Nuova Repubblica - anno V - n. 20 - 19 maggio 1957

4 ASSISTENTI-E UNlVERSl'l'A.' LEBRICIOLE DELLA ·scrnNZA Le condizioni economiche e $indacali degli assistenti univ(\rsitaci no11 si ritrovano neanche nei settori mèr-o progrediti dell;organizzazionc industi·i~le. E ciò i1011-~slante· il servizio di utilità sociale che questa categoria è' chianÌata ~ tlrestare ·ne.Ile università di DOMENICO I L rROBLEMA de?li as_siste~ti u~1i,·ersita~-i continna a rima.nere nel ·d11nent1cato.10. D1 tanto m tanto se ne pa!'la, ma della questione non s'inhavécle an– cora una soluziqne efficiente. EppUre l'assistentato è sem~a dnbbio uno dei cardini fondamel1tali della nostra un·iver: sità. La· carriera, che do-:,rebbe eSsere incÒraggiata; è in– ,,ece una delle più ingrate e difficili. Dopo il decreto legge 7 maggio• 1948 n. 1172, che dava una prima regolamenta– zione all'assistentato unive1·sÌtario, la legge 24 giugno 1950 11. 4G5 ò venuta _a disciplinare ,la posizi_one giuridjca ed economica dell'assi.stente. Nelle nostre univers,ità prestano ]a propria indispensabile attivith circa cinquemila as~i– stenti, 3500 di nÌolo e 1500 tra volontari, straordinUi-i e incaricati. La carriera s'apre con l'assistentato volontal'iO, un servizio che assolve praticamente tutte le funzioni del– l'assistente di ruolo, ma che si differenzia da questo per il fatto che è prestato senza retribuzione, neppure sotto fo1·n1a di una qualsiasi indennità. Nella condizione di assistente volontario non retribuito il giovane lam·eato rimane in•· media due anni, che tal– volta, specie per la facoltà di ;nedicina,. diventano cinqne o sei. Trascorso questo periodo, il « volontario » viene Ticonosciuto assiste.nte straordinario, e comincia quindi ad ottenere ·la prinia 1·étribuzione, che s'aggira into~·no alle 25 mila li,·e al inese, senza· tredicesima mensilità e altre inte– grazioni. Non senipre, t)13rÒ,~';'questa-'?Omrna_· è data a uti solo assistente, ma specie negli istituti scientifici, dove pM ogni cattedra ci sono due, ti-e, quattro assistenti, la somma viene suddivisa fra tutti. Ne consegue che non pochi assi. stenti' universitari italiani vengof'lo retribuiti mensilmente con cinqne o diecimila lire. L'assistentato straordinai-io dura, in rnedia, due o tre anni, e pertanto solo dopo cinque o sei anni di effettivo e continuo servizio nell'università l'assistente può aspirare a essere insel'ito nei ruoli, vincendo il pubblico concorso appositamente bandito. li giovane studioso che intrn– prende la carriera universitai-ia entra in ruolo perciò, in media, dopo i trent'anni d'età. La posizione è tutt'altro che facilmente conseguibile, sopl'attutto per il numern troppo esigtio dei· posti disponibili presso ogni istituto. Vinto il concorso e ottenuta la nomina in seguito alla scelta dell'insegnante ufficiale della materia., l'assi– stente di ruolo ha finalmerlte un proptio status e conseguo GINEVRA. 5 maggio 1957 Caro Codignofo, mi è capitato dì ritornare in Calabria dopo un'as– senza di due anni, e di riton1arvi in cornpagnia di uno storico svizzero, di un radiocl'Onista francese e di un gior– nalista ungherese che i tragici avvenimenti degli ultimi mesi hanno catapultato a Ginevra. Motivo ufficiai.e del viaggio era quello di passare la Pasqua in un paese albanese del cosentino. Ma in effetti il motivo reale era un altro: per loro tre si trattava di vedere da vicino (}uella regione d'Italia, misteriosa e irn– penetrabile, popolata da briganti ed agitata da passioni selvagge; per me, di rivedern certi luoghi cari alla· mia giovinezza, di disconere nella rude parlata albanese con i miei vecchi, insomma di rivedere la·« mia tena», dalla quale forse non mi sarni mai allontanato se la disoccu– pazione più avvilente non mi avesse preso alla gola. Non lé avrei scritto questa lettera, carn Coclignola, se una ragione specialissima non mi avesse spinto a farlo. Si tratta di un episodio di questo nostro viaggio che n.1i è sembrato davvern significativo. Eravamo a Calopezzati, feudo dei baroni Toscano (ge– nero del deputato comunista !='alermo) e De Mundo (espo– nente della DC cosentina.), quando ci venne detto di San Morello. San Morello è una frazione del comune di Scala Coeli, abbarbicata su di un dirupo, isolata, nel corso dell'in– verno, dalle fiumare in piena. Per arrivarvi bisogna ar– rampicarsi, per dirupi e balze scoscese, ché non vi sono strade, di nessun genern, nemmeno un viottolo, per circa un'ora e mezza. Ci venne detto che San Morello è un paesuccio di circa 800 anime, senza acqua, senza. luce, senza farmacia, senza medico, isolato e perduto. Dopo averne visitati tanti in questa condizione, la cosa non presentava aspetti nuovi per i miei tre amici, se il ba– rone De Mundo non ci avesse detto: « Andate a San Mo- 1·ello. Trovei·ete un prete di ottant'anni che lavora, perso- 11almente il suo fazzoletto di terra, che fatica tre-quattro ore al giorno, come uno qualsiasi dei suoi fedeli, per ri: fornil-si ,di un po' d'acqua potabile. Perché a San Morello non vi sono né ricchi né poveri: vi sono soltanto dei mi-· serabilì ». L'idea di poter intervistare un prete ottantenne che pena parecchie ore al giorno per bere un bicchier di acqu"a e mangiare una minestra, aveva qualcosa di insoli– tamente curioso perché i miei amici rinunciassero al– J'avvel!_tura. . ,t) "' ,-· > TARA 1\/ TIN-1 il grado decimo della ger.-uchia bur-ocratìca, Vi 1·imane tre /tnni, e ·qui~di c.011segue 'il. grndo nono, nel quale permane per be~ ~e~te anni, t=ier poi p~~sare finalmente al gi-a.:lo ottavo, il più alto della caniera. In genere, l'assistente lo raggiunge dopO Jg.2.0 anni d~I consegUimeTlto della lau– ·rea, ·e pertanto-gli assistenti,.di-ruolo con qualifica di aiuto ·hanno un'età media di· 4-2 anni.· Il passaggio· all'ottavo grado, però, è subordina·to al conseguimento dell'abilita– zione alla libera docenza da parte dell'assistente; se nori la consegue ent.J'o il decimo. anno .di· servizio, non può ri– manere più in attivit4, e viene cancellato dal rnolo. L'as– sistente, pertanto, tende ad ottenere non solo la libera 'docen,1-a ma anche. alt1·e qualifiche. Degli assistenti di n10lo, ·nel '55, il 53 per cento aveva conseguito la ]iberi docenza, e fra questi il 9 per cento aveva ben due libere docen:,;e. Considerati, invece, i soli assistenti di ruolo con qualifica di aiuto, la percentuale dei liberi docenti rag– giungeva nello stesso anno il 92,5 per cento. La caniera dell'assistente universitario è quindi una delle più difficili e meno •retribuite. Dopo 15 anni di at– tivitù, infatti, questo professionista_ percepisce uno stipen– dio base di sole 33 mila lir·e mensili, che, con l'aggiunta del carovita- e di alcune indennità, sale a circa 58 mila lire. L'anno scorso, nel quach·o di attuazione della legge delega, gli assist€inti ot.tennerG un miglioramento delle retribuz,ioni nella misum di 11.000 lire lorde mensili, per quelli di ruolo, e di G500 per gli incaricati. Per 1·endersi conto dell'inst1fficienza delle retribuzioni va ricordato che la posizione dell'assistente è oggi per vari aspetti assai diversa da quella di pochi anni 01;sono, Allora questa carriera veniva intrapresa quasi soltanto da giovani studiosi appa1·tenenti a famiglie più o meno fa– coltose, i quali potevano dedicarsi serenamente alla vita scientifica e pagare Jo scotto per conseguire la cattedra: Ma oggi la situazione è assai diversa. I giovani assistenti appal'ten'enti a famiglie facoltose sono un'esigua fflino– ranza: Ja maggiornnza appai-tiene. a famiglie dellrt media bor~er;ia, che soltanto a 'pre,1-zo dì gravi sacrifici lrnnno pottjt'O~)nantenere il figlio o i figli agli studi. D'altra parte, l'attivit.\ degli assistenti universitari non può essei-e con– cepita solo in funzione di pi-epal'azione alla cattedl'a uni– versita1·fo, ma dev'essere ritenuta indispensabile per il consegnimento dei due scépi p1·in<:ipali che la legge rico- I MISER.ABiljl _,_ DI SAN llIORELLO Il gl'OSSO b.:\rone non aveva anco1·a finito di parlare che già noi tutti, caricatici sulle spalle le macchine da 1·ipresa e gli apparecchi da registrazione, ci ernvamo avviati verso San Mornllo. Un pastore che incontrammo là ove la montagna si dr-izza potente e sembl'a consigliarti di non correre rischi, e al quale chiedemrno la strada, si offerse gentilmente di accompagnal'ci. Muto e paziente si inerpicava rispondendo a monosillabi alle mie domande. Quando si accorse che io non ero « forestiero», mi guardò con più simpatia. Ed in– cominciò a parlare: « Sì, è vero, San MoL·ello è come ve l'hanno desc1·itto. Cosa volete. Non possiamo fare altro che lottare ... ». E cioè? domandai incuriosito. « Caro paesano, sappiamo che non possiamo contn~e che su noi stessi. I pai-titì sono cose di Cosenza, di Roma. Qui è diverso. Lottiamo e ci aiutiamo fra noi. Siamo troppo presi dalla nostra IÒtta per sopravvivere, per dar retta ai politicanti. I qt1ali poi sono tutti eguali: comunisti e democrist'iani e fascisti. Oggi sono i democristiani a comandare, ie'ri Mus– soljni, domani i comunisti. Ma noi siamo sempre qui, nelle stesse condizioni di ieri, di oggi, di sempre. Essi se ne fregano di noi. I soli a ricordarsi di noi sono i carabinieti e· l'agente delle tasse, ma - poveretti! - anche loro fini– ranno un giorno coll'abbandonarci. Che volete, paesano? L'unico mezzo che abbiamo è di rifiutarci di ·prendern parte alla loro vita. E così ci ririutiamo di votare». Come, non votate? esclamai. « E per chi, per che cosa dovremmo votare? Scala, Cosenza e Roma se ne fregano di noi, eb– bene noi ce ne freghiamo di loro ». Diceva queste cose con l'aria più semplice di questo mondo, come se si trattasse della cosa più naturale. E del resto cosa possono fare que– sti poveti contadini se non innalzare la loro protesta morale? Arrivamn-10 a San Morello. Non le rubo spazio per df'J– scriverglielo. Se ne avrà voglia le manderò gli articoli che i miei amici pubblicheranno e, magari, potrà ascoltare il documentario che Ma,ti, con voce rotta dal pianto, ha in- (W))i,,tua,va repubblica nosce all'istn1zione superi'ore: il p1·ogre.'3Sodella :scienz.a, e l'insegnarl'ientb per" la pi:e{)arnzion'e .professionale dei giovani. Ciò attribuisce all'assi1:,tentat.o il carattel'e ·di un sei·vizio essenziale, nell'interesse della collettività, ancho se la cattedra non cessa naturalmente d'essere la più nlta aspirazione dell'assistente universitario. Le università, per la veritù, hanno nel bi"lancio la voce « pl'ernio di opero~ità scientifica», e da questi fondi i g:o– vani studiosi dovi·ebhero trarrn i mezzi pe'r procurarsi le pnbblicazioni scientifiche indi:--pensabili, ma purtroppo le somme. sono esigue, e perciò inadeguate alle più 1·istn"tt0 nfJcessità; e inolhe solo nna rishetta percentuale di nssi– ste,lti ptlò ottenere urlo rdi bdi pr·eini, numericamente limitati. La, caniera dell'assistente universitai·io è resa an•·on.\ apei·ta ai giovani studiosi dal « secondo mestiere», ci•JÒ òall'attivitù. e~trauniversita1·ia, che consente di integrn.l'e la rntribuzione. Sono le lezioni private, le partecipazioni alle commis.-.:ioni d'esame delle scuole medie, le consti– lenze, le peri,1-ie e le attività professionali che forniscono agli studiosi i mezzi indispensabili per vivere e conhi– buil'e alla vita dell'università. Questa seconda attivith, però, si risolve in un danno pèr gli studi uni,·e1·sib1ri, giacchè compo1-ta. una distrazione dell'assistente dalla sua attività di ricerca scientifica. L' _.ASSJ:STENTATO 11nive1·sìtario pl'esenta alt,·i proble- mi di non trascurabile importanza. La canier·a, peL' es., è bloccata al grado VIII della. gerarchia statale, come s'è giA detto; l'assistente, pertanto, si trova in una posi– zione inferiore rispetto ad altri dipendenti dello Stato. Pet· fal'sene un'idea basterà s~per·e che un insegna,~te di liceo può raggiungere il grado VI e un preside può arrivare al grado V. E' pertanto giustificata la vecchia richiesta degli assistenti di modificare la carriéra facendola iniziare per l'assistente di ruolo dal grado IX, invece del X, e por– tandola al grado VI. Il decreto legge 7 maggio 1948 n. 1172, che con la legge 24 giugno 1950 disciplina l'istituto dell'assistente universitar·io, dispone all'articolo 8 che gli assistenti che non abbiano conseguito la libera docenza non possono ri·– manere in servizio per oltre dieci anni. Ne consegue che lo studioso, dopo un'attività decennale, çlurante la quale ha dato all'universitù, e quindi allo Stato, molto di sé, viene licenz'iato senz(i alcuna. indennità e senza di-ritto alla pensione. Ma l'a,ticolo stabilisce ancora che, anche prima del decorso del decimo anno, l'assistente possa essere li– cen:,;iato in tronco. E' il fenorneno della sconfer1na, che ~i realizza quando l'insegnante ufficiale della materia ne faccia proposta motivata al Consiglio di Facoltù, che ·de– libera in merito. L'assistente può, teoricamente, riconere al Senato~ accademico e al ministero della P.J., ma, a parte l'incertezza dell'esito del ricorso, rimane il fatto che praticamente l'assistente può prestare servizio finché lo voglia il professore uffìci1de. Sono condizioni difficilmente rintracciabili pedìno in taluni settor/ dell'industria privata, dove, almeno ufficiai• mente, è ignorato il fenomeno della « sconferma », e co– munque. il licenziato ha diritto a un'indennità. E questo accade in uno Stato che dovrebbe facilitare il pili possi– bile l'opera dell'assistente univel'sitario, prezioso collabo– ratoi·e dell'insegnante ufficiale nella formazione profes-· sionale dei giovani e nella ricerca scientifica. ciso per conto della radio della Svizzera francese. Le dil'Ò solo una cosa che il vecchio don Caruso (il più miserabile e povero prete che abbia mai visto, un prete che non hey manco il necessario pe1' comprni·si una sottana) ci disse: « Anche Dio si è scordato di noi. Segni può dimenticar.si di San Morello, ma Lui?». Lo strazio di q11esto-p0vero prnte, l'angoscia di questa popolazione fra le più sobrie e le più moralmente sane del Sud, fino a quando continueranno? Lasciammo il villaggio, ci accomiatammo da questa gente così dignitosa, così sana moralmente, così semplice, con Ja morte nel cuorn. Quando rifummo ai piedi della mont11gna e salutammo il pastore-guida, ci capitò un altrn episodio che vale la pena di raccontarle. Volevamo rega- 1-are qualche biglietto da mille al cortese accompagnatore. Con una dignità sconosciuta fuori della Calabria, li ri– fiutò. Alle nostre insistenze rispose: « Siete venuti qui so– pra per guadagnarvi il pane. Non è giusto che io tlccetti ciò che voi avete guadagnato meritatamente ». I'nsistemmo ancora e quando gli si disse che anche lui aveva lavorato accompagnandoci fin lassù, rispose: « Qui la giornata è di 600 lil'e. Io sono stato con voi mezza giornata, datemi 300 lire». Se il nostro carn Salvemini leggerà questa lettera, fol'se soniderà a.Ila mia sbalordita ingenuità. Questo viaggio, a vero dire, dopo anni di assenza e dopo esperienze in paesi così diversi dal mio, mi ha da.to la 1·iprova di quanto egli ha scl'itto tanti anni fa soi contadini del Sud. E l'ha data anche ai miei amici, l'ha data anche a Marie Brandon, di cui proprio in questi giorni è uscito il volume Calabria (M. Bi-andon-Albini, Calabre, Paris, Ed. A1·tha11d, 1957, pp. 300, 29 fot., in vendita presso « La Nuova Italia.» di Firenze). Io non ho l'animo per recensire il libro di questa pari– gina, eroina della Resistenza, che pa1-tita per la Calabria alla 1·icerca dell'evasio11e, del pittoresco, dell'esaltante ma– gia dei contrasti, finisce con lo scoprire Un paese di sel– vaggia bellezza, i cui abitanti, contadini, artigiani, pastori, vivono un'esistenza tanto pili umana e viva quanto più la tragedia di sentirsi soli diviene angosciosa. Un grazie sincero vada dunque a Marie Brnndon, che ha avuto il grande merito di aver scoperto il volto vero di questa regione d'ltalia e di averlo mostrato così com 'è ai lettol"i francesi. Si abbia i miei più cordia1i saluti GIOVANNI BUSINO

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