Nuova Repubblica - anno IV - n. 29 - 15 luglio 1956

8 PIPISTRELLI IN CAMPIDOGLIO di FEDERICO COMANDINI ROMA, 12 lugHo N ÙN SI PUO' dire èhe il senator'e .Tnpini -.:_ sindaco desig1~ato, .eletto,_ diff1issionari?,' ancora_. d~sign'at?' e definitivamente eletto - abbia &vuto m Camp1clo– gJio un debutto Ielice. Non soltant~ p·er colpa. s~rn:.L_e si~ ( tuazioni false ingenerano situazioni false, e dagh crrdri discendono gli el'rori a~ c~tenà. Il vecchio antifasci:~ta- e re 1 :)llbblìcano Tupini si è trov~to a<:J i-ricedere ver ~gnes_ e : si .è scottato: ustione profonda. ' Intanto il primo enore, l'el'l'ore ba,se non è pl'oprio · suo. E' quello della chiusura a_ catenacc_io cli Fa-r:tfani (ermetica a sinistra e a destra no: logico.__:.· s1:rive Pan– filo· Gentile sul Corriere della Sera ....:.. p~r(?hè « la sini– , stra e n0n la dest~a è jJ peric9lq numero tino·»). Ciò · sigr,{ifica·che, dopo avere adottato spinte o Spon_te la pro– por,-;ionale, la DC ne 1:ifi11ta le conS;eguenZ?, e si c~sfrjng.e - a ricorrere alle giunte di. ininoran,-;ri:; espediente escog1- tat0 (oh rispètto dellèrego_ le democratiche!) per riaffer– mai·e a qualsiasi co~to _la validità del quadripartito, prima ' condannato, poi, in definitiva 1 accettato dai_ socia.lderoo· crn'tici e dai repubblicani. E' questo atteggiamento aprio– ristico ed incoea-ente della DC e dei suoi alleat.i c\1P, li niette, in parten;,o;a, in ima posizione f_alsa. Non. si accor- . go.no che il quadripartito non se1·ve, più nemmeno a. for– mare una maggioranza.; cioè cho non serve più a n.iente. E .die "le giunte di rninoran;,;a sono natu'ra!mente costrette avanti lettera - per nascere e per sopravvi-vere - a fare il gioco del pipistrello, che. mostl'3 ai topi di destra le orecchie conservatrici e agli uccelli di sinist)'a - co– lombe o sparvie1·i che siano 1 secondo i punti· di vista - le ali del « programma sociale». Il che significa impos– sibilità di attuare nn prog.ramma organico, coraggioso, rinnovatore e risanatore, che - necessa1·io in tutti i co- . muni d'Ttal.ia - è necessa1·issimo a Roma. Voti da qqal– siASi parte vengano :....- dice la fot_mnletta tattica che Tupini, accnratamente evitando ogni accenno alla Re– pubblica e all'antifascismo, ha ripetuto nella sua allocn– zione iniziale. Voti al programma 1 dunque, non voti agli u0rnini, né voti politici. • Ma quale progt·anima egl.i ha esposto? Nessun pt·o– grarnrm1., ha rilevato Cattani. Una ~emplice e banale elencar,ione dei p1·oblerni da. risolvere:. il bilanc.io, le scuole, l'assistenza, il ·piano regolatore, Je aree. Sapevam– celo. S6lt1zioni niente. Se mai, qualche indicazione canta ma non ambigua, anzi chiaramente orienfotA in senso ; destroicle, a proposito delle aree: l'epi-essione delle spe– culazioni «illegali», cioè via. aperta alle speculazioni « legali »; un modÒ come nn altro cli el nclere il problema sostituendo ad un criterio politico di valutazione un cri– terio esclusivarnente e formalmente giurid.Ìco, che non risolve nulla. Su questo « non pl'ograrnrna » - dopo Je chiare e oneste dichiarazioni di Ventur.ini a nome del gntppo so• , cialista e dei consiglieri di Unità popolare che ne fanno pai,te - si è, bene o male, aperta la discussione. E' stato facile osserva.1·e che del qnadripartito fanno parte due gruppi (quello socialdemocratico e qnelJo· liberale) che sui problemi fondamentali dell'amrninistrazione hanno idee assolutamente antitetiche. Per esempio, sulle aree e sulle municipalizzazioni, Lupinacci ha incautamente in• ·tenotto: « Legga .il nostro programrna ». VentLuini Jo ha. accontentato subito, citando :Malagodi e rivolgendo a.i socialdemoèratici una mnta, ma chiara in-te1·rogazione. Silen;,;io. Si sono poi succedute le dichiarazioni dei gnippi di opposizione, ma nessuno del quadripartito ha detto verbo. E co.sì si è votato per la nomina del sindaco. Ed è vennta (per alcuni) la grnndc «sorpresa» della giornata. Missini e monarchici hanno votato compatti Tupini, cinquanta voti su ottanta, elezione a primo scrutinio. E i-ano voti su un programma? Nessuno oserù sostenerlo. Lo stesso Tupini ha chiai·amente escluso che nel suo di– scor~etto iniziale fosse delineato - anche soltanto in sjn– tesi - un programma. Ed ha soggiunto che a lui, in · qnel momento presidente dell'assemblea. perché consi– gliel'e primo eletto, non spettava di enunciarne uno. Giu– sto. Ma allo1·a, perché il· grnppo dc· ha taciuto, ed hanno taciuto i trn alleati mino1·i del quaclripàrtito? Dunque, quelli dei missini e dei monarchici, osten– tatamente da.ti al sen .. Tupini pel'ché 1·iuscisse al primo scrntinio, voti a un programma non erano. Voti ad un nomo neppure. Un uomo politico è qualificato dal suo passato, quando non lo rinnega; e- il passato di 'fupini è repubblicano e antifascista. Ergo, manovra politica pura e semplice, cli apertura a destra. Opera;,;ione Sturzo '56. Ho i miei dubbi. Anzi, Ji avevo: ora non ne ho più; . le destre che aprono verso la DC»: apertura unilaterale. Ho i miei dubbi. Anz:i. li avevo: ora non ne bo più; pa i-lare di dubbi è un eufemismo. Tu pini ha dichiarato che nessuno dei componenti il consiglio, dc ed alleati, aveva trnttato o «intrallazzato» con le destre. Ci credo. Mà la Stessa sna dichiarnzione non si è spinta a negare sunettizie attività politiche di altri, fuori dal Consiglio, che ci sono state. Circolano voci e nomi. E' certo, co~ munque, che la votazione delle destre non è arrivata improvvisa, né imprevista da tutti i dc. Per alcùni sì: · certamente Cing'.olani, Borromeo, Canaletti, Maggi. Ma (119) nuova repubblica (Dis. di Dino Boschi) {Nella discussione. per il bilancio dei lavori pubblici erano presenti, oltre il ministro Ro– mita, 4 o 5 parlamentari. Sul registro delle indennità figurano però 177 firme di presenza) Qui non ~i discute: si firma. Tupini lo sapeva pJ"irni:i della. votar;ione. E se lo sapeva, doveva filtrnrc in anlit:ipo le acque to1·bide: cioè faJ'e dj. ch.iara;,;ioni politiche precise, inequivocl\e, taglienti. Se non lui, qw1.lc1mo del. sno gruppo. Questo silenzio, che non è rnai stato tanto eloquente, non è soltanto nn errore degli alhi: è un errore s110. Se colposo o intenzionale non so. Talleyrancl clii-ebLe che la primu ipotesi è più gn1.ve , della seconcla 1 che è la pili probabile. Io no: per me sono gnt· Yissime entrambe. ~ .... d'altronde agli applausi, alle acclamazioni, allo sve;à:ì'"fio dei. faz:1..oletti, ai rintocchi della. « pat1.1r-ina», Tn}?ini non ha risposto ringraziando? Non ha dichiarato subito che, del resto, i sedici voti delle destre non erano determinanti, perché in definitiva egli sarebbe stato eletto ngnalm01·1te con la maggioranza relativa, i trentaquattro• voti del qnadr·ipartito? Altra argomentazione capziosa. Sebbene sia un chiaroveggente ginrista, il sindaco desi– gnato <li Roma non è « cli spirito prnfetico dotato». Fo.rse che i con~iglieri nelle votazioni sncCessive non avrebbero potuto sposta1·e su altro can,clidato i lol'O voti, come, per esempio, avvenne nella elezione del presidente della Re-• pnbblica? Saragat e Borruso con veemènza, piò blandamente Boz:1.i - colpiti tutti e tre d'improvviso dal risultato dell'« intrallazzo» extraconsiliare - hanno reagito Sll· bilo,· invitando 'l'upini a non accettai•e la nomina. Ma Cjoccetti (finalmente una. voce dc! h Qioccetti no. "Cioc– cetti, che era - od appariva - tra i meno sorpresi e dispiaciuti, ha detto éhe non c'era ragio~e; e "'l'upini, per nulla affatto esitante, ha tibadito l'accetta,-;ione. Cin– golani, Canaletti, Bonomeo e qualche altro, soi banchi dc, erano sconvolti; e alcuni hanno applaudito ostenta– tamente Borruso. D'altronde, le clicliiarazioni di De Marsanich avevano ribadito il valcft'e politico dell 1 « apertura». De Marsànich aveva· detto che, col sno voto, il MSI ha voluto « entrare nella città democratica». Un bell'acqnisto per la. demo– cra.zia. Ma De Marsanich ha anche dichiarato che è or– goglioso cli essere stato fasci.sta, ~ che del fasoismo non rinnega nulla; e questo («il fascismo batte in breccia ]e ideologie democratiche, e le respinge, sia nelle loro Pre– rnesse teoriche, ·sia nelle loro applicazioni o shumenta– zioni pratiche»: Dottrina del Fascùnno di Mussolini), questo, dico, mi ha fatto pensare al velleitario ingresSo di un cavallo di '.l'roia nella città democratica, còn De Mar• sanich dona ferentem, e Caradonrla. e Teodorani in armi, nascosti nel ventre, con le bombe e gli esplosivi, pronti a suscitare l'incendio. A questo punto, 'l'upini ha sospeso la seduta per dieci minuti, « peì· accordarsi sni nomi dei componenti la giunta». Ma Saragat è andato da Tupi,~i, e quest-i, im– J.)rovvisamente stanco, ha rinviato all'indomani. L'indomani - 3 luglio - secondo tempo: scena cam– biata. li pipistrello nasconde le orecchie ed a.llarga le ali. Tnpini scopre ex post facto che era esitante, e non sa– peva se accettare o no. Ci ha pensato: « non accetta » più. Dice che si è voluto dare, a torto, un significato po• !otico al voto delle destre, che Ja votazione è aVvenuta « in modo confuso», che dev'essere rinno\rata: « rinno– viamola». Dai banchi della destra partono allora due Jb– giche domande. ~Dice Atll'eli: se il sindaco si diinetle, Jo dica e si voti per l'accettazione o meno delie dimissioni. E Benedettini chlede che cosa è accaduto stanotte. Tupini non sa cosa rispon.dere: le sue non sarebbero veramente dimissioni, ma insomnlit « se volete, ecco, si, mi dimetto». Appello nominale. T.e ali si aprnno: maggioranza di cen– tro-sinistra, sessantaquattro voti, dimissioni accettate. «Allora - dice ancora 'lupini evidenten--.ente ansioso - pas~iamo subito allà nu~va elezione del sindaco». Ma dimentica la legge: essendo esaurifo il comma del– l'ordine del giorno .relati,·o alla elezione del sindaco, de– v·essere riconvocato il Consiglio. « Vediamo che cosa ne pensa la n1aggioranza ... ». Facile ribattere: non è que• stione opjnabile, è la Jegge. Bozzi tenta cli sostenere blandamente che si può andai· olt1·e lo stesso. Ma quando dai banchi socialisti gli osservano che una tal tesi non av1·ebbe il suffragio della sezione ciel Consiglio di Stato che Bozzi presiede, 'l'upini alla.r·ga le braccia, e ricon– voca il Consiglio per venerdì G luglio. T ERZO tempo. Venerdì, gio.rno cÌi peniten;,;a e di aslc-n– sione, tutto è p.redisposto perché le ali si cli.iudano e il p.ipistrello torni a mosti-ar·é le 01·ecchie ai topi. La starnpa benpens"ante è OJ'cheStrata e concorde. Se le cle.<:;trevo– teranno ancora, il sindaco smù nncora eletto a primo scrutinio, e Tup.ini, to1·nanclo al suo primo divisamento -- asi:;enziente, stavolta 1 il quadripa1·tito - accetterà. Per giustif.icarsi e per giustificarlo, dicono che non si può impedire alle destre di dare i loro voti a chi vogliono: basta non dire «grazie» (veramente, Tu pini l'aveva detto, e l'ave,·a detto di cuoi-e). Ma le dichiarazioni ener-- , giche, esplicjte e taglienti in senso Rntifascist.a e repub– blicano, che, se fossero venute subito, avrebbero reciso dalle ·radici ogni possibilità di equivocd, e, se venissero ora non consentirebber·o ·alle destre di continuare a vo– ."ta.r~ salvandò la faccia, nesBuno pensa di farle. L'opera- Zione Sturzo '5G rip.reflde il sno corso. •Lo slancio anti– fascista. ed antirilona1·chièo dei « rnino1·i » si è esa11.1·~to · con l'acùottàzione delle dimissioni: non si sping~ a .ri– . chiedere· tanto. Ai socia I isti, ai consiglieri di UP, a~li alt.ri oppositorj di sinistra resta, dunque, nnica.rnent.e un'arma. La legg~ 1·ichiede Ja partecipazione dei due terr;i dei consigliel·i eletti ai primi scrutini per l'ele;,;ione del sindaco. Finché è possìbi!e, bisogna impedi1·e che a Romv., la. città de\1'8 settembre e delle Fosse Ardeatine, Ja nuova anuninistrazione nasca sotto i.I segno della monarchia e del fascismo. I.e sinistre disertano l'aula: i;nanca il nu– mero le.gaie. Il Consiglio sarà riconvoca.to ~ domici-lio. Ed ecc6, lunedì 9, la scena finale. Saragat e Bonnso accettano, di fatto, la. convergen;,;a dei votj fascisti e mo– narchici sul nome di Tupini. I socialisti chiedono che Tupini parli, si impegni in una. dichiara.1.ione politica .pl'irna di passare ai voti: si potrà allo;·a rivedere la si– tuazione; o comunque ci si potrà ac.corda,·e per un alt,·o nome. I missini volano al soccorso di Tupini con nn a$– surdo )·ichiamo al regolamento sostenendo che in sede di votazione non si discute. La maggioranza di centro-destra accoglie questa interpretazione: non s.i discute e Tu pini ,,. è sindaco, « stavolta - dice - .senza ripensamenti ». Si pas_sa all'elezione doli-a giunta. Le destre, aJ"bitre ormai della situazione, votano i candidati dc e liberali, . ma non i socialdemocratici e il repubblicano. Umiliirnione inten,i;ionale, ·significativa. Questi ultimi sono quindi C'O· stretti al ballottaggio con i tre candidati della sinistra. I fascisti si degnano di salvarli. Consummatum est. I. neo– eletti rendano omaggio alla repubblica di Salò. Il pipistrello, almeno per ora, si è tarpato le ali e si è imJ.:n·anc~to, più o .meno definitivamente, coi topi.

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