l'ordine civile - anno I - n. 9 - 1 novembre 1959

b pag. 10 far accelerare i tempi dello sfacelo coloniale in Africa col suo raid aereo ,di ventimila chilometri attraverso il Continente Nero, neU'agòsto dello scorso anno, per ·portare alle nazioni africane la lieta novella: « con la nuova •Costituzione voi po– trete scegliere: o l'indipendenza, ed allora la lyrancia,vi ab– bandonerà al vostro destino, o l'autonomia nella grande Co– munità ed allora voi partecipt;.rete alla grandeur 1 della Fran- cia e sarete ricchi e rispettati. • Evidentemente il Generale, indubbiamente in ·buona fede, era sinceramente convinto che l'aureola prestigiosa che cir- - conda la sua persona sarebbe bastata a far sorgere come di incànto ·Ja grande Comunità franco-africana, onusta di ric– chezze sterminate, popolata da decine di milioni 1 di uomini osannanti alla conquistata ·dignità ·di cittadini ,di u_na Francia, alla ,quale l',Europa del Mercato Comune riconoscente, avrebbe indubbiamente affidata la direzione della propria difesa stra– tegica, della sua politica estera, del suo riassetto economico ... Purtroppo fu il so,gno di una notte ,di estate. I TOM, i Territori d'Oltre Mare, che fa Francia .col trattato di Roma aveva offerti come un prezioso apR.orto 1;11 Mercato Comune, stanno, come la Guinea, reclamaITdo l'indipen 1 denza, e si può prevedere che entro il 1960 quasi tutte ·le antiche colonie francesi, Madaga– scar, Came1·un, Senegal, Sudan eccetera avranno conquistato la lòro indipendenza. Altrettanto accadrà per il Congo Belga e per le altre colonie europee in Africa. Ormai la parola ,d'ordine è stata lanciata ed infiamma l'animo -di ogni africano: « Unità dell'Africa, liqui•dazione del Colonialismo >>. Seku Turè, Presi·dente deUa Repubblica di ,Guinea, la , perla delle Colonie francesi in Africa, in un discorso tenuto - a Conakry il 2 ottobre 1958 in occasione della proclamazione dell'indipendenza, davanti a 50.000 persone, ,dedicò una parte del -suo ,discorso al problema coloniale. E' un brano che va meditato attentamente e serenamente se l'Europa, anzi tutto • l'Occidente non. vuol perdere ancora l'autobus e questa volta per sempre. « Dal momento che esistono prospettive di cooperazione e di coesistenza pacifica, noi chiediamo che al livello più alto delle responsabilità della condotta degli a_fj-ariuniversali, sia posto il problema coloniale ... noi chiediamo ché le due grandi • nazioni studino i mezzi migliori per regolare definitivamente e globalmente questo problema che è per l'Africa un elemento decisivo del suo destino. Da oggi noi siamo pronti a studiare qualsiasi progetto in tale sens.o, ad approvare ogni iniziativa di tale natura e ad aderire a ogni azione fatta in tale dire– zione. Il mondo deve e dovrà sempre più tener- conto del– l'Africa. Non vi è più alcuna nazione responsabile che possa sottrarsi a questa scelta posta al mondo : il problema co– loniale. Non esistono nè possono esistere in Africa problemi fran– cesi, inglesi, belgi, portoghesi e spagnoli. Vi è in Africa un unico problema non africano: il problema coloniale. Al di fuori di questo problema tutto il resto è affare degli africani • ed è evidente che solo i popoli africani sono legittimamente designati per regolarli. ... l'Africa non vuole essere trascinata nella divisione del mondo, né partecipare a nessun antagonismo ... Ma se l'Africa sarà costretta a partecipare alla d~finitiva divisione del mondo essa non potrà che schierarsi, in ultima analisi altro che ngl campo dell'anticolonialismo, nel campo che non sopporti potenze coloniali )), Purtroppo l'Europa- abituata a giudicare in termini di forze economiche, tecniche, militari, organizzative, pur aven– do la netta sensazione che il risveglio del ,Continente Nero era già in atto non capì che Accra aveva consacrato un moto. irreversibile dei popo.Ji africani' verso l'indipen 1 denza, come Bandung lo aveva già consacrato pei popoli asiatici. ,Purtroppo la maggioranza degli uomini politici occidentali si ostina a vedere nei moti d'insofferenza e di ribe'llione delle popola- ' zioni africane delle semplici manifestazioni episodiche. e fo– cali, frutto di fanatismO' e di xenofobia e perde ,di vista il quadro ·delle nuove forze socia,li e storiche in movimento e ~inuncia a scoprire le più alte leggi che dovrebbero associarle e regolarle. • L'Europa, pur divisa in un duplice _settore: nazioni che sono rimaste in Africa e nazion • che per l'estrema violenza l'ordine civile degli ultimi contrasti ne sono state escluse, ha mantenuto verso, l'Africa un interesse unitario, anzi le stesse nazioni escluse,. come l'Italia e la Germania, considerano ancora l'Inghilterra, la Francia, il Belgio, come le naturali •custodi del problema della salvezza ,dell'Europa, come custodi cioè di quella i_m– mensa riserva economica e strategica, capace· .cli alimentare. tutte le attività deH 1 Europa e di difenderla. Ne risulta che il tema della ricostruzione dell'Europa e que1la dell'avvalora-– mento economico deH'Africa si sono inevitabilmente associati e quasi sovrapposti. 'Di qui è venuta la copiosa letteratura sull'Eurafrica che in questo dopo guerra, non meno che nell'altra, ha -dilagato in. tutto l 'Occi,dente.- • Ma in tutti i piani economici e tecnici prospettati dagli studiosi europei è mancata la comprensione ,cordiale della legge di crescita del mondo arabo ed africano, la schietta e leale accettazione di una· nuova 'legge di libertà e -di coo– perazione. Gli statisti e gli uomini d'affari europei, nell'ansia di assicurare a se stessi, al proprio paese ed all'Europa una· sempre maggior copia di beni, cercano febbrilmente di acca-– parrarsi linee di comunicazioni marittime. terrestri. aeree miniere, bonifiche, costruzioni_ edilizie, im~ianti ind~striali:· sviluppo dei comm~erci ecc. in ogni zona del Continente. Bisogna qui riconoscere che gli italiani, se pure in ritar- ' do, e spesso contrastati -dalla mi~pia o dalla settarietà di una classe dirigente, nata e sviluppata nel clima della sconfitta, pur tuttavia si vanno coraggiosamente affermando in tutto iI Continente, sorretti dalla comprensione di alcuni uonìini po– litici illuminati e dall'incitamento -·di Enti, quali l'« Istituto, per l'Africa >>, che si sono assunti il nobile compito ,di illu-– strare agli italiani di buona volontà e -di saldo coraggio tutte le possibilità che il Continente Nero, può loro offrire. Ma errano profondamente coloro i quali ipotizzano che da questa attività - così essenziale e vitale sia per l'Italia· sia pei Paesi della ·piccola e della grande Europa - anche se coordinate e pianificate da un ente supernazionale, possa derivarne un 'Eurafrica, cioè una coUaborazione economica e politica~ che ,dovrebbe successivamente trasformarsi in una integrazione dei due, Continenti. La superficialità e l'inattuabilità. di una simile ipotesi, è dimostrata dal fatto che il compito degli imprenditori ita– liani ed europei in Africa può, anzi deve, essere esteso anche all'Asia, senza che ciò autorizzi a pensare che da tale attività possa derivarne l'Eurasia. • Egualmente s'illudono i leaders africani quando fanno . dell'Unità dell'Africa, e non già dell~ libertà e della indi– pendenza -dei singoli popoli e 1 delle singole nazioni africane~ il' loro massimo obbiettivo da realizzare contemporaneamente alla liquidazione del colonialismo. Essi non hanno guar<lato, ad esempio, ai loro ed ai nostri amici arabi che, pur essendo liberi, non sono ancora riusciti a realizzare ahro che pochi capisaldi della Umma, della unità della grande patria araba. Per quanto riguarda l'Africa nessuno ha mai tenuto pre– sente che un'Eurafrica non solo è possibile, ma anche auspi– cabile, direi anzi essenziale per la stabilità della pace nel mondo. Essa però, per essere vitale ed operante, non potrà mai comprendere tutto intero i'l Continente Africano e neppure tutto ·quello europeo, Oggi la pace dipende dalla .distensione e -dalla possibilità di convivenza e di collab.o:razione fra i ,due- massimi -centri di potenza, fra i due bloèchi antitetici come origine e finalità, e che pure condizionano la politica di tutto il mon 1 do. La 1oro pace, se pure vi sarà, verrà costruita e -basata su un tavolo permanentemente in bilico perchè possiede solo <lue piedi, due supporti. . L'Eurafrica quale noi la concepiamo dovrà essere il terzo .·piede che.darà la stabilità permanente al tavolo su cui poggia la pace. Ma- cosa presumere di compito? sarà e ,quale sarà ,questa Eurafrica che potrà ass?lvere degnamente a tale altissimo e <liffìcile Il problema è troppo vasto ed merlo in poèhe righe bisognerà fare impegnativo per riassu- prossimamente. /

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