Nuova Repubblica - anno IV - n. 26 - 24 giugno 1956

(.tJ&) :nuova··,repubbfic11 •I SE'r'l'E GIORNI NEL ·i10ND0 J, L ' ON. GilJSEljPE l3ettìol· avrebbe fol·se ·p~tuto vin– ce~·e la pl'ova d_igastl'onomia ~ al c.01.1.c.orso _ di « I:a~ scia o raddoppia.», ma la sorte ha mvece ·.vo1ut.o che egli sia in questo momento presidente dell; c~mmis– .sione ·degli esteri della Camera e che in tale qualit~ egli abbia' p·reSentato ·fa relazione ufficiale sul bilancio del mi– nistero dègli, esteri. Ciò nonostante ègli ha potuto eserci– tare lè sue doti", quàndo ha· annunciatò per la pr·ima volta elle il' goVernO italianÒ ammette la possibilità di incontri . ad aito ·Jiyelloc con Sii esponenti della Politica sovieti~a. « Una réciprÒc"a.-conoscenza· non --fa mai male», ha dichiarato·· l'on. Giuseppe BettiOI nel suo d{scorso alla Ca– mera, < ed il signor Btilganin, questa voltà, non si rifiuterà di gustarn le nostre saporite ciliege, così come noi saP• piamo ben gustare il caviale del Volga•». La battuta del presidente della commissione degli esteri nOn ha però un sapore soltanto gash'onomicò, perèhè si1'l'1boleg"giail tipo @li r8pporti che i responsabili della po• litica eStera italiana si apprestano a stabilire con i sovie• tici, qualota finalmente Palazzo Chigi_ non riesca più a. tl'Ovare ·nes:,;irn pretesto per evitare gli incontri ad àlto livello ·che i sovietici hanno già avuto con la maggior pa.l"te degli uomini responsabili della politica europea. Ciliege· italiane Contro caviale del Volga: - Dateci quello- che avete di più prezioso (nel campo gastronomi– co), dice in sostanza Bettiol ai russi, e noi vi da1;eroo un be'J frutto saporito. Noi però non cederemo nulla., agginn~ ge Bettiol, il quale si è so$tituito al mirÌistro degli esteri che, nonostante i suoi inchini ai vari c3rdinali, nelle cele~ brative in onore dell'episcopato di Pio XII, non ··appare più persona abbastanza fidata, ed ha. comuuciue pronunw cisto un discorso piuttosto modesto. Venite pure, dice Bettiol, ma « ora come ora, la pos• sibi1jtà di una coesistenza coi cOmunisti, anche sul piano jnterno, è n-egata. alla radice dalla natura stessa del si. sterna dotti-inale ». Niente coesistenza, dunque, per Bet• tiol, nè c'on i comunisti sovietici, nè con quelli italiani, non perchè i russi minaccino la nostra sicurezza, nè ··per• chè i· cOrnuilisti italiani abbia.no sempre in mente di fS:re un giorno o l'altro un colpo di Stato in Italia,. J:113 perchè noi li giudichiamo in base all'atteggiamento che assumono sul problema religioso, il quale, dice Bettiol, « per noi è indicativo al nlassimo ». Ammettiamo pure che la ffiancanza di libertà reli. giosa possa servire a giudicare se un regime rispetti o no Je libel'tà politiche' e civili (sebbene ciò non deponga molto a favore della nostra deinocrazia, dove la libertà ,·eligÌosa è stata piuttosto malmenata dai governi demoCri• stiani). Ma in che cosa consist~ la libertà reJigiosa ·del deputato democristiano? iTeJ risp~tto delle conVìnzioni ré• ligiose dei cittadini? O nel rispetto della libertà. di ct~lto? Nient'affalto. · Si tratta « del riconoscimento. della libertà di magi– stero della Chiesa, sia in Russia, come nei paesi satelli– ti :t. Finché ,il T1·ibunale della SS. Inquisiziorie 110n sarà stato autol'izzato ad ap1·ire una sezione a. Mosca e nelle principali capitali dell'Europa orientale, nonchè a Pechi– no, l'Italia non potrà coesistere con il mondo comu.nista. Viceversa, il presidente democristiano de1la co.mmis– Sione degli ésteri .vede la possibilità~ di una fiorit1,1ra di 1·apporti per l'Italia col mondo arabo, il cui spirito di tol– lentnza verso il magistero della Chiesa è ormai storica– m~mte pl'Ovato fin da.i tempi di Goffredo di Buglione. Questo è stato il discorso più significativo del dibat. ti-fO sul bilan~io degli ~s.teti alla Camera.t nel quale l'on. 'l'qgliatti ha pronunciato un ·discorso ampio e documenta• io su tytti i grandi prohl~mi 9el momento, fuo'rchè quelli Sui qua.li. titllti- disciufono:ed egli avrebbe potuto dire qual– cosa. <lf ~~uov~ -e_ d'origlnale; e n'el quale, purtroppo, ad ee~ezione.-dell'mtervento dell'oratore del PSI, Achille Co• iona, u~;:~Jorte _ :posizio.ne s·òciilista è brillata per la sua assenza..~ ..~;. EntrJl'llbi i· partiti socialisti hanno forse perduto uné. importan'te occasione _:_ dopo il loro successo elettorale in ~ond~minio -'\di• Pr ~cis3.re una -posizione originale, se i;ion comune, J)"er 1() ~eno tendente a riavvicinarsi sul. Ìeneno segnato dai grandi partiti socialisti d'Occidente. ~-Ja fatto ;m cenno fugace a queste impostaziorii l'on. Co•i :rç,na. Ma non si può dfre che ne abbia tenuto un gran cOnto f'o1-ato1'e 'sOC\ià.ldemocratico, on. Bettinotti, il quale, ~on una fraseologia ·dannun:6iana, che appare ridicola an- 4:ihealla CanJe.ra, ha scoperto che la ·svolta soc.i,aldemocrà• ticà tedesca:. .JeJ· 1 s.i'4 impose·« ai socialisti di tuÙi f Paesi, è quindi ancl~e· ai socialisti italiani, una vevisione dei loro antichi e tradizionali scheml :i-, saltando a p{é pari tutta Ja tl'adizionale neutralistica italiana, per dedurne, al fine di giusti_ficare il patto atlantico e là politica di riarmo, che « non si pat"lò p.i,ù, a proposito dei bilanci militari, di "spese jmp1·oduttive" >. I''overa Italia! PAOLO VITTORELLI Miracolo a Amsterdam ( Dis. di Dino Boschi) LETTERA DA BONN AL PUNTO MORTO e H.E LA POLITICA di Adcnauel' sia giunta a un punto morto è cosa che da tempo andiamo ripe– tendo in questa sede, illustrando anche le ragioni di un tale fallimento, che non è dovuto soltanto ai lì• mit"i int1·inseC.~9-ella visione politica del cancelliere ma a tutto un rrn 1 1t8.\ì-ìento di prospettive sul piano internazio– nale che sta fìnendo per compromettere e condannare . chiunque non' ·si dimostri ·capace di 8.deguarsi alla nuova situazione. li caso tipico dell'incapacità di inserirsi ne– gli sviluppi in corso è rappresentato appunto dai diri– genti della Repubblica di Bonn, i quali con commovente ma altrettanto sprecata tenacia - si veda da ultimo il discorso di Adenauer alla Yale Univei-sity - si ostinano a ripetere -cl~ parecéhi mesi a questa parte, chiudendo gli occhi a,lla realtà, il ritornello del « nulla è mutato », « tutto Ì'imane come prima», coricedendo al più che vi si'a stato un cambiamento di tattica da parte dei sovie– tici, rna. per affrettarsi ad aggiungere che questa nuova. tattica sarebbe, beninteso, pil1 pericolosa d~ qnella vec– chia. Non sarebbe giusto però né rispondente a verità_ attl'ibuil"e la causa della miopia.• e della lentezza di ad'!l– gqamento alla nuova situazione dei governanti di Bonn soltanto alle condizioni obiettive della Gei-mania, com– battuta tra la vaga. aspirazione all'unità e la dura realtà di una divisiOne che minaccia di diventare sempre più prOfonda e irreparabile. In questa. situazione pesano ov– viamente· anche gli errori, le incomprensioni e la cattiva volontà dei governanti dì Bonn, per i quali l'un'ificazione è sempre stata più una bandiera da .sventolare nelle grandi occasioni che un obiettivo politico concreto'; d'aJ. tronde non si può negare come la stessa congiuntura della guerra fredda abbia conti•ibuito potenterntinte a conva– lida.re questo indirizzo della politica di Adenauer, che è servito alle potenze occidentali per fare della. Germania il loro estremo bastione difensivo. Lo smarrimento con il quale Bonn segue le caute mosse del disgelo occiden– tale, nel timore di essere abbandonata come un arnese -ormai inservibile, non può perciò meravigliare. E tanto maggiore si rivela questo smanimento in quanto, per ri– prendere una efficace e colorita imn.1agine dei cattolici e spregiudicati Frank/urter Hefte, lo scioglimento della Cl'O· sta dì ghiaccio della guerra fredda .sulla quale è stata costruita la Repubblica. dì Bonn rischia di far cadere a mar.e tutta l'impalcatura, mettendo inesorabilmente a nudo l'inconsistenza e l'insostenibilità di una politica di cieca difesa e di pura chiusma. Ma l'elemento nuovo çhe assume sempre maggiore .importanza è il fotto che la politica di Adenauer subisce J'usur-a· crescente prnvocata non soltanto dalla situazione internazionale ma soprattutto dalle sempre più vivaci reaz.ioni interne. L'edificio faticosamente tenuto in piedi con il sostegno degli a.lleati incomincia a scricchiolare anche da.ll' interno. In un anno - la crisi dei 1·ifugiati i-isale appunto al luglio dello scorso anno - questo pro– cesso di logoqlmento e di dis.integrazione ha fatto passi da gigante 0 oggi la coalizione di Boni't non è più che un ricordo, me·ntre le stesse posizioni della CDU alla periferia danno ca·escenti segni cli instabilità, sotto i colpi disordinati quanto si vuole ma pur sempre •insidiosi dei ve~chi oppositori socialdemocratici. e delle nuove reclu.te dell'opposizione, i libera.ldemocrat ici, i qua.li si sono get• tati nella. polemica an.tigovernativa con la foga tipica de. gli scissionisti. ll quadro che si presenta oggi sulla scena polit-icà di Bonn non è. affatto chiai-o; la situazione è anzi francamente incerta, grazie al contributo che go– vemo e opposizione, in questo finalmente concordi, '.-"f8~ cano in pari rnisnra al trionfo della confusioni bali'alti'a parte non si è ancora voluto" capire, e per molto tempo ancora forse non ci' sarà da spera.-e in un tale ravvedi– mento, che per scongiurare la minaccia,, sempre pili reale dell'isotamehto in cui rischia di esseÌ'e spintà la Cerm&w nia-Repubblica di ;Bonn occone inserirsi nell'attuale prÒ• cesso di ridimensionamento della politica occidentale con fun:tione costl"Uttiva e non già come remora e freno; dalw l'altra non si ha ancora il coraggio di_ dire apertament'é che se si vuole arrivare veramente all'unità tedes~ nÙn c'è, piaccia o no, che un solo tnezzo: mettersi d'accordo con la Germania orientale. E' evidente che non sarà fa• cile raggiungere un tale accordo, ·ma non c'è altra altef•, nativa e chiedere maggiore apertura nei confronti di Mosca, come fanno Ollenhauer e Dehler 1 ha un senso• soltanto ·.,;,esi è disposti a trattare con Pankow. Q VANTO la politica di Bonn sia. in arretrato coi tempi'.è provato ancora dalla. polemica .riaccesasi negli ultimi due mesi,-ossia in seguito alle poco chiare dichiarazioni fatte da von Brentano in occf!sione della sua visita a. Londra, sul confine dell'Oder•~eisse. Sarebb~ evidentew mente difficile e forse impossibile, dllta appunto la si~ tuazione interna della Germania divisa, nella quale ha sempte facile presa una certa agitazione nazionalistica,– per il governo di Bonn abbandonare la rivendicazione dei tenitori passa.ti alla Polonia, ma. sarebbe stato politica– mente molto più saggio non lasciarsi trascinare .in pol~– miche del genere. Oltre tutto, se si vuole sul serio la unifìcai,ione, è bene ripéterlo, bisognerà venire a patti co~ i sovietici, i quali· è Certo che non sarebbero disposti _a ridare alla Ge1·mania territo,-j che, indipendentemente dal mod~ in cui -sono pas$ati in mani polacche, sono ormai comunque inseriti nellÒ Stato e nell'economia polacchi. e dai quali i tedeschi sono stati i-adicalmente espulsi ben dieci anni fa. Tali territori rappresentano, inoltre sia p0:r · l'Unione Sovietica che per la. Polonia una fascia. di sicu• rezza per .contenei-e la pt·essione tedesca ed è quindi incon .. cepibile la loro restituzione ad L1na Germania unificata, tanto più eh.e l'unifica½ione significa in pratica l'abba11- dono da parte dei sovietici della Germania orientale. E chiedei-e poi anche lo spostamento della frontiera del• l'Oder•NeisSe sarebbe davvero troppo! Abbiamo citato il caso dell'Oder-Neisse, che è comunque un episodio al margin•e della lotta per l'unificazione, come indice sinto ... matico di confusione e di scar-sa comprensione e intel]iw genza politica, di inadeguat_a visione del rapporto tra gl! obiettivi che si possono e si vogliono raggiungere e _1 mezzi che si possono adoperai-e ,a questo scopo, In so• stanza è un rilievo, questo, largamente estensibile ad altri ~ettoi·i della politica di Bonn. MARTIN FISCHEI\

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