l'ordine civile - anno I - n. 9 - 1 novembre 1959

DOCUMENTI Che cosa rincorriamo? di Raymond Aron f)uali obbiettivi si propone l'Occidente nell'ordine materiale e nell'or- - dine spirituale? Qual'è il significato di questa società industriale che, ad Est come ad Ovest, sta diventando la società universale? La crescita econo– mica è il bene assoluto, - è un bene in sè? Come rendere accessibili a tutti i prodigi scoperti dalla s!!ienza? Cos'è che ci consentirà in avvenire di defi– nire una vita "buona", una società "buona"? Questi sono stati i temi dibat– tuti per una settimana nella piccola città di Rheinfelden, presso Biile, da una ventina di .~torici; sociologi, economisti è scienziati di dieci paesi nel corso di un colloquio organizzato dal "Congresso per la libertà della cul– tura". Traduciamo da "L'Express" del 15 ottobre, che riporta i brani essen- i ziali di cilcuni interventi, le parole del filoso/ o francese Raymond A ron. ·Stabilizzate o no, le democrazie occidentali si trovano difronte a un--impero che si rifà a un'ideologia: l'Unione Sovietica. Anche nei Paesi dove quasi non esiste il comunismo, gli Stati Uniti per ese~pio, l'Unione sovietica appare come una minaccia ideologica. Non vi è· filosofia poli– tica, in Occidente, che non si definisca mediante il senso che essa dà al fenomeno. sovietico. • Gli economisti discutono ancora sulle tendenze evolutive del regime " sovietico. Sino a che punto il regime tende, sul piano économico, ad .-avvicinarsi al modello occidentale? A meno che il comunismo non ap• plichi di fatto la teoria della pauperizzazione concepita d~ Marx. a pro– posito -del capitalismo, il livello di vita deve elevarsi progressivamente dall'altra parte della cortina di ferro. Ma l'.imborghesimento non seguirà necessariamente l'arricchimento? In questa linea di pensiero il regime sovietico non s~rebbe ·che un sostituto del capitalismo in una fase iniziale d'industriali;zazione. I so– cialisti occidentali, in particolare i socialisti di sinistra, v~lendo riconci– liare le loro preferenze per ia pianifica~ione con il lo~o liberalismo politico, amano immaginare che, una volta passata la fase d'accumula– zione intensiva, l'economia sovietica si avvicinerà ai metodi occidentali e che il regime politico si trasformerà -di conseguenzà. Ma questa inter– pretazione dà come pacifico ciò che invece è in discussione. UNA ME ZOGNA INIZIALE Il vero problema è il seguente: i comunisti vogliono edificare una società .industriale dello stesso tipo di _quella dell'Occidente? Partito unico, propaganda ,ossessiva, terrore poliziesco, tutti questi fenomeni sono l'accompagnamento temporaneo di un'impresa ambiziosa e preci– pitata, i mezzi indispensabili di uno sforzo collettivo senza precedenti, o invece l'industria, gli investimenti, l'ideologia sono divenuti gli stru– menti di un sistema teso verso il dominio assoluto? Lo scopo del comunismo, come è configurato in Russia, è di rag• giunger~ per altra via l'alto livello di vita e di libertà individuali del– l'Occidente, o di realizzare, in nome dell'abbondanza e della liberazione la tirannia totale? Dalla risposta a questa domanda dipende, in Jarg,; parte, l'interpretazione della congiuntura storica. ~ Da parte mia la risposta che dar'ò si situerà fra i due estremi. Ri– durre il totalitarismo a strumento o ad accompa,gnamento della società industriale è misconoscere alcuni dati storici. Il rifiuto del pluralismo dei ,partiti e delle ideologie è in effetti anteriore ai piani quinquen– nali e inseparabile dall'essenza stessa del bolsèevismo che, sin dal punto di partenza, confondendosi· per assunto col proletariato, non lascia sus– sistere fuori di sè che nemici o traditori. Nel suo ottimismo il neo-mar– xismo commette egualmente altri errori. Esso dimentica che ciò che è slalo mezzo può trasformarsi io fine, soprattutto se il mezzo è stato 1) risultato di una contraddizione. Il marxismo, che -annunciava un ordine determinalo di successione fra i regimi, è in realtà servito ·di ·giustifi– cazione a un regime che svolgesse la funzione di quello al quale doveva succeder_e. Così si spiega la conti;addizione fra le due formule: « il socia– lismo è- -l'erede del capitalismo n e << raggiungere 3li -Stati "Uniti_». Il bolseevi~mo non ha potuto mai svincolarsi da (fll•sla mepz1111·na _iniziale e quando, dopo il XX Congresso, polacchi ed ungheresi ne sono usciti il cedimento è stato immediato. - Il secondo errore è di sottoscrivere inconsciamente una rappresen– ta:rione ingenua -dell'unità umana. Né la scienza né la tecnica, di cui tulle le società vogliono impossessarsi, implicano che una organizzazione so– ciale, e una sola, debba diffondersi per tutto il pianeta. L'originalità delle società occidentali è stata il pluralismo delle classi, la distinzione del potere temporale dallo spirituale, l'accettazione di una certa competi– zione fra i gruppi all'interno della comunità. Ora, non è affatto provato che un tale regime debba diffondersi còntemporaneamenle alla tecnica. Qualunque siano i punti di contatto fra le economie, i modi di pro– duzione, le macchine, appare molto chia-rò il persistere di una opposizione fra -le società pluraliste ( classi e ideologie molteplici) e la società mo– nista, perchè quelle distinguono i due termini società e Stato, questa li confonde. Il .fenomeno sovietico è la risposta. d'un popolo semi-occidentale alla civilizzazione industriale ·di cui l'Occidente fu il focolaio. Il senso che gli Occidentali e gli stessi Sovietici danno a questa risposta determina per larga parte il senso che assumono g_lialtri due problemi che mettono a prova l'Occidente: quello della bomba e quello dei paesi sottosviluppati. L'uno e l'altro sono la conseguenza, per così .dire, l'espressione, della civiltà in cui viviamo. L·uno e l'altro risultano dai progressi prodigiosi della nostra capacità di produrre e più ancora di distrnggere. La capacità d'autodistruzione era al termine del cammino inizialo dalla rivolta cli Prometeo. LA RIVOLTA DEI COLONIZZATI I Se la società sovietica non è totalitaria che accidentalmente, e c1oe perchè attraversa una fase anteriore dell'industrializzazione e vuoi" ri– gnada-gnare il suo rita,rdo, allora la scoperta dell'arma assoluta all'indo– mani della seconda guerra mondiale non ha aperto che una crisi tran– sitoria. Per contro se la società sovietica ha di mira un obbiettivo radi– calmente diverso dalla società occidentale, se il totalitarismo è l'espres– sione d'una tentazione alla quale non sfugge nessun uomo e nessuna società, allora la coincidenza dell'arma assoluta e riel grande scisnrn sovietico-occidentale rivela la situazione esistenziale eia cui l'umanità 11011 potrà più eva-dere: l'aspirazione al potere assoluto rischia di condannare al comune suicidio le società ormai sprovviste di armi per la distru– zione in massa. L'esistenza di un « terzo mondo n sottosviluppato pone ugualmente ai lilosofi dell'Occidente dei problemi che alcuni hanno tro-ppo discusso ed altri quasi ignorato. Il primo è quello della rivolta contro il colonialismo e contro la ricchezza relativa dell'Occidente. La dominazione che gli Europei eser– citavano su gran parte dell'Asia e dell'Africa sta scomparendo. E' chiaro che. la tesi -dell'anticolonialismo ormai l'ha puntata e che lu maggior parte delle popolazioni ex-colonizzate dovranno badare a se stesse e plasmare il proprio destino nell'epoca della_ società industriale, nel quadro di" una !Ovr~ità totaI@l. Poiehè H dovere dei ·conqujstatori, per tlhla col Mo.nte~quieu, è quello cli riparaH ai QJllli della éonqui;ta,

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