La Nuova Europa - anno II - n.12 - 25 marzo 1945

-- G ------------------ Li\ X U O l' .4. EUROPA--------------- 2:;marzol9-J5 -- A R PITTOIU DECADESTI D 1 Toti Sclaloja, che lnsic-mc con Giovanni Stradone e con Piero Sadun espone allo Zodiaco, s\ ò udita tempo fa una pubbllca e lntcl· Itgente difesa di quel linguaggio nelle arti, ed tn modo speciale nelle nrtl ftgurall\"e, chiamato decadcnusmo. Que· sta J>arola,a suo parere. va ormai SJlO' gltata del senso dcntgratorlo con cui nncque. cosi come ne furono spogllate le parole gotico e baf'OCC'o.11 llnguag– gto decadente è oggi per lui nient'altro che ti Hnguagglo comune <.lega art!st1 civtlt europei; essere « buoni decaden· tl • mgn!flca essere buoni europei. Sclrt· loja era troppo acuto per non avvedersi che un tale Hnguaggto, r1ppunto perchè cosl universale e divulgato, prcsuppc· ne una fede; e ,·1 accennò, non t1cortlo più bene con Qualt parole. Indicando lo e stato di sol\tudine • come condizio– ne perfetta o ideale morale di un arU· sta, U quale, libero da ogni servitù ad una realtà oggettiva, scompone e rt· compone U mondo negli equilibri della sua fantas\a. Il decadentismo infattJ, che significò nelle arti. figurati\·e dlsso- 1t1zlone formale. relatlvità d'ogni ogget· to e Itnea rappresentati, libera speri· mentaztone del colore. fu un grande mQvUnento ascetico-mistico; mlrb alla svnlutaztone e all'abbandono di ogni rroltà oggettiva (morale. tntellettuale, sociale, psicologica, estetica); prima t.lI tutte la bellezza. sentita o come lm· J)061Zionedi un canone esterno o, In al· cune coscienze dolorose. come· un ca· stlgo. Yl fu, n~ decadenti autentici, la fede IW!lladisintegrazione totale: l'arte· rtportnta a un punto di soggettività su· prc-ma. cli là del significati. di là de!. compromessi; e U linguaggio Immerso in un tutto, in cui la linea e la parola si svlncolavélTlo,per dire cosi. da se stes- 1:,-e, per assumere un valore relatl.vo, che era un valore d'Infinito. Esiste una fede decndente: non v'è da meravigliarsi se chi vi crede oggi sia portato a difenderla con la conv1n· 21one e Il calore con cui si difende una fede; e &e tra 1 cosl detti • deea· denu • e t loro aYversart, st ha oggi uno scontro di-redi, che va oltre ti Un· guagg1o figurativo per se stesso. Que– t1to linguaggio lnfattl è. J)('r gli uni e per gli altrt, almeno dalle prove che.. ftnora abbiamo, quello elaborato ln Francia durante il secolo passato, e spe– cialmente dalla tnade Cez.,nne·Van Cogh·Gauguln. Bisogna vedere adesso ee, cune noi speriamo, le m.10\'e redi creeranno linguaggi nuovi. Sembra da m<>Jti segni che come fede \I decaden· tlsmo sta In cri.si ; e che lu crts\ venga proprio da quem che p!ù l'hanno porta· to Ln fondo. obbedendo fino all'estremo al suo richiamo ,·erso la solitudine e la BJ)OSl1az1one totalt. Nuovt v:ilorl, t proprio quem che Il decadentlsmo ha negato, nascono· ln nUO\'a formo dalla sua dissoluzione e dal suo coré!gglo. Se la p0lemlca tra l • decadenti • e gli ar– tisti ofibe<llenu a fedi dh·erse nvrà un vero sviluppo (se 1 nuo,•i urtlstt rlu· sclranno cioè a trasportare le loro In· tenzlonl nelle opere) 1 •decadenti•• che nacquero ri,·oluzionarl o, come scrive Sclaloja, • sotto Il segno dell'Ol· tranza •• assumeranno, ,·o!entl o no– lentt, una ,·este conservatrice ed acca· demlca. Il Joro lingua,1,?gio 1nterna1..1.ona· le ed europeo sarà un poco quello che tn altri tempi fu il gotico lntèrnaz\o– nale; sl svuoterà de\ suol Impulsi più -vlgorotd, sfuggendo ,·erso la dE<'orazlo ne e la fm·ola, come già av\·lene spesso; e come già 11 gotico internazionale, Po· trà contl.nuare a lungo, non senz.1 gra· zia, nel suol epigoni. Ma appunto l'a· spello dt favola che questi'.! forme di pittura vanno prendendo, fa oggi pen· sare e sJ)t'rare che non sia lontano Ma· saccio. Il decaclenUsmo In Italia. e In modo speciale a Roma, ebbe qualche anno fa una forte ripresa. di cui vivono ancora t tre pittori raccolti In questa cronaca. (A Milano ebbe un riflesso nel mo,1· mento di Corrente). I norrll che al· lora tm·entò, neo-imnresslonlsmo, neo· romanticismo, ed alti-l. sen·lrono a co– prire la reazione. ch·esso esprlmevn, contro un certo \ndMz,io astrattamen· te formalt: della nl)Stra pittura. Più c:J1e una renzlonc Yera, era un richiamo alle autenUche forme del llnguagglo deca· dente europeo, che quella pittura tra· diva senza tuttavia uscirne; e fu a suo tempo salutare, come un ritorno nl de– cadentismo sincero, lasciando quello rnnscherato. Predominò allora la figura di quel grande e affascinante epigono, che fu Scipione; li quale rluscl a rac– cogliere tllltl i mou,·1 decadenti della storia dell'arte, dai bizantini al past· rornantlct, e a ricondurH a uno stato d'Incandescenza; una storia dell'arte fatta per conto suo, daHa quale I mo– menti classici c:·,mo stati espulsi. L'ar· te per lui fu un fatto ardentemente soggettivo, Quas1 una SCJ'ittura trasla· T E ta di perturbazioni interiori. Ma Si di• rebbe che Scipione, 1·1assumendo I mo– Uvl decadenti, Il ubbia bruciati. Egli non comincia, ma chiude; quello che In lui era fede, dl\·entn fa\'ola negli altri. Bisogna e~sere Indulgenti col <'rittco se, messo di fronte a gitture come quel· le dello Zodiaco, solo che ,·ogHa met· tersl un passo indietro, e nel tempo stesso non ,·o~lia ingannare se stesso e gli altri con parole \'UOte, si trova in difficoltà Questa pittura, e spccialmen· te quella di Stradone e di Sndun, ap– punto per la sua qualità soggettirn. ln parte sfugge agli strumenti di ~udizio e di confronto. E' una registrazione <li trasalimenti 1ntlml, una simbologia di oscuri e\'entl. del ~angue. SI direbbe che si rifiuti, per quanto può, ò1 entr.ire nella pittura, per rimanere vita sim· boleggiata, e come vita si consumi nel· l'atto stesso dl mQfitrarsl. V'è In essa qualche cosa di fi1dco,anzi (,ilorgan!co; l'uomo rappresenta li suo sangue; che può essere r06,S0 cupo grumoso come tn Sa<lun, Sleroso de?ocorato come in Stradone. In Piero Sadun. che è Il p!tl giovane ed alla sua prima mostra, questa pittu· ra si presenta In forma ancora ,1ni• lenta. Le sue quallt..ì pittoriche sono eccellenti, ma è lm))O&Sibiledire che cosa farà nel futuro, se continuerà aue– sta strada. Per ora. egn deforma con entusiasmo cli neofita. Sl. è parlato. per lui, di arte e ebraica •• Poi d! Scipione e di Soutine. Nel suo gusto di rime– stare una materia sfatta. di far fluttua· re contorni e superfici delle sue figure umane, di mutnrc 1 it.lOt vasl di flor1 in contorcimenti d! serpi. non si sa quanta parte dare a un cosciente In· tento artistico, quanta al ,·trtuostsmo, quanta a un istinto cll \.1olenza. La sua \·lslone è buia, poi,olata di r06S1deru;1, da cui sembra abbagliato: 11 !"osso è I'u· nico coìore In cui si complac<:. Anche G10,·ann1 Stradone sembr.i dipingere cose ,1ste a occhi chiusi. D1 Jul v·è un quadro intitolato « Q1salk de•. E Infatti. se questa pittura è nata per seguii-e I moti di un eegreto lstin· to demonico. il suo dta\'Olo è appunto la crisalide, la larva, anzt uno scheletro diafano e uno ,rpettro di larva. Ogni ,ruo quadro sembra nato nel segno di que- sta larva Insieme osse,c:S!\·aed anemica; striature di colori tenui, monot011!. elementari; unlformt rlst..,,.nt dl 11ft umore stmlle all'a<.:t1ua.Oppt:re si di· rebbe che il più di <1uesti quat11 I se ne sia andato; e che essi pendano lnoolorl come la spoglta trasparente delle cicale. Ma quest'1memla ha un'attrattlnl, ;è sostenuta do molta coscienza pitlorlca; i semplici accordi tonnll sono esatti e necessari; un'attrattiva dell'esangue, che Stradone subH:ce, e traduce nel suol quadri con ostinazione. A questo punto, vorrei domanc1are perdono agli amici pittori dei quali par· lo se non ml riesce del tutto ad accet· tare come bU'oni alcuni aggetth·l, quali e feroce•· e tragico•• •demonico•• col quali essi tentano la definizione della loro arte nel catalogo. Questo per I motivi che ho detto all'Inizio. Tait dt flnizlont forse valgono per Il décaden· ttsrno, nl mmle Intendono allacciarsi, nella fase cspansi\'a; ma ora che appa· re scontato, ed a mio parere un Po' esausto, si assiste al progressi\'0 st.1c• carsl del l\ngu;i.gglo pittorico dal suol mou,·i l!plratorl. Esso dl\'lene colletu· vo, tende a mutarsi In un repertorio grazioso, e per nulla demonico, di mo– dull decorati\'!. 11 dta,·o1o, che fu nero o rosso, si colora di rosa. Blsogna,·a dir questo prima d! agg\unger~ Qm1lché parola sul terzo pittore, Tot\ Scialoja. che sembra essersi messo :m Quest~ più age,·ole via 1n modo quas5. con.sa· pe,·ole. Forse sarà per questo che a me sembra li più progredito; e progredito soprattutto rispetto alla sua arte di tempa fa. Il suo stile rotto, ondulnto. In cui la deformazione appare come stra\'aganz.a fantastica. gli sen·e a tra· sfigurare In un'aria fiabesca gli oggetti delle sue nature morte. Ll a,·,·olge un'aria colorata.•che vuol dar piacere. nella quale I contorni tendono a dl,·e– nlre arabeschi; gli azzurri e 1 Yerdl vi compangono accordi irreali e squisl· tl: b un marocchlsmo pieno di clellcn· tezzc. tutte palpHaziont Ma l'arabesco è solido, la slntassl pittorica robusta. Strano che proprio Sclaloja, assertore del decadenl\smo, sembri staccarsene cH più, non gtà per mutare Indirizzo, rrrn per usare Il suo linguaggio come un mezzo di estrosa ec:1elegante fan· tasta. Pensa\'o soprattutto a lui par• lando di gotico Internazionale. se con• tinuerà C06l (e iion è detto che non deva cambiare) gli auguro non 11• de– monico •· che e-gli non incontrerà ma\. bensl la grazia Intensa, ed un Po' nostalgica, delle ultime fioriture. GUIDO PIOVENE go!o un astratto schema conccttuare-, induce gli scrittori a lnevtr.ablll errort. L.1 precettisti.ca moraleggiante por– ta nl tentath·o di J)ersuaslone estetica nonostante la mancanza di Ispirazione personale che è la sola sempre vera~ men1e valida. Abbiamo visto In questi giorni a Ro· ma Guardia sul Rc110, La Juna t tr~ montata. due drammi Ispirati alla guerra seppure s,·oJgentisl in teml)l e ambienti di\"ersl. La guerra e le i.deolO" gie che la preparano non sono soltanto cHma sottinteso del due drammi ma \ loro ,·eri personaggi. Nel p1imo e se"" condo lavoro la stessa nobile cspreg-. stone di concettl plutarchlanl messi ln bocca di due o più personaggi. Il loro \"alore didattico non J)Otevn che far di· \·entare estrinseci e non necessari tut· ti 1 casi rappresentati; cosl, come ve– ramente accadde. J due lavori stranie– ri congegnati con una notevole abilità scenica precec:lutl da una larga noto· rlet!ì dovuta a due fortunate riduzioni• cinematografiche provvec:lutl di qualche particolare artisticamente non sprege· vole e, quello d!. Stelnbeck, soffuso di patetico lirismo per la stoica fine clc~ protagonista, hanno Indotto 11 pubbll· co ad applaudire. Un consenso dedotto dalle ultime briciole di un entus1;ismo già fervido un tempo, ma ora deviato ,·erso forme più concrete e nuovi pro-– posHI. ~a comunque l temi abusat1 Q:ra· no riproposti con bel garbo, con ml· nutt accorgimenti, luslnghierl per Ja lntelllgenza del pubblico. I I nostro Luigi Chlarelll con questo suo Tt !at.ro in fiamme dato al Qul:– rino ha· creduto di fare a meno dl questi accorgimenti e ha puntato 1n maniera più netta sulla carta ideolo– gica, con un sempllclsmo tutto sco– perto; e, punropµo, anche senza r;indore. Un attore, Annibale Nlnchl che assi· ste\'n alla rappresentazione a un tr.it · to SI aizò per protestare, a gran ,•oce, contro l':mtore che aveva messo In sce– na un frammento della società turpe di Ieri descrh·endo la vita privata deJ(li attori. Perchè, come r1st1lta chiaro dal titolo, la vicenda si svolge tn un tea· tro e personaggi sono i comici stessi. Luigi C:hlnrelll npparso :ml palcoscenl· co, rlchlamato dal tafferuglio provocato dall'lnten·ento di Nlnch\, difend<:ndo I~ lavoro spiegò al pubblico che Quella pavera gen:e che si dilaniava per cosl meschine ragioni sulla scena, era slm· bol\ca rappresentante della tragedi.a del mondo. La tragedia del mondo dava, di tanto tn tanto sep:nt di vita con colpi di tam· baro che simulavano lo i;oopplo tielle ,--------------------------,1• ~~ 1 ,ric:vac 0 Ja 5 ~1~~~a~'t1 ucno~t~ 0 ~!':!~:~ T E A T R O ~i;e;~~;;~,~~~~~~t.Tc~e~fii:n~~ r:s~~!r RComparsa momentaneamente nel rlfu• i:"io la sua rivale prima at,trlce della L-----------------='---------J compai:;nla, tenta di soppiantarla nef LA SIGNORA ROSA L A rappresentazione di questa com· medtola di Lopez. non nuova, rl· presa dOl>Omolti anni, dagli attori del Quirino. è stata un omaggio al bo– nario autore di tanti divertenti la\'Orl. messo al bando nel trentotto, per mo– t\Vl razziali. li la,·oretto non è privo cli un suo particolare garbO e ha una fresca ,,e-– na di Ingenua caricatura di un ambien· te provinciale che noi conol:iCcmmo, solo di riflesso, attra,·erso I bozzetti di Fucini o l romanzi di Emlllo de Mar· chi. Provincia Italiana del primi anni del secolo, bisbetica e gaia, ritratta al• traverso una serie di tipi e macch!et· te reperibili in una diffusissima con· venzlone. li ragazzo scapato che fa un ,·uoto di cassa, la madre che se ne di· spera e difende con t.uttl 1 mezzi li suo onore e quello del figliolo, una w· rella che canta nella dolce aria del P<r meriggi estivi tra I testi flor\t\ di ga· rofanl sulla domestica veranda, e che sacrifica. anche lei,' i quattrinelll della povera dote per 10 sctagurato fratello. Accanto alla famigliola, li padrone del banco che, avendo fatto fortuna In A· merica, conduce adesso vita dl genti· !uomo, pur consen·ando tntatta uua sua rozzeza brusca In omaggio alla m~ destla delJ'('S()r<Jlo. Il banchiere fu. un tempo, lnnamoi·atò di Rosa, madre dei due ragazzi, ora, uomo pltl che maturo, vo11·ebbe coroi,are Il suo stagionato sogno d'amore e tenta di Indurre alle sue voglie la desolat.1 madre, con ml· nacc!e e blandizie. La signora ~osa mette in opc:-a I suol antichi \'C-Zziper coltlrnre l'illusione del suo lnnamornto; vorrebbe con questa erotica scherma· glia, guadagnar tempo e procurarsi il denaro per tappare la fal!e. ).;atural· mente è costretta a confessare la ma· llzla del suo espediente e lo fa in ma· niera cosl persuasiva e mallnconl-ca che U banchiere. buon uomo In fondo. per· dona alla madre e al ~Ilo e tutto si conchiude per li meglio, secondo le in· tenzionl modeste e casalinghe del la· voro. La recitazione fu bella, saporita e spontanea. Gli attori si muovevano co· me nella Joro ari••• con una scioltez7..a ammirevole e furono argutl e ridicoli di volta In ,·olta come la ,1cenda com· porta,·a. 1'::CCellentela Borboni ne1:a parte di Rosa, rozzo ed efficace il Ntn· chl In (JUella del bal'\Chlere. dh·ertcnte In una macchietta di decrepito carne· rlere, l'Almirante, fanciullescamente gala o lagrlmante, la Elsa De Glorgl che ero. Argenuna, fl.r:lia di Ros3:. IL TEATRO IN FIAMME ,~ E ragio11evo1eammettere che il pub· bllco si attenda, oggi, dalle opere di teatro che gli propongono temi attuali, soluzioni meno O\'\'le e sem· pllclstlche di qu(>!Je che da annl gll offre la prop.1Kanda. In apparenza le guerre si combattono sempre J>Cr all stessi motivi; alcuni di essi, quelll più accettablll e commoventi, sono assunti come fondamentali òal capi di stato e dal iliornall; s'Iscrivono simbollcamcn· te sul vessilli e consolano le estrenre ore del morti. Ma, al di là cli questa asciutta nomenclatura: barbaro, civile, 11,·oluzlone, :·eazlone, progresso, regres· so, cl sono I fermenti segreti o le an· goscle che si nutrono dl minime. QUO-– Odiane riflessioni, èhe danno 11 sen· tore della ,•crltà e attendono una for– mulazione lucida per essere validi per la coscienza. La propaganda ha presente solo Il confuso coro, si rh·olge alla superficie della mente e l'appaga o l'inganno pron·lsortamente, lasciando intatti e senza risposta I \'eri appelli intimi. Ogni uomo ha cli fronte- agli attuali Immensi fatti cli cui è partecipe e vtt· lima un atteggi.amento particolare. 11 gr:rnde dramma dell'umanità come può enfaticamente chiamarsi per indicarne l'ampiezza è veramente, a più attenta riflessione, un complesso di drammi, con caratteri affini ma, di volta. In volta circoscritti. Gli avyenlmentl che Il hanno ispirati permangono come atmoofera da cui la vicenda immaginata donebbe svincolarsi e<l emergere per acquistare In sua unh·ersalltà fuOJi del tempo . .Ma nel momento In cui gli av· venlmentl si svolgono la tentazione cli riforsi al caratteri generali <.leiperiodo, di sovrnpporre alla coscienui <.leisin· pavido cuore del suo nobile protettore. Costui ~ diventato da pochi minuti pa• drone del teatro e della compagnia per compiacere le smanie cllspotlche de-Ila sua amante che vorrebbe trarre, igno– blll ,·endette sul suol Invidiosi compa· gni di la,·oro. Al dominio dell'attrice si ribella fiaccamente una parte della compagnia; più d~lsamente li m;icchl· nlsta Knrahé che, tra t.inta veccamlno-– sa dl'holezz.a, fra tanta IJ)OCrlta viltà, oltre ad avere il presagio della fine del nostro puo-!to mondo. intravede nn· che 1 segni della società futura. Per'\' momento la sua visione si concreta In unn compagnia teatl'ale cooperativa che I comtct, disTacend061 deli'CS060 padro– ne, dovrebbero fondare per ti ri8Catto della loro dignità di uomini offesi. Ma Karahé che agisce sotto li duplice !.m· pulso della passtone soctate e dell'amo– re, è anche lul foy,aghlto e non ~(>nza fortuna della prima attrice, visto fallire 11 tentotlvo di fondare questo primo nucleo della vagh<'gglata società, dà fuo– co al teatro. 1T conte Ramiro nell'lncen· dio perde la vita, gli attori l baull; !a. prima attrice si pianta una polla npJl cuore. Gli altri, persuasi cln cosl validi 11rgomentl, fonderanno la compaqnla teatrale cooperatl\'a. li pubblico che aveva SCG'Uttocon evidente disattenzione questa abusata storia d! Intrighi borahesl t1;1sf)06ta nella \lit., del palcose\'!n\co, poco prtma clell'tnten·ento di Nlnchl dava già s1.:gnl chiari di esaurimento di pazienza. Ma · dopo le parole di Luigi Chfarcllt, tentò cli porgere più ,,1g11eorcech\o J>f:l' ve– dere. se mai le r.11,:ionlrlPostP. dt cui !'muore ave\·a offerto cosl agevole! chla· ve r.on rovesciassero a un dato punto fatti e significati forse troppo sbrJga• tivamente previsti. Ma l'autore, Ulustre pèr prove più convincenti e fortunate, non rluscl a smentire il pubblico. L'ultimo :.itto si chiuse tra aperti, clamor06i dissensi. PRAXC>:sco JOVINE

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