Nuova Repubblica - anno V - n. 2 - 13 gennaio 1957

(145) nuova repubblica 3 RILANCI-O DEL SOCIALISMO MONDIALE IL DIRITTO ALL'INDIPENDE Nel Nord-Africa, nel Medio Oriente e nell'Asia meridionale ed orientale, il nazionalismo ha ass,mto il ruolo di assertore dell'uguaglianza di tutte le razze e dei diritti dei popoli ad essere liberi dai governi stranie1·i e dallo srrutlamento capitalistico delle risorse indigene. I socialisti dei paesi più progrediti hanno il dovere di appoggiare queste rivendicazioni VIII SOCIALISMO E QUESTIONE NAZIONALE S TORICAMENTE, socialismo e nazionalismo sono vecchi antagonisti. Una profonda inimicizia divise Marx, per il quale « i lavoratori non hanno pa– tria », e Mazzini 1 l'apostolo del nazionalismo repubbli– cano e democratico. L'uno sosteneva che era la classe, l'altro la nazionalità, il principale vincolo di unione e la grande forza creativa del futuro. A quel tempo il na– zionalismo era principalni.ente un movimento europeo, legato alla rivolta contro l'usurpatore straniero iri Ita– lia, negli imperi ottomano, russo e austro-ungarico, e in Irlanda. Marx, sebbene attaccasse il concetto mazzinia- · no di solidarietà nazionale, si schierava interamente dalla parte dei « feniani » in Irlanda e dei polacchi contro lo zarismo. Era coi nazionalisti contro l'impe– rialismo, ma si sforzava di attribuire al nazionalismo un carattere di classe, di rivolta contro le aristocrazie indigene, oltre c·he contro i governanti stranieri, che spessO del resto trovavano l'appoggio di queste ari– stocrazie. I socialisti austriaci, in particolare, furono obbli– gati a definire il loro atteggiamento verso il nazionali– smo nel periodo che precedette il 1914, di fronte al sor– gere di movimenti nazionalisti in Boemia, nella Polonia austriaca, e in altri paesi slavi sotto la dominazione au– striaca. Essi si decisero allora a frazionare il partito socialista austriaco in sezioni nazionali autonome, e si fecero sostenitori di una forma di autonomia culturale per le nazionalità che facevan parte dello stato comu– ne, ma ciò non impedì la scissione di una parte dei cèchi, e la formazione da parte loro di un partito so– cialista nazionale separato. Intanto Rosa Luxemburg, essa stessa polacca, discuteva con Lenin da una parte e con Pilsudski dall'altra sui rapporti dei lavoratori po– lacchi con il movimento rivoluzionario russo. Pilsudski si batteva per un nazionalismo polacco non qualificato, allo scopo di restaurare lo stato polacco nazionale. Rosa Luxemburg insisteva sulla necessità che i lavoratori po– lacchi facessero causa comune con i lavoratori russi · nella lotta contro lo zarismo, e rifiutava il principio della assoluta auto-determinazione naziohale. LeniQ, pur auspicando l'azione comune dei lavoratori polacchi e di quelli russi, insisteva sul diritto dei polacchi (e dei finlandesi) di staccarsi dalla Russia e di creare un proprio stato indipendente. In Gran Bretagna, i socia– listi appoggiavano il Governo patriottico irlandese, ma per la maggior parte non si davano la pena di pensare che cosa avrebbero detto se gli irlandesi non si fos– sero accontentati del governo patriottico, ma avessero chiesto la piena indipendenza. Quanto all'India, i socia– listi inglesi espresser6 una certa simpatia per il diritto reclamato dagli indiani di partecipare al governo; ma fino al 1914 il nazionalismo indiano era ancora troppo pocO sviluppato per dare molto pensiero. Il i111ovo naziona li~mo in Asia e in Afl'ica Ai nostri giorni, ad eccezione di gruppi di prote– stanti esiliati dell'Ucraina e degli Stati baltici, il pro– blema del nazionalismo in Europa ha cessato di esistere: ma il nazionalismo è diventato una .fede largamente professata· nel Nord Africa, nel Medio Oriente e nel– l'Asia meridionale e orientale. Esso ha assunto in questi paesi il ruolo di antagonista dell'imperialismo europeo e americano e di assertore dell'eguaglianza di tutte le razze, qualunque sia il cblore della pelle, e dei diritti di tutti i popoli ad essere liberi dai governi stranieri e dallo sfruttamento capitalistico straniero delle risorse indigene. Inoltre, nella maggior parte dei casi, il na– zionalismo è oggi un movimento popolare, che conta su l'appoggio delle masse, sebbene sia guidato spesso da intellettuali indigeni e anche da membri delle Glassi più abbienti. Spesso nei movimenti nazionalisti vi sono fazioni rivali, una molto più a sinistra dell'altra in ma– teria sociale; nei paesi coloniali, generalmente essi tro– vano l'opposizione di individui e gruppi che godono di una posizione di privilegio presso i dominatori stranieri e hanno paura di perderla se tali governanti fossero cacciati via. Spesso questo nazionalismo ha anche, spe– cialmente nelle sue manifestazioni più popolari, un ca– rattere di fanatfco xenofobismo, che i capi talvolta sfruttano talvolta cercano di contenere. Dove lo sfrut– tamento è estremo e la miseria locale acuta, l'ala si– nistra nazionalista o una parte di essa è portata a di 4 ventare comunista, cedendo alle lusinghe dei sovietici eh~ hanno lo scopo di recar disturbo alle potenze capi– talistiche: e in questi paesi i nascenti sindacati sono di G. D. H. COLE portati ad allinearsi con la Federazione mondiale dei sindacati, dominata dai comunisti, piuttosto che con l'anticomunista ICFTU. Infine in taluni paesi naziona– lismo e religione sono strettamente legati - per esem– pio nei paesi arabi e nel Pakistan. I socialisti dei paesi più progrediti, nel determinare il loro atteggiamento verso il nascente nazionalismo dei paesi coloniali e dei paesi sottosviluppati in generale, hanno i1 primo dovere di appoggiare tutte le rivendica– zio11i alla eguaglianza razziale e nazionale e di non fare in nessun modo concessione alcuna alla discriminazione razziale così nell'interesse dei colonialisti bianchi come per ragioni militari od economiche. Questo è un ele– mentare principio ·di fedeltà alle idee fondamentali del socialismo. E' del tutto illegittimo, sotto il pretesto di opporsi all'infiltrazione comunista, d'intervenire negli af– fari interni dei paesi sottosviluppati, in modo da sta– bilire nei loro territori basi militari o aeree o di tra– scinarli in una guerra fredda contro la volont'à dei loro· popoli. E' illegittimo usare la forza contro di loro per difendere !a posizione privilegiata dei colonialisti inglesi o dei .colons francesi. Ne~s1111a discrimirrnr-ione rar-r.iale E' illegittimo permettere a governanti feudali o a capi barbarici di rinunciare a beneficio di stranieri alle naturali risorse dei paesi sottosvilùppati o di sanzionare lo sfruttamento di queste risorse da parte di stranieri; a meno che non lo si faccia in forme che assicurino una larga partecipazione ai profitti degli stessi lavora– tori indigeni e che stabiliscano il passaggio della pro– prietà delle imprese in mani indigenè. E' illegittil"(lo ar– ruolare i cittadini di questi paesi negli eserciti delle potenze dominanti, e di servirsene in pace e in guerra. E' illegittimo non provvedere affinchè si creino le oc– casioni di una maggiore partecipazione di essi al go– verno, su base democratica, o negare l'istruzione ai po– poli sogge\ti::_anche se, come accade nel Congo Belga, questa diScriminazione sia accompagnata da una eccel– lente organizzazione dei servizi sanitari. E' illegittimo chiudere agli << indigeni» l'accesso alle attività più qua– lificate o alle posizioni più alte o non preoccuparsi di fornir loro i mezzi con cui possano prepararsi ad accedervi. E, infine, è illegittimo imporre a questi po– poli sistemi europei di proprietà e di ripartizione fon– diaria che distruggono le loro Istituzioni locali senza mettere al loro posto qualche cosa che essi sappiano usare utilmente. Devo ammettere che queste sono gene– ralizzazioni che è necessario appÌicare differentemente a seconda delle diverse condizioni; e che i problemi che sorgono nell'applicarle sono spesso terribilmente com– plessi. Non dico che ogni colonia sarebbe più florida e neppure che potrebbe essere economicamente autosuffi– ciente, se divenisse interamente indipendente e comple– tamente distaccata da quel paese più progredito contro il cui potere il popolo coloniale combatte. Non v'è certo nulla di illegittimo nel cercare di trasformare la Costa d'Oro o le Indie occidentali in dominions forniti di auto– governo, all'interno del Commonwealth britannico, Se questo è ciò che i loro popoli vogliono. Ma questa evo– luzione deve rimanere subordinata al diritto di questi stessi popoli di abbandonare il Commonwealth, ove pre– feriscano farlo, e - finchè ne facciano parte - al loro diritto di adottare qualsiasi tipo di auto-governo prefe– riscano, fosse anche un governo comunista. Contro l'imoerialismo amrrirano Gli america;i affermano di non essere imperialisti, e si vantano di .iver concesso alle Filippine l'indipendenza e di aver dato a Porto Rico una posizione privilegiata, con il libero diritto di immigrazione negli Stati Uniti. Ma non hanno dimostrato di aver scrupoli nello stabilire basi militari in paesi altrui o nel cercare concessioni di petrolio che garantiscono loro un ampio controllo politi– co nell'Arabia Saudita, con profitto non della popolazione araba ma degli avidi governanti di questo stato del tutto antidemocratico. Ci sono altri tipi di imperialismo oltre alla semplice annessione territoriale; le potenti corpora– zioni americane sanno bene come praticarli, e il loro go– verno come appoggiarli. I socialisti devono prendere una ferma posizione contro questo tipo di concessioni, e de– vono insistere sul punto che, ove il capitale straniero in– tervenga a sviluppare 'le risorse di un paese inabile per il momento a svilupparle da solo, esso lo faccia in ter– mini approvati dalle Nazioni Unite (non è una sufficiente garanzia, ma è sempre meglio che niente), si tratti di capitale pubblico o sotto pubblico controllo, e l'investi– mento sia fatto in forme di compartPcipazione con im– prese indigene, e in modo che la maggior parte dei pro- fitti sia usata per opere di utilità pubblica in favore di quel paese le cui risorse naturali sonO usate da imprese straniere. E' stato un autentico scandalo che il governo britannico, sebbene controllasse la maggioranza aene azioni nella vecchia Anglo-iranian Oil Company e ne nominasse i direttori, non usasse in alcun modo dei suoi poteri per assicurare un equo introito al governo per– siano, o per diffondere la ricchezza creata dalle attività della Compagnia tra il popolo persian·o. Gli inglesi hanno meritato di essere espulsi da Abadan - sebbene io du– biti che il popolo persiano abbia avuto molto da guada– gnare a sostituire il controllo esclusivamente inglese sul suo petrolio con quello in larga misura americano. I socialisti dei paesi avanzati hanno l'obbligo elemen– tare di combattere dalla parte dei movimenti naziona– listi, coloniali o di tipo coloniale, nei paesi sottosvilup– pati. Ma essi hanno anche il dovere di appoggiare quelle forme di nazionalismo che si pongono dalla parte delle masse contro chi vi si oppone, indigeni o stranieri che siano. Soprattutto è necessario che essi sostengano i mo– vimenti popolari contadini e i nascenti sindacati dei paesi sottosviluppati, senza discriminazione tra co1oro che respingono e coloro che accettano le istanze comu– niste. Se è disastroso per il movimento della classe lavo– ratrice essere diviso in fazioni nemiche nei paesi occi– dentali, come in Francia e in Italia, è ancora più disa– stroso che queste divisioni esistano in paesi in cui i mo– vimenti degli operai e dèi contadini sono ancora a uno stadio iniziale, direi primitivo, di sviluppo. E' ma1e por– tare la guerra fredda in questi movimenti, così da ren– derli pegni della rivalità delle grandi potenze. E questo non è meno male quando è fatto dai comunisti, di quan– do è fatto col pretesto di combattere i comunisti. E' una necessità vitale che si crei nei sindacati una distensione come nel campo politico. E' più facile a dirsi che a farsi, lo so bene: le animo– sità sono profonde. Ma nel grande risveglio che ha luogo in Asia, in Africa e nell'America Latina, i socialisti non possono in nessun modo permettersi di combattere dalla parte sbagliata come alleati dell'imperialismo e dello sfruttamento coloniale, invece che come i suoi più decisi nemici. Non hanno diritto di chiedere che i nazionalisti dei paesi sottosviluppati si allineino con l'Occidente do– minato dal capitalismo nella guerra fredda contro il co– munismo e neppure che essi comprendano il rimprovero che viene mosso al comunismo di avei; tradito i princip( socialisti libertari. Quello che possono fare è di sperare nell'equilibrato neutralismo di un Nehru, che ha tenuto l'India fuori dei blocchi delle potenze rivali e così ha fatto di que·sto paese una forza notevole per la causa della pace mondiale. Ma neppure su questo neutralismo essi hanno il diritto di insistere, come non hanno nem– meno il diritto di obbligare paesi riluttanti a firmare patti anti-comunisti, sul tipo òi quello di Baghdad. Non sta agli Stati Uniti o alla Gran Bretagna decidere quale debba essere il sistema sociale in Corea o nel Viet-Nam. E' compito dei popoli di quei paesi decidere da se stessi; ed è compito dei socialisti sosteµere questo loro diritto. So che mi si obietterà che, se le potenze comuniste si ritengono in diritto di intervenire negli affari interni di questi paesi per procurarvi agitazioni, le potenze anti– comuniste devono intervenire per precludere queste mire. Ma i cinesi non intervennero in Corea fino a che il. loro proprio territorio non fu direttamente minacciato, e le forze cinesi non combatterono contro i francesi nel Viet– Nam; mentre grandi forze americane ed europee com– batterono in Corea (nominalmente, lo so, sotto gli au– spici delle Nazioni Unite), e l'intervento armato ameri– cano fu solo per poco evitato nel Viet-Nam. Gli ameri– cani stanno difendendo Chiang-Kai-shek a Formosa, che è parte della Cina, e negano al governo cinese il suo posto tra le Nazioni Unite. Su quale base? Perché essi negano alla Cina il diritto di avere il governo che si è scelto ed hanno dato alla guerra semi-fredda contro il comunismo l'onore di un posto nelle proprie prospettive internazionali. Nessun vero socialista può ,appoggiarli in questo, e non può non essere deciso avversario di una tale politica. I socialisti credono al principio che ogni popolo ha il diritto di decidere del proprio governo. Essi cercano di persuadere tutti i popoli che il socialismo, in qualsiasi forma, è da preferire ad altri sistemi, ma non accampano il diritto di imporre il socialismo ad altri po– poli contro la loro volontà. Perfino i comunisti asseri– scono di accettare questo principio di auto-determina– zione nazionale, sebbene in pratica non vi siano stati fedeli - per esempio in Cecoslovacchia nel 1947. Ma gli errori comunisti non possono essere un pretesto perché i socialisti si comportino male per conto loro, o perché permettan'o che il loro anti-comunismo degeneri in so!i– dar'ietà con la politica capitalista dell'Amenca o dell'Eu– ropa occidentale.

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