Nuova Repubblica - anno V - n. 1 - 6 gennaio 1957

(144) nuova repubblica 3 RILANCIO DEL SOCIALISMO MONDIALE IL LIVELLAMEN~ro SOCIALE Anche ,in una società socialista rimarranno differenze di gusti e d'interessi che impediranno una pianificazione assoluta, ma questo è ben diverso dal fotto che rapporti di eguaglianza siano impediti da barriere econo• - miche. Comunque si operi, occorrerà molto tempo per abolire le vecchie barriere e stabilire norme generali di cultura e di comportamento sociale applicabili senza rispetto dell_e origini e delle tradizioni di ·classe VI SOCIALISMO EDEGUAGLIANZA N El CAPITOLI precedenti, discutendo dei prossimi passi che l'Inghilterra dovrà compiere verso il so– cialismo, ho energicamente sottolineato la necessità di assegnare un posto molto importante, tra gli obiettivi immediati, ad un rapido progresso verso l'eguaglianza economica e sociale. Ho voluto sottolineare il fatto che dopo tutte le conquiste ottenute dalla politica dello Stato del benessere dopo il 1945, la Gran Bretagna rimane tut– tavia una società divisa in classi sociali ed economiche. Questo rimane vero anche se le condizioni delle classi, al livello di base, sono considerevolmente migliorate e se la disponibilità liquida di molti ricchi è stata sostanzialmente ridotta. Abbiamo tuttora le cosiddette·« public schools », nelle quali i ragazzi di una ristretta classe sociale rice– vono una educazione << superiore», che li qualifica per impieghi meglio pagati e di maggior prestigio; e queste scuole sono sovrapopolate. Anche se i salari e i redditi sono aumentati in misura maggiore del costo della vita, il diritto ai guadagni di un lavoratore salariato e quello di un membro delle classi più eleVate o delle categorie professionali è tuttora considerato con metro assoluta– mente di~erso: tanto che nessuno. si pone neppure il pro– blema se un lavoratore manuale molto abile debba es– sere pagato ad esempio quanto un dirigente ind1,,1striale o un ingegnere professionista qualificato. Non dico che debba; ma la questione non è neppur posfà. E non è p'o– sta perchè la divisione delle classi, anche se per certi aspetti non è più così sensibile, è ancora data per certa e viene a malapena messa in discussione dalla maggior parte degli stessi operai. Libertà dalla divisione di rlai.,;e Io credo comunque che più le spese dell'educazione superiore saranno sostenute dalla collettività, meno si darà il caso di dover poi riconoscere alti redditi a coloro per riceverla hanno dovuto affrontare, loro o i loro ge– nitori, codeste spese; e sostengo che gli alti redditi, di qualsiasi tipo, dovranno cadere: Da taluni si replica che coloro che si battono per diminuire l'ineguaglianza eco– nomica sono fuori della logica, in quanto al tempo stesso sostengono che gli opera.i più abili devono esser meglio retribuiti di ciuelli meno abili. Non ·vedo però Ja validità di simile argomentazione; giacchè io non sostengo affatto l'assoluta eguaglianza del reddito. Fino a. che noi conti– nueremo ad aver bisogno di incentivi economici per ot– tenere maggiore o migliore lavoro, alcune ineguaglianze di 1·etribuzione dovranno necessariamente permanere; e dubito che si possa da qualcuno pensare alla possibilità, per il momento, di fare a meno di questi incentivi. Tut– tavia credo che i socialisti debbano ridurre il piµ possi– bile le differenze ed approssimarsi molto di più alla pos– sibilità di giudicare tutti i lavoratori con uno stesso me– tro, escludendo ogni differenziazione fondata sulla classe sociale. Può anche darsi che in un futuro lontano divenga-pos– sibile fare a meno di ogni incentivo economico e adottare, se così vorremo, un sistema di distribuzione << a ciascuno secondo 11; sue necessità » Ma è · chiaro che siamo an– cora parecchio lontani da una situazione che ce lo con– senta; nè, allo stato attuale delle cose, ciò sarebbe in accordo coi sentimenti delfa massa dei lavoratori di base. Provi, chi ne dubita, a persuadere un gruppo di operai specializzati che i lavoratori co"ì quali essi lavorano deb– bon prendere i loro stessi salari. La differenza di retr.i– buzione, ammesso che non sia così forte da determinare barriere di· classe e che conservi una relazione effettiva col merito e con la responsabilità, è considerata dalla maggior parte degli uomini corretta e giusta; ed è per– fino desiderabile che debba esser così fino a che gli in– centivi economici saranno una necessità .. Quello su cui i socialisti devono insistere non è l'assoluta eguaglianza di reddito pei- tutti, ma la combinazione di uno « stan– dard » minimo di vita realmente tollerabile, con una dif– ferenziazione occupazionale la più liev·e possibile, e com– patibile col buOn funzionamento e con l'adeguata assegna- di G. D. H. COLE- zione degli incarichi. Ciò che dobbiamo stare attenti a non fare, nel momento in cui si ·accetta quel po' di inegua– glianza che è necessaria, è di accantonare l'esigenza di liberarsi dalle differenze di classe, e di finire per essere indotti ad accettare la permanenza di un trattamento differenziale per determinaV individui, come se ne ·aves– sero diritto per ragioni di classe - per esempio, me– dici o contabili, nei confronti. di tipografi-compositori o di operai meccanici o di braccianti o di impiegati. La società dei dirig-enti E' evidente infatti che una società non diventa so– cialista semplicemente trasformando uomini e donne in pubblici impiegati, se essi continuano ad essere pagati e catalogati come sotto un regime capitalista. Una tale società non sarebbe socialista, ma soltanto capitalistica di stato - cosa molto diversa. Questo è il pericolo che si nasconde dietro la concezione dell'instaurazione del socialismo attraverso la graduale nazionalizzazione, adot– tando per le industrie nazionalizzate una gerarchia eco– nomica e sociale modellata su quella delle imprese ca– pitalistiche lasciate in vita. Che differenza c'è, dal punto di vista della -struttura sociale, tra il .personale dell'in– dustria nazionalizzata del carbone o del servizio dei tra– sporti, e quello della Uniliver o della ICI? Non molta, io penso, perchè anche _queste grosse industrie private sono passate sotto il controllo direzionale di uomini che s'ono molto meno padroni-capitalisti che amministratori– stipendiati: uomini il cui stato sociale non è molto più lontano da quello della maggio[' parte dei loro impiegati, di quanto la posizione di un ordinario minatore o di un macchinista delle ferrovie• si•a lontana da quella di un membro ... ~ Comitato Nazionale del Carbone o della Commissione 'dèi Trasporti. Naturalmente, a capo del1e grandi indu.Strie mo– derne, comunque siano organizzate e qualunque sia il sistema sociale di cui facciano parte, sarà necessario che siano posti uomini con larghi poteri di comando e di controllo. Ma non ne consegue affatto che questi uo– mini debbano essere rkchi, anche se devono avere red– diti un po' maggiori di quelli di coloro che lavorano sotto la loro direzione. Se essi sono ricchi, sia in ra– gione dei loro altissimi stipendi sia per conseguenza de– gli eccessivi rimborsi loro riconosciuti, che li mettono in condizione di vivere molto più lussuosamente di altri, niente può impedire loro di costituire una classe privi• legiata e di ·affiancar.si , per la maggior parte dei casi, ad altri gruppi particolarmente privilegiati che hanno po– tuto sopravvivere. I socialisti dunque non possono in nessun modo per– mettersi di rinunciare ad essere « livellatori » - per usare un vecchio buon termine che è caduto troppo in disuso. Un problema chiave sul quale è necessario con– tinuare a battere è quello del privilegio della istruzione. _Si deve semp1icemente impedire che le classi « superio– ri » comprino per i loro figli una particolare educazione di classe che è destinata ad incoraggiare il complesso di superiorità e la convinzione anti:-socia1e che coloro che tale educazione hanno ricevuta siano destinati, co– me per diritto divino, a monopolizzare i più desiderabili impieghi. Senza dubbio è impossibile- impedire del tutto che i ragazzi provenienti da ambienti di povertà e di bassa educazione, speci_almente se appartenenti a fami– glie numerose, siano in qualche modo handicappati nel- 13 possibilità di approfittare dell'apertura dell'istruzione superiore, anche se questa fosse nominalmente aperta a tutti. Ma è possibile fare moltissimo per elevare lo « stan– dard » educativo minimo e per ap~ire strade più ampie ad _una educazione più estesa, e nello stesso, fempo so– stenere maggiormente i ragazzi di famiglie numerose in modo da metterli in una posizione di partenza meno ingiusta. Verso una sorielà g-insta Una società socialista, come io la vedo, deve essere tale da consenti"re un'approssimazione abbastanza note– vole all'eguaglianza economica, in modo tale che nessu– na famiglia possa vivere a un livello di tanto più .alto o di tanto più basso della media da rendere impossibili rapporti e legami eConomici, in termini di relativa ugua– glianza. Naturalmente, anche in una tale società rimar– rebbero differenze di gusti e di interessi che impedireb– bero una parificazione generale; ma questo è ben di– verso dal fatto che rapporti di eguaglianza siano impe– diti da barriere economiche. Comunque si operi, occor– rerà molto tempo per abolire le vecchie barriere di clas– se, e per stabilire norme generali di cultura e di com– portamento sociale applicabili senza rispetto delle origini e delle tradizioni di classe. Gli ostacoli saranno neces- (segue a pag. 4, 3.a col.) (Dis. di Di110 Boschi), Una fascia per l'Europa

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