Nuova Repubblica - anno V - n. 6 - 10 febbraio 1957

4 ATOMO E ELETTRICI TA' L'AUTOBUS DA PRENDERE La Jeo-ge Cortese non soddisfa le obbiettive esigenze della nostra economia. Essa vuol impedire un monopolio statale nel ~ampo dell'energia nuc'eare, per introdurre yic~ver– sa un sistema concessionario il cui motore sarà sempre costituito dall'interesse p1·1vato di PJE-RO BARUCCI Il F INO ad oggi no:.1 abbiamo in Italìa una legge nu– cleare. Eppure orm'ai da tempo il problema sta in– teressando un po' tutti: fisici, chimici, eConomisti ed ,mche. uomini politici. L'unico precedente è 'costituito. da un progetto di legge presentato dall'allora ministro del– l'industria ed approvato dal consiglio dei 1,ninistri il 20 ma.1110 1955; Era quello un progetto coniato sullo stampo delle leggi nucleari francese ed inglese ed assicu– rava quindi allo Stato il pii't rigido monopolio nel settqre. Di lì a poco, come si sa, quel consiglio dei ministri cadde (crisi ministero Scelba') e fu sostituito da un altro, nori eccessivamente diverso nelle persone, ma _evidente– mente nello spirito, almeno del ministro dell'industria, _se è vero che è stato capacé di approvare il nuovo progetto di legge (ormai conosciuto- come progetto Cortese) com– pletamente diverso dal precedente. Tuttavia questo non è il solo progetto legislativo oggi esistente: ne esiste un altro preparato dai senato i del partito comunista ~i.à àll'esame della competente commissione e sembra che anche il progetto elaborato da tre valenti professori uni– ,,ersitari - Ascarelli, Ageno, Guarino - riesca a trovare .prima o poi la via delle camere. Oggi il parlamento può dunque scegliere fra due so– Jnzioni: quella ·indicata dal progetto Cortese, e quélla in– dicata dagli altri due progetti di legge che non sono né uguali né simili, ma che, almeno per quanto riguarda ~o sfruttamento dell'energia nucleare per produrre energia elettrica, vogliono raggiungere lo stesso fine. Vediamo innanzitutto il primo. Esso si ispira alla at– tuale legislazione americana che, come già abbiamo ac– cennato nel précedente articolo, si basa su un sistema di concessioni. E' opinione comune che questa legislazione sia quanto di più opportuno si possa immaginare per un paese conie l'America, dove ognun.9 sa in quali termini si ponga il problema della produzione della energia elet– trica. Là si nuota nell'abbondanza e, bene o male che vada lo sfruttaniento de!Fenergia nucleare, esistono tante e tali fonti di energia dir far fronte con tranquillità alle esigenze derivanti ·dall'ormai costante sviluppo dell'indu– stria locale. Si pensi che gli USA, per separnre con nn particolare trattamento fisico l'Uranio 235· dall'Uranio _238, consumano annualmente 50 miliardi di Kwh, che è una quantità di energia elettrica molto superiore a quella glo– balmente consumata in Italia e che uguaglia il consumo global~ francese. Sembrano storielle alle quali è difficile erodere: invece le cose stanno proprio così! In Italia purtroppo il problema è del tutto diverso per mille e una ragione. Da noi ormai si sono fatti mira– coli nello sfruttare i col'si d'acqua a fìni idroeletfrici; i giacjmenti di carbone sono quelli che sono, scarsi e di elevatissimo costo di estrazione, ed il petrolio, anche se è ormai accertata la sua esistenza, sembra essere un po' l'araba fenice della situazione: tutti giurano che c'è, ma chi guardi le statistiche del petrolio estratto in quest"i nl• timi anni nel nostro paese, può accorgersi con estrema facilità. di quanto "siano lontani i livelli di produzione at– tuale dal fabbisogno nazionale. Ma a ben intendere quanto siano necessarie per il nostro paese nuove fonti di ener– gia, c'è da tenere presente un'altra considerazione. L'eco- ' nomia italiana, a meno che non voglia ignorare 1a ·piaga CJ'Onica dei disoccupati (il che equivarrebbe a tagliar~i mani e piedi, perchè uno sviluppo economico non può es- · sere disgiunto da .una piena occupazione), dovrà soppor– tare nell'imminente futuro uno sforzo gigantesco e dovrà quindi conoscere uno sviluppo di amplissime proporzioni. E' stato rilevato statisticamente che la produzione cli ener:.. gia elettrica, sia nei paesi a economie «mature» sia in paesi sottosviluppati, raddoppia in un periodo di tempo di circa dieci anni. Il che vuol dire che nel 1965 il con– sllmo dell'energia elettrica raggiungerà in Italia circa 80 miliardi di Kwh. Come rotrerno produrre questa energia? Non certo per via idroelettrica, perché l'energia prodotta. per questa via non potrà· che.smuoversi di poco dai livelli 1·aggiunti quest'anno (intorno ai 30 miliardi di Kwh), ed a~Jora, visto che non abbiamo né carbone né petrolio, sa– remo costretti ad importare simili fonti energetiche con grave ripercussione sulla nostra bilancia dei pagamenti. Un autorevole settimanale (Mondo economico), comme,n– tando· il convegno degli « Amici del Mondo», viene a dire che non c'è da allarmarsi, perchè la domanda di energia potrà essere soddisfatta in futuro anche per vie diverse da quelle a tutt'oggi condsciute, « ... ad esempio con la fu– sione dell'idrogeno, che è uno degli elementi più abbon- anti della terra. E la realizzazione di questo obbiettivo, potrebpe non essere distante da noi più di una genera– zione: così alme!lO hanno predetto autorevoli scienziati, da1la conferenza di Ginevra in· poi. E' quindi ragionevole pensare - prosegue il settimanale - che i sacrifici in ter– mini. di efficienza e di economicità oggi reclamati, po~ sono valere solo· ~d acc·umulare Pe.r il frituro un combu– stibile (quello nuclearn) ·che, domani, potrebbe essere tec– nicamente ed economicamente superato». PtJrtroppo le nostre scarSe no:e;ioni di fisica non ci 'pér– mettono cli sapere con· precisione a che punto si sia giunti nel processo di fusione dell'idrogeno; péssiamo però dire che, ani'messo' pure che le ricerche lo renèlano presto. teC– nicamente po~sibile, c'è da vedere però se ..questo s.ia un processo economicamente utili:t.zabile a breve scadenza. E' certo, comunque, che non è nostro compito prevedere il futuro; noi sappiamo invece che oggi l'uomo ha a di– sposizione, per produrre energi~ elettrica, la energia nu~ cleare e che su quella soltanto possiamo contare. Ogni altro discorso è inutile e pericoloso:· potrebb~ creare in molti una situazione di messianièa aspettativa. Altrimenti ci comportiamo come quei contabili che, volendo fare i furbi e far quadrare il bilancio a tutti i costi, mettono fra le at– tività una ·serie di poste o immaginarie o sopravalutate, col bel risultato di trovarsi dì lì a. poco in galera per il loro eccessivo zelo nel far apparire utili non conseguiti. Quello che è certo, invece, è che oggi (proprio in questi giorni!) sta passando dinanzi a noi l'autobus della se– conda rivoluzione industriale: vi sono pochi posti a se– ch~r4;} e l'Inghilterra, da vecchia- volpe, si è ancora una volta assicurato quello più comodo, seguita subito dalla Franci~. La legge Cortese Per noi c'è ancora un posto e bisogna occupa1·lo. Ma non è lecito aspettare:· fra qualch.e momento, l'autobus potrebbe essere ormai lontano· e noi, pesti e malconci, ci troveremmo nel mezzo della strada, avvolti in una nube di polvere, privi di un orienta.mento qualsiasi, costretti a mendicare aiuti a destra e a sinistra, con la speranza che qualcuno ci prenda benevolmente a rimorchio. Bisogna decidere e decidere bene. Soddisfa la legge Cort~~,..,,__le i,ige.nze suesposte? Purtroppo no: Essa vuole impedlre un monopolio statale nel campo dell'energia nu– cleare e vuole invece introdul'l'e un sistema concessionario. Diceva Ascarelli al Convegno romano « che un sistema con– cession·ario sarà sempre uri sistema di vincoli (più o meno efficienti, aggiungiamo noi} ma il n-10tore, l'iniziativa sarà sempre costituita dall'interesse privato». Tutti sapp"iamo che, se la legge Cortese verrà approvata, gli elettrici chie– deranno ed otterranno subito in concessione )'.Uranio ar– ricchito prestatoci dal governo americano. Ed è altrettanto facile prevedere che se in un don1ani non lontano si otterrà energia dalle centrali nucleari .a' costi inferiori a quelli at– tuali, le società private avra1lÒo tutto l'interesse a realiz– zare una politica che crei una situazione di eccede1lza di domanda così da permettere una stabilizzazione del prezzo ad un livello da loro ritenuto soddisfacente. Questo si– gnifica cioè che, ad un certo punto, il privato può avere anche interesse a produrre meno di quanto sarebbe in grado, con grave pregiudizio del nostro sviluppo economico. Si risponde a questa obbiezione che il progetto Cortese affida allo Stato i mezzi per revocare la concessione; ma non ci pare una risposta seria. A parte il fatto che nepi– meno in questo caso lo Stato potrà assumersi direttamente l'iniziativa (avrà diritto a colpire i responsabili del falli– mento dei privati, ma che può importarcene?), chi ripa– gherà il nostro paese del tempo perduto nella corsa pazza che si va conducendo da parte di_ ogni nazione alla indu~ strializza.zione sempre più accentuata della propria eco– nom"ia? Il tempo vale pur qualcosa, e specialmente in periodi storicamente dinamici com'è quello che stiamo attraversando. I Negli USA, come si è visto, simili preoccupazioni non hanno ragione di esistere perché le fonti COllVenzionali d'energia sono già più che sufficienti. Il progetto di legge Asca.relli Perché proprio ci si debba ispira.re nel formulare un prngetto di legge ad una legislazione nata in un ambiente economico, non dico cugino, ma nemmeno biscugino del nostro, è uno di quei misteri che forse anche con J.tausilio dei più moderni cervelli elettrònici non riusciremmo a spiegare. "Se dovevamo riferirci ad un sistema legislativo già esistente, è chiaro come il sole che dovevamo ispirarci alla legge nucleare francese per l'ovvia ragione che la si– tuazione energetica della Francia è analoga a quella ita– liana. Questa è la ragione di principio che ci fa dichia– rare contrari al progetto di legge Cortese e favorevoli in– vece al progetto Ascarelli che abbiamo potuto, fra l'al– tro, .avere e consultare, a differenza di quello govemativo tenuto sotto chiave tranne che per i soliti tre o quattro introdotti. i • Nel .progetto Asca.relli, non c'è nulla di originale: ri- (149) nuova repubblica spetto alla legge inglese e a quella francese cambia sol– tanto la denorninazione degli enti statali e, natui-almente, la forma del contrOllo esercitato dal. potere esecutivo sul– l'Ente incaricato di ricercare i materia.li nucleari e di pro– dnrre e utilizzare l'energia nucleare. In ~sso è prevista la costituzione dell'Istituto per l'Eriergia Nucleare"" (IEN•), . ente di diritto pubblico ,al quale· Sarebbe riservata in via , esclusiva l'utilizzazione dell'energia nucleare per la pro- duzione di energia elettrica e la lavorazione di mate1·ie prime ai fini di ottenere combustibili nucleari specillli e la rigenerazione dei combustibili nucleari esauriti. L'lsti– tnto dovrebbe essere conti-oliato dal Consiglio na:,,ionale per le ,ricerche nucleari che dovrebbe ,promuovere, coordi– nare, efféttuare e far· effettuare studi e indagini nel campo della fisica nucleare, in quello della ricerca, colt.iv <1;,;ione, preparazione di materie prime fonti di corr)bustibili nu– clea1·i; raCcog"iiere· tutti i" dati che p·ossoryo attenere al– l'ene1·gia nucleare; elaborare i· pian.i per la formazione pro– fessionale di esperti e tecnici, ·ecc. Il Con~iglio dovi·ebbe essere a sua volta alle dipendenze del Comitato intennini– steriaie della energill nucleare' composto da'.i' ministri per il bilancio, per il tesoro, pei' l'industria e commerci!), per ·i lavori p,ubblici ·e per le p-a-ttecipazioni statali. Il pi-esi– dente del ·.consiglio dovrebbe presiedere il Comitato inter– ministeriale. Ù progetto di legge non si esaurisce naturalmente qui, ma per ciò che ci irnt)ortava ·mettere in eviden_za è già sufficiente quanto abbiamo detto. Infatti può essere tra– scurato in questa sede l'insierfle delle disposizioni a carat– tere penale e delle norme di sicurezza e sanitarie. Risulta. qhiaro che un progetto del genere assicura allo Stato ( o ai sùoi organi in stretta dipendenza dal potere esecutivo) jl moiiopolio dell'utilizzazione de.Il{!.energia atomica per fini pacifici. A qualcuno darà noia questa espressione « monopolio statale:>, Anche noi quando sentiamo parlare di monopoli drizziamo le orecchie come fa la lepre quando avverte il pericolo, ma va tuttavia distinto il nionopolio privato che, aspetto patologico di un regime di mercato, è effettiva– mente un pericolo per il consnmatore, dal monopolio pub– blico che si ripromette fini del tutto diversi. Nel no~tro caso, infatti, il monopolio statale dell'energia nucleare do- • vrebbe avere il compito di limitare lo strapotere del mono– polio degli elettrici. Se nel nostro paese non giungessimo ad una simile organizzazione della produzione e dell'utili:t.– zazione' dell'energia nucleare, questa verrebbe ad esser-– dominio esclusivo di quei gruppi che fanno da un pezzo li bello e il cattivo tempo nel settore dell'energia eletfrica. Come potrebbe essere definita altrimenti una situa:t.ione in cui la FIAT paga l'energia elettrica un prezzo molto inferiore di quarito la paga un meccanico (il male è poi che queste cose non si possono mai sapere con precisione!) o, peggio, l'abitante di Palermo al quale è imposta una tariffa assai più alta di quella applicata per l'abitante di Torino? Tra PDco è passato un secolo da quando sifl.mo giunti all'Unità <l'Italia, ma all'unificazione delle tariffe elet– triche, per ,il momento, non si giungerà., D'altra pil,·tP. le diversissime condizioni a.m.bientali in -cui l'energia elet– trica viene prodotta .hrnno sì che, se il prezzo fosse lirnitflto al costo marginale· più allo (come vorrebbero gli elet– trici). le imprese intramarginali, sfruttando impianti già ammortizzati da anni e condizioni ambientali favo1·evoli 1 god1·ebbero di rendite favolose. Per questo, e non per nitra ragione, è da app;'Ovare la fun:t.ione della Cassa Congua!,ilio delle tiriffe elettriche, in attesa che l'industria dell'energia elettrica venga nazionalizzata. Soltanto allora si potranno unificùe sul serio le tariffe e soltanto allora si potrà dire di aver tolto gli imprenditori meridionali dallo stato cli inferiorità in cui attualmente si trovano rispetto agli im– prenditori settentrionali. NOVITÀ CONCEZIONE CRITIC4 DEL SOCIHISMO LIBERT4RIO di SAVERIO MERLINO a cura di A. Venturini e P. C. Masini Volume n. 23 delfa collezione n Maestri .e compagni 11 Pagg, XXX-334 • L. 1500 Pubblicati ora per la prima volta in Italia nel centenario della 11ascita deU'autore, questi scrit– ti hanno l'attrattiva dell'inèdito e offrono ancor oggi un vivo interesse teorico; e mentre docu– mentanò l'attiva presenza del Merlino neUa cul– tura socialista europea del suo tempo, danno un originale contributo d'idee all'elaborazione di una dottrina socialista nel solco deUa tradizione culturale italiana. ·Il volume contiene inoltre unarricca bibliografia e un saggio s1.àla polemica Merlino-Labriola– Sorel-Bernstein-Croce, LA NUOVA ITALIA EDITRICE - FIRENZE PIAZZA INDIPENDENZA, 29

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