Nuova Repubblica - anno IV - n. 29 - 15 luglio 1956

(119) nuol'a repubblica 3 LUCI E OMBRE DELLA LEGGE CORTESE IDROCARBURI IN PARLAMENT La Confintesa è stata is'olata e a difenderla apertamente non sono rimasti cte monarchici e missini. Anche l'on. Malagodi, per ono• re cli firma agli impegni quadripartitici, ha dovuto am1Ìlettere a denti stretti che si t, atta di una buona legge. Ma forse sperava ancora, e con lui molti deputali democristiani, di riusclre a far passare gli emendamenti suggeriti dall'organizzazione padronale di ROMA, lO luglio D ISCUSSIONE lunga e meticolosa quella de11a Ca– mera dei deputati sulla legge per la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi. Né era da atten– dersi cosa diversa, dopo le polemiche che, a favore del– l'ENI e contro l'ENI, si erano avute, in questi ultimi :anni, dietro le quali, assai ~pesso, non si celavano mo– tivi puramente «ideologici» in tema di iniziativa pri– vata e di iniziativa pubblica, ma i colossali interessi che fanno capo al cartello mondiale del petrolio, di ci.1i ab– biamo già avuto modo di parlare in un procedente arti– colo. E non può non ascriversi ad elemento positivo della nostt·a vita dernocratica che, nonostante i « colossali in– teressi>, Ja legge Col'tese, che pur nelle sue pieghe qual– che incertezza nasconde, possa considerarsi, a discussione generale della Camera già conclusa, approvata. Il voto delle sinistre, che sicuramente sarà favorevole al progetto Jegislativo che porta il nome dell'attuale ministro della Industria, garantisce i reali interessi del paese da sor– prese che la discordanza di tesi nel settore democri– stiano - anche se non di grande rilievo - potrebbero provocare. La Confindustria è stata isolata e, a difen– derla., non sono rimasti che i monarchici e i missini: lo stesso on. Malagodi, per onor di firma agli impegni qua– d1·ipartitici, ha dovuto parlare con molta cautela, tanto più che si trattava di un progetto di legge che portava ]a firma di un suo collega di partito. Ha detto - è vero - che bisogna favorire « in misura massima» l'afflusso di capitale straniero, ha ci·iticato le quote delle royçilties che, così come sono previste dal disegno legislativo, non con– sentono alti margini, ma « a depti stretti» ha dovuto am• mettere che, nel complesso, la legge è buona. Che si sia trattato di un estremo sacrificio del grossolano leader liberale sull'altare della difficile ed insidiata concordia centrista, non v'è dubbio. Povero Mala.godi, quando s'è alzato a parlare· aveva ricevuto da_ ix,,co il progetto degli emendamenti elabornto dai tecnici confindustriali e dalla Confede1·azione generale dell'industria inviato, in gran segreto (il segreto di Pulcinella poiché è stato subito risaputo), ad alcuni deputati perché lo sostenessero con– tro g_uello del ministro Cortese. E' interessal:)te sapere che l'eletta schiera dei parla– mentari ai quali ha rivolto le sue insistenze la « tri– plice» comprende, oltre il segretario del PLI, gli on.li Cottone e Del Fante del PNM, De Marzio del MSI, Lec– cisi, fascista corporntivo, Dante e Geremia· della DC. Ma il tentativo, fatto in extremis, di ·introdurre nel parla– mento, dalla porta di servizio monarchico-missina, le aspirazioni dei monopolisti italiani collegati al cartello internazionale, si può considerare fallito sul nascere. Si pensi che, secondo questo progetto, av.rebbe dovuto esse,· tolto all'ENI il monopolio per la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi nell'Jtalia settentrionale, mentre immu– tata avrebbe dovuto rimanere la vigente legislazione si– ciliana che, come è n<;ito, è la. più favorevole all'inizia– tiva privata. Strano eufemismo quello dell'« iniziativa pt'i· vata >, riferita al petrolio, il cui commercio mondiale è per il cento per cento nelle salde mani del cartello. Ma lasciamo stare le divagazioni economico-sociali-produttive dei rappresentanti della SN.(A, della Edison, della Mon– tecatini, e torniamo alla legge Cortese. A LLA CAMERA, jn gene1·ale, escluse le destre, s'inten• de, si è sentito dir·e che è una buona legge. Ci. sembra che l'opinione possa essere condivisa, aggiungendo che si tratta della legge migliore che, nella presente situa– zione politica e con l'attuale rapporto di forze parlamen– ta1·i, si potesse ottenere. In realtà, il pericolo di una vasta infiltrazione monopolistica (che non ha niente a che fare con la cosiddetta iniziativa privata) non è scon– giurato del tutto: di pieghe clie possono consentire una tale infiltrazione ve ne sono e abbiamo cercato di lumeg– giarle in un precedente articolo. Gerto è che noi abbiamo maggiore attitudine a vedere le cose con occhio politico che con occhio economico: ciò ci porta naturalmente a scorgere, in ogni fenomeno, il significato - immediato o in prospettiva - di ordine politico. Tale attitudine ci fa ritenere che, in Italia, di aumentare il potere del mo– nopolio, non ci sia bisogno davvero! D'altra parte, ci si dovrà spiegare se 1 con una produzione giornaliera di 1200 tonn ellate di greggio, la Gulf stia sfruttando, nel modo P.iù razionale, gli idrocarburi della Sicilia .. Andando di questo passo, impiegherà secoli per esaurire' il giacimento che le è stato assegnato. Ma fretta non ne ha: ]a sua vera preoccupazione è quella di non provocare una osçil– lazione nel rapporto fra la domanda e l'offerta sul mer• cato del greggio. li cartello, del quale la Gulf fa parte, non ha minimamente bisogno di maggiori quantità di petrolio, che inciderebbero negativamente sulla sua poli• tica dei prezzi. A questo proposito, dall'ultimo rapporto dell'OECE sulla situazione dell'energia in Europa, si apprende che la commìssione degli esperti per gli idro– carburi ba avanzflto la proposta di aumento del prezzo GIULIO SANTORO del greggio. Incredibile ma vero. -r colossali profitti car– tellistici non soddisfano abbastanza i trust dei petrolieri che hanno le mani ovunque: nel Venezuela come nel Brasile, in Persia come all'OECE. Legge comunque buona, nel suo complesso, quella che sta per essere votata alla Camera: i criteri del con– trollo amministrativo sulla ricerca e la coltivazione degli idrocarburi; la tutela contro gli accaparramenti di aree; il fatto che le royalties siano rigida.mente fissate per legge, rappresentano una garanzia. per lo Stato e per gli inte– ressi della collettività. E che sia una legge buona lo hanno riconosciuto persino le sinistre e uomini di inecce– pibile dirittura e autonomia di giudizio come La Malfa. Le royalties, durante l'« iter ::a, della procedura parla– mentare, hanno subito una variazione di proporzioni che a noi pare, rispetto all'originario progetto, negativa. Come si ricorderà, le royalties consistevano nel 60 per cento degli utili netti, quale somma delle normali imposte sul reddito e d.i un'addizionale mineraria prele,7ata anche essa sul reddito netto fino alla concorrenza appunto di un 60 per cento sempre di utili netti a favor.e dello Stato. Sistema che, a parte la sua congruenza da un punto di vista politico, in quanto veniva a rompere la claSSica ripartizione Medio-orientale del fifty-fifty, era anche esatto sotto il profilo della moderna tecnica fiscale, poiché il prelevamento della quota di utili di pertinenza dello Stato era tratto dal reddito netto e non, come nel Me– dio Oriente, dall'utile lordo. Nell'ultima versione del testo legislativo, le royalties fanno riferimento non più agli utili netti, ma alla produzione lorda per ogni pozzo. E vengono così valutati: da un minimo del 2,5 per cento, per quatirn tonnellate al giorno, ad un massimo del 22 per cento circa, su una produzione· superiore alle 256 tonnellate giornaliere che, per l'Italia, è men che teorica. Ciò vuol dire che, nella realtà, le royalties si aggireranno sotto il livello del 50 per cento. Saranno cioè inferiori a quclle pagate n1n Ku\\'&.it o in Pe,-sia. Se si tien conto che, in Italia, vi è una ben diversa attrezzatura di servizi e di strade rispetto al Medio Oriente e c~mentre quest'ultimo deve esportare tutto il greggio per '-mancanza di consumi locali, l'Italia di-. spone invece di un vasto mercato nazionale ove può venire agevolmente collocato, senza spese di trasporto, il greggio prodotto, appare evidente che le 1·oyalties sono. state troppo generosamente limitate dalla commissione parlamentare. E anche questo viene ad invogliare quel– l'investimento di capitali stranieri Che, se in linea pura– mente economica, non si può negare sia giusto inco– raggiare, in Jinea politica, e, se si vuole, di politica eco– nomica, è doveroso guardare co n diffide nz:a, trattandosi non già di capitale libero· che sollecì.ta la concorrenza ma di capitale che elimina la concorr'enza. · Ci pare strana questa rinuncia dello Stato, tanto più che il presidente dell'ENI, ad una conferenza stampa nel passato autunno, ebbe a dichiarare che l'azienda sta- tale era in grado di sopportare la quota rlel GO per cento di rnyalties. Va anche osservato che il sistema adolt.ato della tassazione sul lordo, in pratica, porta ad eviclonti anomalie: suppo1iiamo che due concessionari estraggano il greggio a profondità diverse: uno a 500 metri; l'altro a 3000 metri. Essi, secondo l'ultima versione del testo legislativo, pagheranno la stessa somma a titolo di im– posta. E poicbè è t:hiarn che, nei due casi, il greggio avrà costi sensibilmente diversi, delle due ipotesi, lllla: o il punto di riferimento per l'imposizione $8rà il gr·eggi'o prodotto a costi più bassi - e questo significherà sco– l'aggiare le ricerche· e la produzione - oppure, cosa più probabile - specialmente conoscendo ]e abitudini ita– liane -, la tassazione finirà per adeguarsi alla produ– zione di greggio a costi pili alti, e questa significherà la. c1·eazione di scandalosi sovrapprofitti di monopolio a. favore dei concessionari maggiormente fortunati. Altro problema controverso che ha in sé strani ele– menti di assm·dità è quello delle strisce. Lo Stato, at– torno a ciascuna concessione, ha diritto di conservare una striscia di terreno dell'ampiezza di un chilometro, che, successivamente, può mettere all'asta o concedero ad enti pubblici. Questa disposizione ha un preciso si– gnificato: qualora, in una concessione data ad una SO· cietà cartellistica, il giacimento scoperto venga ad essero sigillato per le fin troppo note esigenze di comprimere l'offerta del greggio sul mercato mondiale, lo Stato, nella, striscia che si è riservato 1 può provocare, attraverso l'a– zienda pubblica, un controllo sullo sfruttamento stesso. Quindi, la disposizione della cosiddetta striscia ha ,m significato in un unico senso: come azione costante di controllo nei confronti delle attività delle società pri– vate, da. parte dello Stato. Ma è illogico che la strjscia sussista come controllo nei confronti, ad esempio, del– l'ENI, i cui interessi colli1nano proprio con quelli pub– blici. Si potrebbe arrivare fi1ln strana situazbne, che h, striscia che circoscrive un eventuale giacimento dell'EN[ possa essere assegnata all'asta ad una società. del mono– polio privato. E si avrebbe addirittura un controllo cli quest'ultima nei confronti dello Stato. E' evidente che, per quanto concerne il problema delle strisce, la situa– zione di parità non ha significato alcuno. E veniamo al dibattuto e controverso articolo 34 cho sancisce cho l'Ente nazionale idrocarburi, nell'Italia centl'o– meridionale (territorio al quale la Jegge si riferisce, es– sendo la Pianura J>aclana regolata dalla legge 10 feb– braio 1953 n. 136 e. la Sicilia dalla legge regionale), « può esercitare attività di ricerca e di coltivazione degli idrocarburi solo direttamente o, a .mezzo di società il cui capitale sia interamente sottoscritto dall'ENI o dal– l'ENI in c0ncorso con lo Stato o con altri enti pub. blici >. Sull'articolo 34, lo schieramento parlamentare si pre– senta di tendenze difformi da quello che si è venula a. (Dis. di Dino Boschi) CURE ESTIVE - u Con gli emendamenti è andata maluccio. Proviamo le.... insabbiature n

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