l'ordine civile - anno I - n. 9 - 1 novembre 1959

pag.. 24 la liquidazione delle. situazioni coloniali crea antinomie dello sle,;so or– dine di quelle suscitale dalla ,pluralità degli obbiellivi cli sviluppo; nel caso delle popolazioni l'aspirazione all'inclipenclenza senza ingannare l'aspirazione al miglioramento ciel tenore di vita. Non vi è in tulio ciò materia di profonda meditazione per la filosofia? Molto grave anche sembra all'Occidente la contraddizione mornle che deriva dalla doppia necessità di volere il progresso e cli volere una buona società. Se le tecniche totalitarie ,più o meno imitate dal comu– nismo russo sono le sole per natura capaci ,di rompere il giro vizioso uella miseria, che deve e può dire l'occidentale? Mi si risponderà che non vi è nulla cli sostanzialmente inedito nella possibilità d'una con– traddizione fra efficienza e moralit.à. Penso tuttavia che vi sia qualcosa d'originale nell'ipotesi di' un regime che sarebbe nello stesso tempo, per noi, necessario e sostanzialmente cattivo. Perchè una tale ipotesi non potrebbe cssexc utilizzata per il passalo, perché non figura nella filosofia politica classica'? 'Una volta un buon rngime sembrava buono nello stesso tempo per il corpo e per Jo spirito della società. COME FARE LA RIVOLUZIONE Nella nostra epoca il volumè della popolazione non è più regolato da un meccanismo automatico nella misura in cui gli uomini non muoiono più di miseria. Poichè l'eccedenza degli uomini sulle possibilità di sosten– tamento •costituis.ce un dato di fatto per una buona parte del pianeta, l'azione pubblica sul numero degli uomini e sulla quantità delle risorse diviene evi,denlemenle prioritaria. GoHocare la libertà di aicuni al di ~otto dell'equilibrio fra •popolazione e risorse, è in apparenza disprez– zare le masse, abbandonare milioni di esseri alla _miseria, non sacrificare tutto al progresso. Ora questo, nella maggior ;parte delle società sotto-• sviluppale, implica una mutazione sociale, una rivoluzione storica. Come effelluare questa rivoluzione senza ricorrere a mezzi estremi di costri– zione? Così dei socialisti, liberali per quanto riguarda il loro paese, giungono, non senza esitazioni, a dichiararsi favorevoli al comunismo per ,quanto ri,guarda i paesi sottosviluppati. Occorre dunque che questi paesi,·· per esplicita azione di nomini, vengano sottomessi a uno Stato tirannico, ·a un sistema di menzogne'? Mai, prima della nostra epoca, l'antinomia possibile dei mezzi e del fine aveva rivestito il carallere derivatole dall'esigenza di sviluppo nelle società in cui nè la tecnica collettiva nè la ragione individuale con– trollano l'aumento della popolazionè. Se la nostra analisi fosse completa, l'Occidente sarebbe, in profon– dità, a immagine delle « democrazie paoiifi.cate »; sa.rebbe giudicala ,·ssenzialmente daHe ·conseguenze delle sue vittorie e delle sue sconfitte, rlalla risposta della Russia e delle popolazioni appena colonizzate al– l'egemonia trasitoria dell'Europa. Ora, questa non è, a mio avviso, la situazione autentica. I dialoghi che abbiamo analizzalo fra Occidentali e Sovietici eia un lato, fra i due e il terzo mondo dall'altro, sono deter– minati dal dialogo fra gli Occidentali sul significato della società indu– striale ( o tecnica) che sta diventando la società universale. Il problema che •ci si pone è quello che assillava i filosofi all'inizio l'ordine civile del secolo passato e che noi sembriamo talora aver dimenticalo: quale è, per gli uomini .di oggi come pe1· quelli di ieri, il modo di vivere /mono? Non si produce per produrre ma per c,;111sumare.Il fine dell'esistenza non è soltanto quello di consumare, poiché la sazietà interviene presto per i bisogni primari ( alimentazione, vestiario; abitazione) ed è abba– stanza raggiungibile anche per i bisogni secondari (prodotti dell'indu– stria). Bisogna allora dire che il fine sta nel procacciarsi tempo dispo– nibile ·e che Ia meccani1,zazione della produzione tende a liberare l'uomo dalla necessità del lavoro servile? Ma in questo caso va posta di nuovo la stessa questione: che fare del tempo libero diventato il fine dell'csislen• za? La grande politica è svalorizzata poichè la rivalità dell'amor proprio o di potenza, nell'era termonucleare, ,condurrebbe al suicidio dell'uma- 11ità, La vita privata, il gioco, l'arte costituirebbero in definitiva gli af– fari seri? Per rispondere a queste domande andando oltre la semplice cntica della « cultura di massa » ( al ché amano dedicar.si molti antichi marxisti e conservatori che si limitano a deplorare la mediocrità della cultura offerta alle masse dalle società 'ricche) bisogna riconoscere la legittimità, il carattere indispensabile dell'interrogazione filosofica. Ora, se si consi– <lera l'Occidente glpbalmente,' si ritrova nell'ordine della filosofia poli– tica il tratto che caratterizza il momento alluale della filosofia in gene– rale: la mwncanza d'accordo sul metodo e sull'oggetto della stessa :ri– flessione filosofica. A CHE SERVE LA SCIENZA ... Le scienze del comportamento prendono il posto della filosofia cosi come le scienze .della natura hanno quasi del tutto diminato la filosofin della natura 't L'!!nalisi del linguaggio è, anche in politica, l'essenza dcllH f'iloso.fia? La religione è la sola ispirazione, il solo mod.o di pensiero che permella di oltrepassare la scienza o l'analisi logica? Oppure nl con– trario la filosofia, •con il proprio modo di argomentare, continua a inter– rogarsi legittimamente e ad interrogare gli uomini sulla natura umana, sul senso della storia sulla possibilità ,di un 'autoformazione per l'uomo? Il dialogo su cosa è la filosofia si riallaccia al dialogo su cosa è la società industriale? Penso che si debba rispondere affermativamente. La società industriale, uscita dallo spirito scientifi.co; fa irresistibilmente rinascere la ,filosofia, a partire dalle vecchie domande socratiche: a che ~erve la scienza ,della navigazione se non si sa dove andare? A che serve la ,scienza geografica o astronomica se non si sa poi che fare all'altro capo ciel pianeta o del sistema solare? Quale scienza ci dirà che fare? Nessuna, risponde il positivista. Ma allora il progresso della scienza e della ragione scientifica avrà avuto la conseguenza di abbandona:re all'irrazionale l'essenziale, cioè la clefrnizione clella vita buona, ·della società buona'! Come l'Occidente troverebbe ,giustificazione ai suoi occhi ed a quelli dei non occidentali se si limitasse alla scienza che permette la manipo, ]azione delle forze naturali e degli esseri socia li, se ignorasse, al di là delle scienze e delle tecniche, la ricerca della Ragione, della natura ssenziale dell'uomo, della sua realizzazione attrave.rso la storia? Direzione, redazione e amministrazione: Roma • Via di Porta Castello, 13 • Te!. 561.279 Direttore: GlOVANNI BAGET-BOZZO - Redattore respon.sab_ile: DOMENICO DE SOSSI Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 6923 del 30 maggio 1959 ABBONAMENTI: .Annuo: L. 2.000 • Sem.: L. 1.100 • Trim.: L. 600 .Tiip. Al'tS-GRAF• Roma - Via Banchi Veoohi 12 • Telei. 652.576 \bibliotecaginobianco

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