Nuova Repubblica - anno V - n. 2 - 13 gennaio 1957

6 LETTERA DA BOGOTA' BUROCRATI ECONSERVATORI di CARLOS GONZALEZ IUVERA L 1, RISOLUZIONE politica del XIX « plenum » del Comitato centrale del PC colombiano costituisce un do.cumento impressionante di irresponsabilità politica e dà la misura in cui il PC colombiano, sotto la direzione di incalliti burocrati stalinisti, si sia distaccato dalle m·asse e reso estraneo ~lla realtà nazionale, alle lotte e alle speranze del popolo colombiano, fino a non comprendere una situazione potenzialmente rivoluzio– naria come quella di oggi. Gran parte della risoluzione infatti è dedicata alla politica internazionale, e solo dopo alcune Pagine gli estensori del documento sembrano essersi ricordati del popolo colombiano. Dopo le consuete esaltazioni della « coesiste:tza pacifica » e della distensione internazio– nale, ci si rivolge infine ai problemi della Colombia, ci si ricorda della sanguinosa dittatura di Rojas Pinilla e se ne denunciano i delitti. Ma quale soluzione Si propone, quale alternativa si offre al paese? Si constata che la Resistenza ha resistito; che dopo tutti i tradimenti e tutte le repressioni la guer– riglia è risorta spontaneamente, riecessariamente, dalla ùisi:,erazione delle masse, dalla decisione di difendersi. E già qualche cosa: non sono lontani i tempi in cui il PC vedeva nella Rèsisténza una manovra dell'oligarchia liberale, e proibiva ai propri militan\i di parteciparvi. Ma è troppo poco, perchè i burocra_ti stalinisti, mentre - bontà loro - offrono alla Resistenza parole d'appro– vazione, nello stesso tempo tentano di limitarne l'impor– tanza e gli obbiettivi. E' vero infatti che la Resistenza è anche un movi– mento di autodifesa delle masse, ma è anche vero che non è solo questo e che è molto di più. I resistenti ·co– lombiani intendono fare ben altro; sanno di contribuire alla sconfitta della dittatura reazionaria, di preparare LAVORO I'rALIANO ALL'ESTEHO L'ALTO COMMISSARIATO G LI ATTI parlamentari della Camera dei deputati n.o 1754-A ci ragguagliano sulla relazione della l.a commissione permanente sulla proposta di legge dell'on. Dazzi (DC) per Ja istituzione dell'Alto commissa– riato per il lavoro all'estero. Di questa proposta Ja stampa interessata ha: parlato a più riprese: ci sia permesso di esprimere anche il nostro parere. Un coor·dinamento dei diversi organi che oggi si inte– ressano della nostra emigra1-:ione è urgente 1 ma questa 'urgen,te necessità non ci deve dare l'occasione di ripetere i vecchi errori che sono rappi·esentati dall'abbandono in mano esclusiva della burncrazia statale di un organismo che, per la sùa fu,nzione, è chiamato a tutelare i lavoJ'atori. Infatti, dalla relazione citata è immediatamente rilevabile li!. quasi assoluta assenza di rappresentapti delle organiz– '1-Zioni sindacali dei la.voi-ato1·i. Dobbiamo riaffermare che per nostro conto non ci Bentiremmo davvero di abbandonare· nelle mani di un ~ommissario, per quanto Alio esso possa essere, i destini ielle nostre collettività all'estero, anche se questo Alto Commissario sarà coadiuvato da un o,·gano consultivo quale sarà il progettato Comitato Centrafe dell'Emigra– zione. Tanto pìù poi quando in questo Comitato Centrale dell'Emigrazione noi troviamo presenti: un rappresen– tante del ministero degli estel'i, un rappresentante del ministern del lavoro, due mernbri· designati dalle organiz– zazioni sindacali dei la.vor(,tori Sll richiesta dell'Alto Com– missario, due rappresentanti degli enti che svolgono atti~ vità inerente all'emigrazioné, tre membri, scelti dall'Alto Commissario, tra ]e persone particolarmente esperte nel campo dell'emigra7.Ìone. Un Comitato del genel'e rappresenta un ennesimo esempio della ra.pp ,·esentativitit del mondo del lavo;·o in quegli organi che sono chiamati a discutere e delibernr-e sui suoi problemi, problemi che non saranno esposti e r'isolti (se si trnttasse di organo deliberativo) dai lavora– tori o da.i loro rappi-esentanti, ma che saranno esaminati e discussi. (non si sa. con quale risultato, trattandosi sol– tanto di « consultazioni ») di riflesso. Nella sostanza, i lavoratori saranno i soliti « assistiti », e non i beneficiari di « diritti» dei- quali essi soltanto sono in grado di valu– tare la misura. Se attualmente i lavoratori sono alla rner•cè dei di\,ersi la liberazione. __ Invee~ il CC del PC non sa vedere eh~ i motivi più immediati, non sa comprendere il po– tenziale rivoluzionario della Resistenza liberale. Certo 1 nessµno di noi si illude che la guerriglia per se sola possa abbattere ·1a dittatura 1 ed è necessa"rio diffondere la consapevolezza che solo legando e- coordinando 1a Resistenza a tutte le lotte popolari - dalle rivendicazioni sindacali alle proteste degli studenti - è pòssibile dare al paese una con.creta prospettiva di liberazione. Ma i dirigenti del PCC fanno cosa ben diversà, e dopo avere accettato con paternalistica sufficienza di burocrati la lotta dei partigiani, ordinano perentoriamente alla Re– .sistenza un atteggiamento difensivo. Per fortuna i loro ordini sono tenuti in Colombia in ben poca considerazione; se fossero efficaci servirebbero solo ad esporre alla sconfitta e al massacro un movi– mento di Resistenza che proprio nell'offensiva trova la sua ragione di vita e le sue possibilità di sviluppo. « Il PC» dice la risoluzione « rifiuta e condanna tutte quelle azioni che implichino assassinii, furti e sac– cheggi, come anche l'anarchia e la disperazione che con– ducono ad azioni avventuristiche, all'allargamento arti– ficiale della lotta », ecc. Cioè, mentre finge ipocritamente di sostenere ~a Resistenza, la· direzione d"el PC non fa che sabotarla: è chiaro che non si può combattere con prospettive e speranze d~ vittoria, e perciò neanche resistere 1 se in anticipo si rinuncia ad allargare la lotta, ad accendere in nuove regioni la rivolta già latente in tutto il paese; nè si può spingere migliaia di combattenti al sacrificio e al pericolo se non si dà loro un grande ideale di libe– razione e di rinnbvamento, diciamo meglio di rivoluzione. Rivoluzione. Parola che turba i sonni parigini del dottoi: Eduardo Santos, e i comodi esili'i barcellonesi e ministe1·i, domani saranno alla mercè di un uomo, e non sarà la rappresentanza di d11e rappresentanti delle orga– nii:,~.rJoni dei la.voratOJ'i che potrà far accettare i loro de- sideMta. · · La rappi-esentatività non sarà migliorata dalla pre– senza dei due membri designati dagli Enti che svolgono attività inerente all'emigrazione (sempre sul neutro piano delF« assistenza»). Comunque, anche a voler essere lar– ghi, dando crndito a questi due rappresentanti ·noi tro– viamo cinque funzionari contro quattro rappresentAnti i quali 1 per il carattere consultiVo ciel Comitato, non po- tranno fare nulla. · · Ti randa le somme conveniamo 1 senza falsi pudori e ipocrisie, che t'opportunità· di inserire i lavoratori nella vita dello Stato 1·esta, alla foce dei fatti, uno slogan caro ai comizi el-ettora.li e alle riunioni di p,·opaganda politica e sindacale. Agli emigranti rimarrà ancora il «diritto:. di pagare tasse, oneri e onorari per ogni atto consolare, e di presentarsi a chiedere l'« assistenza», nella speranza di trnvarsi di fronte un uomo e non un burocrate. Tra le attribuzioni dell'Alto Commissariato - art. 2 - lettera d) - troviamo: « PromtJovere l'addestramento professionale degli aspiranti all'emigrazione (nella pro– posta di legge) con riguardo alle prospettive di impiego per le categorie e le qualifiche richieste ». Il testo della Commissione ha sappi-esso « professionale » per cui al Commissariato. spetta soltanto l 1 addestramento: per carità di patria, si vuol precisare. quale « addestramento :. ? Non vorremmo si trattasse "di un « addestramento :. alla vita nei Centi-i di raccolta tipo « Petit Chateau » di Bruxelles, o nelle baracche fotografate in occasione del disastro di Marcinelle. E' certo comunque che avremo così un'altra mangiatoia, per la distribuzione dei fondi dello Stato de– stina.ti alla fo1·mazione dei lavoratori. Ma non sarebbe stato meglio lasciare tutto al ministero del lavoro? Nel futuro, se qualche anima buona non ci metterà lo zam– pino, della nostra emigrazione si occuperanno il ministero del lavoro, il ministero della pubblica istruzione, il mini– ste.ro del cornmercio e dell'industria, il commissariato per ·l'emigra~ione, e chi più ne ha più ne metta. ALBERTO LEONI OCCJDENTE Rl\;ISTA INTERNAZIONALE DI STUDI SOCIALI E POLITICI Redattore generale: ERNESTO DE MARCHI Redattore "itaiiano: FERRUCCIO ROSSI LANDI Redattore inglese: ASA BRJ GGS Si pubblica set volte l'anno. - Redazione Amministrazione: via S. Francesco da Paola. Torino • Telefono 527•864 (145) nuova repubblica romani di1 altri ex presidenti reazionari, non meno cl,le la turpe I'ibidine di potere del dittatore e dei suoi com– plici e sottodittatori e falsi oppositori; ma che ugual– mente suscita fremiti di legalitaria ihdignazione nei bu– rocrati del PC colombiano. Essi infatti non cercano che un qualsiasi compro– messo anche con i peggiori reazionari e si preoccupano soprattutto di guadagnarsi la fiducia di quell'oligarchia liberale che già serviron0 contro le forze popolari della sinistra liberale e dei vari gruppi conservatori che si oppongono - o fingono di opporsi - alla dittatura di Rojas Pinilla. Si tratta di reazionari noti e dichiarati, a cui il popolo colombiano deve dieci anni di gueì-ra civile e di reazione, ma per il PC essi sarebbero gli alleati poten~ ziali con cui costituire uri Fronte nazionale e democra– tico contro l<i.dittatura. Così il CC approva persino il famigerato accordo di Benidorm tra il dirigente liberale Alberto Lleras Camargo e l'ex dittatore fascista Lau– reano Gomez. Nel momento in cui un regime in sfacelo provoca intrighi e contrasti tra i suoi stessi sostenitori 1 il PC non ne approfitta per chiamare .. le masse a rovesciare la dittatura, ma offre il suo appoggio a quei gruppi rea– zionari che momentàneamente si trovano all'opposizione e che tenteranno di sostituire un'altra dittatura,, non meno oppressiva e reazionaria, a quella attualmente imperante. Nel momento in cui il massimo dirigente, li– berale confabula con l'assassino di migliaia 'di liberali per deviare nella speranza di un'impossibile soluzione legalitaria la protesta popolare, il PC invece di denun– ciarne il tradimento, lo approva esplicitamente, facen– dosi di queSto tradimento complice e apologeta. Non tutto il PC sembra però seguire la politica ste– rile e filoconservatrice della sua direzione, se questo stesso documento denuncia « il. disprezzo dei comuni~ti per la lotta per la pace» cioè il fatto che i militanti non se la sentano più di ·subordinare la lotta popolare alle esigenze della diplomazia sovietica; ~d il « partigiane– simo estremista» (guerrilierismo isquierdisante) cioè il tentativo di dare una prospettiva rivoluzionaria alla Re– sistenza popolare. Con la politica seguita in quest_i anni il PC impedisce ad elementi soggettivamente rivoluzio– nari di lègarsi alle masse, di lottare con i lavoratori, con le forze liberali che contro l'oppressione reazionaria, contro il tradimento e la complicità dell'oligarchia pre– parano nel sacrificio di oggi la necessaria rivoluzione di domani. IL DECIMO LAND (continuaz. da pag. 5) rintuzzare le mire separatiste francesi. Decisivo nel senso di arrestare lo sviluppo del protettorato francese sulla Saar fu l'intervento del Consiglio d'Europa, che, ripetutamente sollecitato ad occuparsi della controver– sia franco-tedesCa 1 lanciò, per mezzo dell'esperto olan– dese Van Naters 1 la formula dello Statuto europeo. Era questo in realtà l'u\timo possibile tentativo di accordo tra le rivendicazioni nazionali tedesche e le pretese eco– nomiche della Francia, impotente ormai a far valere sino in fondo le sue richieste e alla ricerca. di una so– luzione di compromesso. Sottoposto al voto della popo– lazione direttamente interessata, il 23 ottobre 1955 lo Statuto europeo veniva solennemente bocciato dai· saa– resi con la maggioranza del 70 per cento, dopo che in vista della campagna elettorale era stata disposta la libertà di propaganda anche per i partiti protedeschi, già proibiti dal governo Hoffmann. Di fronte alla chia– ra indicazione dei saaresi, ribadita il 18 dicembre suc– cessivo in occasione dell'elezione del nuovo Landtàg, che vide un nuovo successo dei partiti protedeschi, alleatisi nello Heimatbund, non rimaneva altra soluzione che la riunione del territorio alla Germania. Quasi un anno durarono tuttavia le trattative per la definizione delle modalità del passaggio di sovranità tra Bonn e Parigi, persuasa ormai di non poter impedire l'ineluttabile 1 ma decisa anche a vendere cara la sua pelle, finchè si giunse alla conclusione _dell'accordo del 27 ottobre, 1956. La Saar, con la ·quale torna alla Repubblica di Bonn un milione di tedeschi, è governata oggi da una coalizione tra democristiani e socialdemocratici, pre– sieduta dal ieader della CDU Hubert Ney. Recentemen– te è uscito dal governo il terzo partner 1 il partito de– •mocratico dell'ex-nazista Schneider, accanito agitatore nazionalista, per protestare Contro le misure· ritenute insufficienti, prese dal governo di Bonn per l'inseri– mento della Saar nella Repubblica federale. Mentre i due partiti socialdemocratici della Saar, quello saarese che sostenne in passato i francesi e quello tedesco, si sono fusi già da tempo, scisso rimane ancora il campo democrat1co-cristiano, dove la lunga lotta condotta in passato tra la CDU e il partito cristiano-poÌ:,olare di Hoffmann ha fasciato duri sedimenti polemici; nei pros– simi inesi, in vista cioè delle elezioni per il Bundstag che avranno luogo nell'estate ventura, si vedrà se i due partiti saranno riuscfti a trovare la via dell'unità o se invece prenderanno corpo le voci di una possibile al– leanza tra i cristiano-popolari e il giuppo cattolico del Centro della Renania-Westfalia. MARTIN FISCHEll

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