Nuova Repubblica - anno IV - n. 45 - 4 novembre 1956

(155) nuova-repubblica t .. LETTERA DA PARIGI L'AEROPLANO D'ALGERI di GIUSEPPE AN IJRICH S E UNA "provv!denzi~le" rivo~ta ~m~here~e non per– mettesse ai giornali .francesi d1 riempire le loro prime pagine di titoli vistosi e sensazionali. essi si sarebbero trovati in questi giorni in estremo imbarazzo. Lo prova la situazione· dei due quotidjani cònformisti alla rovescia, Humanité e Libération, che rimasti stali– nisti a dispetto di tutto, non sanno più che pesci pigliare. Guy Mollet ha avuto il suo voto di fiducia, totale al di fuori dei comunisti; perfino i seguaci di Poujade hanno preferito astenersi, tanto per distinguersi, .mà avrebbero votato a favore volentieri. Il « cOlpo )> del– l'aeroplano d'Algeri domina nella realtà tutta la situa– zione francese. Ma co-ntro chi questo <<colpo>>è stato fatto? Può darsi anche contro i ribelli algerini, ma esso fu fatto da gente con mentalità di basso poliziotto, allo scopo ·di mettere il governo in un crudele imbarizzo, di fronte a un fatto compiuto ch'esso non osa rinnegare. Forse s'era saputo che Guy Mollet, il quale fa volen– tieri il don Chisciotte, è tuttavia tenuto ancora a un rela– tivo guinzaglio dal su·o partito, che recentemente aveva votato quella cc mozione di Lilla» in cui dice esattamente il contrario di quellO Che il governo fa, o fa mostra di voler fare. Forse s'era saputo che a Roma il senatore Commin non e•ra andato solo per metter d'accordo nen– niani e saragattiani, ma anche per prendere contatti con certi « capi » della rivolta algerina. Guy Mollet, o al– meno il suo partito, pur lanciando ancora parole di ri– gida intransigenza, era già entrato nella sfera delle «trattative». · I soliti elementi, che sono i residuati del governo di Vichy conglomerati con tutte le a1tre forze politiche e so– ciali della destra reazìonaria, gli hanno lanciato tra i_ piedi l'affare de1l'aeroplano d'Algeri, ossia l'arresto con sistemi della più volgare polizia di cinque esponenti della rivoluzione nazionale algerina. E' provato infatti che di questo tiro Mollet e- tutti i ministri erano all'oscuro, e che lo stesso ministro residente in Algeria, Lacoste, ne fu informato quando l'apparecchio stava calando sul– l'aeroporto. Furono press'a poco gli stessi uomini che de– tronizzarono due anni e mezzo fa ·il sultano del Marocco, con i bei risultati ora visibili, a montare la cattura. E il governo, che si sente debole malgrado le grosse maggioranze dei suoi voti di fiducia, che vive nel terrore d'essere accusato di «tradimento», ha accettato di far credere che « era d'accordo>>, ha accettato la responsa– bilità del fatto idiota e brutale che tronca di colpo non solo le trattative discretamente iniziate, ma la possibi- · 1ità di riprenderle. Il gesto è già costato caro. I più in– transigenti coloni che urlavano contro «l'abbandono>> della Francia, che chiedevano mano di ferro, forche e manette, vivono ora terrorizzati chiusi nelle loro case, invocando il rimpatrio contro le folle scatenate e in de– lirio delle città e dei villaggi non solo d'Algeria, ma di tutta l'Africa del Nord. Ma poteva il governo confessare di essere stato colto di sorpresa dal gesto· dei suoi «funzionari))? Poteva fare l'indignato e ordinare la liberazione di questi « crimi– nali >>senza farsi accusare di tradimento dalle leghe di Jeanne d'Arc e dei discepoli di Maurras? Esso fece dun– que buon viso a cattivo gioco, dichiarò d'essere con– tento, beato della cattura. E adesso, con la Tunisia e il Marocco che danno la caccia ai francesi, col mondo arabo al parossismo dell'odio e del furore, con la disap– provazione apert?- o tacita del mondo intero, invoca che la rivolta ungherese continui, si allarghi, si aggravi, tanto perchè l'opinione pubblica trovi un diversivo, non s'accorga della tremenda bufera che quel gesto di in– cauti poliziotti ha scatenato. Ma chi è tanto ingenuo da non accorgerse~e? E, in ogni caso, quanto tempo potrà servire il diversivo un– gherese? Il governo era arrivato a creare un ambiente di stan– chezza e d'inerzia che stava accontentandosi della guer– riglia algenna perché non era una vera guerra: già aveva organizzato dei rimpatri spettacolari di qualche centinaio di richtàmat( da sostituire con reclute più gio– vani. Aveva cioè creato una atmosfera di meno peggio. E adesso è il mondo arabo unanime che si leva 'col fu– J"ore di un ciclone contro la Francia, la Tunisia e il Marocco che rompo-no gli ultimi vincoli, il panico folle dei coloni che gridano aiuto. Già. La Confederazione del lavoro Force Ouvrière tiene in questi giorni le sue assisi. Può darsi che le di– scussioni siano interessanti; ma chi se ne accorge? Mollet è legato al potere come lo schiavo al remo; la galera governativa. va alla deriva. Dove va? Chi la guida? Il governo. la polizia, certi comandi militari? Ma l'opposizione; quella ufficiale, ha anch'essa poco fiato in gola. Budapest la soffoca. Resta l'opposizione del paese, di quella parte del paese che continua a ragionare. La Francia vive giorni tristi, e soprattutto umilianti. 5 LE FUNZIONI DELL'ONU - Una volta per ciascuno (Ois. lii /Ji110 Boschi) SETTE GIORNI NEL MONDO Lfl lEZIO~E D' U~GIIERl N. ON AVEVAMO fatto a tempo, la se'ttimana scorsa, . a commentare la pression~ sovietica sulla Polo~ia, per evitare che Gomulka e i suoi amici del grupJ?O anti-staliniàno s'impadronissero del potere in seno al partito unificé:l,to, che già si profilava un altro caso d'in– gerenza, assai più grave del primu, con l'intervento delle forze armate sovietiche nella ~ivolta ungherese. Ma i fatti si sono svolti con tanta rapidità, .che ormai tutta l'Eur.opa orienJ'-'1-t presenta un quadro interamente nuovo. I punti d'ar"°rivo di questo quadro, nel momento in cui scriviamo, sembrano essere due: 1) i moti ungheresi hanno defin,itivamente confermato la consapevolezza, nelle democrazie popolari dell'Europa orientale, che un·a via nazionale e democratica al socialismo si conquista solo nella piena indipendenza dall'egemonia sovietica e dalla « guida >>del partito comunista dell'Unione Sovie– tica, ricorrendo, se occorre, anche alla forza dell'insur– rezione popolare antisovietica; 2) traendo le dovute con– seguenze da questa lezione (ed anche dalla grave situa:– zione creatasi nel Medio Oriente con-..lo sconfinamento di truppe israeliane in territorio egiziano e con lo sbarco anglo-francese in Egitto), il governo sovietico ha accet• tato la richiesta polacca e ungherese di prendere in esame il ritiro delle truppe di stanza in Europa orientale entro i confini dell'URSS e di porre i rapporti fra URSS e le democrazie popolari su basi d'uguaglianza. Il primo di questi punti d'arrivo è un fatto rivolu– zionario, il secondo è invece solo una conseguenza diplo– matica di questo fatto rivoluzionario; il primo è anche una posizione offensiva, derivante dal moto delle demo– crazie popolari, a cominciare da quella polacca e da quella· ungherese, a favore dell'indipendenza nazionale e della democrazia interna, 11secondo è invece una posi– zione difensiva della diplomazia sovietica, la quale si sforza con ritardo di attuare la politica che il governo laburista di Attlee attuò nell'agosto del 1947 in India quando ritirò le proprie truppe per conservare l'amicizia di un paese dove non era più possibile soffocare l'anelito all'indipendenza. Perciò si comincia a parlare parecchio nel mondo comunista di un CommonweaWi delle nazioni comuniste attorno all'Unione Sovietica. Che cosa implica il primo di questi fatti? E' ancora impossibile prevedere dove approderà il regime politico interno dell'Ungheria dopo la partenza delle truppe so– vietiche e la sistemazione dei rapporti tra-- l'attuale go– verno a direzione comunista e gl'insorti, i quali non sembrano avere un unico centro coordinatore ma si distinguono in vari gruppi e gruppetti, controlla:1ti le varie zone del paese e ispirati a principi politici che vanno dal titismo a .diverse forme di socialismo indi– pendente più o meno anticomunista. Ciò che è possibile valutare fin d'ora •è tuttavia la presenza di un fatto rivoluzionario sia per i rapporti delle democrazie popolari dell'Europa orientale con l'URSS, sia per lo sviluppo in senso democratico del loro regime interno. La presenza di un minaccioso blocco .militare sovietico che occupava metà dell'Europa con propélggini anche in Europa occtdentale fu il pretesto col quale venne attuata la politica che sfociò nel patto atlanticò, nella creazione di basi americane in tutta l'Europa ocçidentale, nel riarmo tedesco e via discor– rendo. Un'Europa orientale veramehte indipendente dal- l'URSS potrebbe invece averè una posizione neutrale e giustificare nuovi sviluppi della politica estera dell'Eu– ropa occidentale in senso indipendentista e neutralista. _Il regime interno dei paesi dell'Europa orientale, d'altra parte, essendosi avviato, negli ultimi anni, sotto la pres– sione staliniana, sempre• di più verso -forme di regime totalitario monopartitico o di fronti popolari fasulli a guida comunista, aveva interrotto il dialogo anche poli– tico e culturale con l'Europa· occidentale. Questa situa– zione potrebJ:?e rapidamente cessare e i ~egimi democra– tici dell'Occidente potrebbero avviare un dialogo frut– tuoso con quelli socialisti dell'Oriente. Più difficile è valutare il significato Qe°I fatto diplo– matico e militare che l'URSS ne ha tratto, con la deci– sione di discutere il ritiro delle sue truppe. L'URSS non intende evidentemente né facilitare la rottura del patto di Varsavia né il ritorno delle democrazie popolari a un regime di democrazia di tipo occidentale, sia pure con forti . indirizzi socialisti democratici. L'URSS si sente costretta in questo momento delicato a fare il massimo di concessioni alle aspirazioni indipendentiste e demo– cratiche dei popoli dell'Europa orientale solo per man– tenere ancora in piedi un e< blocco di stati socialisti >> attorno alla stessa Unione Sovietica. Ciò che permise all'Inghilterra di conservare l'India e 11 Pakistan nel Commonwealth, nel 1947, fu però l'ac– cettazione da parte dei laburisti del rischio incalcolabile che il ritiro dall'India avrebbe comportato per la Gr,:).n Bretagna. Con questa politica - che i conservatori non avrebbero Illai avuto il coraggi0 di attuare- - la Gran Bretagna conservò i suoi vincoli con le nuove repub bliche dell'India, del Pakistan e di Ceylon, ma perdette quelli che aveva con la Birmania, che però rimase legata al sistema economico e politico del blocco di Ceylon, pur non facendo più parte del Commonwealth. Il costo dell'operazione fu quindi piuttosto lieve, anche se in partenza era imprevedibile In che misura l'URSS è oggi disposta a correre que– sti rischi imprev€dibili, ossia il distacco di una o più democrazie popolari dal sistema di alleanze stretto at– torno all'URSS e da un regime interno a isoirazione comunista? Krusciov è forse disposto a corre1:e questi rischi Ma deve fare i conti con la vecchia guardia stali– niana del suo partito, che è molto meno coraggiosa di lui e che è ancor più ottusa dei conservatori britannici quando si tratta di difendere J'jmperialismo staliniano. La decisione di lasciare fare in Ungheria è probabilmente dovuta a Krusciov, Ma è noto, per le dichiarazioni ante– cedenti dei marescialli Zhukov e Koniev, che la deci– sione di discutere il ritiro di tutte le forze sovietiche entro i confini dell'URSS ha messo in contrasto la segre– teria del PCUS e i capi delle forze armate. Se, comunque, questa decisione verrà finalmente attuata integralmente, si verificherebbe cosl quella con– dizione che da dieci anni induce lo scrittore americano Walter Lippmann a sostenere che il giorno in cui le forze sovietiche siano rientrate nelle. loro basi anche le forze americane dovrebbero lasciare l'Europa. C'è da risolvere prima il problema tedesco. Ma, dopo, si aprirebbe infine a tutta l'Europa la via dell'indipendenza daUa politica dei bIOcchi di potenze. PAOLO VITTORELLI

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