l'ordine civile - anno I - n. 9 - 1 novembre 1959

f ordine civile i 8uoi rapporti con la società civile; come per tutto il pensiero di Barth, occorre dire anche qui che contiene degli elementi altamente po– le nella fede, non è l'adesione a una verità Barth non vuol essere anti-comunista,' non vuol avere niente in comune con -l'anticomuni– smo dell'Ovest, pur riconoscendo e soffrendo per la durezza -del regime dell'Est. E' soprat– tutto questa la ragione, come egli dice, per cui sinora non aveva mai parlato della situazione del Cristianesimo nei paesi dell'Est, come pure non ha mai voluto scrivere sui fatti d'Unghe– ria. Egli è d'accordo con i -suoi corrispondenti della Germania Est che una « liberazione » co– me la vede P.denauer, cioè la pura e semplice eliminazione del regime dell'Est, è sbagliala. Sicchè consiglia ai pastori di non pregare per la caduta del loro regime, ma perchè esso evolva verso fo:i;me sane e liberatrici. Secondo Ba,rth i pastori non devono nutrire alcuna il– lusione: la sor;ictà occidentale ( l'American way of [ife) è altrettanto lontana dal Vangelo quanto quella orientale. E .dappertutto i Cri– stiani che vogliono dare una testimonianza autentica del Vangelo, incontrano l'ostilità del– le potenze di questo mondo. Tutta la lettera è un continuo proporre ia prima lettera di S. Pietro, gioca su cluP. temi, il cap. II: l'obbedienza alle autorità P ai ra• d roni anche se cattivi, il cap. V: la , ,-sisten - za, forti nella fede, contro il leone ruggente. Egli però si rifiuta . di identificare .il comu– nismo col leone, anche se quello germanico, c·on la sua « Grimdlichkeit », ne ha alcuni ca– ratteri. Come si è rifiutato una volta di iden– tificare Hitler con « l'avversario », gli pare che « l'avversario si debba distinguere molto meno dal Cristo, debba essere molto più seducente del comunismo e del nazismo. Il comunismo ha molti tratti in comune con l'avversario, ma solamente nella misura in cui riveste la forma e il potere di un tentatore che incita gli uo– mini e specialmente i cristiani a prendere nei suoi riguardi degli atteggiamenti falsi ... Paura, servilismo, odio cieco, duplicità, pru– denza di serpente che non ha niente a che fare 1,on la semplicità della colomba ... In una parola la tentazione dell'ateismo pratico ». Sic– chè la r.omunità cristiana non deve temere la società eivile, se essa è ingiusta, ma sola men te in quauto, per la poca fede dei cristiani, essa pnÌJ indune, per paura, i cristiani al com– promesrn. Per Barth il regno di' Dio è qual– cos~ di totalmente trascendente, il « totalmen– te altro» come dire nel commento al Romer– hrie!, e non ha niente a che vedere con que– sto mondo. Notevole è nella lettera un profondo senso della fratellanza cristiana, unito a una grande fede nella preghiera, come l'unico mezzo per– chè le cose migliorino, che fa sì che la lettera sia veramente un messaggio d'amore, atto a consolare chi si trova oppresso, con il senso della comunità di tutti i cristiani che prega– no gli uni per gli altri. Un alto senso di Dio, òella sua giustizia, del– la sua misteriosità. Ogni situazione è voluta da Dio. Anche la dominazione russa: « Questa potenza non sarebbe ar,rivata ad avere l'alta mano che ha su di voi senza tutti i peccati commessi nel segno della società, cleJlo stato e della Chiesa dai dirigenti e dal popolo ». Chi siede in giudizio non è lo strumento ( in que": sto caso la Russia), ma Dio stesso, « il Dio di grazia e di misericordia, che nel momento che è adirato e colpisce, soprattutto allora, non vuole che alcuno si ,perda, ma che tutti - 1 cnsllani e gli uomini in generale - siano salvi e perveng~no alla conoscenza della verità. Vivissimo in Barth è il senso della misfe– riosità della grazia di Dio, congiunto alla po– lemica anti-farisaica. Dio non ha riguardo alle persone, chi più crede di essere vicino a Lui forse più egli è lontano, e forse gli è più vici– no chi più sembra lontano. Giacchè l'ess~zia– le nelfa fed~ ~op è l' d~sione a up!! vçrit~ obbiettiva rivelata, ma capire che l'iiomo è limitato, riconoscere che oltre l'uomo c'è 'Dio, cioè riconoscere che l'uomÒ non è iullo, ma che è nulla davanti a Dio; arrestàrsi alloniti, entrare in crisi, davanti alla misteriosi'tà e in- • coscibilità -di Dio, di cui non possiamo avere alcuna conoscenza positiva ( neanche nella Ri– velazione), ma solo negativa, riconoscimento che l'ùomo è limitato. Per questo riconosci– mento non è necessario credere es·plicitamente in Dio, molto spesso chi erède di ·possedere Dio e la verità, è pii, lontano dalla verità di chi rion dice: Signore, Signore. Sicchè Barth in questa linea è il celebratore deÌla misericor· dia cli Dio, della possibilità cli salvezza anche di chi non credr., purchè ·capisca veramente tosa è l'uomo, giacchè veramente capire cos'è l'uomo è già credere implicitamente iu Dio. Qui certamente Barth coglie un punto molto giusto, quando afferma c·he l'essenza dell'atei– smo moderno è nella superbia e nell'autoglo– rificazione dell'uomo e che quindi ricouowere Dio si-gnifica spezzare l'alta idea che l'uomo ha di sè. Ma qui Barth tocca anche il suo 'limite, ·giacchè, forzando l'inconoscibilità di Dio, dissolve il contenuto obbiettivo della Ri– velazione. Questa cnnr.ezion•· della « lihPT,. grazia» dis– solw anrhe la rossil,i!ità di ;;r,a. Chiesa. La comuni!<· '·ri•tiana non deve essere 3111lostesso piano dellM romnnità moqdana, non deve or– ganizzarsi intorno a nna legge, o per lo meno .. se questo è inP.vitahile, non deve contrapporre, leggP a legge. Perciò la Chiesa risulta formala di comunità che non si de,vono legare ad al– cuna verità, o posizione prestabilita, ma han- no il compito cli testimoniare che l'uomo ;, limitato, che Dio è al di sopra di tutto, anrhe dei concetti e tradizioni che noialtri cristiani abbiamo firora creduto utili al suo onore e alla salv,;zza de11li uomini. Tn particolare i l'ristiani hanno sempre ritenuto che fosse ne– cessaria un 'affermazione della Chiesa nella vi- ta pubblica Barth dubito che questa sia una cosa iriusta, o per lo meno necessaria aJla Pa– rola di Dio. L'« età costantiniana » -potrebbe I l essere finita, Dio potrebbe chierl!'re altro. Lei prime comunità cri~tiane erano in condizioni ben diverse. • Questa impostazione fa sì che\ Barth alla domanda precisa: « In quale mi-I sura la restrizione impPsta alle pretese della 1 1 Chiesa d'avere il suo posto nella vita pubbli-' ca, deve essere per noi un motivo di resisten, za -r » risponda nel modo seguente: « Questo preteso diritto della Chiesa è dei più discuti– bili. Adire il vero, solo Dio può rivendicare questo diritto per la sua Parola, ma non la Chiesa per la sua. La Parola di Dio è in diritto di attendere dalla Chiesa che essa tratti il suo messaggio come un servo fedele, esatto e total– mente disinteressato. Ma l'azione che questo messaggio eserciterà sulla vita pubblica. non potrà esser che ùn clono immeritato della gra- zia di Dio. In modo che alla fine, negando alla Chiesa il dirillo al quale pretende, lo stato socialista si troverà a essere, suo 171al– grado, uno strumento dell'amore di Dio. Sarà dunque opportuno non resistergli ». La concezione antinomica di Barth, e la sua contrapposizione tra Fede e ragione giunge ,illa sua logira conseguenza su piano ecc1esio- logico. •• ~-1 .. T:Ti'"" La persecuzione è lo stato- ordinario della Chiesa nella storia: l'accordo tra Chiesa e Stato è un accidente che sinora ha vPlato la sostanza dei loro rapporti reali. ln questo senso la enndizione della Chiesa nella Zona orien– ta],. appare- come dPI tulio propria e ordi– naria: anzi, di pii,. come idea le. nel senso che in essa la Chiesa raggiunge la verità della propria reale con<lizione storica. 5., si pensa che mentre Karl Barth scrive queste cose, il vescovo di Berlino-Bra~deburgo, Dibelius. arriva a sostenere ·che il concetto --li autorità è decaduto perchè non esiste pii, autorità <16 quando è §t11ta invçntatll 1!! dçlT)()· p-ag. 21 crazia, si_vede, dinanzi a queste posizioni estre– me, quanto sia grande l'incertezza e la proble– maticà della Chiesa ·evangelica tedesca. A. G. HAN~ URs VON BALTHASAR, /Jieu et l'hommc 1faujourd'hui, Desclée, Bruges, 1958. • Nel libro, ·e, Dieu et l'homme d'aujourd'hui >> H. U. von Balthasar - uno dei pensatori che si è appropriato i prohlemi e le idee che cristallizzano nel nostro tempo - analizza la posizione dell'uomo d'oggi di fronte a Dio e -cerca di tro•vare gli elementi tipici della t·oscienza moderna aclalli per aprire un dia– logo tra· l'uomo moderno d'una parte e tra • Dio e la Chiesa dall'altra. L'opera è destinata specialmente per gli uomini nutriti dalle idee della filosofia tedesca e perciò il nostro let– tore si trova qualche volta in una atmosfera pe1- lui forse poco familiare. Però i problemi affrontati in questo interessante libro sono oi·– mai diventati il •patrimonio comune del mon– do occidentale e perciò le soluzioni e i stig– gerimenti dell'autore sono utili anche per chi non l"onosce direttamente i filosofi - di cui si parla frequentemente nel libro. Secondo l'autore, ne;la evoluzione della co– scienza della umanità si trasforma specialmen– te la rela,-ione dell'uo~no con la natura e que– sta trasformazione irÌflui~ce in modo impor– tante sulla relazione dell'uomo con il suo fra– tello e con Dio. Dop'-l due epoche principali (« magico >> e « <"nsmo!ogico »), l'uomo appa: re, ·nella nostra epoca « antropocentTica n, come Capo dell'universo che domina il moJJdn e a cui è immediatamente subordinata la evo-– luzione della natura. La posizione centrale del– la persona umana nell'universo .. è dimostrata -dalle scienze naturali, proclamata dalla filoso– fia l che si è trasformala nell'antropologia}' e approfondita, con le riserve necessarie, an– che dalla teologia. L'nomo è nn re che tra– scende, domina e interpreta il mondo che ap– pare come il suo « corpo mistico naturale»; egli è anche un Fine in cui trova la' sua con– sumazione la evoluzione della natura e che dà il senso e la verità all'assurdità apparente delle cose. L'uomo dell'epoca· antropocentrica sperimen– ta questa sua posizione centrale e trascendente nell'universo e le conquiste moderne rivelano che l'uomo vuole veramente esercitare il suo dominio nel mondo a lui subordinato. Ma la coscienza di questa posizione implica anche una certa solitudine ignorata dall'uomo del– l'epoca cosmologica: nel mondo a lui subor– dina'lo, l'uomo d'oggi non può tro<vare nes– sun appoggio -degno della sua grandezza. L'in• tertsità di questa solitudine -aumenta· ancora ,·on l'esperienza della propria debolezza, del– la propria miseria e della insufficenza: l'uomo moderno conosce bene se stesso - non soltan– to nell'ambito del corpo ma anche nella sfera dello spirito {psicoana'.isi ecc.) -- e perciò non può e non vuole proclamare la sua auto– sufficenza.. Egli rivolge quindi il suo sguardo verso il frateilo che partecipa alla stessa di– gnità e alla miseria e t"Crca nell'unione con lui il rime<lio per la sua solitudine. La co– scienza della solidarietii del genere umano e il precetto dell'amore universale sono altre note tipiche deli'epoea antropocentrica. Que– sta coscienza non deriva, almeno non imme• diatamente, dalla sorgente cristiana ma è piut– tosto una sostituzione della religione (o una forma de'la et religione moòerna »): l'uomo moderno non può adorare cosmo da lui do– minalo; egli non è disposto di servire a Dio del cosmo (nè al Dio -dell'amore conside– rato come i-dcntico con il Dio del cosmo); cg:i perciò cerca di trovare il senso per la sua vita nel servizio al fratello e al genere umano. Però l'uomo moderno intuisce che il frate[o in fondo non è colui che sia degno del ~ervizio e dell',im1.m; inr.<mdizi9nato e per.

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