Nuova Repubblica - anno V - n. 1 - 6 gennaio 1957

2 (144) nuova repubblica CLASSE OPERAIA E STATO MODERNO lenkov, segnava un'attenuai.ione tattica della linea e l'ispdn– deva ·a reali esigenze di liberalizzazione. Il distacco dalle masse e la dogmatica fedeltà a.i principi pesò nelle stesse giornate berlinesi in quanto, come in Ungheria più tardi, proprio il rifiuto opposto dai dirigenti sindacali e governa• t.ivi a ricevere ed accogliere la protesta operaia traSformò ~n s_ollevazione di carattern politico (che si estese da Ber– lino a 272 città della provincia) la manifestazione del gior– no 16, offrendo il destro alle insonni agenzie americane e tedesche di Berlino Ovest di inserirsi nel movimento. GERMANIA· EST L A GERMANIA Est, la Deutsche Demokratische Repu• blick (DDR) e cioé i I0LISI kmq. e i 17.314.000 abi: tanti della ex Sowjetische Besatzungszone (SBZ) se– condo gli accordi di Potsdam e delle successive convenzioni sanzionanti il cambio della metà occidentale di Berlino con– tro la Turingia e la parte di provincia sassone già occupata dalle armi occid€ )nta.li , merita fra i paesi a <i:'. democrazia popolare » dell'est europeo un'attenzione particolare. Mentre in Polonia, in Ungheria, in Romania l'esercito sovietico si presentava in veste di liberatore e, di fatto, si veniva ad inserire in una grande lotta nazionale, in quella parte del grande Reich esso giungeva ·quale esercito nemico e vendicatore di tutte le atrocità e di tutte le distruzioni operate dalle armate di Hitler in territorio sovietico ( 1700 città, '70.000 villaggi, 6 milioni di case, 31.850 fabbriche, 65.000 km. di ferrovie, 84.000 scuole ed istitùti totalmente o pari;ialmente distrutti). _ Ai vizi e alle forzature del sistema imposto ai paesi del– l'est europeo con la trasposizione meccanica del modello sovietico di ·industi·ializzazione e di collettivazione dell'agri– coltura si. aggiungeva in Germania Est la ostilità contro un occupa.nte nei cui riguardi un'abile, massiccia propa– "ganda aveva seminato un cumulo di paure e di prevenzioni, i rancori della guerra e del dopoguerra, un cupo. risenti– merito per i prelevamenti russi in conto riparazioni (da 60 a 7.0 miliardi di DM), la inettitudine democratica eredi– tata dal nazismo. La aborrita Revolution von oben, la ri– voluzione dall'alto che, in mancanza di cosciente partecipa– Y.ione e di libera determinazione dal basso, si imponeva come la sola via di trasformazi'one della vita e delle strut– ture de11a Germania Est, si scontrava in resistenze pafti. colari, che anche più critico ne rendevano il cammino. Proprio perciò il volume del Castellan: DDR, L'Allema• gne de l'Est (Editions du Seui!, 1955) il primo che, nei ter• )nini di un obiettivo interesse storico, affronti l'argomento, va segnalato e raccomandato all'attenzione dei politici e dei cultori di scienz-e economiche e sociali. Articolato in cinque parti (Fondaments, Structures po– Jjtiques et. économiques, Le nouvel ordre social, Les églises, Le climat) corl'isponden'ti, ciascuna, a una descrizione e ad uno studio condotto su documenti ufficiali ed ufficiosi della DDR oltre che ad una sottintesa ma sempre presente di– fetta c'onoscenza, il libro sottolinea le tre date: 1945, 1948, 1963, che, grosso modo, puntualizzano il cammino degli stati a democrazia popolare, creature artificiose, sensibili all'azione dell'esterno e a11'andamento delle relazioni inter– nazionali più che ·a motivi propri, interni, di sviluppo. All'indomani della occupazione, il 9 giugno 1945, giusto un mese dopo la capitolazione tedesca, fu creata nella SBZ Ja Sowjetische MiUtiirische Administration (SMA) che as– sumeva le funzioni di organo supremo di potere. All'infuori del controllo; politico e amministrativo, della zona la SMA si consacrò a due compiti principali: a) permettere agli organismi specializzati di prelevare dalla zona le ripa.ra– zioni reclama.te 4ai sovietici (prelevamenti che in un primo tempo si effettuarono attraverso spoliazioni dirette.e, in un secondo tempo, attraverso la gestione di società miste, le SAG, a direzione sovietica); b) promuovere l'opera di de– militarizzazione, denazifìcazione, democratizzazione che, sancita dagli accordi di Potsdam, venne mandata innanzi drasticamente secondo l'interpretazione che dei termini' of– frono la ideologia e gli schemi marxisti. Il 50%. delle imprese industriali e commercia1i, fra cui le più importanti e le più moderne, vennero trasfo1·mate in imprese del popolo (Volkseigene Betriebe) e sottoposte strettamente alle prescrizioni ed al controllo della Commis– sione del Piano. Il latifondo che, nella Ge:n::pania semi-- . feudale dei Junker e dei generali, assicurava la continuità storica delle vecchie classi, fu spezzato. Tutti i domini superiori ai 100 ha. (il 28,3% della superficie coltivata) vennero esprop1·iati senza indennità e ripartiti fra gli ope– .rai agricoli, i piccolì proprietari e i contadini senza terra affluiti con i profughi (4 milioni circa) ,_delleregioni incor– porate nei territori della Cecoslovacchia e della Polonia. Nella primavera del '48, 3.714.00 ha. di terra erano stati distribuiti fra 574.730 famiglie rappresentanti due milioni circa di abitanti. A quel periodo corrispose nei programmi della classe di– rigente politica rientrata al seguito dell'esercito sovietico ,(W.: Pieck, W. U_lbricht, A. Ackermann, ecc.) o riemersa dalla clandestinità, la besonderer Weg zum Sozialisrnus, la via particolare al socialismo, teorizzazione propria di quel periodo che oggi riaffi.01·a,dopo il ve~tesimÒ congresso, colo– randosi di una nota di nazionalismo che denunzia, esso solo, il fallimento della decenna..le « educazione » socialista. Il programma comprendeva la trasformazione della Ger– mania Est in stato democratico, compito rivoluzionario al quale era mancata la borghesia nazionale, nel quadro degli accordi int~ralleati e nel1a prospettiva della riunificazione della zona est alla bizona ovest. Il 1948, e non nelJa sola SBZ, segna 1a fine del Sonder– weg. La divisione del mondo, fatto compiuto dopo il piano Mars?all del giugno '47, si installa al centro dell'Europa. La nfor~a monetaria della bizona e l'immediato analogo provved1mento del1a SBZ rende di fatto indipendenti le economie dell'Est e dell'Ovest e prelude alla proclamazione dei due diversi Stati che verranno a coronarle. . Il Castellan che passo passo segue Ja faticosa costru– z~on? d_ella DDR rivela (ma non vi insiste) le conttaddi– z1om d1 una trasformazione che non è solo· que11a di una ~e?olution von oben, di una rivoluzione dedotta dai prin• c1p1 che,. a stare all'esposizione, si può anche affrontare, ma dell'adattamento a un clima e ad un modello estrinseca– mente imposti per fini d'integrazione ad un sistema. Lo Stato, nella ideologia del regime, viene ad assumere un posto sempre più grande ed importante. «La coscienza del lavoratore non si sviluppa tanfo attraverso l'esperienza di una democratizzazione progressiva quanto, piuttosto, con l'ammissione che lo Stato dei lavoratori esiste già: la rivo– luzione arriva dall'alto» (pag. 80). E' la evoluzione che si compì in URSS negli anni successivi al '20-'30; da allora agli occhi degli interpreti ufficiali del marxismo-leninismo Io Stato divenne una sovrastruttura agente ca.pace di tra– sforma.re la base economica, principio motore del.la vita so– cia.le nel suo assieme. Mentre però nelle concezioni am– messe in URSS, era Ja persistenza dell'accerchiamento capitalista che esigeva il rafforzamènto della potenza dello Stato, nella Germania Est sarà « l'ampiezza dei compiti eco– nomici assunti dopo la istituzione d~lla proprietà popo- lare». ... Il Piano quinquennale ('50-'55) mirerà alla costruzione di un'economia di carattere « autarchico » nei confronti della Germania Ovest e complementare nei confro_nti delle democrazie popola.ri confinanti. Ora, in una regione come la Germania Est che non aveva costruito mai un'entità economica a se stante, uno' sforzo gigantesco è richiesto alla popolazione, per completare la strutture economiche di base, per edificare cioé un'industria p.esante e· accelerare la pl'oduzione di strumenti di produ: z1one. Il problema si ripropone a ogni paese male attrezzato o semi arretrato che intenda ·affrontare un simile sforzo di industi·ializzazione: il mantenimento dello scarto fra. lavoro fornito a remunerazione - anche in periodo di pl'oduzione e di produttività crescente - è il solo mezzo n·aturale a disposizione. Misura della validità del sistema è la stabilità politica ch'esso riesce a creare e a mantenere. Ogni qual– volta gli obiettivi non si commisurano realisticamente alJe possibilità intrinseche del paese in risorse umane e mate– riali, energetiche ed agricole, si produce inevitabilmente un distacco fra organi di direzione e popolo che !"lessun prov• vedimento riuscirà a colmare: né la repressione poliziesca, nè la spettacolarità dei processi, né la pressione d'una pro– paganda menzognera. Nella Germania .Est il malcontento popolare esplose il 16 giugno 1953 ancorché il O dello stesso mese venisse pro– clap1ato il neue l(urs, il -ui.-uovocorso che, .ispirato da Ma- Nelle campagne la sovietizzazione ha inizio nel '49 con ]a decisione della creazione dei colcos. La logica della su– bordinazione della realtà al modello imponeva la trasposi– zione in terra tedesca delle _espe1·ienze della rivoluzione madre, la 1·ivoluzione russa. La resistenza offerta in blocco dalla .c1a"sse contadina porse l'occasione al SED di ri– prendere un'altra esperienza della Russia staliniana: la di– scriminazione fra contadini ricchi e poveri, la liq~idazione dei kulaki in quanto classe. Ne seguirono la fuga all'ovest di masse ingenti cli contadini e una crisi alimentare che pesò per la sua parte nella sollevazione del 17 giugno. Ven– nero allora denunciate le « manovre degli elemen,ti reazio– nari e capitalisti nelle campagne per disorganizzare il piano agricolo ecc. ecc. » e. la lotta di classe 1'iprese con ferncia. ll neue Kurs non era pèr nulla l'annuncio di una nuova Nep. Il colcos restava il fine della politica agr11ria della DDR. Il donchisciottismo tragico dei dirigenti raggiunge• va il parossismo. L'ultima parte del volume è dedicata ad un esame delle trasformazioni sovrastrutturali del regime che, per un gi1i– dizio complessivo, avrebbero richiesto una descrizione delle condizioni nelle quali, sul pie.mo della realtà quotidiana, }a popolazione della Germania Est vive da ormai dieci anni. Concludendo: nna realtà nuova s'è creata all'Est. Lo strutturo della Germania del passato, le strµtture che al– l'ombra compiacente dello Statuto d'occupazione ad t1na ad una si sono ricostruite nella Repubblica di _Bonn, sono scom• parse. La trasformazione, viziata. dalla lo.tolleranza totalita– ria ·del regime, non ha· creato t~1ttavia una società nuova, socialista. L'uomo n'è rimasto fuori. · La conti:addizione fra. l'esigenza di uno Stato forte ed efficenta e J'aspir~.zione, operaia e poi:,olare a un maggior peso' e a una: più diretta partecipazioDe a,Jla sua vita è in– tatta. li prohlf'-ma condiziona l'avvenire rlella coesistenza e della pace e va al di là dei confini della DriR e dello stesso Est enrope0. Si trntta di inveniare istituzioni e strn– menti r,novi ra.paci di 11-s!' ,icura.re quella partecipazione a.Ila direzione della cosa pubblica in tutte le sue istanze e sal– vare al tempo stesso il principio di uno Stato nuovo in grado di affrontare efficacemente' e ()Ollettivamente tutti i problemi d'orgqnizi.azione della produzione e della vita d'oggi. In questa prima metà del secolo i popoli hanno totalizzate più esperienze che ·in tutti i seco1i precedenti. Si trntta di trarne Ja lezione. All'Est e all'Ovest. NINO..JSAJ,i •►.. ,__ __ I_T_A __ L_._I._A_P_O_L_I_T_I_C_A _ I LASCELTA DIREALE N ON SAREMO così leggeri da parlare di una crisi generale del PCI, a causa dell'episodio Reale, e delle dimissioni, tuttavia non sottovalutabili con una risata, degl'intellettuali. Siamo tutti convinti che la macchina resiste, e, più che la macchina, la causa, di fondo del partito comunista, che . consiste nel dare alle ragioni Costanti del movimento operaio una rap– presentanza solida, efficiente, una coscienza delle sue dimensioni internazionali. Per questo, sintantochè. 'non si delinei un potente movimento socialista, capace di rac– cogliere in qualche modo l'eredità dei comunisti, questi certamente in Italia resisteranno. D'altra parte Togliatti, pur essendo ancora il « miglier re », non può appagarsi di servire al partito la pietanza del– la « via italiana », avvertendo che essa è il piatto di sem– pre, e che non c'è quindi nulla da aggiungervi, nulla da aggiornare. E' proprio perché la ricetta è sempre iden– tica, che essa non resiste più ai fatti nuovi. Ha 'ìner strato •di resistere male al XX Congresso, resiste sempre peggio agli alti e bassi della politica interna sovietica. La gravità della nuova condizione del PCI sta "infatti in questo: che finché si trattava di seguire fedelmente le linee della politica estera dell'URSS, la cosa Ilon era· poi di enorme difficoltà. Questa politica ha delle li'nee costanti, in qualche modo prevedibili da una intelligenza abituata da decenni" ai suoi sviluppi. E facile era altresl, nel Sl!O ~tesso continuo arbitrio, adeguarsi alla disciplina di Stalin. Ma si deve ben ammettere quanto sia di– venuto oggi obbiettivamente arduo difendersi da posi– zioni apparentemente improvvisate rispetto alla dina– mica del comtinismo sovietico, soprattutto quando esso, giungendo a definirsi « staliniano» in politica estera e d~stalinizzato in quella interna, pone continuamente in crisi la regola dei rapporti tra paesi e partiti comunisti. E' a questo punto che a TÙgliatti ed agli altri diri– genti comunisti toccherebbe operare scelte proprie, e rovesciare la tendenza: invece di ipotizzare la propria funzione nel sistema, affermarne una nella politica ita– liana, e attendere che siano anche gli altri componenti del comunismo internazionale a regolarvisi sopra. Rima– sto a mezza via tra la prima tendenza e questa seconda, che apparve, fra timidi spiragli, all'VIII CongreSso, è naturale che Togliatti debba oggi raccogliere ampie prove di sfiducia tra gl'intellettuali, e domani, magari, nella stessa classe operaia. Non diciamo per questo che la s·ituazione dei dissen– zienti sia, a sua volta, di particolare facilità. Si veda il èaso di Reale. Saragat lo richiama verso il partito uni– ficato - un partito (nell'intenzione di Saragat) - im– pegn~to in una battaglia di spietato anticomunismo, mentre Reale, se il suo gesto ha un significato, lancia proprio un appello per una rettifica politica in seno al movimento comunista nel quadro generale del movi– mento operaio. Ma conviene ai neodisSidenti associarsi ai più anziani, accogliere l'idea di provocare una scis– sione del PCI, contrapporgli un altro partito (un parti– tino, malgrado tutto) comunista, come suggerirebbero gli uomini di « Azione Comunista », Raimondi e Forti– chiari? Non pare. Allo stato attuale dei fatti, il posto dei dissidenti comunisti è ancora, a più o meno breve scadenza, nel PSI: saprà questo, tuttavia, accoglierli riconoscendone il grosso peso qualitativo, farli parte– cipi di decisioni ad alto livello, ascoltarne proposte che difficilmente si presterebbero a compromessi ministeria-=- listici in vista dell'unificazione? ' Come si vede, l'eredità della dissidenza non è più facile da spendere che quella del dogmatismo ortodosso del PCI. Ed è solo da stupire che la DC non giochi oggi più grosso, rinunzi ad elezioni anticipate, rinunzi a lanciare l_a propa'ganda della insostituibilità dinanzi alla crisi delle sinistre. Indubbiamente gravi motivi (ancora di dissenso interno, s.i capisce) glielo impediscono. In– dotti a seguire, questa settimana, i fatti comunisti perchè più clamorosi, non dobbiamo dimenticare che l'anno democristiano, sebbene consolatoriamente suffragato dal– l'intervista di Segni, si è chiuso in passivo. In passivo nella po~itica estera dove, dopo tante sortite, Fa.nfani si è ritirato ira i due consueti guanciali d'Europa e di America; in passivo in politica interna, dove neppure si è posto mano al piano Vanoni, mentre -viene estinguen– dosi all'interno stesso della DC un gruppo di centrer sinistra che ne comprendeva l'esigenza dirigistica. La fortuna delle sinistre ancora dunque resiste, nella inca– pacità di scelte della maggioranza. Ma sino a quando? ALADINO

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