Nuova Repubblica - anno IV - n. 29 - 15 luglio 1956

2 LE DISGRAZIE DEL "CORRIERE,, -1SERGENTI DI CECCO BEPPE MILANO, luglio I L CASO cl.i Milano restedi, fra i tanti delle giun,te difncili, uno di quelli nei quali ha demo.crazia cri– stianar avrà dato Prova di tanta duttilità, quanta se ne att1·ibuiva, un tempo, all'amministrazione borbonica, o, nei giornali per ngazzini di quarant'anni fa, ai sergenti austriaci. La sera del 9 luglio, la democrazia cristiana, milanese si è visto sfuggire il Sindaco sotto gli occhi, e si è fatta trovare nelle condizioni di dover sostenere, con i voti dei monarchici e dei missi~i, il suo candidato, l'av– vOcato Miglio1·i, che reca, certo, tutti i sintomi ed j segni anche esterni, del tipico avvocato di Curia, ma che resta 1m onorato antifascista, il quale era stato costretto, sotto l'occupazione tedesca, ed emigral'e, p~rchè accanitamente 1·icercato dai tedeschi. Ma così sono andate le cose, a causa cli una,. cocciutaggine e di una obbedienza illimitata a Fan– fani e al locale Comitato Civico. Le trattative per la formazione della giunta e l'elezione del sindaco sono incominciate anche a Milano subito dopo jl 27 maggio. In pratica, la situazione era questa: dal .l!J51 ad oggi il PSI era il solo partito milanese che aveva 1·egistrato un incremento di sessantamila. voti; il 27 maggio, era passato d'un balzo in testa ai comunisti, veniva dunque immediatamente second~ alla DC. Il suo programma di governo del comune non diVergeva in nulla di sostanziale dalle vedute socialdemocratiche e della stessa democrazia cristiana. A Milano, dunque, p'iù che in qualsiasi altro caso di giunta difficile, l'indicazione elet– torale della giunta, dalla DC al PSI incluso, era peren– toria. A volei· in ogni modo salvare insieme le direttive di :Fanfani e quelle della cittadinanza, era persino realiz• zabile u_n compromesso: si trattava di fare quello che ha saputo scegliere il sindaco di Venezia: giunta bico• ]ol'e, con inclusione del PSI nella propria ~aggioranza, a viso aperto, quindi con elaborazione comune di pro• grammi, o di lavori di commissione. Bisogna· dire che a Milano questa soluzione sarebbe stata possibile, perché i socialisti erano disposti a giungervi, come Mazzali ha detto senza atten_uazioni in consiglio comunale il 9 luglio. li guaio della DC è stato di non possedere nella sua classe dirigente uomin'i capaci di trattare con questo dina• mismo, o di averne troppo pochi (un Cattabeni o un Ri– parnonti, e forse non altri) per pote·r condurre questo negoziato con una forza politica dietro le spalle. Ad un certo punto, comunque, è intervenuto, a quel che sembra, il veto aq. un simile orif)nt-ilm~to ..dal Cpmj.tatq_ Ci~ico loca.le; chè ha come sègrètà'"l'io un'-- antico collaboratore dell'on. Del Bo, quando questi, nel 1947-48, figurava a '1\filano come un personaggio della sinistra cattolica: il dott. Pie.rantonìno Berté, oggi consigliere democristiano. Dietl'O al Berté, stava ovviamente l'Azione Cattolica, a sostegno del più angusto fanfanismo. Cosl le lunghe trat– tative, che dì fatto non si svolgevano con il PSI, ma per il tramite della socialdemocrazia., e del consigliere Covi, 1·epubblicano di « Rinnovamento democratico», sono I L CALDO è venuto all'impl'Ovviso. Afoso, appiccica• · ticcio, quasi sporco si potrebbe dire. L'asfalto della città dovrebbe risultarne deserto, ma no, nessuno si muove dalla Capitale. Dicono che sia un fenomeno dei tempi di crisi. Quando tutto cammina non si sa come, chi ha ùn posto sorveglia per non perderlo; chi non l'ha si guarda intorno con tanto d'occhi pronto a cogliere la ben• chè minima occasione. Accade, su per giù come a J'orano, un minuscolo paesetto umbro nei pressi di Orvieto: quando di sera. un gruppo di amici si trova attorno ad un tavolo, il giuoco è fatto: si arriva al mattino tutti quanti in~ieme e questo perché il malcapitato che fosse costretto a muoversi farebbe le spese della conversa– zione degli altri e si può star certi che ne uscirebbe :risciacquato a dovere, a cominciare dai suoi antenati. La colpa,- mica per ischerzo, è del governo: fìnchè non entra in ferie, e con i ministri si allontanano dagli uffici i sottosegl'etari, i direttori generali e i capi divisione, nessuno si muove. Il motto è qnesto: « chi va al mare o in montagna è perduto». Del fenomeno si potrebbel'O da1·e diverse spiegazioni e tutte valide. Una, però, che mette conto d'essere se– ·gnalata e va individuata nella deformazione che il fa– scismo, il su9 culto per il dilettantismo e l'empirismo, l'inconsistenza, per non dire altro, del suo _sistema pe• dagogico-culturale hanno prodotto nella mentalità della gente. Si crede che là vit~ si.a statica, immutabile, buro• c1·atica, per così dire, e che, di conseguenza, lo sforzo· singolo e collettivo debba svolgersi in quella direzione. Così nella politica, nel cinema, nelle arti: tutti si giu– dicano impiegati non ancora in ruolo e dieci anni di li– he1-tà, perdurando nella direzione del paese la « re– "gola della sacrnstia », non sono valsi gran che a modi- ficare le cose. · - E' così che, quando la gente dabbene si distende sulle verande o passeggia nelle vie di periferia in attesa che "I'«omino della sabbia» giunga propizio col sonno, gli nrtisti, i politici, i giornalisti e tutto quel mondo che è formato dalla .cosiddetta « classe in vista» della Capi– tale si riversano nei luoghi di ritrovo più noti per il secondo, più importante lavoro della giornata: la conser– vazione e la conquista del posto. Gli alti funzionari dei ~i~isteri siedono, pettoruti, da Carpa no; politici, giorna– hsh, artisti e mantenute da Rosati, in via Veneto; gli esterofil~ si radunano da Doney, attoi·no agli ultimi ar~ fallite. Ciasctmo ha ripreso la sua Strada., e si è arrivati a11a seduta consiliare di elezione del sindaco, apparente• mente come se si I"ipartisse da zero, ma di fatto, avendo già operato in modo che ·al centro sinistro non restava che fare Ja sua politica, cOh .tutte le forze disponib~li, e cioè con l'aiuto delle •. ,,Jorze comuniste stesse. A Milano i:/,unque la DC ha fatte-.q_uanto stava in lei per determinare quell'inclinazione al fronte popolare che avevamo qui fa– cilm,ente previ.<Jionella nostra «,avertura)) della settimana scorsa. Eletto con i voti di tu\te le sinist_re,. il sindaco di Milano, che è il sind~b uscente, prof. Ii'errari, noto tisio• logo e amministratori'!'- sostanzialmente indiscusso per la sua du1·a probità} ha subito dichiarato che non si sarebbe prestato, proprio come .yecchio socialista e democratico, a respingere i_voti che la..avevano eletto; ma che si sarebbe I"iservato di accettare o meno la carica, dop.ò la nomina degli assessori. In complesso, non si può rimpi-overare al prof. Ferrari questa decisione. Un sindaco deve governare la città, e a Milano non c'è uha indicazione elettorale di fronte popo– lare: essa è -stata il risultato· della testardaggine demo• cristiana, non un portato della volontà della cittadinanza. Non che non si possa fare un buon governo anche con ]o schieramento politico c!he ha eletto Ferrari (PSDI, PSI, PCI, RD); ma la formula più vicina alla volontà' popo• lare resta quella che include il partito di maggioranza · relativa, cioè la DC. E'_ indubbio, quindi, che F'eri'ari farà il possibile ·per costituire una giunta in cui, su sedici asses– sori, sette siano democristia,ni, cinque più il sindaco, so– cialdemocratici, tre socialisti, e uno di rinnovamento de– mocratico. Il Ferrari è poi, tra i socialisti democratici, uno dei più moderati, e non si sentirebbe, a quel che sembra, di legare mani e piedi il suo governo al voto e al sostegno dei comunisti. MA se questo suo tentativo incontrerà da parte democri– ~ stiana la stessa pervicace opposizione, Milano avrà i.l Commissario, e avrà nuove elezioni a sei mesi da~a, con uno schieramento di così scoperta lotta fra socialde– mocratici e democristiani, da offrire sempre più ai cit• tadini la soluzione elettorale del fronte popolare. La DC, in altre parole, intestandosi contro una giunta di accet– tabile compromesso 1 farà in modo che l'indicazione di fronte popolare discenda, dal livello tattjco di un fatto co~silia~ q1:~llo-1J"!~.lttre della.,.}A.pOsta~iolii!e elettore.le . Nascondersi, per amore di Fanfani, di Berté, e d'altri, che proprio questi episodi, in .un caso nazionale assoluto contr~ilano, possano avere effetti, sul governo, di gra: vissim-a conseguenza, riconduce a far pensare che gh strateghi della DC vedano appunto le cose con l'occhio d'aquila di un sergente austriaco dell'era di Cecco Beppe. La nomina di Ferrari alla testa di uno schieramento di sinistra è la terza -disgrazia in una settimana, che po– tesse toccare al maggior giornale italiano, -il Corriere Note ro,nane rivi da Cincin nati o da Stoccolma; i « patiti » cii ogni 1·isma, compres.i i « sofferenti del sesso» preferiscono Strega, mentre gli anticlericali di ogni settore, anche democristiano, si danno appuntamento nei due caffè di Piazza del Popolo: Canova e l'altro Rosati. Questa cu!'iosa società, « fatta di niente» a dispetto dei valori individuali che mette· in vetrina, ha una sua vita e un suo valore. Malgrado le incursioni che ogni sera subisce ad opera dei più bei nomi dei ~ figli di papà» - portafoglio rigonfio, belle donne semivestite al fianco, macchine poderose al marciapiede e vizi di ogni tipo e tanti da incoraggiare tutte le imprese edili rivolte alle costruzioni carcèrarie o a quelle ospedalièl'e - malgrado ciò, si diceva, questa società ha una sua ben quotata vita intelJettuale, pone problemi, indica soluzioni, critica, consiglia, fa opinione e, n·on di rado, produce lavoro. L'altra sera 1 nel giro di poco più di un'ora, un visita– tore non dell'ambiente capitatovi in cerca di uno spunto, per così dire, giornalistico, ha dovuto constatare che_ i discorsi che vi si fanno realizzano il più informato e il più obbiettiyo degli organi d'informazione. Non vi è stato argomento o avvenimento che s.ia sfuggito prima ad un attento esame inforniativo e, poi, a·d una messa a punto c1·itica. La vita e la mo.1-te di Papini sono state rievocate, nei discorsi raccolti qui o là, con- una dovizia di par– ticolari che nessun giornale s'è sognato di riforire e si trattava, per lo più, di episodi umanissimi vissuti dallo scrittore scomparso. Il giudizio ha tenuto conto dell'uomo e del lettera~o e, detto in una pal'O!a, è stato ,negativo: un opportunista, s'è detto del" Papini, considerandosi che non basta « saperci fare », ma occorre dignità, rigore morale, onestà nel giudicare, neH'agire, nell'accettare, nel dare, nell'apprendere e nell'insegnare. Papini è stata 1a espressione più vera di una società e di una nostra epoca non p1·oprio apprezz·abile. I suoi lavori e la sua vita, lui morto, continuano a vivere, "insegnando soltanto come non ci si debba regolare e che cosa non si debba fare. Un malanno, dunque, che alla ·fine risulta un la'.~o posi:. tivo. I giornali e i critici continueranno •a considerare Papini un g_rosso nome della letteratura italiana; ma ci? (119) nuova repubblica d"ella Sera, che con tanta costanza. aveva lavorato per rinchiudere il PSDI nel fortilizio slabbrato del centrismo." Il partito battuto dall'elezione del 9 luglio, è appunto il partito del Corriere: Era questa, c01ne i milanesi avevano potuto C?nsta• -tare, la disgrazia minore, tuttaviA, rispetto alle altre due: l'affare Praga, e l'affare Bogomolov. Il 6 luglio, l'edizione notte del Co-rrie1·ed'Informazioni usciva in edizione straordinaria per annunziare sangue e terrnre a Praga. Metà della prima pagina era coperta dal titolo a nove, poi una bella colata di piombo era de– dicata ad una costruzione che doveva rivelarsi, entro pochi minuti, sostanzialmente arbitraria. I redattori dell'lnfor– mazion~ si erano fondati su alcune righe dell' AP, in cui si riassumeva, senza indicazioni di tempo è vero, un tratto di un articolo uscitò dal giornale sindacale ceco. In questo, un fonzion.arip di polizia raccontava come tre anni addietro fosse stato sorpreso nn complotto che avrebbe voluto assaltare Ja 'posta centrale e le cal'Ceri. Il fatto, cioè l'assalto, non si era prodotto mai; e una telefonata a Belgrado o a Bei-lino Est, dove il Corriere ha servizi prnpri e dove quel giornale sindacale perviene, avrebbe fatto accettare che l'episodio in questione si sarebbe veri– ficato tre anni or sono. Il giorno dopo il Corriere ripren– deva in modo più dimesso e senza .dubbio abile 1a noti– zia, collocandola alla data giusta, e· collegandola agli allarmi che il rapporto Kn1sciov ha destato anche a Praga. Nello stesso senso essa è stata trattata dalla Stampa, che evidentemente aveva «subito» l'lnformazioni della vigilia mentre, con un briciolo pi~ di sp1·egiudicatezza, di quella notizia non avrebbe neppure dovuto parlare. Che cnsa si sarnbbe scritto in Italia se un giornale di qualun– que paese del mondo avesse 1·accontato come attuale l'episodio di Melissa.? Passa un paio cli giorni, ed ecco il Corriere di nuovo all'avanguardia col caso Bogornolov: è il solo giornale ita– liano a pubblicarlo, domenica 8 luglio. Nelle altre reda– zioni ci si morde le mani dal dispetto, si tempestano di telefonate gli uffici romani. Ma l'« Ansa» comunica che il ministero. degli esteri ha Appreso quella notizia., desti– tuita di fondamento, daf Corriere della sera. Anche qui, che cosa era accaduto? Che nna notizia. d'agenzia aveva comunicato: a) che BogomoJov aveva chiesto a Palazz6 Chigi il regolare visto di 1·ientl'o; b) che il primo consi– gliere d'ambasciata a Roma Pogida.ev aveva avuto la fortuna di' una promozione al rango di ambasciatore o di ministro. Messe insieme le due notizie,- al Corriere parve di dover interpretare che Bogomolov, se tornava, era solo per fare i bagagli;· e che era onnai sostituito dall'attuale incaricato d'affari a Roma. Anche qui, l'errore era stato compiuto cori lo stesso metodo: partire su una notizia, non controllata, fabbricare un castello, che gettasse dac• capo discredito su un paese comunista, tacciato di male– ducazione diplomatica. JI Corriere delfo Sera si è sempre distinto pel' la· sua acrimonia verso la sinistra in generale, e in particolc.r rt't0do per" il lsul)- gretto antiC<Jtnu1l';.ism(1;ma lii.--sua ..divisa rimaneva quella della. informazione ponderata e com– pleta; il Oorriere, si diceva, non fa buchi, segue gli avve• nimenti con spirito di continnità, ed è credibile. Sta acca– dendo ·oggi al Corriere qualche cosa di indubbiamente grave: esso sta -incamminandosi per quella china, che seguono le destre quando diventano ne1·vose e avventu• rose {non diciamo fasciste). ALADINO non toglie che i lettori dei giornali e dei succitati critici anche senza saperlo, continuernnno ancora per un pezzo a scontare gli enori che lui commise. Politica estel'a, cronaca, sport, teatro e quant'altro di cu'i si scrive sui giomali sono apparsi, attraverso i discorsi che si fanno nei locai i frequentati da « quelli in vista», assai più interessanti di quanto non si legga ogni giorno. Lì la censura preventiva che è costituita dalla legge sulla stampa in vigore non esercita il suo freno deleterio e, in verità, capita, assai ben più di rado che non sui giornali, di 1·iscontrare nei discorsi gli estremi per la querela. La gente è molto più seria di quanto non si creda e la società della quale si parla, pur non essendo un -esempio da portarsi alle altre, riesce a dimostrare che di ogni cosa si può dire, pur di saperla dire e di poterla documentare. P ER LA POLITIQA interna, Giunte o non Giunte, aper– tura a sinistra o a destra della deri10crazia cristiana, consiglio dei ministri o meno, il problema dei problemi che si pone - e molto non andrà che esso finirà col com– parire sui giornali che si comprano in edicola - è que11o di stabilire la funz.ione dei parlamenti e dei governi 1 per chiarire se sia· vero e per quali ragioni la democrazia moderna in vigore negli attuali regimi capitalistici sca~ valchi il parlamento per affermare, rispetto a questo, i potel·i dell'esecutivo, del governo. Nessun dubbio, si dice per intanto, che tale orien"tamento segni un'involuzione politica e non già, come da. taluni si sostiene, una evoluzione. Nessun dubbio, egualmente, che il regime cle– ricale di questi anni abbia conseguentemente operato in quell'impostazione del problema pa!'lan,entare. Nessun dubbio, di conseguenza, che oggi come oggi il par-la• mento, rifiutato dal capitalismo, si ponga come una nnova arma di conquista dem9cratica. nelle mani dei partiti socialisti a riprova, appunto, della tesi della « via parla– men'tare al socialis,no ». Andl'é Mathiot ha scritto un libro in proposito (Le régime poz.i.tiqtie brilannique, Parigi, ed. Colin 1955, _pagg. 326). Può esse1·e non condiviso nella sostanza delle tesi esposte; anche sotto forma di docu– menta.zione. Ha il pregio, però, cli aver offerto la base per una discussione che, in Francia, dicono sia già piutto• sto av.anti e che, in Italia, si porrà prima o poi ed anche, secondo certe intenzion·i attribuite al presidente della re– pubblica, sotto forma di revisio:ne costituzionale. *

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