Nuova Repubblica - anno IV - n. 45 - 4 novembre 1956

8 (135) nuova repubblica SABA' ABIWGA'l'O t'AH'I'. 5531 EllUCAZIONE DPJ~10GHAFICA I L BREVE volume di Rinaldo De Benedetti Il pro– blema della vopolazione in ltal-ia (A~ilano,• Edizioni di Comunitù, 1954) può essere considetato un do– cumento chiaro e sintetico delle preoccupazioni che alcuni inlel'preti dell'opinione pubblrca italiana nutrono intorno alla nostra situazione demografica. Sono trascorsi due anni dalla pubWicazione del volumetto, e forse in qual– che punto si avverte che esso rispecchia una situazione un poco diversa dall'attuale. In questi anni alcune cose si sono fatte, soprattutto a cura della AssociRzione Ita– liana per l'Educazione Demografica (AIED), che ha sede in Milano (Corso Concordia 12), per illuminare gli ita– liani sulle questioni rjguarda11ti la pianifìcazione ·della famiglla e il controllo delle ·nascite. Sono state· prese ariche iniziative di assistenza immediata, come l'apertura cli due laboratori di consulenza, a- Roma (via Cellina 24) e a Milano (Co1·so Concordia.12); l'affluen_za ai due ~mbu– latori ha superato le previsioni, e ha confennato come trn gli strati più indjgenU della nostra popolazione sia sentita la necessità di prevenire le difficolttl, che può pro– dune all'equilibrio della famiglia una prole eccessiva e non volvta. · Sai-à bene esporre alcuni dati essenziali della nostra situazione demografica, anche se si avrebbe il diritto di cOnsidcrarli largamente noti. L'incremento annuo dei nati sui mOrti sembrn voglia stabilizzarsi sulle trecento– cinquanta-quattrocentomila unità; lo sviluppo delle i11du– strie e dei settori « ter7,ia1·i » clelreconomia, accanto alla emigrazione, pem1ette di asSOl'bire appena, t1·a le nuov~ leve di ]avoro, una cifra di individui pari all'auo1ento della popolazione; in conseguenza di ciò, si ha il, perma: nel'e di una disoccupazione c1·onica di cii-ca un milis,r)e e ottocentomila un.ità, oltre al fort~ 1 rumern dei sotto-occu– pati. L'Italia, con i suoi l58 abi~l!,ti_ti.per chi~omotl'O qua– drato nel 1954, che sono· 'CÌi-i. · ritenere rrtolti di pit, se si considera· che buoÌia parte ::J~·J nostro teneno è mont::i– gnoso e infruttifero, ~ tra i paesi p•iù p◊polati del mondo. Ci supera.no~ in ·Jtur-opa soltat1to l'Olanda (327 abitanti pe1· kmq.,..), il Belgio,-(3-S!J), 1·a Grari Bretagna (245) e la Germania Occidentale ( .198•) ; si tratta però di paesi che, co,ne ognuno ben sa", djspongono di un tel'l'itol'io molto più recldilizio d~l rlostro e .cJi riso1·se economiche assai più elevate. , Anche se il tasso '-àj natalità italiano è tra i più bassi (ma tra i più bassi è anche quello di mortalità) la sitna– ,,,ione dernog'rafica italiana· dev'essel'e seguita con' molta attenzione e preoccupaz.ionc•. Pur considerando le altre vie per col'l'eggere lo squi– librio oggi esistente tra la popolazione e le risorse econo– miche, la situazione non appare infatti rosea. ,Anzitutto, per quanto riguarda li soluzione emigra– toria, tutti ormai sannò, o dovr·ebbero sapere. che l'emi– grazione non è più un fennrneno di masse, ma di tecnici _e d.i capitali. Non v'è un solo paese al mondo che am– rnetta pi_ù una immigràzione libera, come era negli anni anteriori alla prima guena mondiale; tutti hanno piàni– fìcato (anche se in qualche caso le disposizioni resti-ittive possono essere aggirate) l'immigrazione, in modo da ·con– sentire l'entrata solo a coloro che porta)10 un reale bene– ficio al progresso del paese. L'emigrazione riguarda oggi sempre di più proprio quelle categorie di persone che tornerebbero utili in patria: tecnici, operai specializzati, scienziati, imprenditori spesso dotati di capitali propd. Cl semplice bracciante emigi:a quasi sempre clandestina– mente, e spesso incontra una esistenza peggiore di quella che ha lasciato. Restano le soluzioni « i11teme >, quelle cioè per le quali bisogna lavorare in casa nostra, anche se facendo assegnamento sull'aiuto slraniel'O. Giustamente osse1·va Guido I>iovene, nella prefazione al volume del De Bene– detti, che chi è fautor~ di una politica demografica avan– zata deve anche essel'e fautore di una politica sociale avanzata. Troppo facile sarebbe accusarlo cli voler negare ai povel'i quello che fu definito il solo piacere che Dio distribul a ricchi e poveri in egual maniera, il piacere della famiglia e della prole! Credo non vi sia dubbio che, tralasciando lC soluzioni 1)iù o meno avveniristiche di una teorica giustizia so– ciale, il solo pl'Ogetto elaborato in questi ultimi ·anni per dare a tutti gli italiani un lavoro e una sufficjente stabi– lità economica sia lo schema decennale noto come Piano .Vanoni. Esso colpisce per la nobiltù dei fini unita alla concretezza delle conside.razioni di fatto; inoltre esso sembra ve1·amente offrire la pQssibilità di uscire da uno stato di depressione economjca che appariva ormai cro– nico per una paite almeno del nostro paese. Il Piano Vanoni, come è noto, prevede che se il red– dito italiano continuerà ad accl'escersi negli anni fino al 1964 con l'attuale media del 5% annuo, sarà possibile ele– vare la percentuale di reddito investita in impieghi pro– duttivi dall'attuale 21 % al 25%. Questo aumento del capi– tale investito permetterà di dare occupazione stabile e completa a quattro milioni di persone, di cui 3.200.000 costituite dh nuove leve di lavoro non assorbite dall'emi– grazione e dall'impiego, le altre. ottocentomila da per– sone costrette alla disoccupazione dal realizzato pl'Ogresso tecnico. Perché sl arrivi a questo a1:1mento della percentuale (l)is. di Dit10 BoM:lri) ((Compagni, in un paese a democrazia popo·lare, non si può ave·r fame. Chi ha rame, è un faSciSta ,, di reddito investilo occone che diminuisca la percentuale destinata ai consul11i, con sacl'ificio di chi può in favol'e di chi non può. La politica p'cr l'attuazione del Piano si di1·ama in tre direzioni: fiscalismo rigoroso, tregua sinda– cale perché ultel'iori aumenti nelle paghe dei lavoratori occupati non sottraggano ~denaro a impieghi cbe potreb– bero occuparne altri, riordino della pubblica amministra– zione ad evitare gli attuali spc,·peri. E' evidente come la 1·iuscita di qnesta politica sia legata a un filo, che molte mani poti'ebbern spezzare, ma che c~r.tamcnte si rompe– rebbe qualora lo squilibrio demografico, oggi faticosa– fnente contenuto entro limhi tollerabili, venisse ad aggra– varsi. Un aumento indiscriminato della popolazione sot– trarrebbe nnm;i ~capitali al riSparmio, compromettendo . l'attuazione dei Piano. Forse i nostri uomini politici non si rendono conto con sufficielìte chiarnzza che un<\ politica sociale avanzata ha tra i suoi presupposti una politica de~1ogrnfìca avanzata. - Con questi termini si intende niente altro che una po– litica di maggior libe1th nell'informaz.ione e nell'educa– zione demografica. Sappiamo bene che la situazione ita– liana è seria, grave, ma non disperata come quella, ad ~mpio, del Giap~one e dell'Ii,~ia. Nel primo_- di quès.ti Qt,~paesi le auto1·1tà ful'ono costrette ad adottare, qualche anno fa, misure che ripngnano alla sensibilità comune, come l'aborto legale. In Italia possiamo ancora acconten– tarci cli una politica liberale, in armonia con i principi della costituzione; ma occoue che gli organi governativi responsabili, che la stampa dei grandi partiti e gran parte di quella indipendente, cbe gli interpreti più ascoltati dell'opinione pubblica smettano di considerare come un fastidioso tabù quegli strurnent.i cli carattere medico e sanitario che possono aiutare, chi lo desideri, a evitare o rital'da,·e la nascita cli figli_ non voluti. Il popolo italiano ha il diritto di essere informato degli studi che si fanno all'estero, e dell'andamento delle cose in Italia. Deve sa– pere che da noi il numero degli aborti clandestini è, per quanto se ne può sapere, •spaventosamente più alto che altrove, appunto perché l'ignoranza in cui è tenuto spinge spesso il poveruomo, oberato da una prole eccessiva e non voluta, a rimedi eccessivi .. Con questi mezzi, che gli avversari di una educazione demografica dichiarano di condanna1·e, ~a che in realtà tollerano per quieto vivere, si ottierie' o·ggi la bassa natalità italiana. Sonò passati due anni da quando, nel volumetto che abbiarTlo qui ·presentato, il De Benedetti lamentava la permanenza nel Codice Penale italiano di quell'articolo 553 di fascistica memoria, che suona così: « chiunqne pubblicamente incita a -prntiche co,'ìtro -la proc1·éazione o fa propaganda a favore di esse è punito con la reclusione Ano a un anno o con lR multa Ano a lire diecimila, ecc. i. Malgrado una proposta cli legge tendente alla sua abro– gazione, malgn.\do interventi di parlamentari e proteste su giornali, l'articolo è ancora là. Esso, anche se parzial– mente caduto in disur:,-o, minaccia tuttora con la sua proi– .bizione illiberale l'opera di quei volonterosi che si assu– merebbero l'onere di il"lustrare agli italiani le cose come sono. Non ci sembra lecito dubitare che il popolo italiano saprebbe _ben usare con saggezza degli s~rumenti che oggi può offrire ·la scienza,· qualora non ne fosse più tenuto all'oscuro. Senza imporre inutili mortificazioni alla fami– glia, .saprebbe ben raggiungere e conser:vare quell'equili– brio, verso il quale orn tendo in maniera confusa e con mezzi spesso calamitosi e pili nocivi che utili. PAOLO FACCHI ln/orm iarno che - se·condo qwinto risulta da un co– m, mica.to dell'AIED - è stat.o testé aperto un consultorio anche (1, Navali, in P.z:m Cm·ità. 82. Hanno ofjerto la loro g(iranzia in occasione dell'apertm·a. del Centro napolet<ino vari varla:mentari e sottosegret(iri di Stato: Corrado Bon/antini, Ugo La Mal/a, Carlo Matteotti, Egidio Ariosto, Antonio Oav11a., Luigi Preti., Paolo 'l'reves. Le consultazioni sono fornite da -unà ostetrica e dai m.edici specialisti aderenti all'AIED. Nei casi d'indigenza, la consu\a med:ca è gratiiita. · UUt'l'UHA t:ON'J'lrnPOHANEA PREMIO GIOVAN S E QUALCHE tempo fa avesSimo voluto attri6uire un Oscar italiano a uno scrittore di teatro, saremmo stati alquanto incerti s~1 questi tre nomi: Eligio Possenti (pe1· la critica), Cesare Giulio Viola (pcl' la com– media), Angelo Prattini (per l'opera buffa). Possenti, critico del Corriere, è quello che di solito comincia i suoi pezzi così: « Portata snlte scene italiane, se non andiamo errati, nel '24, dalla compagnia Oalli– Gnasti-Ciarli-Brncci, e successivamente ripresa, nel '28, dagli stessi, questa commedia conserva oggi tntto il brio e il sapore che l'intelligenté Autore seppe infonderle». E le conc1ucle così: « La Dolfìn è stata una brillante, gra– ziosa. Mirandolina e .tutti gli altri ugualmente bravi e fedeli ai loro personaggi». Il teatro di tutti i tempi passa nella mente del popolare E. P. in un clorato sfarfallìo, lasciando una tenue traccia di bonario enciclopedismo. Cesme G.iu1io Viola è invece l'acuto commediogJ"afo che recentemente ha l'egalato ai / a.ns di quel teatro che i parigini chiamano « de boulevard », una specie di « con– tinua-;,;ione » o « s.econda puntata» di Casa di Banibola di Ibsen. O quantum m,utatus ab illo. Si tmtta di quel Nora Seconda che 1~ compagnia milanese del Saot'Erasmo .ha portato in questi giorni a Roma, al Ridotto dell'Eliseo. Una meraviglia. La Nora che Ibsen aveva crealo ribelle, fiera, dignitosa nella sua proto.sta, diventa, nelle mani <li Viola, una donna che, ahimè, ha sbagliato, ha pecealo miseramente, ma si è pentita e non vuole che la figlia ripeta il tristo errore. Natnrnlmente il Viola ha affqgato la sua angoscia per l'onore della « Nora ])rima» nel milione gentilmente accordatogli dalla Direzione generale dello Spet.tncolo allo scopo di onorare il grande lbsen. Quanto a Frattini, se ,ion raggiunge le vette dei snoi colleghi, tuttavia si d,ifende bene: pa1·e infatti che sia legittimo dubita1·e della sua padronanza della sintassi italiana e che le sue frasi pili note siàno cli qi.rnsto tipo: « Ho ·pteso quel libro, che non l'avevo messo lì io, però». Non per nulla il suo ·genere preferito è l'opera buffa. Dunque eravamo incerti. Ho dett.o eravamo; perchè da venerdì scorso è sorto un- nuovo astro: Ciovannini. Mai ~entito? Ma sì, è quello del binomio Garin0i e Giovannini, celebri autori di copioni pe1· riviste. E' venuto il suo mo– mento: e la RAI, che non poteva mancru·e al tradizionale appuntamento con .1a stnpi(Iità locale (o forse per la prin;a volta ha voluto fare dello spirito?), è cor~a a intervistarlo. Ci dica, signor Giovannini, qnali devono essere le doti di un anto1·e di teatro? - Ecco qua: « Tanti diconO: la cul– tura, la cultura.. La ~ultura non serve a njei1te. Io con la mia licenza di quinta elementarn sci·ivo un'irradidio per il teatro e ho sempro successo. Se ,bastasse la cultura, uno potrebbe pl'endersi in mano un'enciclopedia e mett.orsi a sc1·ivel'e. Invece è l'istinto, l'intuito, il gusto del teatro, quello che conta. Alt1·ime:nti uno che sa a memoria la Divina Comnìedia dovrebbe se.rivere delle ottime scene, invece non sa scrivere un bel niimte per il teatro ... >. · Ornzie, signor Giovannini, _ci ha i·isolto tutti i clnbbi. Dalla prossima crociera degli intelfettoali non dovrà man– care: ci pensi, sarà il suo primo ·inèontro coi, IA. cultura, non pei·da questa occasione. Anzi, èi viehe un'idea, cho gil'iamo alla Direzione generale dello Spettacolo: ·questo arino ci saranno le celebrazioni gold 1 1?niane; perchè non istituire un Premio Giovannini per onorare l'opera di un autore italiano contemporaneò. _che ricordi degnamente il gl'andc veneziano? Forse Cesare Giulio Viola sta già pre– parando la secoa<la puntata della Locandiera .. BURBA

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