Nuova Repubblica - anno V - n. 20 - 19 maggio 1957

6 CRISI FRA GLI STUDEN1'1FRANCESI LASCISSIONE D GLI APOLITICI di NJCOLO' L A ORA VE crisi politica e morale che sla aLtraver– :sanCio in questi giorni la Francia ha avuto le sue ripel'cuss.ioni anche nell'ambito dell'ambiente uni– ver:'-(itario, dove il distacco di 17 associazioni sul tofale delle 54 facenti parte dell'UNEF'" (Union Nationale des Etudiants de France) ha dato inizio alla pii1 grave CL'isi interna. in cui il movimento studentesco francese si sia trovato in cinquanta anni di vita. MJCCICHE' ceva l 'autocriti.ca (il che irnplicava ovviamet1te la scon– fessione di tutta la p1·ecedente politica) o era la rottu.l'a. La maggioranza che in nome dell:'un.ità. aveva ·già con– cesso a Gautl'ot di paL"iare, volle cercate di aJildare in– contro alle esigen~e della minoramt1a: la dennnci-a delle violenze fatte al• decano :Peyrega venne proposta ed a·p– provata « al di f.nori di ogni- polemica politica>; e nello stesso spirito fo approvata da.Ha maggioranza la mozione di coadatma d.t « ogni atrocità, q,uatsiasi siano gli autori>. Ma le maggio1-·i concess,ioni furono fatte- a proposito della lettera a:l presidente deHa Repubblica. Di un progetto in tale seoso aveva già acc.em1ato all'i·n.izio del Congresoo, il presidente uscente La F(!ttrniè1,e; la commissione dJoltre– rna.re aveva poi steso il testo della lettera in cui Si do– mandava una soluziorrie pacifica del c0rul.itto e l'ilflizio• di nego2iati. Questo testo venne roodi,ficate: non si face':a piit menzione dei negoziati e ci si Li,mi:tava a chiedere «. una soluzicrr1e conforme ai prineipi insegnati all'Univer– sità> .. Se la posizione morale era così forse, ancora più chiara di pl'ima, fa posizione politica era rneno netta. Ciononostante la mino1·Rnza non' fu ancora soddisfatta. I delegati della facoltà di scienze di Parigi proposero al– lora che la questione alge1·ina venisse eventualmente trat– tata dalle singole sedi e non in sede congressuale. E la maggioranza accetiò, per salvare runità dell'associazione. Ma per· gli amici di Cantrot non era una queslione di luogo o di tempo: il punto era che la questione d'Algeria non andava trattata m&r, perché - d'içevano - questione puramente P')iitica. Essi si erano anzi, a questo propo– sito, p1·esentaiti con una « ea1·ta:. da sottopo1'1te al con– g1·ess0 in cu.ii l'« apolitiòtit > era, per così dire, ratificata dal riconoscimento in essa contenuto cl'1e < l"UNEF non è in alcun modo e in alcun momento competente ad espri– mere ropinione pubblica degli studenti,. Fu quindi ov- (163) IJQQVil. i:epuhbliCil vio che rerspi1lgessero anche la proposta di demandare alle singole associazioni la eventuale t-rattazìone del pro– blema. Co,ne lo fu che rnspingessero infine l'ultimo ten– tativo di conciliazione, consistente nel rimandare ogni di– scussione sui fatti d'.Algeria al prossimo congresso. (La. rnaggioranza aveva accettato tale proposta, tenendo· pro– babiJ·nicnte presente che, jn alt.l'i momenti, questioni clie ei-ano se1_11brate m0Uere in pe1·ic_olo l'unità dell'associa– zione - come, per esempio 1 quella dei rtlpporti con l'Unio– ne ] nter·naz.ionale cli Praga - e1·trno state poi pacHicamen- te risolte). · A Ila rnaggioranza 1 che aveva on,:oai tentato tutto il tentabile, non reslò che sottopol're quest'ultima prnpoSia al congresso, che la appl'Ovò. E alla minoranza. non ri– mase che insistere sulla dichiarazione di < apoliticiUl > che 1 sottoposta a. votazione, _fu respinta. Dopodiché i rapp ..esentanti di 17 a~sociazioni delle 22 che avevano vot.ato per l'apoliticità, annunziarono per bocca di La– chaud, presidente di Limoges, la loro scissione dal– l'UNID..,'. E così si chiudeva il congresso. Un congresso triste e penoso in cui è stato come mai evidente fino a che punto i fatti d'Algeria hanno diviso e 1ninacciato di ulterionnente dividere i francesi. Perché è chiarn,. come pill sopt-·a accennavamo, che la posizione «apolitica> degli scissionisti non corrisponde affatto alla volontà di non pl'endere in considerazione i fatti d' Al– geria, ma è frutto di un particolarn modo di considera1·li~ Basti pensarn a.Ue parole che Gautrot aveva detto al con– gresso incitaJ11do alla scissione: « Restando ail'UNEF voi avalll"ate cli fatto la politica dell'attuale segreteria, eh~ demontlizza l'esercito, la gioventù e la nazione>. E ri– flettere inoltre snlla duplice contraddizione in cui si viene a trovare Fideale di «apoliticità> del gruppo uscito dal– i'UN EF: il fatto, cioè, che proprio da quel gruppo fosse venuta nel luglio '5G la proposta di rompere i rappo1·ti con l'UGElifA, la q~al proposta era evidentemente frutto di una determinata valnta'.6ione politica dei fatti; e che nel 1950 fosse stata fatta una mozione per la pace in It1docina suJrla quale, nonostante qualche dissenso formale, nessuno a\"eva trovato qualcosa da ridire. Per quanto clolo1•osa abbia qt1indi potuto .essere l'a'.6ione condotta dalla rna.ggioranza dell'UNEI?, essa era neces– SaL·ia e doverosa. Gli studenti francesi, volendo dare ·il loro giudizio sui fatti d'Atge1·ia, non hanno !atto che di~ mostrare d'i sentire e di vivere, come studenti e come cittadini, i problemi della comunità cui appartengono. Va detto che, nonostante lo stupore che il fatto ha ge– nel'ato nell'opinione pubblica, la fine dell'unità. del mo– vit11e11toera già 1:-iel\"aJ•ia da ci.rea un ann0. Occorre risa– li.-c al luglio '56. Nel cong1·esso detl'UNEF; che in quel– l"l1poca aveva avuto luogo, era. avvenuto un colpo di scena sensa:6ionale: la rnaggiora.nza, che praticamefflte dalla fine d(•lla guerra aveva l'etto senza eccessiva opposizione le sorti dell'Unione Nazionale, evitando sel1Tlpre ogni clamo– rosa pi-esa di posizione politica, fu battuta sulta questione dell'LiCEMA (Union Cénérale des Etudiants Musulmans d"Alg0r). Cli studenti francesi di Algeri (AKFA) avevan~ inratti pol'tato dinanzi all'assemblea il problema della rot– lurn o conservazione dei rapporti con i colleghi musul– mani. Più di metà dei congrnssisti si pronunciò allora per Ja con,;eryazione di tali rapporti partendo dal presuppo– sto clt(', qualsiasi fossero le posizioni politiche, gli inte– re.-...<.i.i sinducali degli studenti francesi dove,,,ano, in linea g,nwri-tlP, coincidere con que1li de-i musulmani di A~geri•. Di fl'o11te a ciò l'AEF/\ presentò immediatamente le pl'o– p .. ie dimissioni dall'UNEF: non poteva fare parte di una as~oci1u:ione cui fossero in qualche modo legati < les re- 1,)clles> alge1·ini. Da un punto di vista fol'male la que– st.iune si cbiuse lì: ma le din1issioni dell'AEFA avevaino p1·ovocato una divisione fra gli studenti franceSi, e nel pe– riodo che da allora andò fino alla fine dello scorso mese i11 tutte le Universit~ e Scuole Superiori frtrono assai a,,iprc le lotte tra i pro-AEFA e i pro-UCEMA. Il dis– sc11,,iosi andò sempre più radicalizzando. Da una parte e1 ·u.la maggiol'anza che affermava non potere gli studenti fra11cer:;i restare silenziosi d.i fronte a degli avvenimenti che, ollre a. precipitare in crisi il paese, comportavano gravi conseguenze anche nella vita universitad-a; esist.e– vano poi le carte di Arcacbon e di Nizza cbe impeg11a– vagno gli studenti i.n u.na posizione di netto antjcolon.ia– lisl'nO: di esse (in is·peeie della seconda) il nuovo di1·et– tivo fece le proprie bandiere. Dall'altra parte stava un gruppo, quantitativamente incerto, ma comunque abba– stnnza fo,,te, ehe dichiarava di battersi in nome di un'as– soluta apoliticità dell~UNEF. La situazione era dunqne assai grave, ma non disperata. Nonostante la parola scis– sione mppresentasse il f~ntasr'na di ogni riunione del di– J'eUivo dell'UNEl?, sembrava ancora impossibile dover ginnge1·0 ad una aperta rottura dopo cinquanta anni di vita unilaria. Intanto la situazione politica si andò ulte- 1·ionnente aggi-avando a causa di niwvi fatti: lai decisa p1·esa di posi~ione del professor l\1andouze, le l'ivelazioni del tenente Servan-Schreiber, la lettera del professor Pey– règa. (preside della facoltà di legge di Algeri) al ministro della difesa nazionale, il congresso degli studenti della. Sl•~Jo, le terribili rivelazioni della stampa di sinistra e centro-sinistra francese, la reazione dell'UNEF di fronte alle sanzioni e alle violenze contro Mandouze e Feyrega. IL POPOLO E' INSORT S I GIUNSE così al congresso di Parigi. I p1·imi giorni ve11nol'O impiegati per discutel'8 questioni sti-ettan:1ente sindacali (la situazione universita.ria I,1.lncese è gr~vis– si111a: gli ulti,ni due mesi sono stati caratte.ui.zzati dalla chiusura di rnolte facoltà e dal continuo sussegui1·sì, di scioperi studenteschi), poi venne affrontata la questiol'le più grave. Si traltava innanzitutto di sentire Jea.n Ga~1- trot, il presidente del-la AEF'A, che (pm n()ffl r~,cendo pili pal'te 11-l sua associazione dell'UNEF) aveva chiesto di portare un messaggio ai colleghi. Dapprima il cong1·esso t1veva deciso di non farlo pal'tare, ma poi, dietl'O richiesta d('i futuri scissionisti, fu stahilito che Gautrot sarebbe slnto sentito < per semplice informazione>, mentre i due gru[lpi congressuali si misern d"accordo perché il discorso di Gautrot non fosse Jlé applaudito né fischiato. In ut\ as:;oluto silenzio, Gautrot disse ai congrnssisti le sue I"a– gioni, in u.n tono abbastanza pacato e moderato~ conch:1- {ienclo che vi era una sola contraddi,zione nel pr;ogramma. ch,lla. ,naggioranza: < O. voi vi inllpegmate ch.iat·an:ie~1te sul piano politico, o voi vi ri.ri -unciate ». Ma il ò'isco1·s& di Ga[ll– trot aveva chta.l'ito. a.i congressi~i un p1.111to (dte peraltro era slato abbastanza chiaro fin dall'i ·niz.io del congresso, soprattutto nei discorsi che davanti ad esso eran venuti a fare alcuni deputati, come i poujadisti Le Pen e De– niarquot): che cioè la « apoliticìtil > per cui si batteva la minournza ern, nonostante l'apparnnza, un prngrnmma di opposizione non tanto &Ila « politicitìi. > del direttivo uscito vi11cilore nel luglio H)56, quanto alla sua «politica>. Gau– lrot aveva cl"alll'onde pal'iato esplicitamente: l'UNEF ia.- Nostra · corrispondenza da Bogotà L A RIVOLUZIONE colombiana è cominciata. Gusta– vo Rojas Pinilla è stato cacciato dal potere sotto la pressione crescente delle masse popolari. Non gli è servito · rimaneggiare per l'ennesima volta la g[à artefatta « Costi-tùente », e poi nominare addirittura una nuova << Costituente» che lo rielegg.esse all'unanimità. Non g1i è servito, perseverare nella repressione, escer gitare ogni giorno nuove persecuzioni, tentar di impe– d>ire che anche in un funerale - intorno alla salma di L. E. Nieto C'aba11ero - si riunissero i lrberali in muta protesta, gettare contro le manifestazioni popo– lari la violenza di una sbirrag}ia educata. a tutti gli arbitri ed a tutte le impunità; punire con I?rigioni e _ campi di concentramento la semplice diffusione di nEr tizie; arrestare lo stesso candidato conservatore Guil– lermo, Leòn Valencia,; minacciare persino il vescovo di Popoyàn; far gettare bombe lacrimogene nelle chiese; e poi ricomìndare il consueto massacro, rispondendo cor piombo, alle ma,r:rifestazioni degli studenti. Lo sciopero, generale proclamato dall'e organizza– zioni studentesche ha trovato subito Yadesione com– patta dei lavoratori colombiani. Di fronte alla protesta popolare anche l'opinione pubblica conservatrice si rivolge decisamente contro Rojas Pi,nilla. Il Primate di Colombia minaccia la sco– munica a chi si facci:a strumento di nuove repressioni. La grande industria si oppone ormai apertamente al dittatore. I generali, suoi complici di ieri, vedendòsi in pericolo non esitano a disfarsene. Rojas Pinilla esce definitivamente dalla storia colombiana. Se Laureano Gomez potè amman~a-i:si deHa fosca grandezza di reazionario pervicace e fanatico•, di intran– sigente oppositore della civiltà moderna, del suo suc– cessore non resterà altro ricordo che queNo di un av• ventw.riero, senza serupoli e1:11i l caso e· l'altrui disegno diede il potere, e cui l'innata perfidia ne insegnò- l'abuso senza scrupoFi. Ma chi sono i suoi successori? La giunta militare che succede a Rojas Pinilla seffibra capeggiata dal fami– gerato generale Gabriel Paris, complice tra i primi della sua dittatura, come lo sono de1 resto gli altri mem– bri di questo governo, e non da essi può aspettare libertà il popolo colombiano. E' vero che; sotto la pressione degli scioperi e delle agitazioni popolari, l'a ;unta ha promesso libertà di stampa e libere elezioni. Ma non diverse promesse faceva, dopo il 13 giugno, 1953, Gusta'vo Rojas P.inilla. E' noto come le abbia mantenute. Anche la ;unta militar promette libere elezioni ma non ne· fissa la data, e se potrà consolidare il suo potere non ne parlerà più; intanto risponde con raffiche di mitragliatrici e con l'impiego dei carri armati alle manifestazioni popolari. La vigilanza e la sensibilità po1itica delle mass~ sono state accresciute dal tragico insegnamento di que– sti anni, e oggi non più così facilmente ottengono fidu' eia le promesse davanti al popolo di Bogotà, di Medel– lin, di Cali che rivendica per oggi, non per domani, la cessazione del governo militare e la restituzione della libertà. La Direzione Nazionale Liberale si trova di front~ a grnndi responsabilità. Da queste colonne sulle quali fin dal primo giorno abbiamo combattuto e denunciato la d'ittatura di Rojas Pinilla cui i liberali mostrarono al– lora una colpevole acqu.iescenza, la invitiamo oggi a non lasciar passare invano l'occasione storica, ad accet– tare l'invito delle masse popolari perseguitate ed e.sa ~ sperate. Alberto Lleras Camargo, Edua:rdo Santos, Dario Echand.ia, Carlos Lleras Restrepo, Carlos Arango Velez. ed' altri con loro, possono oggi evitare al paese nuove catastrofi. Nessun appoggio, nessuna fiducia, nessuna collaborazione alla dittatura militare della junta. co·– stringere la ;unta alle dimissioni allargando e orien-• tando la lotta popolare; non ripetere le tragiche capi– tolazion.i che seguirono H 13 giugno 1953. CARLOS GONZALEZ RIVERA L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTI! Direttore: Umberto Frugiuele Mi I ano, Via, G. Compagnoni 28 Corrisp. Casella Postale 3549 Teleg,r. Ecostampa

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