Nuova Repubblica - anno V - n. 1 - 6 gennaio 1957

4 RISUVI'A'fl ))I UN PIANO Q,UIN-QUENNALE L'ECONOMIA C NESE Non è dubbio che l'attuale - regime ha impresso alla Cina un imJ~ulso senza precedcn_ti. Esso è reso possiliile da un ampio consenso popolare, ma anche da un livello estremamente basso .dei èonsumi individuali di PIERO II Sh·nltn;·n Il produiione flell':i~ric:iolt1ira I L lJH.\IJUALISMO che si è riscontrato nella il'asfor– mazione dell'industria da un regirn'e capitalistico ad uno socialista, si ritrova, naturalmente con· istituti e /orme diverse, ahche nell'ag,·icoltura. La popol3.zione ci– nese è, come si sa, una. popolazione essernialp1ente · agri– cola. E' ce,·to che __ almeno 1'80% (ma qualcuno parla· an– che del 90%) dei cinesi è occupato nell'agricolturn. Il go– verno rivoluzionario trovò questo settore produttivo nel J!J-49 in uno stato di sofferenza ormai cronico: da una parte, i proprietari fondiari in una posizione carattèristica aAsai più vicina a quella. dell'esattorn delle imposte, il quale si presenta a riscuotere una volt.a l'anno quanto gli spetta per legge, che a quella del propl'iela1·io che s'inte– J'essa diretta1nente e con continuità dell'azienda, dall'altra j contadini in uno stato di miseria lnirnrrn'\ginabile. Su questo ambiente oper·ò la riforma agrnria che, varata. con la legge 28 giugno 1950, fu integl'almente realizzata .entro il '52. Con essa, s~ si tese ad espl'Opl'iare le lene ecce– denti la capaciti~ lavorativa. delle fiuniglie prop1·ietarie, si prese1·vò tuttavia completamente la media proprietà. Naturalmente non ci si fermò qui. Fin dal 19{>1 venne fatta circolare fra i contadini l'idea della coopern,-.ione og1·icola. Soltanto che era impossibile giungere subito ad 1rna coopera:done di tipo socialista che precedesse la tra– sformazione, da pl'Oprietà privata in p1·oprietà collettiva, della terra e degli altri mezzi produttivi. Da secoli il con– tadino cinese stava ballendosi per possedern un appezza– mento di terra e la sua ta1·da. psicologia avl'ebbe mal rea– gito ad un metodo di conduzione completamente nuovo. l?oJ'Ciò la cooperazione ha cono::,cint.o un tipo denominato inferiore in cui Ja tel'l'a viene messa insieme dai contadini a titolo di aliquota, con gestione comune, mantenendo la pl'Oprielà privala della terra e dei mezzi cli conduzione. I dati statistici urficiali rivelano che· questa trasforma– zione di aziende private in aziende cooperative, pur es– sendo in atto, è ancora lontana dall'essere cornpleta, ma negli Atti già cit. si legge che, a rnetA 1956, 110 milioni, cioè il 92% dei 120 milioni di nuclei familial'i, hanno ade– rito alle cooperative agricole di produzione. E non è tutto: se.condo queste notizie, ben 75 mili~ni sal'ebhero le f~mi– glie ormai inserite nelle c.ooperative di tipo supe·riore. Si chiarisce però çhe « quèstì successi> sono stati ottenuti prevalentemente dopo la metà del 1!J55, dopo cioè che Mao Tse-dun e aveva indicato al C()miiato Centrale come vin.cere le tendenze conservatrici che esistevano nel par- . tito e intralciavnno l'attività dei contadini e dei coopera– tori». In ogni ca:so, t,ornando a valutarn i dati ufficiali, si può riscontrare che nel periodo 1952-55 il valo1·e della produzione ag1·icola ha subito un incremento di circa il J 3 p'er cento. Le spaventose inondazioni del '53 e del '54 hanno impedito che cedi risultati prerissati dal piano po– tessero essere in quegli anni raggiunti, n'la i dirigenti ci– nesi assicurano che nel 1957 anche l'agricollma si troverà in linea con le produzioni volute dal pi·imo piano quin– quennale. A titolo di curiosiHt, .è da rilevare che questo piano prevede nel pe1·iodo '52-57 una variazion~ nella pto– du.-,ione agricola del 23,3% di fronte ad un aumento della produzione industriale del 98%: cifre, come si vede, quasi analoghe a quelle previste <lai piano Vanoni nel periodo )955-64. Visti gli scarsi im·estimenti che il governo ci– J1ese le ha dedicato, si può dire che l'agricoltun.1, non po– teva subi1·e uno sviluppo 1naggiore. E' vero che possono essere considerati investimenti agricoli, almeno in parte e in senso indiretto, anche i 402 ,nilioni di yuan riser– bali alla regolazione delle acque, ma anche così facendo appena il 7% del totale rigua,·derebbe l'agricoltul'a. Lo aumento, seppur non eccezionale, della pl'Oduzione ag1·icola è imputabile allora all'impiego più razionale del capitale umano e non certamente all'introduzione di nùoYe e co– stose tecniche produttive. I dirigenti cinesi ben si rendono conto dello stato in cui si trova la loro economia~ Si legge, per es., nel Rap– porto politfoo al comitato centrale cli Liu Scia.o-Ci (Atti giù, !?it., pag. 4-9): « Noi stiamo sviluppando la coopel'a~ ~ione agricola. senza essere dotati cli macchine agricole in quantità sufficienti>; e più oltre: « Bisogna convincersi che queste misure (costruzione di sistemi di irrigazione, maggiore cura per il miglioramento della qualitlt dei pro– dotti, mi~lioramento dei metodi di lavoro, ecc.) co1Jten~ BARUCCI gono in sé enom1i possibilit.\ polenziali di Anmento della - pl'Ocluzione ag,·icola ». Per il momento l"indur;ti+a ci11ese. non è in grado cli fomir-e all'ag1:icoltura s11fficienti mezzi mecéanici ed il go– vemo, l'itenendo impos~jbile rico!'l'el'e al mercato estero, sl_a facendo tuHi gli sforzi per mettel'la in condizione di far frç,.nte id fabbj.sogno interno. E' questo un _indi1·izi.o economico che in •Un paese oc'.. cidentale pl'oclunebbe un pet'icoloso squilibr·io fra il li– vello di vita degli opel'A.i dell'industria, destinati a veder migliorare le loro condizioni in conseguenza della pl"o– spe1·itiL di quel l'amo proclutt.ivo, ed il livello di vita dei contadini, fo1·zatamente basso in· conseguenza dello sca1·so l'enclimento della· tCna coltivata con ,nezzi rudimentali, nia che fo1·se in Cina può anche non apportare gravi con– Sf"guenze sul piano politico, se Si tiel1 conto delle con– cli:,,;ioni. in cui si tl'Ovnvnno i contadini a.I momento della fine della guel'ra civile. Bene o male, da allora, il livello di vita degli ag1·icoltori deve essere migliorato ed è an~he p1·obabile che quello squilibrio di cui parlavamo soprn non debba manifestarsi in seguito a una compres– sione dei salari che il governo sta attuando anche nel– l'industria. In ogni caso non si può davvel'O costruire in pieno \·entesimo secolo una economia come quella cinese che riguarda più di 1 GOO q1ilìo11i d 0 i persone, senza chie– deJ·e 101·~ dei sac1·ifici; l"impol'tante '.ò piuttosto che questi sact·i'fici oggi soppodati rapprese11hno nou un puntò cli HITivo ma una fase cli passnggio. Il livello di vita L'an1rni1·azione si trnmnta. in incredulo stl1pore quando passiamo ad osse1·va1·e il costo della vita nella nuova Ci11a ed il livello di vita degli opel'ai di quel paese. Il reddito na.ziol).~-e annuo ammonta attualmente a 1.10 miliardi cli ywrn :tr'ì1 reddito pi-o-capite conisponde a ci1·ca 50 mila lire. Se si pensa che in Hlllia esso è di 226 mila, possiamo ce1·ca1·e d'immaginarci quale sia il .tenore di vita dei •Ci– nesi. Bisogna però teue1·e presente che 1'80-90% degli abi-· tanti sono dediti all'agricoltura e che essi vivono per lo più con i prodotti della tel'l·a anche se in ce1·te prnvince gli stessi contadini sono ridotti a riconere al mercato come acquil'Cnti di beni di çonsumo. Resta comunque il flltlo che, alla fine del .I 955, un opernio edile percepiva circa 14 mila lil'e mensili, un opei-aio dell'industria rara– mente giunge\'a alle 30 mila e un laureato non anivava quasi mai alle 60 mila mensili. Come abbiamo detto più sopn1, i salari sono stati considel'eYolrnente aumentati al– l'inizio del 1956, ma non è dato anco!'a sapere in quale misura. Il confronto fra il tenore di vita di un operàio italiano e di uno cjnese, può tuttavia sembrnre artificioso e sfurzato se limitalo al confronto dei sala1·i normali. La semplice traduzione in li1·e dei salari COl'l'isposti in yuan non ci dill'à infatti risultati soddisfacenti per la semplice ragione che il cambio, specialmente fra due paesi con scar·sissime relazioni commerciali come l'Italia e la Cina., non può essere esatta espressione del diverso costo della · vita nei due paesi. D'altra pa1-te i pl'Czzi dei diversi beni non va1·iano di molto, Il che equivale a dirn che anche instnul'ando il confronto in tem1ini di salario reale, si avrebbe una notevole differenza fra quello percepito da un opetaio italiano e quello percepito da un operaio ci– nese. E' p1-obabile pe1·ò che il cinese non abbia ancora conosciut.o i beni cosiddelti \·oluttuari, e che il suo tenore di vita prnveda soltanto l'uso dei beni di consumo. Sol– tanto così si· riesce a spiegare la politica d'investin1enti massicci che il governo sta attuando jn questi ultimi anni e che deve per forza basarsi su consumi ridotti al minimo. Impossibile dire che cosa avvenà quando .i cinesi si renderanno conto di vivere nel secolo xx·; è sperabile che allora l'assetto economico raggiunto sarà in grado di sod– disfare le aumentate esigenze dei singoli. Diceva Confucio che il popolo cinese può essere con– qnistalo soltanto col suo con.-;enso. Lo sviluppo l'ecente dell'economia di quel paese dovrebbe testimoniaée l'unità ideale che SOl'l'egge questo popolo nella lotta giornaliera contro avversitù d'ogni genel'e, Non vogliamo dire di più: la storia può essere pl'Onta a riserbarci ama1·e sorprese. Qualunque sia il giudizio politico che si voglia dare del– l'attuale regime, .è comunque indubbio che. esso è stato capace d'imprimere alla Cina un impulso senzA. prece– denli. Si è Javbrato sodo in questi anni e un grande popolo si è svegliato da un secolare Jeta.rgo. (144) nuova repubblica. Avete provdui • _,lf.,.. Nllct t.U.l'O 12 r Vno ,in,_,uo 1iwrploo • .,,_ .::r:~ ::.- ri:t.:::~li: richl«fe CMII'"' p,Nwtl"OprHllo. Avete provato Olivetti Lettera. 22 j .......... ,-~ .... ...... ~- -h. U • ~.-42.000,.LO.L ••li,.ttf,,n.Nlllllllloe s.eoo. LO.E. rff •c-ul10 ....,11e,,a9am•'!l•""'..i. .i...i,-1.,1 ., ... ,.,1 011 ...111 :i:..::!.~.kt~c~.r:~..,.. c11 ... ...,"ll. .... t., .. ,,_u IL LIVELUMENTO SOCIALE (continuaz. da pag. 3) sariamente enormi, soprattutto nelle società in cui per– sista un abisso incolmabile tra contadini analfabeti e miseri, e ristrette classi colte che in vari casi ritengono molto della tradizione feudale; ma anche nei paesi più progrediti, nei quali è più facile per gli individui superare le barriere sociali. Ci rendiamo tutti conto che il socialismo non può farsi in un giorno, e neppure sol– tanto col ·dislocare da un punto all'altro il potere eco– nomico e politico - sebbene non possa sicuramente es– sere raggiunto senza un tale cambiamento. Una parte essenziale dell'instaurazione del socialismo consiste nella determinazione di una comune cultura e di un comune modo di vivere, apèrto a tutti, e fondato su un livel– lamento educativo oltrechè sociale politico ed economico. Ancora più, è essenziale che questo livellamento sia raggiunto non soltanto all'interno di una determinata so– cietà socialista, ma in tutto il mondo. Il socialismo non può essere interamente fondato in un paese, prescin– dendo da quanto accade al di fuori dei suoi confini. Esso richiede uno sforzo concertato per mettere fine alla mi– seria in ogni paese, per consentire a tutti i popoli i mezzi Per avvantaggiarsi delle possibilità economiche e sociali offerte dal progresso del sapere e di ciò che siamo usi chiamare la tecnica scientifica. Questo implica una guerra mondiale dell'umanità contro il bisogno e l'igno– ranza, contro lo squallore e il disagio, una guerra com– battuta con tutte le armi costruttive che gli uomini pos– siedono o che possono escogitare per perseguire gli scopi di una così grande crociata. Infine, poichè implica queste cose, esso implica anche un grande appello all'idealismo umano; perchè, sebbene la maggior parte della lotta debba essere combattuta contro lo sfruttamento e la ti– rannia esercitati da uomini su altri uomini, e per il raggiungimento di un più alto livello di vita ·materiale per i poveri e gli oppressi di ogni paese, lo scopo ultimo è non solo di rialzare il livello materiale ma anche la qualità della vita umana e mettere in grado l'umanità di vivere più nobilmente e in piG piena fratellanza, al tempo stesso che in condizioni materiali migliori. Ogni vero socialista sa e sente tutto ciò. E vera– mente sp~sso siamo così portati a dare tutto questo per scontato, che ci vergognarne perfino di ricordarlo, per tema di dire delle vuote banalità; e alcuni socialisti rea– giscono così fortemente contro altosçmanti espressioni idealistiche come se sospettassero di insincerità chiunque le proferisce. Nondimeno è impossibile esprimere lo spi– rito del socialismo mondiale senza richiamarsi a ideali etici; perchè. il socialismo ~ il socialismo internaziona– le - è, nella· sua essenza, l'espressione di un atteggia– mento profondamente etico. Perché vogliamo istaurare una società socialista in tutto 11 mondo? Semplicemente perché crediamo che nessun altro tipo di società è com– patibile con la fratellanza universale e la fondamentale eguaglianza implicita nei Diritti dell'Uomo, in quanto tale, G. D. H. COLE

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