Nuova Repubblica - anno V - n. 10 - 10 marzo 1957

11.55~• nuQJl/1 repubblica SH'l'TJ<:GIOIINI NEL !tONDO I~A DIFESA ' . D'ISRAELE L A DECISIONE del governo Ben Gurion di ritirare le truppe israeliane dal territorio di Gaza e dalla striscia di Akaba è stata una decisione impopo– lare nell'opinione del piccolo stato d'Israele, e ha ri– chiesto un notevole coraggio politico. Il leader socialde– mocratico Ben Gurion era infatti tornato al potere al posto del suo predecessore e compagno di Partito, Mescé Sciarett, coine esponente di una politica dura contro i sqprusi dei Fednyin e delle truppe regolari egiziane nel Sinai e nel golfo di Akaba, dove lo sbocco d'Israele verso i mari calòi era ·praticamente ostacolato dal fuoco incrociato dei cannoni egizi<mi. Israele deve ora, senza avere ottenuto nessuna ga– ranzia da parte dell'ONU e senza avere avuto garanzie veramente impegnative nemmeno dag1i Stati Uniti o dal– le potenze Òccidentali, rinunciare ai vantaggi strategici conseguiti con le operazioni militari dell'autu~no scorso conko l'Egitto. E questo ritiro praticamente incondizio– nato da questi territori è in gran parte effetto dell'er– roi;e ,commesso allora dai dirigenti israeliani quando ri– tennero fosse frutto di buona diplomazia il collegare la causa d'Israele al conflitto in corso fra le grandi po– tenze occidentali e l'Egitto a proposito de.lla vertenza di Suez. Questa vertenza, a dire il vero, aveva messo in luee che lo spirito c!{e animava i dirigenti egiziani nel– l'impedire il transito attraverso il canale di Suez alle navi israeliane o destinate a porti israeliani (o prove– nienti da questi porti) si era poi riprodotto su scala più generale con la nazionalizzazione del Canale. Ma troppi. interessi finanziari e strategici npn Chiari erano collegati all'a·zione occidentale contro la nazionalizzazio– ne decisa da Nasser, troppe solidarietà, ideali in seno al mondo arabo erano legate a questa iniziativa egi– ziana, perchè Israele non corresse il rischio di lasClarci le penne. NegJi ambienti non interessati• a difendere a qua– lunque costo l' azione milita1:e anglo- francese contro l'Egitto, l'azione d'Israele, pur essendo condannata mo– ralmente come una violazione dei principi del diritto internazionale, trovava larga comprensione. Nessun do– cumento socialista, in Italia, ha mai posto suUo stesso pi3no l'azione militare israeliana e quella anglo-francese; perfino il PCI, nonostante le posizioni .interessate prese dall'URSS in questa questione, per cattivarsi la simpa– tia del mondo arabo, faceva un'opportuna, anche se me– no netta, distinzione. Vi era, però, in tutta questa fac– cenda, un certo senso iniziale di turbamento, che deri– vava dal vedere che Israele aveva confuso una causa soStanzialmente giusta, anche se impostata formalmente .in modo criticabile, con una causa, come quella sostenuta con l'azio,ne militare anglo-francese, dove gl'interessi di potenza avevano largamente il predommio su interessi più legittimi, come la difesa contro i soprusi del dit– tatore egiziano. E questo senso di turbamento ha domi– nato finora gli amici e gli ammiraCori del giovane stato d'Israele. Adesso si riparte da zero, dopo molta confusione e molti equivoci. Ma proprio perchè si riparte da zero, conviene non ignorare le cause legittime dell'azione il– legittima intrapresa da Israele nell'autunno scorso. Que– ste cause legittime si possono riassumere così: fin dal giorno della fondazione, lo stato d'Israele è stato sotto– posto, su tutti i suoi Confini, ad una serie di aggressioni limitate e localizzate che, pre~ ad una ad una, non ·co– stituiscono forse una violazione flagrante e franca de11a Carta dell'ONU ma che, sommate insieme, e tenendo conto che erano istigate, finanziate e organizzate dagli stessi confinanti con Ìsraele, e particolarmente dall'Egit– to, quali che ne fossero i governanti, hanno avuto ef– fetti più dannosi di una guerra generalizzata. Orà, esistono due problemi, che coinvolgono la re– sponsabilità dell'ONU, e in primo lu·ogo delle grandi potenze, a cominciare da11' URSS: bisogna e_vitare che Israele, col nodo stretto attorno alla gola, sia costretto a schierarsi con uno qualunque dei blocchi di potenze oggi in lotta nel Medio Oriente per assicurare la pro– pria ,sopravvivenza come nazione; bisogna, d'altra par– te, porre fine allo stato di guerra - e non solo di gu_e1:rig1ia - ç,he ha tra Vagliato i .primi anni d'esistenza dello stato d'Israele, imponendo per ·mezzo di un'azione collettiva la conclusione della ·pace nel Medio Oriente e gararitendo solennemente i ·confini e la vita dello stato d'Israele. Ne va di mezzo non solo la pace in questa parte del mondo, non solo il dovere morale di ogni nazione civj]e di sottrarre due milioni di ebrei al massacro eui so~o votati se diventano· una pedina nello scacchiere delle ambizioni delle potenze nel Medio Oriente ma àn'Che l~ tutela di un'isola di progresso in un o~eano di°'reazione fel.ldale o totalitaria. E questo è un dovere di tutte le- nazioni à.derenti all'ONU e di ciascuna di esse, grandi o piccole: compresa l'Italia, che non può continuare a lavarsi le mani di quello che avviene Jaggiù solo perchè altri si assumono una responsabilità, abe nessuno Jla loro affidato. di tutelare un ordine ap- prossimati.yp ,nel J\1edlo Orien~e. · PAOLO VITTORELLI 5 INTE-RVISTE _ H Sulla politica franco-inglese non posso dirvi nulla; devo ancora UN'INDAGINE DI RAYMOND FUSILIER SOCIALIS~IO SVEDES di GIOVANNI BVSINO E • VERO che la fortuna della sociologia_J~.litica è una conseguenza naturale cll'll111 g1·M·e c1·1s1 che da un trent.e1rnio tl'avaglia la scienza (e l'arte) politica. 'l'uiiavia non si può cfoiconoscere che, ove nella sociologia s! veda un [i!_rlo aspetto della scienza politica, essa co– stit11isce un ·}·lld:tnento culturale di grande importanza pra– tica. l'er 1~ qual cosa, quasi con dolore, notiamo le eno1·mi deficienze della cultura italiana in questo settore. Quando ci copita. cli istituire un bilancio e cli com– pararlo a quello, senza dubbio rigoglioso, degli studi SO· ciologici, non diciamo dei paesi anglosa~soni, ma della Fl'ancia e del Belgio, le arretratezze della cultura ita• liana ci appaiono pa.rlicolarmente grnvi. Gli sforzi di qualche cornggiosa rivista sono lungi dal con~eguire i l'isultati di una l?evue /rancaise de science politique o della Revue1 de l'lnstitut de sociolQ_f!ie o, ancora, dei ramosi Quaderni editi dalla francese Fondazione nazio• nnle per le scienze politiche, organismo appositamente c,·eato per faYorire ed incrementare il progresso delle scienze politiche, economiche e sociali. Proprio, ~ que• sto organismo (non si potrebbe crea1·e qualcosa eh ana– logo anche in lta.lia?) è dovuta la pubblica;,,ione di opere come quelle di Dogane Narbonne (I Francesi e la volitica), cli Duverger e Goguel ( Uin(li~enza dei sV1tenii elettorali sulla vita politicci), di Goguel (.Geografia delle elezioni /rnncesi dal 1870 al 1951}, e, più recentemente, dell'ec– cellente: Pcirtis volitiques et classes sociales en lì'rance. Ma l'interesse degli studiosi francesi non è limitato solo alle cose del loro paese. An,,,i, l'interesse cli questi studiosi investe un po' tutto, cl.allo studio del meccanismo elettorale dei parliti ame1·icani a quello, per esempio, delle comunihì rurali del 1'.'[ez:,,ogiorno d'Italia o della composizione sociale degli o,·ganismi rappresentativi del Brasile, Nè gli studi snl movimento operaio e sui par– titi socialisti risultano negletti. In Italia tali studi sono dovuti o alla coraggiosa intrapl'ende1rna di studiosi sin– goli o al mecenatisrno di benemerite istituzioni di parte (e fra queste, in primissimò luogo, la Biblioteca Feltri– nel"li), laddove in Francia essi sono stimolati e solleci• tati çla un organisrno paragovemaiivo -in seno al. quale lnvo1·ano, in pedetta unità di intenti, studiosi di forma– zioni culturali diverse e di appartenenze politiche op– poste: il Centro nazionale per la ricerca scientifica, A.cl un « atteché > di questo Centro, il Fusilier, che tutti gli studiosi di storia del movimento operaia e so– cialista conoscono per una serie di diligenti lavori sulle classi subalterne e sulle democrazie socialiste scandinave, dob.bialllo ora un puntuale studio sulla organizzazione del partito socialista svedese. (Raymond Fusilier, Le parti ROcialisle 8uédois. Son Or(Ja,nisation. Prefo.ce de G. Mollet. I>aris, Les Editions ouvl'ières, 1!)57). Abbiamo sottolineato la 1)arola organizzazione perchè que:-.to libro non vuole essere la storia del partito socialista svedese dato che, come tutti sanno, una tllle storia non può farsi sulla ba.5e ·della mera. narrazione della vita. in-· terna dell'orga.nizzazione (congressi, votazioni, insomma ricQstrn;,,ione dell'nt.tività. e dei n-locli travP1'$0 cui una b_en Joter~1 ~na.ta massa di uomini, cio~ ~li aQ~renti ·a~ port.ito, manifesta la sua propria volontà), Vero è cho .., < fa1·e, la storia di un del,...rminnto partito ~ignifrca ni,.,.ntQ. • altro che scrivei-e la sto1·ia generale di un pae . _o dal,; punto di vista monografico, per porne in risalto un a:--pot.V>-j; caratteristico :t>. , Ora, è quanto mai utile ed interessante conoscoro,., un seU.ore, il socialista, dell'organizzazione pluralista sve~. <lese. Cioè di una societi~ che, mercè una ben combinata., molteplicità di organizzazioni, favorisce, in misura~ n_o,. . tevolissima, la formazione di un'opinione pubblica eh-e riesce a. controllare efficacemente lo svolSimenio de.Ila,, Yita democratica. Quando poi si _pensi che le influenti, e. numel'OSe ot·ganizzazioni, fra findividuo e lo Stato, pe1·– meitenclo l'introduzione su larga scala di una S0l'ta di democ1·azia diretta, l'appresentano un potente rattol'e di stabilità sociale, apparirà più convincente l'utilità cli que– sto libro, che appunto su siffatti .problemi è tutto in– centrato. Si sa che il socialismo venne introdotto in Isvczi1h ne.I 188.1, da un modesto artigiano, Angusto Palm, ~l quale, formatosi ideologicamentè sotto l'influenza dello dottrine del socialismo tedesco, riuscì a fondare (uffi– cialmente, nel 1889) il pal'tito socialista svedese. Il Par– tito, sin dalla sua nascita, si trovò stabilmente radicato ne"i Sindacati, i quali sono anivati a dargli fino a due ter– zi dei membri .• Il Pa,-tito è dunque l'espressione politica di un rnovimento più largo, il movimento sindacale, che a sua volta è il legittimo rappresentante di tutta la ck..3so operaia svedese. Perciò ancora oggi sono valide le parole che il presidente della Confederazione generale df'i sin– dacati pronunziò nel 1909: « Il partito socialista svedese è il portaparola naturale e di diritto degli sforzi poliiìci della classe operaia svedese». Lo studio che segnaliamo è conclotlo, per gran parte, sui documenti interni del Partito, che ha permesso allo studioso francese di prendere visione addirittura dei bi– lanci e cli frugare negli archivi riserYati. (Il Fusilier ha così accertato ché il partilo svedese aiuta largamente .i partili fratelli, fra i quali, in misura notevole, la SF'IO. Grazie ai sovvenr.ionamenti dei socialisti s,·edesi la SFIO ha salvato da sicura morte, e più volte, il proprio quo– tidiano nazionale). U1!a larga documentazione è staia messa a disposizione del P. anche dP.i partiti socialisti di Francia, di Atlstl-ia e d'Inghilterra, il che ha permesso di raffrontare, sul piano della comparazione morfologica, le rispettive strntture politiche e di valutarlo analitica– mente. Quantunque la parte storica sia ridotta al mi– nimo, lo studio dello sviluppo del socialismo SYede~e è da giudicarsi indispensabile per comprendere la situa– zione e l'organizzazione atl:.uale del Partito, Onde il let– tore tl'overà. desaritte, nel capitolo introduttivo, forse trop– po so1mnarian1ente, le pl'incipali tappe attravérso le qua– li il partito si è sviluppato, e spiegato il perchè, nono– stai"ite sia sorto tardi ri:.petto agli altri movimenti socia– listi europei, ~lei suo sviluppo fuln1ineo o del suo conso– lidamento al pote1"e. L'esame dell'orgnnizzazi1.:me viene dt;;_)Oai_uesto succoso (segue a png. 6, 3.a co'-.X

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