Nuova Repubblica - anno IV - n. 31 - 29 luglio 1956

2 ITALIA POLITICA I ELEZIONI A MILAN01 Secondo le ultime notizie, si tenie a rinviare per ta città di Mitano la s'1luzione commissariale, sperando quello che oggi '>'~rr.bra del tutto inspe– rabite. In questa rospensirine, si potrà arrivare anclie a settembre, ma non ci sono davvero ra– gioni di ottimismo. La nostra corrispondenza preferisce quindi assumere un atte,Jgiamento di preciso realismo. (n. d. r.) L A _QUESTIONE di Stato numero uno, la giunta mi– lanese, non si ò risolta e Milano avrà il suo com– missario pl'e(ettizio. I cronisti di «bianca», a. Mi– Jano, credono già di sapere di chi si tratti. Probabilmente di una persona egregip., se cli essa vogliarno intravedere il profilo neffult~mo discorso del sindaco Fenari, che ne ha tratteggiato, insieme alle virtù, 1~· fatale condizione d'impotenza ad ogni goYerno d'iniziativa. · Chi ha assistito all'ultima ripetizione generale del con– siglio comunale di Milano (lo spettacolo amministrativo vero e proprio, in[aiti, non potrà aver luogo) ha provato ., 11na Clll'iosa impressione di miseria: vedeva tanto fumosa battaglia finire nello squallore dei ripieghi e nel grottesco della manovra non riuscita. Infatti, sul più bello, qnando si trattò di venirne fuori coti una mancanza di numero legale, fatta la conta, si è dovuto constatare che neppure questa piccola impresa era riuscita: c'erano due demo– cristiani di più, esattamente i due che avevan dovuto rimanere in aula per chiedere al sindaco di fare il con– frollo dei presenti. Sono occorsi accorgimenti cuciti a filo rossò, oggetto risibile agli occhi di un pubblico sorpreso ed jnquieto, per riuscire a terminare alle due una serata me– schina, nella quale, per dire· esattamente la verità, il di– ~corso migliore è stato quello del consigliere Bucalossi, i! noto cancerologo socialdemocratico, che ha saputo dare ai liberali una modernta lezione (« forse voi avevate di~ menticato che siamo socialisti>), e una ai democristiani 1 l'icordando loro che i comunisti sono persone, cittadini, e consiglieri. 'l'utto il resto era, più o meno, mancato. Il discorso del sindaco trasudava il rimpianto al metodo apparentistà, anche se ribadiva la. possibilità attuale di una maggioranza organica coi socialisti. Quello del capolista democristiano, Migliori,. era un esemplare di prosa man• zoneggiante al servizio della dissimulazione politica (è noto a tutti i milanesi che la giunta non si è fatta per ordini di Roma, mentre Migliori ha dovuto ribadire che sono proprio i democristiani locali a non fidarsi dei socialisti). Lo stesso intervento di Mazzali non è stato dei più folici: pensiamo che sia tempo, per il PSI, cli sm.etterla di «subire» la taccia di partito antidemocratico, ergendosi sulle colonne di quel fatale 1892 in cui a Genova nacque il socialismo italiano. Esile l'intervento comunista, di Ve- D AL 194-! Luigi Einaudi, in un opuscolo clandestino pubblicato n cura del partito liberale, àffermò in modo dras.tico che il Prefetto - anzi, fascistica• mente, l'« Eccelle□za il Prefetto:> - dev'essere conside• rato per sua natura un ostacolo insormorltabile allo svi– Jnppo della ,·ita democratica nel paese. Finora, « predi• che inutili», o parole al vento. L'« Eccellenza il l">refetto > ftt virtualmente escluso dal nostro 01·dinamento costituzionale dagli articoli 118, 119 e 124 della Costituzione. Secondo questi articoli le pro• vince dovrebbero sopravvivere soltanto come enti dele– goti delle regioni, e il coordinamento tra le funzioni sta– tali e quelle regionali dovrebbe avvenire attraverso il Commissario del governo presso le regioni stesse. Dun• que, niente Prefetto. Ma il Prefetto è poi rientrato nello stesso ordina~ento - < con la musica in testa e le ban– diere» - attraverso la b.re" ccia apel'ta da un piccolo de• eroto legge del' 194\J, che gli ha confermato in sostanza - se pure con formulazione meno pomposa - tutti i po– teri ond'era solennemente insignito dalle leggi fasciste. Conseguenza, entro ce1·ti limiti ineluttabile, della deplo• rata. carenza dei governi e delle Camere nell'attuazione dc11e norme costituzionali sull'ordinamento regionale e degli enti locali. Tra quei poteri 1 uno dei più estesi e dei più facili a sconfinare nell'arbitrio è stato finora quello attribuito al l'lrefetto dall'a1-t. 2 del Testo Unico di Pubblica Sicu– rezza., a norma del quale egli può adottare senz'altro, nei casi di urgen~a o per grave necessità, i provvedimenti jnclispensabili per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. Sono le famose « ordinanze prefettizie», che hanno consentito finora al < Capo della Provincia , 1 come si diceva nei beatissimi tempi del ventennio, di eserci– tare Ja sua potestà discl'ezionale e praticamente incon~ trollata in tutti i campi della politica e dell'ammini– strazione. Su questo tema Ja Corte Costituzionale - investita del giudizio sulla legittimità o meno dell'art. 2 - ha impartito un'altra salutare lezione cli clemqcrnzia e cli rispetto alla libertà. L' < Eccellenza il Prefetto > dovrà avvertire d'ora innanzi - anche prima dell'attuazione dei ~~10vi ?rd.inamenti - quali sono i limiti del suo potere, U1screz10nale ma non più incontrollato. I soJjti « organi d'informazione» hanno riferito sol– tanto che la Corte Costituzionale ha dichiarato l'art. 2 nanzi, comici quelli dei monarchici, tronfio il missino, molesti i liberali (cho erano cinque in Consigli◊, e che parlavano sempre tuttj). In questa meschinità, di uno spettacolo a prologo ed epilogo prestabiliti, dobbiamo tuttavia ancora ricono– scere un fondamento plausibile, che non fa. disonore ai milanesi.· Sta di fatto che i partiti milanesi di sinistra si sono attenuti ad un principio enunciato dal sindaco, discutibile ma non liTagionevole (fìglio della cautela, ·se non del coraggio politico), e cioè che una città dove si debbono di continuo prendere iniziative di grande portata richiede una giunta forte, assistita cioè da una stabile ed organica maggioranza. 0.-a a Milano vi erano due mag– gioranze forti 1 teoricamente possibili: una, que11a pazien– temente e sfortunatan1ente perseguita, costituita da DC, PSDI, PSI, RD; l'altrn, tutta socialista ·(più il repub– blicano avvocato Covi, che ha di~ostrato piena fermezza anticentrista), in organica coali:Gione con i comunisti. Delle due soluzioni, la prima era tale da assecondare lo sfor.to di unificazione socialista, dando ai socialdemocratici ogni garanzia di distinzione dalle ambiguità di un fronte popolare; Iii seconda non aveva questo requisito, non solo, ma av1·ebbe raggiunto una dimensione di assai più stretta misura, così da consentire all'opposizione qualsiasi sor 4 presa: senza contare che, per la verità, l'elettorato ha dato a Milano una chiarissima indicazione antifrontista, impinguando il PSI a spesa evidente del PCI. Ferma rimanendo pe1·ciò la tesi di una 11-ecessaria, stabile maggioranza; divenute impossibili le soluzioni una e due, i socialisti non hanno abbracciato la terza, di una giunta minoritaria dei soli due partiti sociaHSti, sia perchò non offriva le desiderate garanzie di continuità, perché costretta a oscillare fra DC e comunisti 1 sia, come è più probabile, perchè gli stessi socialdemocratici non si sa– rebbern sentiti, in assenza. dell'alleato democristiano, abba– stanza sicuri cli non essere temerariamente astretti ad una precipitosa unificazione. Il risultato, quindi, del lungo dibattito sulla giunta milanese, il «-no> all'amministra• zione elettiva, risulta da una positiva fedeltà ad un prin 4 cipio amministrativo, quello della stabilità come base di efficienza della giunta; ed alla somma di tutte le riserve mentali dei maggiori partiti: quella democristiana, fondata sul divieto di Roma, e non su specifiche istanze milanesi; quella dèi socialdemocratici, non abbastanza fiduciosi in se stessi, da tentare la giunta di minoranza coi socialisti, coi suffragi di volta in volta negoziati con il PCI e con la DC, m~i'ando ambiziosa-n+sa~-a- cosl b1·illanti esiti ammini~ strativi, da fare di Milano il banco di prova più sicuro per l'unificazione; quelle, infine, dei socialisti, costretti ad am 4 mett a denti stretti a Milano che il tentativo della ·MONITI AL PREFETTO di FEDERICO COMANDINI pienamente legittimo; e nient'altro. E' vero; ma non è tutta la verità. E' altrettanto vero che i giudici costitu– zionali, per arrivare alla conclusione adottata, hanno ra– gionato così. L'art. 2 - hanno detto - va interpretato e non nel sistema. in cui- ebbe storicamente nascimento, bensì nell'attuale sistema, nel quale vive>. Ciò signifiCa che alle c ordinanze prefettizie> emanate in forza del• l'al't. 2 - ripudiata ogni diversa interpretazione - de .. v'essere attribuito il carattere di semplici atti ammini~ strativi, da non confondersi né con le leggi né con i decreti.legge. Perciò, nessuna ·potestà normativa. Le « or– dinanze» devono avere una efficacia limitata nel tempo ed essere in str-ettissima relazione con la necessità e con l'urgenza, dalle quali traggono la loro ragion d'essere; devono essere adeguatamente motivate; e soprattutto de– vono essere « conformi ai principi dell'ordinamento gin• ridico vigente», nel pieno l'ispetto, dunque, dei diritti di libertà sanciti dalla Costituzione. Se non rispetteranno questi canoni, potranno essere impugnate avanti al giudice ordinario o al giudice am– ministrativo; e il giudice ordinario o il giudice arnmi• nistrativo diranno se il I'refetto abbia fatto uso legit. timo o illegittimo delle sue facoltà discTer.ionali. Ogni sviamento di potere dovrà essere represso: in tal caso, non la norma in sé dell'art. 2, ma le sue applica'l,ioni ai casi concreti sarnnno viziate e dovranno cadere perché in contrasto con le regole fondamentali dell'ordinamento re• pubblicano. Questa - ·ammonisce la Corte Costituzionale - è 1a sola interpretazione dell'art. 2 che sia conforme· ai prin– cipi della Costituzione: « Se si affermassero interpreta– zioni diverse, dovrebb'ossere riesaminata li\ questione della. legittimità costituzionale della norma contenuta nel ci• tato ai-ticolo ». Monito di una chiarezza esemplare. (121) nuova repubblica grande giunta a tre non ora destinato a quelle conse– guenze di carattere nazionale, di cui pure schiettamente, a Roma, parla Pietro Nenni. A dir vero, i soli che non hanno avuto 1·iserve mentali sono stati i liberali, chiusi nella fol'male fortezza centl-ista, pronti ad andare felicemente incontro al commissario prefettizio, con una punta di sod– disfazione per l'umiliazione che ne deriva al PSDI; e i comunisti 1 che avrebbero accoltq ogni soluzione che non fosse stata di destra o di angusto centrismo, pur di non venire isolati come appestati dal resto de( Consiglio. Quellçi che ora accadrà : Milano è facile da prevedere. Anzitutto, la gestione commissariale. Come si sa, questa è a tel'mine: entro sei mesi, la cittadinanza sarà chiamata cli nuovo alle urne. Nel pe1·iodo della gestione commissa~ l'iale, una sola questione di fondo verrà al pettine, quella del bilancio preventivo. Il sindaco Fe1Ta1·i ha già illustrato in. anticipo gl'incon,·enienti di lentezza che potranno deri– varne: non sono tuttavia di estrema gravità. Ciò che im• porta, ormai, a Milano, sono le nuoYe elezioni. La campagna socialista vi si annnn:t.ia decisamente fa. cilitata dalla pervicacia con la qua!o la DC si è adoperata ai fini cli un cartello, o di un comune p1·ogl'amma, e di una comune polemica, di socialdemocratici e socialisti. Per con– tro, democristiani e bbernli si tl'ovano ravvicinati dalla loro costanza centrista, sebbene distinti e contrapposti su temi fondamentali cli amministrazione (municipalizzazioni ad esempio). Sarebbe prematuro buttarsi alla previsione: bisogna. tuttavia ponderare che il PSI ha già raccolto a Mii.ano sessantamila voti più che nel '5 L, e che quindi non gli sarà facile conseguime rnolt-i di più, mentre il PSDI ha esso pure,· senza dubbio, conseguito il 27 maggio un livello di suffragi non agevolmente aumentabili. Naturalmente, presentandosi in schieramento concordato, offrirebbero alla città un « fatto nuovo>, che potrebbe assicurare loro un incremento massimo di altri ventimila voli, cioè di un paio di seggi in consiglio. Non è neppure da escludere, che il raggruppamento di Rinnovamento democratico possa sciogliersi, con una candidatura PRI del suo attuale rap• presentantè, Covi, e una presentazione di UP di tipo fiorentino. Tenuto conto di tutte queste ipotesi, la DC po• trebbe rimetterci un consigliere o due; i liberali potrebbero strapparne un altro ai monarchici, senza notevoli alterazioni dello schieramento di destra; i missini rimanendo proba~ bilmente quelli che sono. I comunisti dovrebbero ormai aver arrestato il loro sfaldamento, o al massimo questo ce• derà ancora per qualche migliaio di voti in senso socialista. Atumes.si con ogni cautela siffatti pronostici, avremmo ad autunno una presentazione consiliarn, che ripeterebbe suppergiù la situazione di oggi. Di fatto, essa dovrebbe ri 4 solvel'si però in un quadro già diverso di politica generale. Se le nostre impressioni sono giuste, il quadro nazionale presenterà. un maggiore sforzo democristiano di qualifi~ cazione ideologica, quindi una più aspra (e del resto più giustificata) repulsione al PSI. Si tratta di vedere se nel frattempo i socialisti avranno avuto, a loro volta, corag~ gio pari all'intelligenza e ali1iniz.iativa politica, e si sen– tiranno di porre a Milano, alla DC, una netta alternativa: o con voi, o senza di voi. ALADINO Anzi, la Corte dice di più. Poiché il testo dell'art. 2 potrebbe prestarsi a più o meno intenzionali equivoci, è at1spicabile che.« nell'opera di revisione in corso presso gli organi legislativi, quel testo trovi una formulazione che lo ponga, nella misura massima possibile, al riparo da ognl intel'pertazione contrnria allo spil·ito della Costi. tuzione >. Di tutto questo dovranno prendere nota. gli organi le• gisJativi ed esecutivi dello Stato, e 1 in particolare, le < Loro Eccellenze i Prnfetti >. Quando poi gli organi responsabili si decideranno ad ascoltare il monito, che è stato a loro ripetutamente ri– volto da « altissimo loco», sull'attuazione onnai indila• zionabile dell'ordinamento regionale, il problema del so• pravvivere o meno, ed entro quali limiti, delle « Loro Eccellepze > si porn\ in modo totale (gli organi della stampa «indipendente>, nemici giurati delle regioni, di. ranno naturalmente, e con intenzione polemica e:in modo totalitari~.»; e squillerà, a vuoto, il solito ~llarroe sul «disfacimento» dello Stato). HANS KOHN L'IDEA DEL NAZIONALIS NEL SUO SVILUPPO STORICO Fino ad oggi pochi libri hanno cer– cato di tracciare in maniera persuasiva analizzarne il contenuto, di discuterne l'origine dell'idea del nazionalismo. di le implicazioni su scala mondiale. Il presente volume raccoglie i risul– tati delle ricerche del Kohn sulle ori .. gini del nazionalismo moderno, dai tempi degli Ebrei e dei Greci, fino alla Rivoluzione francese. Pagg. X11-708 - L. 3000 LA NUOVA l'fALIA FIRENZE

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