Nuova Repubblica - anno IV - n. 45 - 4 novembre 1956

(155) nuova repubblica Le carte in regola di Pippo Anfuso (Di.,. di Dino Bo.,cl1i) VENEZIA 1956 PIT1 1 URA. ITALIANA di E N R I e o e R I s po L TI III R ESTA <la riferire del padiglione italiano. Si è già accennato _alla sua balorda composizione, reSpon– sabile diretta la sottocommissione per le AL·ti Fi– gurative, che ha curato gli inviti ·ed ha influito sul collo– ctunento delle opere. Alla incongrua presenza con intere sale cli artisti come Messina o Carena, Ziveri o l\iarti– nelli, si aggiunge la loro dissonante vicinanza con gli epi– sodi tuttavia memorabili di questo nostro caotico padi– glione. E poi la lunga teoria degli accettati sotto giuria, dove capita di rinnovare conoscenze poco raccomandabili }atie nel secondo piano delle due ultime Q,uaclt-iennali ro- · mane. Ma è utile piuttosto indugiare soltanto sui pochi ma rilevanti episodi positivi di questo cospicuo settore del– •l'esposizione ·veneziana. Giacchè è un fatto che, malgrado tutto, Ja XXVIII Binnale è riuscita a riconfermare ed anzi, con· più ampie e curate presentazioni, ha in parte permesso cli comprendere meglio l'eccezionale vitalità di alcuni fra i migliori artisti italiani della « generazione di mezzo:>. I foro nomi sono noti: Afro, Corpora, Vedo:va, MOr· lot.ti, l\foreni, Consagra, Signori, Pirandello, Reggioni, come, fra i giovani della genera:;,,ione successiva, Brunori, RomiU, Dova, Sornai11i, Salvatore. A proposito ·della scorsa Quadriennale, quadro quasi fedele della situazione attua.le delle arti figurative in Ita– lia., in un articolo che suscitò .proprio per questo vivaci dissensi (iVuova flep,,~bblica, nn. G, 9, 11, 195G), cer– e.ai di avvertire come, venuto ormai del tutto meno l'np– porto dei maestri, a jtenere il campo (e con una dignità da ascrivel'li subito ira i più r~levanti episodi figurativi d'oggi e non solo in Em'Opa) non restasse1'0 appunto cbe i· mjgliori di quella « generazione di mezzo:. che dal '45 aveva realizzato un completo rii;movamento delle arti figurative italiane. 1 (Dirò Sli~ito dei maestri presenti nella XXVIII Bien– nale che, se la mostra di De Pisis conferma la grandezza ,ormai assodata ed unanime di quest'artista, fra i mag– giori «figurativi» europei del nostro tempo, quella. di '.rosi, opportunissima e ben Condotta., addirittura sor– prende per l'assoluta fed(}ltà· alla vocazione di una pre– cisa poetica, sia per là mirabile costante altezza dei ri– sultati, fra i più alti della nostra cultura figurativa fra 1e due guerre. 1\fentr0 la retrospettiva di Alberto Mar– tin.i, se acuisce l'interesse per questo nostro . < surrealj– sta > ante Jitteram, nutrito soprattutto degli spiriti del– la migliore illustrazione, Liberty, ne conferma tuttavia l'eminenza più che alb·o cbme episodio di «;gusto:., Ja mostra cli De Chirteu (rope-i·e·dalle metafisiche a1Ie•ultime, le une e le altre « per espressa dichiarazione dell'artista:> p.ri, ·e di data) conferrna la nulliti\. <le.gli attuali volgaris– sim.i modi d( qt: esto rimpianto maestro. Fra gli altri, emerge sempre più la personalità di Ciardo; resta con– fermata l'importanza notevole di Vagneiti; Cristofanetti dovrà assumere un ruolo maggiore in un bilancio delle arti figurative del nostro tempo; Bucci resta soltanto per certi episodi giovanili, specie grafici; infine Martina, uno dei « Sei» di Torino, soltanto dignitosamente pro– trae quelle ormai lontane pre1nesse di gusto). Nel caso di Corpora e di Vedova a Venezia, è stato evidente come per ambedue si po.':;Sa__J>a1·laredi com– pleto superamento anche di quello condizioni di pittura non fisurRtiva ma ancora d'immagine, proprie general– mente a tutti gli «:Otto» nel '52, quando Lionello Ven– turi ebbe a proporli all'attenzione della critica. in un vo– lumetto rimasto famoso. Giustamente G. C. Argan può parla1·e nelle presentazioni delle due personali, per Cor– pora, di « linguaggio empirico:., di contro ad un « 1~ guaggio sirubolioo:. tradizionale, di riscatto dell'emoti– vità dall'accezione storica consueta dj emotività mera– mente naturalistica; e, per Vedova, di «: pittura cli idee», di < una cronaca che non si localizza mai nell'episodio, ma !}repita in infiniti episodi vicini e lontani, simultanei e interferenti ». Non v'è dubbio che a Mor·lotti, che si conferma a Ve– nezia dotatissimo e di grandi possibilità, e giunto in pa– recchi degli episodi ora pubblicati ad un passo dalla de– finitiva consapevolezza della problernatica di fondo co– mu11e ad nn Corpora, ad un Vedova, ad un Consagra, molto tuttora nuoccia quella poco salutare nomina a. <leader» di certo preteso nuovo e naturalismo> fra emi– liano e lombardo, e padanico > anzi (così infatti lo si vuol chiamare), del h;tto inconsapevole dell'esigenza prima ed lmprescindibile e f;itoricamente motivata della pittura itali': l.na. Pe1'ciò capita di vedere in tele bellissime, inte– ramente risolte oltre qualsiasi appello d'immagine e tutte invece lì comunicanti, proprio soltanto nel colore spesso e magnifico, quel senso pregnante e germinale che Mer– lotti ha della « natura», il 1·icorso palesemente posticcio a tralicci lineari allusivi de:lla presenza di figure umane ciel tutto spurie ed abusive. I='er Mcreni invece, il problema è ancora di uscire da quelle dure e meccaniche impagin_azioni di un'immagine nettamente delimitata su un fondo neutro, quasi come su uno schermo. Perciò in alcuni dipinti, fra i suoi più belli, l'immitgine cromaticamente quasi eludendovisi s'in– grana al fondo, a sua volta reso frammentario, episo– dico, più strettamente e concordemente partecipante. An– che qui dunque un tentativo di superare i limiti ultimi del «visivo», Questo: a doverlo indicare, è ad evidenza 7 il problema di fondo della nostra pittura, oggi (e ten– dono in parte ad approdarvi forse inconsapevolQlente sp.iriti alquanto avulsi da una problematica di primo piano, come il lirico e notevole Mandelli, o pittori in– quiet.i carne l'ancaldi, o infine anche abili irnitatol'i, come il teste .J: rinnovato;--;i » Meloni). Nè ciò investe la sola pittura, se questo è il senso stesso delle ricerc.:he più re• centi di Consag1·a. Non v'è dubbiç che lo.scultore sicilia– no, oggi forse· il più interessante in Italia, si sia giovato di ri.su! t11ii r()c...,ntidella nostrn pitturn: la varioUt delle su– perfici, opache, lucide, graffiate, scalpellate, concorre prn· prio a costruire q11esto valore pittorico e spnziale dell'in– tera supe1·ficie, ove appunto l'immagine resta. dissolta in uu -racconto ed una partecipazione emoti\·a che di mollo la su pern no. Q UES'l'[ proprio i terrnini 1·eali del racc.:onto fìguratiYo contemporaneo, anzichè quelli, del verismo ottocentesco rÌ;_)l'O( JO.jt; ci ccn poche selilplifi_cazioni, e per di più in modi v,1cillanfi e scornpc:sti, da Guttuso con la « Spi1-1,ggin » assieme a « Le parole sono p.ietre:, di Levi, rappresen– tante a \'enezia nelle «presenze» dei maggiori neorealisti (e SiH~t da dir-e che, anche ove 1·aggiu.ngano una dignitii figurativa, le opere di questi due pittori, corne dei molti loro imitatoi-i adunat.i anche a. Venezia, restano inequivo~ cabilrnente e piçnamente legati ad una condizione cli im– magine del tut.t.o figurativa e puntualmente verificabile), Menti-e a compiti cli precisa descrizione e di conoscenza ha assolto e tuttora può asso1vere con ben Rltra dignità ed eJTicacia la nostra cinematogtHfìa, che dal '45 ha re– gistrato un !"innovamento certo pari a quello delle « arti figurati,·e >, e comunque più rapidamente fecondo. E fu anche in quel caso la dissoluzione dell'immagine come unica protagonista della sequenza, per una specie cli documehtarismo visivo disposto ad accogliern, appena or– . dinati cornpositivamente tanto che se ne accentuasse la evidenza espressiva, qualsiasi frammento di realtà da trarnandare: una sorta di empirismo· visivo, di con!.ro ~ al formalismo, alla visione preordinata e nòn derogante da alcuni permanenti schemi fol'mali e morali del cinema italiano dell'anteguerra. Non differente dalla citata, oltre l'immagine, è la condizione di Bi rolli, J"appresentato fra le « pl'~Senze > d;_i una tela magnifica (bellissi1na anche quella di Santo– nwso, che sarebbe da dire ancora invece alqtrnnto legato all'frnmagine, benehè r,on direttament'e figurntiva, come quella di Pc..vlu0ci, e molt,· notevoli di Viani e di Mirko): Quale di fro11~e a questa problematica così nuova e promettente la posizione di Afro, vincitol'e per ]a pit– tura del premio del Cornune di Venezia? Non v'è dubbio che appaia assai preclusa, e prop,·io per quel suo sussi– stere esplicitamente soltanto in una condizione di me– moria evocata nella sua impronta· psicQlogica, e quindi necessariamente per la sua rinnovata fedeltà ad una pit– ttu·a d'immagine. Qllesto, beninteso, anche se i suoi ri– sultat"i restano oggi fra i più alti della pittura non sol• tanto eurnpea (n~ differente è ]a condizione di suoi imi– tatori da Scialoja alla coppia Bacci-Morandi, o di altrj fedeli dell'immagine come Mnsic, autore di rnsgni~che acquetinte, con le incisioni di Cianecchi, le cose miglioi·i della sezione grafica, o di Burri, veramente da stimare assai più del consueto per la sua ecce~ionale sensib.iliti't pitto1·ica, o di Dova, sempre più sul'l'eaìista). E tanto pii:1 si stacca dall'odierna problematica, come d'altra parte dalla stessa posizione di un Afro, la rice1·Ca degli « astratti> più fedeli, cli un Reggiani, per esempio (la sua sala è sorprendente per insospettata perdurante vitalità), di un Turcato, di un Rho, dì un Radice, di un Gregori, d'un Davico e dei decorativi scultori Pomodoro, tutti ancora. fedeli ad una precisa condizione di pittura d·immagine. Questa. fedeltà all'immagine, e del tutto figurativa, ii il segno distintivo di alcuni artisti di cospicua persona– lità, soprattutto scultod (da l\fanzù, scaduto in un vacuo accademis1no, a Grnco, vincitore del premio Comune di Venezia per la scultura, opernnti tutti costantemente nel– l'ambito appunto del figurati, 7 0 e non travolti dalle vi– cende turbinose del I"innovamento post•bellico, del quale tuttavia non sono inconsapevoli. Infine. sarà da dire che la larga partecipazione dei giova,ni nella sezione per l'accettazione sotto giuria ha permesso di chiarire ]a reale. oon.sistenza di talune per– sonalità. che da qualche tempo hanno ottenuto· notevole attenzione da parte della nostra critica (oltre natural– mente le conferme di Brunori, Romiti, Dova, e ]a sco– perta di Soma.ini). Quivi infatti è !acile accorgersi di quale < débacle > abbia subito il « neo-naturalismo> emi– liano-lombardo, gil\. citato, avallato criticamente soprat– tutto da Francesco Arcangeli, non appena quei pittori si siano scostati dai loro modi usuali e codificati: il caso di Vacchi è più degli altri esemplare, né passel'tl. inosser– vata Ja povertà intrinseca di Giunni o di Bendini. Tutt~– via questi modi di accomodato « natul'alismo » (tutto ri• solto in una visione tradizionale appena come appanna-• ta) hanno notevole fortuna, proprio certo per la ]oro facilità. Non dissimile la situazione dei torinesi, tutta,. via (e soltanto forse per un maggiore scrupolo di cono– scenza della pittura moderna europea), spesso piuttosto dediti a superare quel limite di equivoca e: visione> in dei « pastiches > non figurativi però assai ·poco racco– mandabili: Basso, Saroni, Ruggeri. :Meglio allora le im– prese di un Casoni, o di u~ Chessa, _o infine di uno 7-:?tti:

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