Nuova Repubblica - anno V - n. 41 - 13 ottobre 1957

4 N O1'E ECONO M I CUE VIN() E ENTISTATAI~I Le opinioni cli Sturzo I N UN ARTICOLO-su n Giornale d'Italia di martedì 8 Ottobre il sen. Luigi Sturzo, parlando, come a1 solito, sui rapporti tra cattolici e socialisti, • uscito a un certo punto in una interessante constatazione, che all:incirca suonava in questo modo: « In Italia, se si sommano in• sieme gli enti economici statali regalatici dal fascismo e quelli creati in questo ultimo decennio di vita demo– cratica, si ottiene un Ìlumero di- enti che non si riscon• tra in nessun altro paese dell'Europa occidentale». E Luigi Einaudi, or non è molto, nel corso di una intervista, ribadiva una s1.ia vecchìa tesi, che cioè « la crisi del socialismo è dimostrata dal fallimento dèlla sta• , talizzazione di certe industrie chiave». Non· c'è dubbio che in Italia lo Stato c;ontrolla no-– minalmente un tal numero di imprese e tanti e così rilevanti Settori della nostra economia da possedere qua– si tutti gli strumenti Utti a condizionare ed indirizzare il nostro sviluppo economico (unica grossa eccezione, il settore elettrico che sfugge al controllo dello Stato _e aspetta utla pronta regolainentazione). Mà il problema è un altro. Non ha nessuna impor– tanza avere tutti gli enti statali' che si vuole, quando questi rinunciano a svolgere una politica di interesse collettivp per fare quella della Conftndustria. Che si– gnificato ha avere decine di grandi imprese_ controllate dall' IRI, se esse si allineano disciplina~am~nte alle ,di- . 'rettive economiche delle industrie private? Oggi in Ita– lia gli enti statali, una volta costituiti, divengono subito preda dei soliti « padroni del vapore» che trovano sem– pre qualche uomo fidato da infilare nel nuovo consiglio di amministrazione. Stando così le cose, la creazione dl qualche nuovo ente· statale significherebbe soltanto un altro strumento del sottogoverno democristiano. Un contO è quindi l'esistenza di enti statali, un coqto l'esistenza di una loro politica di interesse generale con– trapposta fermamen,te a quella condotta dalle imprese CONVEGNO NAZIONALE . ' SULPIENO IMPIEGO Nei giorni dal r al 3 novembre p.v. avrlÌ luogo a Paler• ffl-0, per iniziati.va di alcuni amic-i fra i quali anche Danilo Dolci, un Con vegno nnzionale sul pieno impiego, con la collabora.z-ione di economisti di diverse correnti, studiosi, ' gruppi autonom-i di inchieste. S-i tratta di una iniziativa di grande i?'YIPegnocultu,•ale e politico, della quale siamo ben U.eti di oUrire qui ai ·nostri lettori il dettaaliato programma: PRIMA GIORNATA Presiede il Prof. Alfred Sauvy. On. Roberto Tremelloni - Introduzione al c;onvegno. Iniz.ia.tive e proposte di pianificazione locale. Danilo Dolci e collaboratori - Appunti sulla possibilità di piena occupazione, nella solà agricoltura, in dieci paesi siciliani. n Mulino - Pe·r la piena occupazione in quattro comuni del Polesine. Michele Pantaleone ~ Il pieno inipiego nella Provincia di Oaltanissetta attraverao l'attuazione delle opere obbliga-. torie nei Cons9rzi di bonifica. La soluzion,e per Villalba. Dott. Giorgio Szemere, Dott. Alberto Mortara - Riequilibrio econoniico e lotta contro la' disoccupazione nel quadro di un programma orgaiiièo di r-innovamento del Oa• tiavese. ]'ranca Bonifati - Aspetti economici e aspetti umani di..una iniziativa agricolo.industriale nella zona di Policoro. On. Ma.rio Ovazza, On. Guglielmo Nicastro - Le « pianifi,. cazioni > regionali e l'occupazione in Sicilia. .Ilcentrismo nella tradizione italiana (continuaz. dalla 3.a pag.) stanzialmente apartitico o sovrapartitico durato dal– .l'Unità alla Grande Guerra, aveva sì garantito lo' svilup– po nazionale unita.rio, ma era stato incapace di fronteg– g'iare i fenomeni di disgregazione scatenati dalla guerra; si sperimentò che la democrazia, cioè il peso del popolo nella vita politica della nazione, non si regge senza for– me democratiche: e che solo queste sono un argine ai proceSsi di disgregazione e di sovvertimento. Si può, perciò, concludere che la politica italiana ha. avuto sempre una tendenza centrista, in questo senso: che essa è stata guidata da un tipo tradizionale di" classe politica con una sua continuità e una capacità di espan– sione Jatitudinaria, ma prescindendo dai partiti .intesi mo– dernamente come ambienti capaci di elaborare una pro– pria aùtonoma dirigenza, che concorra all'esercizio- del potere senza per questo staccarsi dalla sua matrice ideale e di classe. · ANTONIO LE'l'TIERI private; il primo è - ma si tratta di una distinzione impèrfetta - questione di stÌ'uttura, il secondo di uomini e di costume. Questa è la realtà italiana, di ctii un,.. po' tutti ma specialmente i socialisti devono tener Conto. Una vecchin, crisi L ' ATTUÀLE crisi dei vitivinicoltori, se destinata .a passài-e senza che sia stato tratto un utile inse– gnamento, sarà, come al solito, servita soltanto per qualche speculazione pOlitica e· per togliere dal mondo qualche persona innocente. E' ormai prassi istituziona– lizzata quella di attendere periodi della più nera crisi per invocare provvedimenti d'emergenza che lasciano irrisolti i termini generali del problema. Nella discussione parlamentare · che si è avuta al riguardo della cri.si, tutti gli oratori sono stati coricordi ne! chiedere l'abolizione del dazio sul vino. Prescinden– do dalle conseguenze che questo fatto potrà avere sulle finan-ze locali, guardiamo un po' se un provvedimehto simile sarebbe capace di risolvere o avviare a solu~ zione il problema. ~ ' La crisi si è manifestata, come si sa, in un'eccedenza dell'offerta sulla domanda che ha. fatto crollare i prezzi di vendita delle uve • dei rnosti. L'abolizione del dazio suJ vino portefebbe a un riequilibrio del settore? ' _/ Essai potrebbe tradursi in due effetti diversi e al– ternativi: o nella dirrìinuzione del prezzo di vendita del prodotto firiito, oppure· nell'aumenfo del prezzo di acqui• sto. dell'uva o del mosto. Lasciando da pàrte i1 fenomeno delle spéculazioni che pure in questo settore è addirittura clamoroso (po• chi sanno forse che, in questi ultimi anni, a una dimi– nuzione del prezzo all'ingrosso· è corrisposta una sta– bilizzazione pres~ochè completa di quelli al minuto), ve– diamo il problema in termini più_ strettamente economici. Se l'abolizione dell'imposta dovesse tradursi ih una DoLt. Lucio Libertini - I limiti de,lla legge siciliana di itidu– et1-ializzazione. Ou. Frnncesco Renda • Il programma dei aindacati'siciliani per una politica di pieno impiego. Dott. Simone Cat.to - Fattori di nuove poss·ibilità di occu- 1)a,zione nella realtcì economica sicil.iana,. SECO~\ GIO~NATA ' Presiede l' Arcli. Bruno Zcvi. Il pieno impiego e la pianificazione dal basso aotto il p1'ofi,lo economico, tecnico, politico. Dott. Alessan<ll'o Molinari - Integ1·azione dei piani nazionali con le iniziative dal basso. rrof. Sergio Steve - Lo sviluppo economico: a.,petti na,zio– nali C a.spetti locali. On. Riccardo Lombardi - Il pienQ J?npiego come condizione per lo avUuppo sindacale. ">-. Dott. F"l·ancesco Forte· - Esempi concreti di una politfoa di piena occupazione da svilu.7>parecon semi;,lireimezzi di cui già po.<Jsiamodispor1'e. Dott. Bruno· T1·entin - Lçi politfoa delle opere pubbliche e il progra'mma di industrializzazione. DoU. Franco Archibugi - La con trattazi one collettiva e i pùmi' di sviluppo nazionali e loca.li. On. Lelio Basso - Pieno impiego e democrazia. TERZA GIOiiNATA P1·esiede il Sen. Ferruccio Pani. O 01nunicazioni. Dott. Eugenio Scalfori . Monopoli e pieno impiego. Dott. Silyio Pozzo.ni - Bctorica e insuf]ì.cienze della aMi– stenza pubblica. Prof. Paolo Sylos Labini - AHpelti C(lratteristici della di– soccupazione in zone arrefrate. Dott. Raimondo Craveri . Per una cultura polit-ica del pieno im,vieoo. Prof. Siro Lombardini ·~ppimt·i. Co1nu1:1-icazioni scritte: Ing. Adda.no Olivetti - 'l'ecnica e 9rganizzazione della lotta 1Jer il pieno imp.iego. Sen. Antonio Pesenti - Neces.yità di nuovi f.11diri.zzinella politica economica. On. Vittol'io Foà - Il costo finanziario dell'emigrazfone: risorsa sottratta allo sviluppo economico. Prof. Federico Cafiò - Pressioni Balariali e disoccupazione; · Dott. Giova.nrii Galizzi - Per una politica di vrezzi ecl inte1•. venti agr.i.coli, per lo sviluppo economico. Conclusioni: D~tt. Alessandr" ~folinari. Chiusnr(,: Sen. Ferruccio Parri. Pal'teciperanno alla discussione, a.,sieme ad altri stu. dfo~i italiani e stranieri, il dott. Veniero Aimone Marsan, l'ing. Donienico La Gavera, il dott. Novacco, il dott. Sara– ceno, il dott.' Carlo Zucchia. ,ll 17 novembre Oarlo· Levi, riprendendo i 1·isultat.i del convegno, nel ~l'eatro Massimo "terrà un discorso alla popo– lazione aiciliana sulla necessità del pieno impiego. (184) 1111011a repubblica diminuzione del prezzo al minuto del vino, la d0manda di questo prodotto si espanderebbe, però in modo assai relativo (essendo infatti piuttosto rigida), e si avrebbe ancora un costo di produzione inferiore al Ì-icavo e una domanda inferiore all'offerta. Il problema perciò rimar• rebbe isoiatc;,. Ma l'abolizione del dazio potrebbe anche lasciare in– variato il prezzo cii vendita del vino al minuto e far be– neficiare così, della differenza, i produttori. L3 cosa la– scerebbe però inalterata la domanda e sarebbe proba– bilmehte un incentivo a impiantare nuovi vigneti, i cui prodottr poi, traducendosi in un aumento dell'offerta, produrrebbero un suécessivo ribasso del prezzo. Come risolvere· allora la crisi? Va precisato innanzi• tutto che questa non è che. un aspetto della crisi assai più vasta che travaglia tutta la nostra agricoltura· e, quindi, la nostra economia. Da quasi mezzo secolo, vino, grano, barbabietola da zucchètO sono colture che vi– vono alle spalle del contribuente italiano, protette come sono da barriere doganali di eleva'tissimo livello. Òggi che si accenna · a voler lib.eralizzare progressivamente gli - scambi, è logico che la nostra agricoltura cada in crisi. Per il vino, il problema sta tutto nel c·ercare di ri– portare il consumo medio al livello anteguerra e nel curare la qualità in modo da farne un prodotto richie• sto sia all'.interno che all'estero. Una delle ragioni per cui spesso si preferiSce bere altre bevande e· per cui all'estero-1 si stenta a. richi'ederè vino italiano, è che .questo non è genuino. Non s( hanno dati precisi sulla quantità di vino che viene creato « artificialmeilte » in 'Italia ogni anno, ma è certo c]].e risulta almeno intornQ al 15-20 per cento P,ella produziOne complessiva. ~' ben fogico allora che oggi il consumo medio pro capite del vino vada decrescendo Si tratta di ridare fiducia al consumatore stroncando nel modo 'più drastico le SOfi– sticazioni e cercando di riconquistare i mercati stra– nieri, magari attraverso la pratica di premi alFesporta– zione per un breve periodo iniziale. In tutto il mondo si t;>eve, o meglio ci si illude di bere, Vino Chianti, eppure questa zona della Toscana produce in loco una quantità ovviamente limitata. E' chiaro allora che diviene Chianti anche il ,vino di Mol– fetta. Se si vuol cominciare seriamente a risolvere il problema, la prima cosa da farsi è proprio questa: che iJ vino del Chianti si chiami « Chianti» e quello di Mol-' fetta « Molfetta ». ITALO BERGAMINI PER UNMOJDO MIGLIO F RA I PAESI in cui la crociata di P- Lombardi< per un mondo migliore >.è stata accolta con maggiore entusia– smo, v'è notoriamente la Colombia. E i frutti si vedo• no: tutti sanno che la dittatura colombiana è veramente il migliore regime immaginabile. A migliora-rio ancora, prov. vede una fervorosa crociata per la preservazione de11a fede 1 .4agli attacchi degli erotici, rappresentati localmente da · alcune migliaia di protestant i. Ed an che qui, i frutti si vedono: in pochi anni, 1.1 protestall.ti assassinati, 25 fe• riH, 7 cappelle bruciato, altre 12· c appelle e 18 scuole evangeliche chiuse per ordine delle autorità. Purtroppo, c'è ,sempre qualc.,uno che si ostina a non ca. pire la bellezza di un mondo migliore. Anche negli Stati Uniti, Ja santa crociata colombiana è stata diffamata a tal punto ch9 la National Gatholic ll'elfare Confe,rence ha dovutq rimettere le cose a posto, pubblicando 1,.na di– chiarazione del Segretariato per la difesa della Fede co: Jombiano ed alcune delucida:,,;ioni a.ggiuntivo del vice-presi: dente do! Segretariato. in questione, padre.Eduardo _Ospina della Coi11pagnia di GesJì. La colpa. è tutta dei protestanti - egli ha spiegato - perchè « hanno geìieralmente par~ teggiato per i liberali anticlericali od in provincia alcuni di essi si sono uniti ai guerriglieri, che hanno fatto guerra al governo conservatore ». E già questo, in verità, sarebbe abbastanza per ridurre al silenzio 1e lingue malediche: se i protestanti son talmente bricconi da pre ferire i liberali ad nna dittatura reaziori'a ria, è giusto' che sia.no serviti a dovere, come si meritò .no: é se alcuni di essi so n andati addirittura coi partigiani, il meno che si pos.c;a fare è accoppare i loro fratelli e bruciarne le cappelle. Unicuique suwn: c'è scritto anche sull'Osservato1·e Romano. l\1a padre Espina ha ben altre freccie al proprio a.reo. Nonostante le colpe dei protestanti, « i cattolici colom• biani ·od in particolal'e la gerarchia ca.ttolica e i sacerdoti, amano tutti i cristiani non cattolici cli ogni paese, di ogni denominazione, e li considerano fratelli in Cris~o, benchè essi siano separati da noi da dottrine che essi profes– sano, noi crediamo, in tL1tta buona fede ». Ma purtroppo, alcune « setté di protestanti in Colombia beffano i dogmi più preziosi dei cattolici, quali la fede nella Santa Eu– carestia e la venerazione della Santissima Madre di Dio. Gli abitanti della. Colombia sono cattolici ed amano ge• neralmonte con fervore la loro religione ed allora reagi– scono con impetuosità e con la maniera rude degli operai e ,dei contadini. In tali momenti, randelli, pietre, bombe d_i fortuna, Ccé. entro in giuoco, ma è raro che si spari e che vi siano 'feriti gravi ,. Il mondo migliore si annunzia a suon di manganello e di « bombe di fortuna>. Però è talmente delicato che pcrsin quando maneggia il manganello e le bombe di fortuna bada bene di non procurarti ferite gravi: o al. meno di procurartele soltanto di rado: è talmente gene– roso da ammettere ci sia un po' di buona fede nel pro.. iessa1·e dottrine che attira.no snlla testa, carezze di ran– dello. E poi si blateta a ncora d'intemperanze clericali... ROSl'l'O GIORGl

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