Nuova Repubblica - anno IV - n. 31 - 29 luglio 1956

(121) nuova repubblica 3 VERSO L' IRIZZAZIONEDELLA TETI E DELLA SET EQUILIBRIO SUI FILI Con due anni e mezzo di ritardo il governo si è deciso a mandare la disrleua alle società che gestisco,io i servizi telefonici. Le dì– chiarazioni del ministro Braschi, durante e dopo il dibattito parlamentare sul bilancio del suo dicastero, sono state però estrema– mente ambigue e potrebbero preludere a una soluzione di riconforma, a condizioni leggermente mutate, del vecchio stato di cose di DOil1.ENICO TARANT_INI e ON DUE ANNI e mezzo (ma meglio tardi che mai) il governo s'è finalmente deciso a mandare Ja disdetta alle cinque sociefa rJ.ello « spezzatino telefonico». L'ha annunciato venerdì 15 giugno alla Camera il sen. Bra. schi, minjstro delle poste e delle telecomunicazioni, in sede di discussi0ne del bilancio del suo ministero. Con questo atto preliminare indispensabile s'è finalmente aperta ]a strada alla. soluzione del problema dei servizi telefonici. 11 cammino pet' arrivare alla -disdetta non è stato affatto facile; ma non meno diffièile si presenta la strada per giungel'e alla soluz;ione finale, la nazionalizza– zione del servizio .• Pul'troppo, per questa solu'l..ione, che è la pilt idonea a garantire la piena efficienza dei telefoni e il loro adeguato sviluppo alle esigenze crescenti del pubblico, i tempi non sono maturi; ci si dovrà dunque contentare se si riuscirà ad ottenere l'frizzazione delle due società private, TETI e SET. Come abbiamo già scritto su queste colonne (Nuova Repubblica, 29 gennaio, 5 e 12 febbraio 195G) ]a conces• sione frentennale. de!l'osercizìo dei senrizi telefonici, fatta dal fascismo alle cinque società rnonopolistiche, è scaduta il 31 dicembre l 95l Secondo i termini contrattuali, il go– verno avrebbe potuto disdii·e la concessione un anno prima della sua scadenza ( l.o gennaio 1954); ha lasciato il1vece passare berl due anni e mezzo, come se lo sviluppo della telefonia non richiedesse un impègno e una sollecitudine da parte delle autorità governative, sia per favorire che per coordinare gl'investirnenti, per realizzare cioé quella riforma dei servizi ch'è diventata ormai indilazionabile. Ma la mancanza di coraggio da parte del governo appare anco1· pill grave, se si pensa che dovrà passare un altro anno, prima che la, disdetta possa diventare operante. Man mano che s'avvicinava il giorno dell'esam'e del bilancio del ministero delle poste alla Camera, i giornali della Confintesa hann'o intensificato il fuoco di sbarra• rnen.to delle loro artiglierie per «proteggere» il -governo dell'on. Segni da qualsiasi tentazione !!i agitare le acque morte delle concessioni telefoniche. E nascondevano abil– rnente il loro obiettivo presentando il mancato rinnovo delle concessioni come la prova che il governo si propone di nazionalizzare tutta l'economia italiana. Naturalmente, questi giornali e la Confintesa sanno beniSsimo che il go– verno Segni non vuole la statizzazione, nonché di tutta l'economia nazionale, neppure di quei settori (per esempio quello degli idrocarburi) per i quali la nazionalizzazione presenta l'unica soluzione aderente all'interesse pubblico. 11 loro vero scopo era, ed è, quello di evitare che la TETI e la SgT vengano irizzate, e che quindi i grossi ·gruppi capitalistici che posseggono i pacchetti azionari delle due società perdano questa comoda e redditizia « co• 1onia economica». Su questo tema, il Sindacato Italiano Lavoratori Telecomunicazjoni (SILTE) aderente alla CISL ha scritto recentemente: « Gli inte1·essi e l'influenza del Gruppo Pirelli sono diffusi a tutti gli aspetti del settore telefonico, compreso il servizio interurbano di Stato, e si articolano come segue: a) con l'inAuenza sulla collegata LA CENTRALE, che controlla la società di esercizio TETI; b) con -l'alléanza con la società STANDARD, gruppo ITT, che a sua volta è collegato al gruppo svedese ERIKSON, èhe controlla la società SETEMER, dalla quale dipendono ]a· società di esercizio SE1 1 e le società .jndustriali (apparecchiature te– lefoniche) FATME e SIELTE; e) con il controllo della società industriale (cavi telefonici, fili e cavi elettrici) JNQET; d) con il controllo (diretto e mediante la INCET ed il gruppo alleato I'l'T) della società SIRTI>. La SIRTI esplica una funzione particolare: costruisce cavi, fornisce -cd esercita la manutenz.ione delle stazioni amplificafrici e delle centrali dell'azienda di Stato. Il 18 .novernbre 1948 l'on, Jervolino (che era ministro delle poste) affermò al Senato che questo incarico - affidato alla SIRTI da 35 anni - è un monopolio. « Ciò spiega - .scrive il Sindacato Lavoratori Telecomunicazioni - l'in– tel'esse di alcuni gruppi privati a mantenere il servizio tele. fonico nell'attuale situazione». E' un interesse che ha: per scopo non solo la gestione delle linee telefoniche, ma so• prattutto « la tornitura e la messa in opera di cavi, appa– recchiature per centrali e di trasmissione, ponti l'adio, pro• gettazioni, manutenzione degli impianti». Il SILTE chiarisce inoltre che « la causa principale del disservizio e degli sporperi nel settore telefonico è da l'icercarsi nella grave insufficienza organizzativa dell'a– zienda di Stato e nel bassissimo livello tecnico e morale dei suoi quadri. In conseguenza, l'azienda di Stato non soltanto deve rinunciare a pm·te dei compiti di vigilanza e controllo, ma altresì deve valersi dei tecnici delle imprese fornitrici per la elaborazione dei programmi telefonici, cosicché ine• vitabilmente essi vengono conformati più all'indirizzo del fornitore che non alla considerazione degli interessi pub– blici». Un'idea della collaborazione tra l'azienda statale, e le imprese private può essel' data da quello ch'è accaduto per la rete coassiale. Come ha scritto recentemente Ernesto Rossi nel Mondo, « durante gli ultimi anni sono stati in– vestiti nella rete somme del tutto sproporzionate al traffico attuale e a quello del prossimo foturo, ma proporzionatis- . sirne a!l'jngordigia della SIRTI, ·società fornitrice. A causa dello sfasamento fra la posa dei cavi e la costruzione degli edifici e delle centràli di commutazione, buona parte di questi cavi costituisce oggi una specie di miniera di rame e di piombo a breve livello dalla supe1·ficie. Senza alcuna contropa1tita, continuano cosi a maturare gli interessi compo,sti sulle decine di miliardi pagati per la posa e la manutenz;ione dei cavi al gruppo Pirelli. E quando questi cavi potranno essere utilizzati, molto facilmente tutta la rete coassiale risulterà tecnicamente superata. Uno scandalo di questo gen.ere, -in un paese ricco, por– terebbe .a pubbliche inchieste e alla condanna, o almeno all'allontanamento dai loro posti, dei funzionari responsa•· bili. In Italia, invece - dove neppure si 1·iesce a trovare i quattrini per costruire gli edifici scolastici indispensabili all'applicazione dell'obbligo dell'istruzione elementare -:-– quando si vengono a conoScere queste cose, tutti manife– stano la loro invidiosa ammirazione per i padroni del vapore che "ci sanno fare", e i funzionari loro collabora– tori avanzano ne!Ìa carriera, ottenendo incarichi semp1'e più delicati». Questi e i numerosi altri esenipi del regime delle con– cessioni telefoniche devono essem spazzati dalla nuova disciplina della materia, se si vuol gara'htire l'interesse pubblico ed evitare quello sperpero del danaro dei confri– buen'ti che è, oltre· tutto, tanto più immora.le in quanto il danaro è sottratto a in.vestimenti che potrebbero portar non poco sollievo in settori deprnssi {disoccupazione, scuole, ospechdi). MA QOME sarà regolato il se 0 r 0 \:izio telefonico? Il 15 gin~ gno scorso, il sen. Braschi ha annunciato alla Camera di aver già mandato alle d11que ~ocietà concessionarie la disdetta. Era il meno che avèsse potuto annunciare. Sei mesi· prima, esattamente il 17 dicembre 1955, i sinda-calisti della CIS)'._,., . .avevano presentato una mozione nella. quale, dopo ave~ :dètto che « con i nuovi criteri di teleselezione in campo nazionale, si prnspettavano p1·oblemi tecnici ed amministrativi che imponevano la creazione di un ente unico nazionale nel settore telefonico, ai fini della unifor– mità di sviluppo del servizio», e aver considerato clie « tre delle socie.tà concessionarie (STIPEL, TELVE, TIMO) erano già controllate dalro Stato, tramite la STET, cli cui l'lRl detiene, con il 58,20 per cento, la maggio– ranza delle azioni, e l'IRI aveva altresì una partecipaz~one nella SET pari al 17 per cento, attraverso la SETEMER », invitavano il governo: .... « a) a rinnovare le concession•Ì'-alle società del gruppo STET (STIPEL, TELVE, TIMO), miglioraodole in modo da poter rispondere alle esigenze di un moderno servizio telefonico i b) a. revocare le concessioni e 1·iscattare gli impianti delle società private (TETI e SET), realizzando in esse una maggiora1.1za. di azioni IRI, e limitando al minimo in– dispensabile l'onere dello Stato; e) a dare tlna sistemazione organica ed unitaria al servizio telefonico, ne! momento in cui sarà risolto il pro-. b!ema. del definitivo riassetto deH'IRI ». Si tratta più o rneno della soluzione che abbiamo illu– strata negli articoli che Nuova Repubblic(, ha pubblicato nel gennaio e nel febbraio scorsi. Nel coi-so della discussione alla Camera, i sindacalisti clemocristjani hanno trasformato la loro mozione in un ordine del giorno, al quale ne sono stati aggiunti altri quattro, poi tutti ritirati, dopo che ii sen. Braschi, nel suo intervento, aveva detto, fra l'altro: « Scartate le tesi estreme (privatistica e nazionalizza– trice) resterebbe solo la via delle nuove concessioni da sti– pulare con clausole precise nell'interesse superiore dello Stato e della collettività. L'.interrogativo che si pone è se si debba stipulare con tutt'e cinque le attuali società ·o con le' sole tre irizz1J,te e coordinate nella STET, estendendo, in questo caso, le convenzioni alle altre due (stesse o di– verse) società, previa la Imo irizzazione e previo, occor– rendo, il riscatto degli. i,mpianti. A rigore, l'una e l'altra soluzione non sarebbero tecnicamente e amministrativa• mente di ostacolo all'attuazione dei piani e programmi enunciati; sarebbe tuttavia da esaminare - B;ltri sosten– gono - se il fatto nuovo della presenza deU'IRI, quale non si aveva nel 1925, non suggerisca di prenderlo a base per avanzare nella stessa di i-ezione, che sarebbe in sostanza di vantaggiosa confluenza del capitale privato e del capi• tale statale. « Decisione del governo è che non possa accogliersi un puro e semplice rinnovamento dello stato di cose esistente, ed è per questo che è stato provveduto a notificare alle società la disdettfl. prevista dalle attuali convenzioni. Con le tre società irizzate, che già operano col controllo de.Ilo Stato, potrà essere agevole arrivare alle nuove convenzioni, dato che le nuove concessioni devono riservare allo Stato, non una generica son-eglianza, ma un'effettiva concreta. direttiva con pienezza dì co,nhollo. I'el' il resto gl'intendi– rnenti del governo sono, di agire con fermezza e tatto, nell'esclusivo interesse dello Stato e degli utenti, partico• larmente delle zone rurali e -mel'idionali, assicurando in ogni caso Ja piena tutela dei diritti acquisiti dal personale». Dopo queste dichiarazioni, J'on. l\fancini, socialista, che aveva presentato un o.d.g. favorevole alla ci-eazione del~ J'ente unico i rizzato, affel'rnava in sede· di dichiarazione di voto: « Abbiamo finalmente a.:icoltato nella replica del mini. strn, in relazione al prnblcma delle concessioni telefoniche, delle dichiarazioni che consideriamo largamente soddisfo• centi e positive.. Pel' quanto riguarda le due società pri– vate, SET e ·TETI, il rninistrn BraSchi ha chiaramente manifestato la sua volontà di procedere alla revoca defìni• tiva delle convenzioni,1 precisando che il successivo assetto telefonico delle due zone TETI e SET dovrà farsi in colle– gamento con quanto è già avvenuto nelle altre tre zone ... Il gruppo socialista accoglie quindi Ja richiesta del mini– stro di non votarè gli ordini del giorno, ma di con,c.:iderare il contenuto delle sue dichiarazioni, perciò è disposto a 1·itirare il suo ordine del giorno considerando che il sup contenuto è fedelmente rispecchiato nelle a.-[!erm,(t.zioniche il ministro ha reso vocii-i momenti f(, ». ANCHE a sèguito di questa dichiarazionf', pure gli alt,f'i. ordini del gioi-no venivano ritirati dai propri propo– nenti. li bilancio ciel rYliniste1·0 delle poste veniva quindi largamente approvato dalla Camera. Passata la, festa, gabbato lo scinto, dice un antico pro• verbio meridionale. Jlorse anche il sen. Braschi lo conosce; fatto sta, che ha voluto realizzàl'lo ancora una volta. l l ministro, infatti, che non aveva ape1·to bocca per rettificare ]'interpretazione delle sue dichiarazioni_ da parte delle si– nish'e (e aveva così indirettamente dimostrnto l'esattezza delle dichìai·azioni stesse), poche ore dopo la votazione del bilancio del suo· ministero, cioé va~'<sal(,la festa., aveva voluto gabbm·e lo santo. Egli convocava jnfatti un redat– tore dell'agenzia. Ari al quale dichiarava: « Oggi tutta la dbcussione si è svolta ln una maniera un po' caotica. La dichiarazione da me fatta non si può schematizzare con ]a "irizzazione" delle aziende telefo– niche o la non "irizzazione" delle aziende stesse. lo ho precisato le diverse impostazioni che sono sorte dal pro– blç_tna, ed ho fatto una dichiarazione complessa, cl1e forse non ha accontentato molte persone: molti ci vedranno poco, taluni ci vedranno molto, n1a la verità è che le mie dichiarazioni non sono legate a nessun ordine del giorno presentato ,alla Carnera». Come si vede, il sen. Braschi ha v9luto far sfoggio dello sue capacità cl'equilib1:ista sui fili del tele.fono. Tuttavi1', nonostante l'.equilibr·ismo del ministro, finalmente il primo indispensabile passo per la sistemazione dei servizi telefo• nici è stato fatto: il gove1·no repubblicano ha comunicato alle società dello spezzat-ino che non è disposto a rinno– vare il regalo che ebbero dal fascismo per volere dell'uomo della Provvidenza. E per fortuna degli utenti, l'avvenire dei se1·vizi telefonici in Italia non dipende solo dal ministro Brnschi. Dipende, invece, dal parlarnènto. Anche il sen. Braschi lo ha, finalmente, riconosciuto. Sabato 14 lugl-ìo, infatti, in sede di replica, prima del voto sul bilancio del suo rninistero al Senato, Braschi ha detto: « lnfol'merò il parlamento su ogni mia decisione e pl'ima della firma delle nuove eventuali convenzioni». E' un impegno serio, una vera vittoria del parlamento sul ministro (a. questo siamo anivati, purtroppo, in lta• lia: spesso il parlàmento deve lotta1·e pPt' costringere un ministro a non dimenticare che siamo in democrazia e perciò non gli è più possibile « fare e disfare» come ai tempi che i nostalgici rimpiangono e certi segretari di pa1-tito vorrebbern far riviver·e). Il sen. Braschi, non bi– sogna dimenticarlo, aveva chiesto anche al Senato, per « l'interesse pubblico», IR più completa liberUt di mano• vra nelle. trnttative, già avvi atei con le s6cietà concessio• narie. E' riuscito a non rarsì << legare le mani» da tm o.d.g., sia alla Camera 'che al Senato; ma la manovra abile che gli era riusci°ta con i deputati, fortunatamente è stata. bloccata dai suoi colleghi al Senato: qui, ha do• vuto assumere chiaramente un impegno pubblico. Ora che il primo passo verso la soluzione del pl'O• blema telefonico è stato· fatto, è pill che mai necessa1·io che il parlamento contl'olli il lavoro del ministt·o respon• sabile, affinché possa, se necessario, essere corretto tem• pestivamente. Bisognerebbe perciò promuovere nei pros• simi mesi, magari in autunno, una nuova discussione sui servizi telefonici, o almeno ottenel'e dal ministro un irn• pegno preciso e inequivocabile sull'indirizzo seguito nello trattative con le società e sullo scopo da raggiungere. l'erché,, se è vero che ci sono altri undici mesi di tempo pe:r riordìnare la materia, non è men vero che questo tempo passa presto, e prima si dà un nuovo riassetto alla materia telefonica, meglio è: si risparmia tempo e danarn.

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