l'ordine civile - anno I - n. 9 - 1 novembre 1959

bit, LETTERATURA E COSTUl\lE Il Nobel a Quasimodo Da tre anni circa si parlava dell'at– tribuzione del Nobel per la letteratura all'Italia, e ritornavano· insistenti nelle (e rose ll i nomi •di Ungaretti, Moravia, Bacchelli ·e Silone. La recente nomina di Moravia a presidente del PEN club . in l.ernazionale, sembrò assumere nei commenti ,di circoli letterari, il sapore ili una chiara indicazione, ma la deci– ~ione 1 degli acca,demici svedesi, supe– rando ogni precedente incertezza, con la vittoria di Salvatore Quasimodo ap– pare perlomeno sconcertante. Premettiamo che non abbiamo nes– -~,rna fiducia nei premi letterari in ge– nere, e in quello Nobel in particolare; nelle attribuzioni giocano fattori non sempre -(o quasi mai) riconducibili ad apprezzamenti puramente estetici, e le ii;erarchi.e dei va-lori risultano in tal mo– do sempre manomesse. Una riprova c'è offerta proprio dai tre premi Nobel. vinti in p:recedenza dall'Italia: la co– scienza artistica nazionale può davve– t·o riconoscei·si in Carducci, Grazia De– le-dcla e Pirandello? E dopo Pirandel– lo non c'è stato scrittore italiano degno del riconoscimento? E' possibile c:rndere che Pearl S. Bucik conti ·più di Benedetto Croce? o di Ungaretti? E si ritiene davvero che la letteratura italiana trovi oggi la sua rspre sione più alta e cosciente in Sa•l– va tore Quasimodo? Al òi là 1 di un facile sciovinismo pa– r riottico ( in cui hanno strillato quei. ii;iornali di sinistra che l'anno scorso in– sultavano o ignoravano Boris Paster– nak) ci. sembra •di dover dire che l'in– rlicaz·ione emessa quest'anno dal Premio obel è precari.a e insufficiente non sol– tanto in rapporto aHa vita culturale in– lcrnazionale, ma anche i.n rapporto -di quella ita•liana. • Se i scorre l'elenco de~li scrittori nremiati -dal Nobel, salterà agli occhi. la mancanza òi cruegli uomini che con le loro onere lianno -rnaggiormente ~e– /!nato. nel bene o nell'inrruieturline rlf~l rnale, il no~tro temuo: .si vechà anche r.ome esso ahboncli rli ·indicazioni ner Jn meno assurde o ·di ccpensioni ll 11ttrib11i- 1r• arl uomini ormai a•l di fuori idella mii'chia. Quasimodo non è 1m, poeta in nen– sionc e -la sua scelta non è assuròa. P– però sostanzialmente sbagliata. A fa. vo:rirla hanno contribuito, come si ac– cennava, fattori extra estetici riassumi– bili ,da una parte nel fatto che le sue poesie sono state tradotte a-bbondante– men ~e in Svezia senza peròer molto nella tr!'lduzione, ( quelJa di Qua~in;iodo ' è una eloquenza esteriore che si affida aUa capacità retorica ,delle cose dette, senza l'ombra di quel mistero anche espressivo presente in ogni vera poesia) e daU'ahra nella tell'denza ,degli Acca– demici Svedesi a tenersi a ;<sinistra >l, ignorando elementi spirituali non ri– conducibili immediatamente ad una vi– sione vagamente progressista della realtà. Non a caso Quasimodo si è fatto fo. tografare, dopo. la vittoria con un mo– dellino del Lunik in mano, se avesse tenuto nell'altra una copia ,delle tra– duzioni svedesi ,delle sue poesie, avreb– be riassunto in una sintesi signi•ficativa le motivazioni più ·logiche ,del cricono– scimento avuto. E non a torto esse ci sembràno davvero moho insufficienti. Un giovane critico, lagnanrlosi con garbo della scelta degli Accademici sve– desi ha scritto che essi tra -Foscolo, Leo– pardi e !Monti, avrebbero senz'altro ·da– to la palma al terzo. E' molto probabi– le, e visti i prece,denti .Ja cosa non può non dispia-cerci ; ci ·consola in parte il pensare che Quasiimoido, forte dell'am– bito riconoscimento internazionale, non vorrà forse -più contendere nei mo·de– sti premi nazionali. Dove, in tal mo– do, potrà facHmente vincere chi affi-da le ragioni della propria poesia a mo– tivi meno progressisti, ma più ven. R. S. Tre amori La storia letteraria è ricca ,di imma– gini femminili: ogni epoca ha avuto le sue eroine, quali j;l tempo e il costume le meritavano e •sarebbe veramente inte– ressante ricercare nei testi ·poetici e co– munque letterari il cctipo l> ri,spon 1 den– te alle varie società. Non che Beatrice o ,Laura esprimes– sero un ideale popolare: ma I-a loro concreta presenza nell'arco che va daI– l'umanesimo al rinascimento non è sen– za significato così come non ba senso ben preciso il sovrastare ·di Lesbia e non di. altre •donne sulle ,figure femminili dell'età imperiale. Allo stesso mo,do c'è una ragione per cui romanticismo e classicismo ottocen– teschi si concludano in Italia con Sil– via, Nerina e Lucia: l'o,~getto ·d-ei va– gheggiamenti amorosi del Leopardi. ba tutte le cara tteristicbe della ni ti,da e limpida ragazza manzoniana e le appa– renti ,divergenze fra le tre figure non vanno oltre la diver-sa modulazione di una stessa indole. L'importante è che Ja -donna dell'800 sia riconoscibile in Lucia, Silvia e Nerina : e le ragioni per cuj, fra tante ,donne celebrate nell'·arte nel corso dei ·secoli, alcune sopravviva– no anche per le capacità -di a•ssumere nella propria natura tutte le caratteri– stiche ,del ccfemminismo >l del proprio tempo, sono tanto intuitive che ci di– spensiamo dall'approfondire l'argomen– to limitan 1 doci a -constatare l'evi·denza del fatto . Il nostro tempo ha le donne che me– rita ma non è difficile dire, con preci– sione, quali esse siano. Ci affi-deremo agli eternati amori ,di Elena Mudi e Andrea SpereUi? O sarà una (C dolico– cefala bionda l> a colpire la fantasia dei posteri? Forse, con una magg_iore approssima– z-ione ,di verità, riconosceremo nelle « umide anime 'delle serve ll e nelle cc ·donne che vanno e vengono parlando di Michelangelo ll di Eliot e nella (< Do– ra Markus ll di Montale le sorelle {sia pure decadute, sul piano della ricchez– za interiore e della moralità, non su quello ·dell'espressione) delle Nerine e delle Lucie ottocentesche: non che man– chino nel.la poesia e nella letteratura contemporanea altre immagini ,di don– ne. Ma gli e•sempi cui s'è accennato fanno ormai costume, la storia della dattilografa della City che ha il solo desiderio di e< finir presto ll trova pre– ciso ri-scon tro, tanto per citare 1m au– tore in cui si esprime, a par,ere nostro uno delle punte più alte di coscienza dell 11. ,dissoluzione ,del nostro tempo, in un preciso episodio di ,ccDonne sole ll ·di Pavese. Queste anno,tazioni - imprecise e sommarie - ci tornavano in mente leg– gendo l'ultima Sagan, quella di << Vi piace Brahms? ll {,E·d. Bompiani), e ri– pensando a,d altri due recenti libri che hanno avuto una certa risonanza: «Giu– ro di uccidermi ll -di Eveline Mahyère (Ed. Mondadori) e cc 11 riposo ,del guer– riero ll di Cristiane Rocbefort (Ed. Lo~ganesi). Da questi tre romanzi è j10ssi·bile, a parere no·stro, trovare una immagine •abbastanza precisa di cctipi d'amore ll in cui una certa parte •della nostra società ama riconoscersi, non senza avvertire, però, che qualunque osservaz;one di indole estetica esula dal– le nostre osservazioni. In caso 'Contrario sarebbe -dovero•so sottolineare che la Sa– gan si conferma la ·scrittrice cli romanzi (( rosa l> ner intellettuali snob ecl igno– ranti che· molti sospettavano, che la Ro– chefort non esce •da un ccmesti-ere l> po– co scaltrito, ,e che la sola Mabyère, tra le tre. si imponeva con una certa effi– cacia cli ,wi non sarà però possibile se• guirc gli sviluppi visto. che la scrittricf'. ha suggellato il manoscritto con il sa– crificio disperato della vita. Tl libro della Sagan narra gli squalli-

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