Nuova Repubblica - anno V - n. 1 - 6 gennaio 1957

6 SOCIALISTI E COMUNISTI LA· PROSPETTIVA· D FONDO La condanna e la crisi dello stalinismo hanno crealo una solidarietà nuova nella sinistra italiana che va oltre il patriottismo di partito e che isola gli staliniani. Solamente soluzioni di energica novità possono consentire al mo• vimento operaio di superare l'alluale momento di pe1·plessità, offrendo una valida alternativa ad un nuovo tipo di egemonia paternalistica e clericale di ED O ARDO G RENDI T RA GLI INTERVENTI degli « oppositori » al con– gresso del PCI, accanto a coloro che con maggior senso tattico si sono preoccupati di riprendere e · svolgere le tesi. nuove ed eterodosse annegate da To– gliatti nel consueto discorso-fiume, e accanto alle pro– teste morali, merita particolare rilievo quello, già ab– bondantemente noto, di Giolitti, cui fa riscontro l'in– tervento « non pronunciato» di Onofri (pubblicato dal– l'Espresso). Si tratta di radicali prese di posizione, non per volontà moralistica di protestatari o di uomini di principi, ma proprio nell'intima e voluta adesione a un• criterio di indagine marxista: le conclusioni politiche vengono tratte da un contesto di indagine economica delle struttyre del paese - attento a rilevare tutte le variazioni e novità che sono in atto nello sviluppo del capitalismo italiano. L'astrattezza che pare conseguire sul piano dei rapporti di forza politici trova giustificazio– ne in questo atteggiamento che opta per gli esempi di verità (e poi di tempismo) di un Gomulka, che sceglie oggi la vocazione del profeta disarmato per indicare la reale prospettiva· del paese nell'unità politica ai tutta la classe operaia su principi di autonomia nazionale e di democrazia. Il punto di partenza dei due interventi è costituito da una recente esperienza di studi (il convegno t<::nuto all'Istituto ·Gramsci nell'estate scorsa) che concludeva una fase di preparazione particolarmente critica e auto– critica, derivata dalla crisi sindacale e dalle sconfitte della CGIL nel Nord. Il richiamo a una esplicita funzione dirigente della classe operaia nel processo produttivo come essenziale premessa alla conquista del potere politico - e qui vien ripreso l'insegnamento gramsciano - giova a riportare l'azione politica socialista alle sue vere fonti, quelle eco– nomico-strutturali, ed impone per la sua forte e impre– scindibile implicanza democratica una robusta critica e revisione degli strumenti politici della classe operaia, e, « in primis », del PCI dove il problema, di capitale im– portat1:za per tutto il mondo socialista, dei rapporti fra de~ocrazia operaia e di base, e burocratismo, viene vo– lutamente ignorato. p ROPI:tIO il confronto col'l l'attuale fase· di sviluppo del movimento comunista internazionale, il confron– to cioè con i paesi a regime comunista, permette di svol:– gere per i partiti comunisti che sono all'opposizione e in regime borghese, una serie di raffronti e paral1eli quan– to mai indicativi (c'è un'identica necessità democratica nell'opposizione rivoluzionaria, e anche nella -« costru– zione » rivoluzionaria, come nella fase di estinzione dello Stato). Ignorare o ambiguamente ed ecletticamente so– lidarizzare con quegli sviluppi (svolta polacca e repres– sione ungherese) senza optare e senza scegliere è in– dice di una mera volontà conservatrice ed estrinseca, quasi che il problema dell'azione politica internazionale possa consistere in questo deteriore barcamenarsi e non debba trarre invece lo stimolo dalla situazione interna in cui si opera. E' evidente che, come i fatti di Potsdam · trovano un riscontro nelle crisi del sindacato e della CGIL nelle industrie del Nord, che sono appunto l'indice di un distacco dalle masse lavoratrici e, più in pa~·tico– lare, di un estraneamento pratico - organizzativo dalle strutture, non fisse e immutabili ma elastiche e differen– ziatissime, del capitalismo italiano (inadeguatezzn degli strumenti d'azione economica e, sociale); così il proble– ma della pressione sovrastrutturale e burocratica del partito con la più o meno ampia subordinazione aprio– ristica alla direttiva politica della realtà della situazione obiettiva, non immobilizzabile nè metodologicamente nè strutturalmente in « modello », si ripropone all'interno dello stesso organismo di classe e sia pure in regime borghese (e lo ripropongono le_classi proletarie più avan– zate e non necessariamente in senso riforl1listico): così l'impossibilità di « ridurre la discy.ssione dei problemi dello sviluppo sociale del periodo di transizione esclusi– ,·amente ai resti della defenestrata borghesia » (Kardelj) trova un suo corrispettivo nel limite reale della politica delle alleanze, sempre concepite strumentalmente in fun– z:one di una propria predestinazione, nel malinteso senso di una fedeltà ai principi: per non parlare poi dei culti· nostrani della personalità e di altri fenomeni di costume, e innanzitutti dell'ottundimento di una necessaria con– correnza rivoluzionaria e democratica ·all'interno del partito. La primogenitura che Togliatti rivendica nell'aver tracciato da Salerno - e con una azione che fu allora sostanzialmente conservatrice - una « via italiana» al socialismo, inserita nell'ambito di una rivendicazione costituzionale 1 di lotte sostanzialmente democratiche combattute sul fronte di c13sse, non è una primogeni– tura « reale ». La doppiezza sta appunto in ciò, che non si può fare una politica democratica e adeguata anche perciò agli sviluppi storici del mondo produttivo, con uno strumento sostanzialmente antidemocratico. Proprio nel riaffermare al di là del contingente e strumentale formalismo democratico di una democrazia politica «borghese» (?) la sostanza di una democrazia reale, fa– cendo appello non solo a soluzioni di occupazione e di benessere, di fruizione universale degli utili della pro– duzione, ma altrèsì a forme di democrazia diretta più avanzata -(consigli operai, commissioni interne, istanze di base), si passa il segno: nel senso che quel « di più» di democrazia maschera l'a~tività del burocratismo d'ap– parato, l'imposizione dalralto, lo sterile conformismo, quel tipo di colonialismo orientale pseudosocialista che è il colonialismo burocratico-ideologico, e dietro di que– sto l'equivoco, solo parzialmente mascheratO, fra la « via nazionale » e la teoria dello Stato-guida. e HE IL PCI rivendichi certi lati positivi d_ella sua azio- ne di massa e vada particolarmente fiero della sua azione' meridionalistica, ciò (a parte certe eccezioni) è sostanzial~ente giusto e innegabile: ma è un fatto che le sue aspirazioni egemoniche, portate innanzi con stru– menti di una certa modernità, sono state messe in di– scussione, prima che dalla crisi uhgherese o dalla de– stalinizzazione, nel Nord, dalla crisi del sindacato unita– rio, senza che in una generale situazione di carenza sin– dacale si sia presentata una reale alternativa. ln una simile congiuntura la « meridionalizzazione » del PCI, cioè iÌ suo adeguame:1to in funzione elementarmente protestataria e rivendicativa alle strutture del nostro ar– reiratissimo Mezzogiorno, nel tentativo di conservare al– cuni strati importanti dell'elettorato (meno sensibili alle crisi ~_gli sviluppi tecnico-produttivi e insieme agli av– venime'nti internazionali) significherebbe un pericolOso isolamento su posizioni massimalistiche e la rinuncia per le classi lavoratrici ad ogni aspirazione egemonica, e, di più, ad una reale iniziativa socialista: servirebbe solo, ed entro quali limiti dipende dalle alternative che sapranno offrire le altre forze politiche, a una sterile conservazione di potere. • Il problema di una iniziativa socialista nel paese si pone invece proprio al livello delle strutture più avan– zate del Nord in corrispondenza con una ripresa sinda– cale. << Gli strati operai che Iaxorano nelle fabbriche tec– nicamente più progredite (in prevalenza operai del Nord) - così precisa Onofri - sono oggettivamene la parte più 'avanzata della classe operaia itali;ma (e non, come alcuni vorrebbero, una specie di « aristocrazia » operaia) poichè essi, per ricÙnquistare iJ proprio fon– damentale potere contrattuale in difesa dei propri in– teressi immediati, hanno bisogno di esercitare un più vasto potere economico (di controllo e di direzione eco– nomica) sull'intero ·processo produttivo ... Le stesse con– dizioni di lavoro in cui si trovano gli operai delle fab– briche più progredite fanno dunque di essi i protago– nisti potenziali di tutta la vita economica e politica ita– liana, e su di essi e sui loro interessi bisogna far leva per far ·avanzare tutto lo schieramento democratico». Di qui nasce la spinta Unitaria della classe operaia, da questi fattori di ordine strutturale che determinano una profonda esigenza democratica: di qui sorge alt.fesi la prospettiva dell'unità politica. Mantenere alla classe operaia l'egemonia rivoluzionaria e democratica significa Si inizia ora la nuova serie dei QUADERNI DEL PONTE "PIERO CALAMANOHEI ,, , con la pubblicazione di : DIPLOMAZIA CLANnES'fINA di EMILIO LUSSU LA NUOVA ITALIA EDITRICE • FIRENZE PIAZZA INDIPENDENZA, 29 (144) nu11va repubblica affrontare questo problema più urgente di un'azione « al livello delle strutture, nell'intimo del processo produtti– vo » che è « indispensabile, direi quasi pregiudiziale per la costruzione del socialismo col metodo democratico e nelle forme adeguate alle nostre caratteristiche nazio– nali » (Giolitti). L'analisi dèi due esponenti comunisti collima perfettamente con la posizione assunta· nell'ul– tima riunione del comitato centrale del PSI da Riccardo Lombardi che la interpreta più in chiave polemica po– nendosi sul piano dei rapporti fra i due schieramenti della class·e operaia e che vede anch'egli in prospettiva l'unità politica della classe operaia come fattore decisivo di una reale alternativa socialista (Giolitti: « Io credo anzi che la via italiana al socialismo avvicini questa prospettiva »). Comunque, se questa rimane l'unica pro– spettiva decisiva dell'alternativa soCialista, essa richiede una strategia che tenga conto degli attuali rapporti po– litici, delle attuali realtà sovrastrutturali. E' evidente comunque che l'obiettivo dell'unificazio– ne sindacale si pone oggi c'on urgenza: la neressità di realizzare fino in fondo l'esperienza del sindacato de– mocratico, autonomo e indiperi.dente di!,i partiti, costitui– sce il banco di prova di· una successiva - effettiva se non formale - unità politica, fornendo alla classe ope– raia lo strumento necessario per realizzare l'inserimento come forza condizionante e agente nelle strutture capi– talistiche del paes'e, nell'obiettivo di orientarle con stru– menti di azione economica e di pressione sociale versO sviluppi consoni all'interesse generale delle classi lavo– ratrici. Nena fase di transizione che caratterizza l'at– tuale momento tecnico-produttivo, la rinunzia ad un'azio– ne del genere avrebbe un'incalcolabile portata negativa. L O SVILUPPO politico, se deve essere necessariamente e dialetticamente condizionato ·dagli sviluppi sinda– cali, si orienta oggi su formule diverse, anche se la sua obiettiva genesi è analoga. Il problema di un allargamen– to verso destra, allargamento del campo democratico e so– cialista per un confronto diretto con l'unico partito se– rio della conservazione (la DC), si pone attraverso le parole d'ordine dell'unificazione socialista e del fronte repubblicano, formule che possibiJmente vanno identifi– cate o inserite l'una nell'altra: tenendo presente che, data la vischiosità dello schieramento 'socialdemocratico, la seconda può costituire un'ottima carta di ricambio, capace di condizionare e agire come organo di pres– sione verso la socialdemocrazia medesima. Dall'altra par– te si pone il problema dei rapporti con i comunisti come essenziale ai fini di una politica di alternativa sociali– sta: la collaborazione di classe che deve trovare una sua nuova maturazione in un più ampio e rinnovato sindacato unitario non esclude la concorrenza politica che richiede tuttavia da parte socialista - se il PSI vuol porsi come leadership del movimento operaio - una seria piattaforma programmatica valida per tutta la classe operaia e un più vivo costume di democrazia e di franchezza, che rifiuti le istanze meramente con– servatrici della demagogia elettoralistica e dei rapporti di buon vicinato. E' necessario comunque che la pro– spettiva di fondo vada sempre tenuta presente e che per essa già ora si cominci a lavorare: la condanna e la crisi dello stalinismo hanno creato una solidarietà nuo– va nella sinistra italiana che va oltre il patriottismo di partito e che isola gli staliniani, gli uomini vecchi degli apparati burocratici che non sono più all'altezza dei teITlpi, e che corrispond·e a quel nuovo internazionalismo socialista che, su basi rigorosµmente classiste, va dise– gnandosi .dai laburisti inglesi ai comunisti nazionali che vanno sperimentando le nuove forme di democrazia di– retta. Tenere presente questa realtà come fattore di una nuova soluzione politica nell'ambito dei partiti tradizio– nali della classe operaia significa mantenere intatta la piattaforma socialista della classe operaia italiana, dan– dole una nuova prospettiva, impedendole quello svilup– po centrifugo che ripropone la storica antitesi di un vago massimalismo pseudorivo1uzionario e di un altret– tanto vago riformismo pre-strutturale. Solamente solu– zioni di energica novità possono consentire al movimen– to operaio italiano di superare l'attuale momento di crisi e di perplessità, di non farsi tagliar fuori dal nuovo pro– cesso di assestamento capitalistico che, attraverso il con– tributo delle nuove tecniche di produzione, ripropone in modo ancor più radicale l'antitesi storica fra Nord e Sud e le sperequazioni e le contraddizioni delìa nostra economia e della nostra società, puntando risolutamente, magari attraverso un esperimento riformistico, a un nuo– vo tipo di egemonia paternalistica e clericale. Uno scritto sull'emigrazione politica ib1liana, limilato al periodo che rn dalla ,:adnta di Parigi alfa caduta di Mu~solm1: « Il Ponte» lo ha puhblic,lto nei numeri di gennaio, febbraio e marzo 19;;:. L'autore riC\'OCa l'azione politica che lo portò clandestino cfolla Francia occupata a Barcellona, Madrid, Lisbona, Gibilterra, Malta, Londra, New York e poi di nuorn a Londra per rientrare ancora nella Fi'allcia occupata, sempre a contatto con la Resistenza francese. Lussu espone le diflicoltù dell'emigrazione politica itali:ma per inserire l'antifascismo nella guerra contro il fascismo l" il 11a~ zismo. su uu piano di indipcndc11za nazio11alc e di dc111ocrazrn r;;publ.ilicana, Pagg. Xll-84 L. 350

RkJQdWJsaXNoZXIy