Nuova Repubblica - anno V - n. 6 - 10 febbraio 1957

6 VERSO L'ULTIMOATTO DELL'"AFFAIRE" 1 NUOVA LUCE SU DREYFUS La verità preconizzala da Zola è ancora in catntnino e forse orinai vicina alla mela. Ci fu senz'ombra di dubbio il "terzo uomo,, di GINO G IA' DA QUALCHE mese ero giunto, dopo up. lungo e faticoso viaggio, alla scoperta del « terzo uomo » ipotizzato da Maurice Paléologue nel suo libro postumo: Journal d<e l'Affaire Dreyfus (vedere mio. ar– ticolo nel n: 8-9 di Il Porw2, 1956, pag. 1486), ma non lo avevo reso pubblico, in attesa di poter raccogliere una documentazione sufficiente. (ciò che sto ancora fa– cendo), o almeno. di poter offrire una stringente concate– nazione logica. Se mi decido oggi a scrivere per Nuova Repubblica questa nota, è perché ormai il terzo nome è stato fatto, in tutte lettere, in due sedi differenti: in un libro di memorie-, e molto di recente, in una interrogazione ri– volta dal senatore socialista Carcassonne al ministro çle– gli esteri Pineau. Questo non mi pone più l'obbligo d'of– frire una impeccabile documentazione .....:... che, d' altra parte: coritinuo a raccogliere - e che spero di dare al più presto. La bienséance internazionale è salva~utto a posto. · Avevo già trovato il nome del « terzo uomo», di colui cioè che era « à la source », alla pag. 461 del ple– torico libro (anch'esso postumo) del generale Leyraud– Girarde: Un quart de siècle au service de la France (Paris, Les presses littéraires de France, 1954). Qui giova notare, cosa che a molti è sfuggita, che già nel 1899, al Processo di Rennes, il teste generale Deloge aveva alluso ad un C< terzo uomo » con Je parole: « ... L'autore dei bordereau è un Capo, un Signore che era à la source ». Dice dunque testualmente il gene- I NUOVI LIBERALI (continuaz. da pag. 5) è stata sostenuta dal forte gruppo di DUsseldorf, il cui peso nell'equilibrio del partito risul\a rafforzato dalla riconferma alla vicepresidenza del leader renano-west– falo Mende. Sul piano della politica generale i1 congresso di Berlino non· ha dato però quelle precise indicazioni che molti si attendevano. Dove andranno i liberaldemocra– tici? A destra o a sinistra, con la CDU o con la SPD? Per 1a verità non, era possibile dare una risposta pe– rentoria a questi interrogativi, che potranno essere sciolti soltanto dopo il risultato delle prossime elezioni. Era pertanto logico che il congresso lasciasse impre– giudicata ogni possibilità, dando battaglia alla poli– tica estera di Adenauer ma non risparmiando neppure i socialdemocratici, dei quali ha condannato gli indi– rizzi economici e la minaccia di attuare una politica di socializzazione qualora dovessero andare al governo. Proprio l'accettazione della Soziale Markttvirtschaft nel campo economico e la normalizzazione dei rapporti con i paesi dell'Europa orientale sono i punti più rile– vanti del decalogo programmatico approvato a Berlino. Sul secondo punto soprattutto, che accoglie le proposte formulate da Mende in un suo piano per la sicurezza europea e la riunificazione della Germania, :a FDP ab– braccia ormai in pieno la proposta, condivisa anche dai socialdemocratici, di creare nell'Europa centrale una « zona distensiva » tra Oriente e Occidente, mediante il ritiro delle forze armate del NATO al di qua del Reno e l'arretramento al di là della linea dell'Oder-Neisse delle forze del bloccò sovietico.· DORIA rale Leyraud-Girarde: « 27 gennaio 1904 ... Agli Affari Esteri erano convi.nti dell'innocenza di Dreyfus. e di– ozvano che tre eran~ i colpevoli: uno è Weil, il bacato individuo di cui si serviva Saussier (il « generalissi– mo » n. d. A.) e che copriva con la sua protezione: gli altri ·sarebbero Lauth e il generale Rau. Ciò sorpassa quanto si può immaginare di fantastico: è deiirio esa– sp•zrato, oppure ... ». Eppure non avrei ancora fatto il nome di Rau, se non si fosse verificato un fatto nuovo e clamoroso: 1'11 dicembre 1956 l'Affaire è stato nuovame.nte evocato in– nanzi al Consiglio della Repubblica dal senatore delle Bocche del Rodano, Carcassonne, riferendosi al Journai di Paléologue. Il senatore ha ricordato che Maurice Pa1éologue, funzionario del Quai d'Orsay. scriveva, m data 3 gen– naio 1899 C<••• che tre individui lavoravano per i servizi segreti degli S. M. centrali e che costoro erano, se– condo lui. Maurice Weil, il comandante Esterhazy e un ufficiale d'alto grado che dopo aver esplicato per parec– chi anni funzioni importantissime al ministero della Guerra, ha oggi un comando di truppe ... ». Il signor Carcassonne ha sollecitato il ministro de– gli esteri ad aprire un'inchiesta « su questo ufficiale sco– nosciuto >>. Di fronte alla risposta negativa data dal segretario di stato Jean Minioz e motivata con Ja spe– ciosa ragione che non. era il caso di « resuscitare de– plorevolissime polemiche >>.il senatore è stato più espli– cito affermando che il Paléologue nel suo Journal allu– deva al generale Rau. (Se il detto S€:natore fosse stato uno specialista dell'Affaire e se si fosse te!'luto più al corrente. avrebbe potuto aggiungere che il generale Leyra·ud-Giraude già aveva fatto questo nome nel suo libro pubblicato nel 1~5~. e cioè un anno prima di quello del ~a!éologue, e che già al Processo di Rennes, il ge– neràle Deloge aveva avanzato tale sospetto). Molto giustamente Carcassonne ha replicato che : « les passions soulevéeS par l' Affai:re Dreyfus sont main– tenant apaisées. Allié à la famiUe du capitame D1~2yfus, fai considéré qu'il n'était pas inutile d'apporter Quel– que éclaircissement sur cette afjaire >>. Proprio così. L'Afjaire non è più 9"'attualità (con la storia travolgente condensata nell'ultimo cinquanten– nio); ma pure giustizia piena_ non è stata fatta. Questa giustizia deve compiersi. Inoltre, sebbene quelle passioni siano spente (per modo di dire; con 1d forte ripresa antisemitica che serpeggia in Francia!), la opinione pub– blica francese non è, ancor oggi, orientata nel senso giusto, vale a dire che non è certa dell'innocenza asso– luta del capitano alsaziano, non è ancora convinta della condotta scellerata dello S. M., in stretta collaborazione con le gerarchie gesuite. con gli antisemìli, con i legit– timisti, con gli orleanisti e con i nazionalisti. Infatti, in una mia recente inchiesta condotta a Pa– rigi (dopo la pubblicazione sul Ponte, del succitato sag– gio), sono restato sbalordito e addolorato, nel sentire (e da parte di intellettuali, di radicali, di eminenti pro– fessionisti, ecc.) .domande di questo genere: « Ma· siete voi proprio sicuro della innocenza di Dreyfus? )); << Non credete che se Weil, Esterhazy e altri tradirono, anche Dreyfus tradì per conto suo?)); « Non vi par giusto che, per il decoro e per la tranquillità della Francia, non sia opportuno rivangare questa triste sbria? » e altre amenità del genere. Dopo la pubblicazione, a puntate. sul Figaro Littérafre dell'oramai famoso giornale di Paléologue, piovvero le '1491 nuova repubblica lettere recriminatorie dei discendenti diretti o indiretti dei maggiori responsabili dell'Affaire, con le smentite più cervellotiche, con le argomentazioni più ridicole, con le ritorsioni più assurde. Non val la pena di fare i nomi degli autori di tali proteste. Val la pena, per· contro, d1 osservare che si è verificato, nella stampa, uno schieramento analogo a quello del 1894-1899, e che si va delineando urr fronte antidreyfusardo, sia pure meno compatto e violento di quello degli anni terribili. Si è perfino letto l'articolo di un tale che parla di Faure come di un presidente e cittadino impeccabile, dando per scontata la sua morte naturale e.. corretta. Tralasciamo poi varie inesattezze in cui è caduta· la stampa. ·Basti dire solo che Le Monde aveva scritto che il senatore Carcassonne era legato da parentela con la famiglia Dreyfus. Viceversa le cose stanno così: il nonno materno di Carcassonne era procuratore della banca Valabregue, diretta dal signor Jean Valabrcgue che aveva sposato la sorella del capitano Dreyfus. B ATTAGLIA ci sarà, ed è da sperare che nell'inte– resse della giustizia, della verità e della stessa Francia, la luce venga: splendente e piena. Ma come mai tacquero uomini che pur si batterono per la causa di Dreyfus; uomini - assurti poi a re– sponsabilità di governo - che avevano partecipato at– tivamente alla sventurata « Comune>> e provenivano dal popolo? Eppure, questi uomini avevano davve– ro messo a repentaglio la propria vita: e 'il grave fe– rimento di Labori, l'assassinio di Jaurès, la morte di Zola, non furono tanto misteriosi quanto si volle e si vuole far credere. Zola morì, sì, per intossicazione da acido carbonico, ma solò perché una mano nazionalista e vendicativa aveva tappato al momento giusto 1a con– duttura del camino. Proprio a me è occorso un caso sintomatico. Nel corso delle mie contrastate ricerche. pensai di rivol– germi al venerando capo d'un partito Jaicù di sinistra, insigne studioso e spirito anticonformista per eccellenza. Non ebbi risposta. E' bensì vero che codesto statista è molto vecchio, ma è pur vero ch'egli è - o almeno lo era al momento della mia richiesta - perfettamente lucido Non ne faccio il nome, perché desidero credere che fu il suo entourage a interporre il muro del silenzio tra lui e m~. Ora, pare che veramente il dossier tedesco dell'Affa-ire sia stato distrutto,. come dichiarò il ministro degli esteri all'ambasciatore Poncet, per ordine dell'alto Comando d'allora; pare che la documentazione esistente in Fran– cia sia stata distrutta, con altri archivi, dai nazisti du– rante l'occupazione di Parigi. Il filo d'Arianna - sta a vedere! - potrebbe ricondurci in Italia: al ministero degli esteri e negli archivi privati dei discendenti di Panizzardi e di Sforza. Il governo francese dovrebbe accogliere la richiesta Carcassonne e arrivare alla verità, a tutta la verità. Può farlo. Può arrivarci. Ma con questo vento di con– formismo e di reazionarismo. reso più vigoroso dai fatti d'Ungheria, non c'è molto da sperare. E' curioso - per concludere - che il nome di Rau sia stato fatto per la prima volta dal generale· Lèyraud– Girarde (del cui libro sono venuto in péssesso soltanto nel novembre scorso), cioè da un uomo che assommava in sé i difetti comuni alla strag'rande mag:iioranza dei generali d'ogni paese, e suggerito poi, con ciréospezione, dal Paléologue. Le osservazioni stoi-ico-politiche espresse nel mio ar– ticolo già citato, sono più che mai valide oggi, dopo la lettura dei ricordi del Leyraud-Girarde e dopo la ri– chiesta del senatore Carcassonne. E trovansi avvalorate in un'interessantissima opera di Gérard de Lacaze– Duthiers: C'était en 1900 ... Tome premier - Les laideurs de la Balle Epoque, Paris, 1957, giuntami qualche gior– no fa. Infine, ho la sensazione (sia pure basata su dedu– zioni strettal1lente logiche) che vi siano stati legami tra Rau e Lauth, e forse attraverso una donna, che po– trebbe essere stata.. il quarto uomo. Giova qui ricordare che la celebre frase di Henry: « Tu sai nell'interesse di chi ho agite», pc,teva riferirsi non ad una persona, bensì a più persone. « Tu sai nell'interesse di quali personaggi lo ho ag1t.J ». C'è già un poèo più di luce. li resto verrà. ·, A giudicare quindi dall'ultimo congresso. sotto la guida di Remhold Maier la FDP intende rafforzare la sua posizione accentuando la fisionomia di autonoma terza forza tra i due grandi partiti. Essa, che nel 1953 raccolse il 10 per cento circa dei suffragi, spera di man– tenere anche nella prossima consultazione la medesima percentuale, coprendo in tal modo una buona metà dello spazio sempre più ristretto lasciato libero dalla SPD e dalla CDU; la FDP potrà contare inoltre anche ·sul– l'apporto del partito democratico sarrese di Schneider, per la verità più nazionalista che liberale, che, pur, senza fondersi formalmente con essa, in pratica ha uni– to Je sue forze di dubbia lealtà democratica a quelle del partito di Maier. Comunque sia, ad un anno dalla scissione di Preusker, Euler e soci, la FDP non accusa alcun sostanziale indebolimento, ma anzh il più recente corso degli eventi sembra avere rinsaldato l'unità delle correnti e, con l'ascesa delle forze fresche e dei « gio– vani » di Diisseldorf, la stessa piattaforma politica. QUADERNI DEL PONTE "PIEHO CALAMANDREI,, Uno scritto sull'emigrazione politica itn– liana, limitato al periodo che va dalla ca– duta di Parigi alla caduta di Mussolini: « li Ponte» lo ha pubblicato nei numeri di gen– naio. febbraio e marzo 1955. L'autore rievoca l'azione politica che lo portò clandestino dal– la Francia occupata a Barcellona. Madr.1d, Lisbcna. Gibilterra. Malta. Londra, New York e poi di nuovo a Londra per rientrare an– cora nella Francia occupata, sempre a con– tatto con la Resistenza francese. Lussu espone le difficoltà dell'emigrazione politica italiana per inserire l'antifascismo nella guerra con– tro il fascismo e il nazismo. su un piano di indipendenza nazicnale e di democrazia repubblicana. MARTIN FISCHllR DlPlO!IAZIA CLANDESTINA di EMILIO LUSSU LA NUOVA ITALIA EDITRICE - FIRENZE PIAZZA INDIPENDENZA, 29 Pagg. XII-84 - L. 350

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