti l'incremento degli investimenti in questi settori è stato del 5,3 per cento contro l'ipotizz·ato 8,2 mentre gli investimenti in abitazioni sono stati ,pari all'll,5 contro il 6,5 per cento. Gli incrementi percentuali nei settori propulsivi e pro– duuivi sono -stati: agricoltura 2,5 invece -di 7,5; opere. di pubblica utilità ( compresi energia elettrica, gàs naturali, fer– ro tranvie, acquedotti, poste, impianti radiotelefoni-ci) 5 per cento invece di 7,6; servizi 5 per cento invece del 6,5. Come già detto, l'unico settore nel quale i risuhati sono stati superiori, e di molto, alle •previsioni è quello edilizio. Ma è ~questo un settore dove gli investimenti hanno un valore limitato per !',incremento dell'occupazione e del reddito in quanto -la costruzione di case se ha una grande importanza . dal punto di vista sociale, non moltiplica il flusso di ricchezza Iié è -capace di dare una occupazione permanente ai disoc– cupati come un nuovo stabili.mento industriale. Inoltre ad aggravare la situazione si aggiunge l'incombente crisi che può scoppiare da un momento all'altro nell'edilizia e i cui sintomi si avvertono già da qualche tempo. • L'unico degli obbiettivi fissati dal « piano Vanoni » che è. stato raggiunto è quello -dell'eliminazione del deficit della bilancia dei pagamenti. Ma bisogna tener presente che, come è det-to nel rapporto, l'equilibri-o è stato raggiunto nel· 1958

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