Nuova Repubblica - anno V - n. 2 - 13 gennaio 1957

1145) nuova repubblica SE'l"l'EGIOUNINEL JllO.NDO LA DOTTRINA DIEISENHOWER L A DOTTRINA di.· .E.ise. nhower sul Medio Oriente vuole essere", a dieci anni dì distanza, ciò che · fu la (< dottrina di Truman >> sulla Grec 1 ~a e. la Turchia. Come quest'ultima mirava a dare la ç-aranzia americana a ,questi due paesi contro la possibilità di un'aggressione sovietica e si sviluppò più tardi Jung? Je due parallele degli aiuti economici del Piano ~ar– shall e della solidarietà militare del patto atlantico, così" P~1~ !a « dottrina di Eisenhower·», enunc_iata nel mess::iggio al Congresso del 5 gennaio 1957, mira ad assicurare ai paesi del Medio Oriente che lo richieqono l'as;istenza economica e militare degli Stati Uniti e il loro inteÌ·vento militare contro l'aggressione armata di qual~i;ique paese « controllato dal Comunismo interna- zionale)>. · L'origine di queste due dottrine è la stessa: il 1vuoto di potenza creato, sia in Grecia dieci anni fa, 'che oggi nel Medio Oriente, dalla crisi della politica britanniCa. Dieci artÌ1i fa, Truman si decise· a promet– tere l'assistenza americana alla Grecia, estendendola anche alla Turchia, quando i} governo britannJco, che, negli _accordi diretti fra Stalin e Churchill, aveva ot– tenuto. l'egemonia sulla Grecia, !u costretto a comu– nicare a quello ellenico che, a decorrere dal 31 marzo 1947," Si sarebbe trovato in condizione di dovere cessare ogni ~iuto alla Grecia, date le d_ifficoltà economiche in– terne in Gran Bretagna. Oggi, Eisenhower si decide a promettere l'assistenza economica e militare, am~ricana ai paesi del Medio Oriente dopo che l'avventura anglo– francese in Egitto ha rivelato, non tanto o non solo l'illegalità di quest~ atto, quanto l'incapacità delle due potenze europee di portaré a termine con successo e in brevissimo tempo la loro aziqne e di conservare una effettiva influenza egemonica in quella zona. Vi è, tuttavia, nell'origine di queste due dottrine, qualcosa di diverso, che distingue la seconda dalla prima. Truman intervenne in Grecia dopo che Ja Gran Bretagna si fu spontaneamente ritirata e che il governo ellenico, con una nota del primo ministro e del. mini– stro degli esteri dell'epoca in Grecia, Maxilllos e Tsal– daris, ebbe richiesto, il 3 marzo 1947, l'assistenza ame– ricana. E'isenhower interviene o si propone d'interve– nire nel Medio Oriente, invece, dopo avere, in un certo qual senso, provocato o facilitato il crollo dell'ege– monia anglo-francese, e senza che nessuna potenza medio-orientale abbia ancora sollecitato l' intervento americano. La dottrina di Truman tendeva dunque a comple– tare il vuoto di potenza lasciato dalla Gran Bretagna, d'accordo con il governo britannico; quella di Eisenho– wer tende a sostituire un'egemonia a un'altra, in con– correnza con quest'altra. Truman accorreva in aiuto di un governo già insidiato dalla guerriglia comunista su richiesta di tale governo; Eisenhower contrappone l'influenza americana· a quella sovietica prima che si sia sviluppata una sit~azione di pericolo o di guerra civile in un paese del Medio Oriente e comunque senza che nessuno abbia sollecitato il suo aiuto. Vi erano, d'altra parte, nella dottrina di Truman, per quanto connessi strettamente agli interessi della sicurezza americana, un p'athos e una generosità che mancano in quella di Eisenhower. Truman affermava con schiettezza che occorreva « riconoscere franca– mente che l'imposizione di regimi totalitari ai popoli liberi, mediante· aggressioni dirette o indirette, distrugge le basi della pace. internazionale e quindi la sicurezza degli Stati Uniti)>. Perciò Truman chiedeva e otteneva lo stanziamento di 400 milioni di dollari per la Grecia e la Turchia Eisenhower imita Truman, ma, dopo il precedente del Piano Marshall per l'Europa, che fu la conseguenza della dottrina di Truman sul piano economico, i 400 milioni di dollari che chiede per tutto il Medio Oriente (dieci volte di meno di ciò che Truman chiese per l'Europa) riflettono una politica di lesina~ e non di generosità, nella quale lo sforzo umanitario di assi– stenza che si univa nella dottrina di Truman alla .difesa de1Ia sicurezza, degli Stati Uniti diventa una semplice· éopertura d'interessi strategici di potenza. Conviene tuttavia rilevare che, se la dottrina di Eis,enhower appare una dottrina di Truman applicata e riveduta dai repubblicani, essa parte comunque dalle medesime preoccupaz10ni e •potrebbe, cammin facendo, subire lo stesso sviluppo, cioè dar vita a un piano Marshall per ll Medio Oriente. Tenendo c~nto dell'insegnamento che ,si ricava dalla politica marsh81- liana in Europa e dell'involuzione che essa subì, riel corso della guerra fredda, con il patto atlantico, le nazioriì europee potrebbero contribuire ·questa volta a inquadrare la politica di aiuti americani al Medio Oriente nell'azione generale del.l'ONU e trarne motivo per gettare le basi di una grande politica dell'ONU per l'assistenza a tutte le zone depresse. PAOLO VITTORELLI ; I 5 IL DOTT. SAM _ <( Dica Suez ... basta cosi ... >i (Dis. di Dino IJnschi) LErf1'ERA DA BONN IL DECIMO LAND tli MARTIN FISCHER e ON IL 1.o GENNl\JO di C!JJ..,~~,t'anno )a Re_pubb1Lca di Bonn si è arricchita di un altro Land, grazie · al ritorno alla Germania della Saar, che viene a costituire appunto il decimo Land della Repubblica federale. Si è.,.:tf9;1clusa così, con ~•entrata ·in vigore del trattato firmatò~-a Lussemburgo 11 27 ottobre 1956, la lunga e imbrogliata vicenda della Saar che per tanti anni ha rappresentato il pomo della discordia tra Fran– cia e Germania. Adenauer in persona si è recato a Saarbriicken per portare alla popolazione saarese il benv.enuto del governo di Bonn, che· si sforza di pre– sentare la felice conclusione déll'affare saarese come un'antiéipazione della grande riunificazione tedesca di - là da venire, cercando di compensare in questo mod~ le carenze e il fallimento della politica della CDU a1 fi.111 del ristabilimento dell'unità tedesca. Ma un po' perchè si è trattato di un fatto orma:r--scontato, un · J?Q' per l'insoddisfazione dei circoli più accesamente nazio– nalistici, in piena contraddizione con se stessi,. ~•atm~-' sfera del ritorno di Saarbriicken nella comumta poll– tica tedesca non ha ricordato per nùlla quella trionfale di un'altra analoga occasione, allorchè il plebiscito del 1935 decise il ritorno alla Germania nazista del terri– torio saarese. sottoposto a regime speciale dal trattato di Versailles. Il trattato franco-tedesco del 27 ottob_re 1956 pre– vide il reinserimento immediato della Saar nella Re– pubbliea di Bonn, che, dopo molte esitazioni, ha deciso di non smembrare il territorio saarese, incorporandolo in altri Liinder, ma di conservarne l'autonomia. Tutta– via in un primo moment9 il reinserimento de. 1 1a Saar sarà limitato al campo più. specificamente politico, men– tre per !'.unione economica alla Germania è previsto un periodo transitoi·io di tre anni, che verrà a scadere il Lo gennaio 1960, necessario per sciogliere gradua_l– mente i forti Vincoli nel frattempo creati tra l'economia saarese e quella francese e al termine del quale la Germania occidentale estenderà· sulla Saar la sua pie– na sovranità senza più alcuna limitazione di sorta. La Francia dal canto suo, si è fatta pagare caro il con– senso a' questa sistemazione, che dal punto di vista del suo prestigio liquida in modo praticamente fallimen– tare tutta una fase della politica francese nei confron– ti della Germania, ottenendo notevoli facilitazioni di carattere economico e salvando quindi almeno in parte u~o- degli obiettivi delle sue mire sulla Saar. La Fran– cia riceverà infatti nel corso di venticinque anni· no– vantà milioni di tonnellate di carbone dalle miniere del Warndt. e avrà inoltre diritto ad acquistare un terzo della produzione d1 carbone· saarese. Trascorso poi il periodo di transizione, essa potrà esportare nella Saar, esente da dazio, lo stesso volume di merci del 1935. A parte queste principali clausole economic?e d~ll'accor: do franco-tedesco, va ricordata ancora 1ades10ne dei ted 1 eschi ai progetti francesi per la canalizzazione del– la Mosella e per il cosiddetto canale d'Alsazia. Nel complesso si può dire che il governo di Parigi, · nonostante l'incolµiabile per~ita di faccia,, è pur sem- pre riuscito a ottenere la migliore delle soluziQni, dopo che il chiaro verdetto espresso dalla popolazione nel referendum del 23 ottobre 1955 aveva eliminato ogni. dubbio sui ter91ini di fondo del regolamento finale. Caddero in q·uel giorno dieci anni di illusioni coltivate dalla diplomazia frances~ nella vana speranza di. r<'a– lìzzare il sogno annessionistico già accarezzato nel pri– mo dopoguerra e riaccesosi nel secondo, quando anco– ra la Francia sembrava -in grado di impùrre una sua politica nei confronti della Germania vinta, e disfatta. Lo spettro della rinascita tedesca incombeva minac– cioso sulla Francia, che sperava di alleggerirne gli effetti incorporandosi la Saar, il cui ricco bacino car– bonifero è fonte di prima necessità per la siderurgica lorenese e rappresenta la base di uno dei più impor– tanti centri industriali dell'Europa occidentale. Nel 1955 la Saar ha prodotto infatti il 7 per cento del carbone e il 6 per cento dell'acciaio forniti dai paesi deila CECA; dato lo squilibrio naturalmente esistente tra Francia e Germania, l'annessione francese della Saar non avrebbe potuto comunque colmare il distacco tra i due paesi, ma soltanto attenuare l'inferiorità della Francia. Occupata in origine dalle truppe americane, la Saar fu successivamente ceduta alle forze francesi, in ese– cuzione degli accordi per l'occupazione q1.;-àdripartita della Germania. Ma il fatto stesso che fosse stata con– sentita l'occupazione della Saar da parte dei franéesi, le cui mire erano ben note, rappresentava un taci't:> consenso delle altre potenze, o quanto meno di queJ.le occidentali, alla realizzazione degli obiettivi separati– sti di Parigi, anche se ogm soluzione definitiva e1n rimandata al futuro trattato di pace tedesco. Tra il 1946 e il 1954, ossia sino all'accordo sul co– siddetto Statuto europeo della Saar, la Francia potè attuare quasi indisturbata una politica di annessione economica, favorita in un primo tempo anche dal con– senso della popolazione saarese che di fronte alla ro– vinosa situazione· della Germania sconfitta sapeva di poter contare soltanto sull'aiuto francese. Già nel 1946 la Saar fu separata dalla Germania da una frontiera doganale mentre veniva introdotto il !::;.-anco frances~. Nel 1947 ebbe luogo l'elezione di una Assemblea legi– slativa che votò una Costituzione nella quale si procla– mavano l'autonorriia territoriale, ossia il distacco dalla Germania,· e l'unione economica con la Francia, che a partire dal l.o gennaio 1948 era rappresentata a Saar– briicken da un alto commissario in sostituzione del go– vernatore militare nominato subito dopo l'oCcupazione. S UCCESSIVAMENTE una serie di accordi franco-~aà• resi perfezionò questa sistemazione, sostenuta dal go– verno saarese presieduto da Johannes Hofl'mann, capo del partito cristiano-popolare, che rimase al P?tere dal 1947 al 23 ottobre del 1955. Nel frattempo pero la Ger– mania· in piena ripresa passava alla controffensiva pe~: (segue a pag. 6, 3.a coi.)

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