l'ordine civile - anno I - n. 9 - 1 novembre 1959

pag. 22 ciò il solitario moderno non trova in questo amore la soluzione per la sua solitudine. Il nome « Dio » rimane ignorato per l'uomo dell'età antropocentrica. I\ cemento armato e il vetro non padano di Dio ma della forza dell'uomo; la natura razionalizzata non ma– nifesta la potenza del Creatore ma la gran– dezza dell'uomo. Perciò il « Dio del cosmo » è stato sepolto e dimenticato. E )'uomo moder– no sente una avversione spontanea· alle diver·– se costruzioni metafisiche (« tradizionali » e moderne) che vogliono salvare l'esistenza di Dio della natura ma che non possono dare nien{e all'uomo moderno indisposto ad am• mettere un Dio Ja cui esistenza potrebbe es– sere -dimostrata dalla natura - da quella na• tura che ~ dominata dall'uomo e subordinata a Iuì. Non soltanto la metafisica c'he parla di Dio ma anche tutte le forme delJa religione na– turale si trovano oggi in una crisi, perchè le loro soluzioni e risposte sono troppo insuf– ficienti e troppo parziali per la persona uma– na. ,L'uomo che ha coscienza della grandezza. e della trascendenza del suo spirito non è clisposto a sottomettersi al Dio clelle religioni naturali. Questo atteggiamento ~on si può in– terpretare come superbia, am;he se la sua sor– gente si trova nella coscienza della grandezza clell'uomo libero. La ribellione alle soluzioni insufficienti implica un desiderio nascosto di trovare una risposta che possa offrire ·un ri– medio a una certa miseria esistenziale della persona umana e nello stesso tempo salvi ( o aumenti) la grandezza della persona libera. L'uomo moderno vive quindi nella sua so– litudine per cui non trova nessuna soluzione. Von Balthasar s'interessa molto di questa « so– litudine » dell'uomo moderno in cui trova lo elemento principale che - insieme con -il pre• cetto dell'amore universale diffuso oggi nel mondo - potrebbe aprire la via per l'incon– tro dell'uomo con il .Dio dell'amore. La solitudine dell'uomo moderno ha certa– mente un vaJore positivo - come la vera so– litudine in tutte le religi,mi ·e in tutti i • tempi. Essa non è esterna, per-chè l'uomo moderno no·n può vivere neU' eremitaggio; ma egli è un eremita anche se si getta nel diver– timento. La solitudine sorge dall'essenza del– l'uomo, appartiene allo spirioo umano. Essa è la ricchezza più grande dell'uomo perchè implica una attesa dello spirito che aspetta una consumazione assoluta degna della sua grandezza: essa è anche la sorgente di una tristezza, perchè l'uomo moderno non trova - nell'ambiente conosciuto dalla sua scienza e dalla filosofia - una soluzione per questa sua indigenza. Nel nome della grandezza esistenziale di questa solitudine, il solitario moderrn;i rig-it– ta tulle le soluzioni parziali offerte dalla .e– ligione naturale, dalla filosofia idealistic:i o dalla metafisica. Egli non si sottomette nem– meno al messaggio di Cristo, che offre alla solitudine d!)ll'uomo una risposta che supera ogni sua attesa e immaginazione. E' troppo inconseguente e triste questo atteggiamentq dell'uomo di fro-nte a Cristo e alla Chiesa. Il solitario vive nell'attesa di una certa rispo– sta assoluta e di uno certo incontro degno della sua persona, e non vuole interes~arsi affatto di Cristo che si presenta come la \'e– ri tà assoluta e offre unica soluzione possibi– le della solitudine umana. L'umanità è in ri– cerca clell'unità del genere umano e si b::t– ,e per il precello dell'amore - ma non ac celta la Chiesa in cui Dio realizza l'unirà reale ciel genere umano. Nella profondità del suo essere, il solitario moderuo è persuaso che l'uomo come tale non me,·ita tutto l'amore della p,ersona umana - ma egli non vuo.1<' amare Dio nel prossimo. Sembra che l'uomo non voglia accettarn la forma « ecclesiastica » clella soluzion(' ilei suo problema esistenziale, perohè ogni soluzione confessionale è considerata quasi sporrti!T\t!I· mente come una soluzione parziale e l'uomo· desidera· una risposta assoluta e universale che non sia riservata per alcuni individui privi– legiati ma possibile per tutto il genere uma– no. L'uomo preferisce quindi restare nel si– lenzio della sua solitudine - forse anche per– chè conosce il carattere esis'ienziale di que– sta solitudine e vuole perciò impegnare il suo spirito soltanto in una avventura garantita dalla· Verità che però rimane ignorata c'al– l'uomo cl' oggi. Questo silenzio dell'uomo non si può i11- tcrpretare come una ribellione anche se l'uo– mo moderno parla della rivolta a Dio. li Dio da lui negato non è il Pa_dre che si ma– nifesta in Cristo, ma il Dio dei metafisici, il Dio delle religioni naturali o anche il Dio dell'amore considerato come identico con 11 Dio del cosmo. Il cristiano non può restare indiffere11te . a,JJ'aspètto triste e tragico della ·solitudinè mo– derna e non' può lasciare senza risposta l'atte– sa presente nel sil.enzio che acompagna cii esprime la. solitudine. Ma egli può offr're qualcosa all'uomo cl' oggi soltanto se cono5-:e . e comprende la .profondità esistenziale e il valore religioso delJa solitudine e· s~ inteè– pretare è valutare il silenzio che appar·e come una rivolta. Nella sua «rivolta», l'uomo mo– derno cerca l'assoluto c;on una passione an• cora pm grande che le altre generazioni; egli non disprezza la sottomissione creatrice e non ha paura del mistero e della verità. Il suo silenzio è tutt'altro che segno della su– perficialità. E se egli ha forse il bisogno di una adattazionc dcl.Ja Verità rivelata, allora -ess·a non può es~ere fatta dai cristiani medio– cri ma soltanto da quelli che nella contem– p.lazione hanno penetrato il più profondamen– te nella Verità. L'apostolo del mondo moder– no avrà qualche successo soltanto se la sua debole parola umana si trasforma in un « sa- • cramento ", in un segno in cui è misteriosa– mente presente la Parola trascendente, la V P.· rità, il Verbo. Nell'ordine concreto, soltanto il Vérbo in cui si manifesta il Padre dà la soluzione e la risposta al silenzio dell'uomo in cui si esprime la solitudine esistenziale del– l'uomo ilel~cpoca antropocentrica. L'uomo d'oggi vive - anche se non lo sà e nQn vuole saperlo - nell'attesa del Verbo. Abbiamo seguito, con una certa libertà, le idee principali del libro di von Balthasar. Ciò che egli vuole provare è la grandezza della. persona umana che trova nella nn'inne gratuita con Dio una consumazione éhe non è contenQta nell'essere umano c non può essere conqui– stata dallo spirito ma che è una risposta inat– tendibile all'attesa vaga della persona umana. Non sembra però che l'autore presen– ti una v1s1one complet~ delJa situazione dell'uomo moderno. Seguendo il suo sco– po, e-gli illumina soltanto quegli aspetti del– la mentalità moderna che gli permettono di efol-,orPrP la sua dottrina pP.rsonalistica e i; concetto della solitudine, caro al pensiero mo– derno. Questo metod(! finisce qualche volta in una esagerazione non sempre giustificata. E l'autore ripete molte volte che la natura non può condurre l'uomo dell'-età antropocentri– ca verso Dio e condanna •perciò tutte le co– struzioni metafisiche che vogliono provare, con g\i ,argomenti ,della ragione, l'esistenza di Dio. Ma l'uomo ohe penetra sempre più nell'intimità delle cose sperimenta non soltan– to la sua pos;zionc centrale nel cosmo ma an– che un certo pudore an!'hi· di fronte al mi– _stero di una srmplice <'ellnla. L'entusiasmo dell'uomo moderno è certamente differente dalradorazione irreale dell'epoca « magL1 >) o dall'ammirazione superficiale· del periodo « cosmologico »; è differente - perchè è più inte·nsi'Va, -più profonda e anche più miste– riosa. E •perciò l'universo parla anche oggi rlell esistenza ili Oic • Il carattere costruttivo ..del libr.o soffre un po'. dalle sev re ( e generalmente troppo ~t1• I' ordine civile perficiali) critiche della metafisica e special– mente della filosofia scolastica. Non voglia– mo certamente difendere la dottrina degli sco– lastici sui corpi celesti. -Ma tutto questo non prova che la tendenza antimetafisica sia giu– sta e che la rinnovazione della filosofia tradi– zionale sia un esperimento inutile e poco felice. Un certo pericolo è implicato nell'insisten– za con cui l'autore urge l'incomprensibilità (o anche l'inconoscibilità? • pg. 226/27) di Dio. E' estremamente difficile di trovare l'e– quilibrio tra la dottrina sulla conoscenza di Dio e sulla incomprensibilità divina. Von Bathasar ha esagerato l'incomprensibilità e perciò la sua idea di un « Dio sem– pre più grande » può facilmente sboccare nel– la identificazione di Dio con una Trascen– denza vuota (di cui parlano certi filosofi esi– stenzialisti), che rimane senza nome e a cui non si può dire « Tu >) (pg. 2Z8) e che - se vuole conservare la sua grandezza - non può apparire che « come un ver-0 niente - - come. il niente di tutto ciò che noi siamo e di tutto ciò che è il mondo » (pg. 235). L'au– tore non. si è forse accorto che non soltanto idee antropomorfiche di Dio ma anche ogni forma dcll'antiintellettualismo e agnosticismo è pericolosa per là mentalità moderna. Molti equivoci si nascondono nella desài-· zione della « solitudine» di Dio. La parola « solitudine » implica, specialmente nel vo– cabolario moderno, l'idea di una indigenza, di una imperfezione, e perciò possiamo difrì– cilmente parlare di Dio solitario. - Troppo inesatta è anche l'affermazione che parla (lei « silenzio senza nome e senza volto di una divinità apersonale perchè tripersonal ·: » (pg. 238). UH poeta o un mistico potrebbe forse parlare in questa maniera, ma un teo– logo dovrebbe aggiungere almeno una spiega– zione ( se questa è possibile). Nel libro s'in– contra frequentamente questa mescolazione delle espressioni usate dai mistici (Silenz10 vuoto, l'abisso vuoto in Dio) cori la termino– logia teologica e con i suggerimenti personali dell'autore. Il rispetto alla verità e una re– sponsabilità di fronte al lettore ri~hiede cec– tamente una prudenza più grande. Con una certa perplessità si legge il capito• lo intitolato « Perdizione ». La seconda par• te del capitolo affronta un problema sempre vivo ed attuale: il problema cieli' eternità di-I· l'inferno. Per la mentalità moderna, innamo– rata nella solidarietà del genere umano, la perJizione defiaitiva di alcrni membri del– l'umanità presenta un ostacolo 'grande ne!– l'accellazione del Vangelo. Von Balthasar non nega l'i,·crnità della perdizione n:a vuole tro– vare un fondamento per ,la vossibiJ.tà della ,-alvezza finale di tutti gli uomini. La suJ soluzione {che è presentata -come una sem– plice ipotesi) elabora due elementi essen;,iali della soteriologia cristiana: la dottrina sulla solidarietà del genere umano e - come sem– pre in questi tentativi - la dottri-na sull'amo– re universale di Dio. L'autore suppone che tutti gli uomini restano, anche dopo la morte, i membri del genere umano e perciò un cri– stiano sulla terra potrebbe forse, con l'atto della fede, influire in qualche modo nell'at– tuazione della salvezza di tutti i membri del– l'umanità. Però nel momento della morte, •l'uomo si separà, con l'atto della ribellione ·definitiva e irrevocabile, da Cristo e perciò non è più un membro del genere umano soli– dale in Cristo e non può iliventare l'o:rgellu dell'amore divino il cui Mediatore unico è Cristo. La sua perdizione è quindi definitiva. eterna - anch,e perché è irrevocabile la sepa– razione da Cristo e la esclusione della solida– rietà con gli uomini, ~ealizzata con l'atto della ribellione alla volontà divina manifestata in Cristo.· L'opera di >ron Balthasar non è quindi sen– za difetti e perciò non può essere considerata. come una. 5oluzione definitiva del problema trattato, W. B_.

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