Nuova Repubblica - anno IV - n. 26 - 24 giugno 1956

OJ O" .:.. - o ,-+ CD (") 0.) G) o o OJ 0.) :::J (") o ~s (116) nuora repubblica T E C.N I V I FOIl CAI OLI LA«MENTE>> . . ' ) . ;,.NOI ABBIAMO un amico, molto cai·o, che ·in tutte le occasioni topiche rivela, fra mille incert~zù, Ìa ·sua intima, disarmante natura forcaiola. E' un tecnico. Un giorno o l'altro bisognerà pure far . luce su questa faccenda dei tecnici forcaioli: il monopolio . ha- pressoché eliminato il ceto medio riducendolo a classe _lavoratrice impiegatizia; la figura' del libero professionista . va scomparendo, almeno rispetto al crescente nuniero dei laureati disponibili; gran parte dei dottori in giurispru– . <lenza non tenta l'avvocatura, si impiega;" nessun inge– gne,'e apre più uno studio per contò proprio, si irppiega. Quelto che comunemente passava per ceto. medio scom– pare. Allora uno pensa: lavoratori fra lavoratori, questi · ormai lotteranno uniti agli altri pèr le stesse '.éonquisté. ·Macchè. Dei dieci che ci sono in qu~H'tifficio è chi!Jr◊- che uno solo diventerà dirigente: epptue tutt'e .dieci si pro– r,stra:no al padrone, gareggiano i;iel farsi la forca l'-trn !'al– , trò, - imprecano contro le rivendicazioni operaie in rhodo éhe ciò non sfugga all'orecchio del j:,~drone, si_ offrono co- -me agitatori é corruttori a favòre dei sindacati padronali ·e inte1·classistL Quell'uno che div~nterà dirigente esercì– .terà le sue fu~ziÒni di forcaiolo con pieno di~itto. Gli altri _nqve, -per. pàssione, per sentimento acquisito e irrinuncia- .bife·._ Ormai, hanno « la mente». · · « La mente » è fatta di queste frasi, suppergiù: - Si fa presto a dire, quando non si sa come stanno .le cose. - Per formulare un giudizio bisognà avere in mano .tutti ,gli elementì e vede·re quello che' si può •fare, non -quéllo ~he si. deve farè, che è demagogia. ' , ' - Vanno a votare· e·· non sanno nemmeno scrivei-e due righe in itaÌia~~-- Non dico che non debbano ·votare, .ma 'che il loro'-v'òtò -~r~Iia èom~ il nostro ... b~\' insomma.'.. '. Qi1er nostr~' ,amic6, d~l quale, dopo queste_-.Ì-igbe, fa;– ._tièh~erenio- certamen'te: a con.servare l'amicizia ha, ·ap[JllI)· to; « la mente». Avete màì provato a cavar fuori· un giu– _d.izio ~a questa gentet,« Lei la pensà così o cosà? ». « Mah, .come. si fa a dire, oJsogna vedere le condizioni, gli ele- t~ • :menti.· a favore e a sfavore, dove si va a fil)iì-e, eccetera». -Niente.- Fatica vana: · ···Un rimedio però ce l'hanno sempre pronto: il mini– ·stero :1i t'ehnici. Su questo punto, e~identemei!té, sono tu_~ti d'accordo. Ricordiamoci, a questo proposito, di quello che ca'. pitava sotto il fascismo: i gerarchi, i ministri erano rego– larmente ignoranti, per ragioni strutturali. Ma quando i tecnici guardavano in su e vedevano questi bellimbusti al potere, mica che Ii trovassern ignoranti o farabutti, no. -Sol.o,rerano degli incompetenti, non erano dei tecnici, ecco tutto. Per .andare incontro a queste aspirazioni, Mussolini, nel '43 fece ministro dell'agricoltura Pareschi: ecco final- ·'ri.1ente il tecnico. Possidente agrario, oculato amministra– tore 'delle sue proprietà nel ferrarese, "Pareschi capitò a ;Roma senza nemmeno sapere da che parte cominciar[ nè cosq fosse questa maledetta politica. Il, 25 luglio lo con– yinsero a votare contro Mussolini. Lo fece; pÒi si acquat– ·tò l)ell'ombra. Lo fucilarono a Verona, in fretta in fretta, insieme a Ciano e agli altri; probabilmente non ha nem– meno capito perchè. Naturalmente, se avviene che un tecnico la pensi, putacaso, come noi, allora cesea cl.i essere un tecnico: è un poÌi_tico. Non sarebbe più semplice dire ministero di for– caioli, a nzichè di tecnici? ' Torniamo al nostro amico: prima. di queste elezioni ci ha detto che era incerto se votare per noi o per i so– cialdemocratici. Ci siamo ben 'guardati dal dire che, perchè noi e i socialderpocratici facessimo la stessa poli– tica, era necessario togliere il ·voto al PSDI, vale a dire costringerlo: avrebbe certamente votato PSDI. Così gli abbiamo detto che era assolutamente indifferente. Ci ha chiesto subito i nomi dei tecnici che figuravano nella nostra ~ista. Glieli abbiamo detti. Al momento del voto ha riacquistato per incanto il suo senso di responsabilità e ha votato DC. Non sofo, ma con le preferenze ai tecnici, vale a dire, nella lista DC, ~gli, uomini di fiducia dei monopoJisti che cercano, nei consigli comunali, le possibilità di sottogoverno. Subito dopo, ci ha odiati. Non che gli avessimo detto qualcosa; affatto. Ci odiava per la fatica che lo avevamo costretto a fare per votar forcaiolo, ci odiava per la nostra « pre– senza». Due giorni dopo, era raggiante per la vittoria del centro: ma poichè, come è noto anche negli ambienti vicini al Viminale, il centro non ha vinto per niente, al momento di far la Giunta ci ha odiati di nuovo. Gli abbiamo detto che, in fondo, noi abbiamo sempre agito nel desiderio di creare maggioranze «stabili». Una bella apertura a sinistra ed ecco la maggioranza, stabile come non mai; ai margini restano quattro fascisti a chie– dere là comp-iemorazione di Graziani, · come elemento di folklore. Ci ha risposto: « Già, bella maggioranza. Cosi non faranno che litigare ». BURBA Ital<ia, giovedì sera { Dis. di Dino Boschi) PAESE CHE VAI L'ingenuo varesotto D AL SOLITO grande quotidiand d'informazione: ·« Signi– ficativa cerimonia. a Varese. I caduti delrultima guerra - onorati senza distinzione di parte». L'articolista, dopo aver detto che ·il' sindaco· della città, rag:· Arturo Dall'Ora, de– mocristiano; ha scoperto le làpidi marmoree ·dedicate ai caduti,.,aggiunge felicementt:: « non esistono distinzioni e se– paÌ-azion·i, · sulla candida superficie ma'rmor·ea, tra le centi– naia di nomi che vi sono iscritti: il combattente immolatosi sui' .fronti ·più lÒntani è accanto al partigiano o al milite delle brigate nere ,1: Che ne dice, on.' Saragat? Questa si che è una rivolu– zione, chè alla fine siamo ·;tutti contenti e. andiamo a dor– mire nena ste_ssa fossa. Non ~o~e nel!,?_iµ,1'.er:no. bolscevico, dove quei quattro scavezzacolli s1 sono !rt'éss1 ad alzare la voce un giorno del lontano ottobre 1917 e gridano ancora adesso. Anche noi volevamo proporre d 0 i non insistere più g,ah che. sulla contrapposizione fascismo-antifascismo: a un certo punto si rischia di dar la caccia agli spettri. 'C'è Ton. ,Malagodi che ci fa la cortesia di· far dire· ai proprietari di pacchetti azionari. che cosa vogliono ottenere.· senza tirare in ballo fiaccole. aquile imperiali, nodi sabaudi,· bomboniere, lacrime di madonne, storie di santi, gesùmmarie; sço'ngiuri. ·La vecchia contrapposizione fa posto a· qtiella .vera, a quella seria, fra conservazione e progresso o addirittura fra rea– zione e democrazia Ma di qui al dire che allora fare una cosa o l'altra era lo stesso e avev,ano ragione un po' tutti, ce ne corre, ragio– nier •Dall'Ora. Provi a pensare: se un suo· cittadino, colpevole di vari delitti, rinchiuso in carcere, viene liberato :da quattro• ban– diti che lò mettono in un castello alla. periferia di Varese, appena passato il ponte, e gridano ai quattro venti che il sindaco non è lei, ma il bandito e se qualcuno non è dello stesso parere fa una brutta fil'ie, lei cosa fa, rag. Dall'Ora? Andrebbe in piazza a dire ai dttadini: « Guardate: dar retta a me o all'antipapa è lo stesso, proprio lo stesso; anzi se qualcuno d1 voi vuole offrirsLper far fuori quegli 'ingenui che ancora èred:>no in me e nella leggè, libero di farlo. C'è gloria per tutti-»? Eppure rifletta: il 25 luglio '43, il suo stesso gran consi– glio lo manda a spasso; il re, capo dello Stato, lo schiaffa in galera, quattro nazisti lo liberano e lo portano in Ger– mania, gli fanno il contropel9 e poi te lo riportano qui,. ne fanno un antipapa e poi gridano ai quattro venti: « Il capo dello Stato non è più il re, il re esiste solo nelle carte da gioco. Il governo italiano non è quello là, è questo che mettiamo su noi; l'armistizio che hanno fatto quelli là non vale un fico. siete in guerra come prima. Anzi, ·venite tutti ad arruolarvi altrimenti vi facciamo fuori». Quatj;,~o illusi vanno in montagna perchè non gli sem– bra giusto e lei, signor sindaco, per tutto premio li mette gomito a gomito ai loro assassini. Non le pare di esagerare? Non ha pensato che senza quei quattro illusi lei non sa– rebbe nemmeno sindaco di Varese, libero di esercitare il suo mandato secortdo la legge, informata alla Costituzione, ga– rantita dalla Corte costituzionale? Oppure anche qui lei non vede differenze e la Costi– tuzione le pare- uguale e precisa allo statuto albertino, i tribunali ordinari identici a quelli speciali, i sindacati niente di diverso dalle corporazioni? Ma insomma, ci vuol proprio far credere che ci voglia un ottobre 1917 per far capire queste cose alla gente come lei? Calci e miliardi- I A F'EDERAZIONE Gioco Calcio, in occasione della tra– J sferta della nazionale azzurra nel Sud-America, ha assicurato tutti i componenti la comitiva. Diamo qui sotto le cifre approssimative rese note dai quotidiani. Dirigenti: 50 milioni ciascuno. ,Calciatori: 70 milioni ciascuno (di cui 20 alla famiglia, 50 alla società). Complessivamente: assicurazioni per oltre un miliardo e mezzo, da aggiungere ai 10 milioni compresi n.el biglietto di viaggio. Buona fortuna e ad multos annos! Prodezze del necroforo L ON. LECCISI. già trafugatore -della salma di Musso- lini. secessionista del MSI e duce del pàrtito nazio– nale corporativo, ha preso a pugni, a Milano. un Camio– nista che aveva osato protestare per una sua pretesa irre– golarità di circolazione. Chi mi ferma è perduto, d 0 eve aver urlato con tono fatidico l'iracondo onorevole. Cerchiamo però di mostrar.gli qualche briciola di comprensione. Il par– tito da lui fondato ha raccolto in tutta Italia poche migliaia di voti. e questo è un po· troppo anche per un becchino meg_alomane. · Qui non s1 traduce· N ELLA SEDUTA di martedì 12 giugno il consiglio dei mi– nistri della repubblica italiana non l).a potuto discu– tere il messaggio inviatogli da Bulganin sul tema del di– sarmo, « p~rchè la traduzione non era ancora pronta ». Si noti che il messaggio· era stato recapitato il venerdì precè>: dente. Consigliamo il signor Bulganin di inviare la sua pros~· sima nota in lingua italiana, .con testo a fronte, se vuol farsi leggere con qualche sollecitudine. Il ritardo con cui la nota giungerà, per la fatica dei traduttori russi, non potrà mai. essere superiore al ritardo .provocato dalla indolenza (autentica o pretestuosa: la storiellina ha un odore sospetto,) dei nostri servizi di traduzione. · · Italia sottovoce R lCORDO come fosse ieri che dieci anni or sono v~nne da mio padre una vecchia per .sapere come si· faceva a votare per la monarchia. Mio .p-adre le disse: « Ecco: s;, vuol votare per la monarchia fa una crocetta , qui, sehnò-. fa una crocetta qui». « No, no - strillò allora la vecchia - mi insegni solo a votare per la monarchi,,a._. Già, comunismo o repubblica è sempre quella, lo ha detto il prete in chiesa». Io invece, pur essendo allora iscritto all'a,:ione cattolica, volevo repubblica, perché mi sembrava ingiusto, per que– stione di principio, che uno · fosse re perché figlio di re, anche se, putacaso, mentecatto. E poi i partigiani e quelli del P.d'A., ai quali andavano tutte le mie simpatie, e anche il mio maestro di violino, del re non volevano saperne. Al'cuni mesi dopo che era nata la repubblica andai in collegio e trovai che i miei compagni erano .per buona parte monarchici. I reverendi Padri non sembravano con– trariare i gusti dei nobili rar.npolli loro affidati, anzi, nei limiti dell'onesto, cercavano di assecondarli. Così nella ve– trina dove erano esposti i libri in vendita (venivan fotti dalla Pia Società San Paolo e da via della Conciliazione) c'era una scatola di ·cartone che conteneva alcuni distin– tivi vistosi col nodo di Savoia azzurrino sormontato dalla corona reale; pochi distintiyi erano rimasti invenduti in fondo alla scatola; gli altri si potevano vedere all'occhiello delle giacche dei' collegiali nobili. , · Del resto, anche per me casa Savoia aveva fatto l'Italia. Non potevo revocare in dubbio l'insegnamento ricevuto da figlio della lupa e da balilla nella scuola di un paesino di campagna. Onde è facile immaginare il mio stupore quando un gesuita, chiamato dal collegio quale predica– tore per gli esercizi spintuali, parlò della monarchia sa– bauda invitandoci ad aborrire con tutte le nostre forze quei quattro scomunicati che fecero morire di crepacuore il buon Pio- IX, Cosi mi veniva fatto di pensare .(era l'i.mièa cosa. ch_e Ii non fosse proibita). Aveva torto la mia buona maestra, cosa che non volevo ammettere; o aveva ragione ..lei; e aveva torto il gesuita che parlava dall'altare? E in que~ sto secondo caso, come si spiegava che i preti del mio paese dicevano che bisognava assolutamente votare per la mo– narchia? F'orse i Savoia erano stati veramente tanto cat– tivi un tempo, ma poi si erano emendati... Dopo tre anni, uscito dal collegio, osservai che gene– ralmente, magari: a malincuore, si cominciava ad adattarsi al nuovo regime. Un tale, ad esempio. di cui in collegio si adottava un'antologia e si consigliavano molti e sva– riati libri, trovandosi a compilare un testo di ,letture per le elementari, corresse il proverbio· « l'erba voglio non cresce neppure nel giardino del re» in quest'altro. di sua fovenzione: « l'erba voglio non esiste neppure nel giardino del Papa »., · . Non così al mio paese dove i repubblicani, trionfatori nel primo dopoguerra insieme coi socialisti sul P.P. e sul listone_ nazionale - clericoliberalfascista del '23. erano. stati ·rattati da felloni filibustieri briganti pirati beduini pelli– rosse lanzichenecchi canaglia; pagati coi denari delle coo– perative e dalla massoneria; buffoni della « Riscossa ». re– pubbli. ..cani. Per questi precedenti, forse, al mio paese il risultato del referendum fu Ùn rospo da inghiottire per i nostalgici del vecchio regime, la nobiltà e il clero. Anche molto tempo dopo, nella memor;,bile campagna elettorale che seguì il settimo gabinetto De Gasperi, fa DC diffuse dei manifestini dove era scritto ad uso del popolino legitti– lT\i~ta: « Perché il re torni bisogna votare' democrazia cri– stiana. Se non voti democrazia cristiana rafforzi 'i social– comunisti ed impedisci così il ritorno del re. Nenni e To- gliatti lo impiccherebbero». . . Ma da allora perfino al mio paese ·ed ahèhe ai p1u m– éontentabili apparve conveniente adattarsi al ·nuovo regime, anche a. costo di qualche amarezza (ogni rm;;a ha le sue spine): quando, per. fare l'ultimo esempio. Gronchi è stato eletto presidente. La vita del popolo, in , sostanza, disse soltanto che il nuovo Presidente aveva lJ-Vuto .tanti tanti voti e che era democristiano. Del resto così dicevano anche i gere sui muri al mio paese come in manifesti dc fatti _affig– tanti altri pae,si d'Italia. (Carlo Pincin)

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