Nuova Repubblica - anno IV - n. 26 - 24 giugno 1956

- '(116) · nuova repubblica BIENNALE - «Ti avevo detto di non portare il bambino!» ( Dis. di Dino Boschi) ==L=..=U=C=ID=E=L=L=A==R=I=B=A=L=T=A==-1 UNREGISTA PERLAMAGNANI di FERNALDO DI GIAMMATTEO A NNA MAGNANI• è un mito inventato in Italia e 1·iscopeito dagli amel'icani. E', qu~lcosa più che un'attrice, è qualcosa meno di un'interprete. Se Ròssellfoi nei primi tempi poteva rappresentare tutto if neorealismo, se Zavattini assunse (e tuttora mantiene) la stessa funzione, la Magnani rappresentò e rappresenta, da sola, la donna italiana nel cinema. Attrice si è in– ventata da sé, con prepotenza, come nessun'altra ha sa– prito fare mai; in Italia e fuori. Gli americani della Pa– ramount ( lasciamo stare il regista Daniel Mann, che conta poco) le hanno affidato l'incarico di « salvai·e > La 1·011a tatuata dal disastro, e lei ci è riuscita: mai Oscar è stato più meritato perché mai un'attrice aveva compiuto la prnclezza cli costruirsi un personagg-io con le sue mani soltanto, pezzo per pezzo, infischiandosene del copione tratto da un dramma di Tennessee \Villiams e delle asti-userie di cui è infarcito. In un film pieno 'cli anor- 1iiali come quello, la Magnani riesce a in[ilare un per– sonaggio normale e umano, nonostante che 1a sceneggia– tura lo ·vedesse in modo completamente diverso. Non è cosa da poco. Questo successo che, se non riscatta La rosa latitata dalla insostenibil.ità artistica, conferma l'importanza ri– solutiva che sovente ha l'attore nel film, dovrebbe indurre gli spettatori a riflettere un momento sul destino di Anna Magnani. Oggi, è ancora alla ricerca di un suo ci'– nema da fare. Non basta Roma città aperta, né bastano L'onorevole Angelina, « La vòce umana» (in Amore), Belli;,s-i'tna, Llt carrozza d'oro a ciarle una fisionomia che non sià quella banale della -Oonna istintiva e fremente uscita dal popolo; semmai, questi film escono, per quanto la riguarda, da un identico cliché e non seguono una pre– cisà linea di sviluppo. La Magnani può essere tutto e può non essere nulla. Viene il dubbio, e la ra.bbia, che sia ti·oppo tardi. « Se avesse vent'anni di meno - disse un americano fe– roce - rivoluzionerebbe il cinema di tutto il mondo». Può darsi, ma oggi la sua situazione è ferreamente limi– tata a certe parti e a una certa età l'attrice è costretta · a rifare il verso a se stessa. Popolana, istintiva ed esplo– siva come· in Ro!'fl,a città çiperta, Bellissima, La rosa ta– tuata. La sera che presentarono a Roma in anteprima., 41:, in versione originale, The Rose 'l.'attoo, ricevette caldi applausi che la commossero ma che le lascial'Ono nel f9ndo dell'a.nirno l'amarezza degli anni perdutì. Troppo intelligente per non acèorgersi che la Serafina del film e-ra letteraria e a.rida fino alla monotonia, deve avèr mmsato alla ·comica sorte cli questo tardivo «rilancio» ail1ericano, avvenuto su basi così fragili. Che accadrà dopo, che alt'ro si poh'à ancora inventare per lei che non · sia ris1tputo? 0 • · Proprio 'per tali rngìoni, però, è popola1·e, in Italia e all'estero. I suoi litigi con Rosse11ini, le sue sfuriate ai tempi di Ca1nic./e 1·osse, la sua a.vventura americana ha.nno interessato_ e interessano il g1.'osso pubblico più di quanto si possa inim.aginarn. Se vi fossero molte altrn attrici, in ltalia (mentre ve ne sono pochissime e non. sempre al~ l'altezza delle ji.fop1.·ie responsabilità), èiò non accadrebbe ce,·to. Per gli americani, poi, è la donna quasi esotica, singolarissima e rnagai·i incompl'ensibile: la ammirano come bambini, e grazie a lei accettano anche La roaa ta– tuata. Gli italiani no; sono più scettici, storcono il naso, come lo- stors 'Q, in casi p1·ecedenti (pensate alla Car– ro.zza cl'oro), '.e fra questa altalena di spe!'anze e delu– sioni Anna Magnani tira avanti senz1t un programma ben definito. Ha vestito i panni d'una suora, in un film di Carnerini (Suor Letizia) che sta per essel'e terminato. Domani la potrnmmo vedere egualmente bene in quelli di una portinaia; di una peripatetica o di una contadina. Forse le occorrerebbe un'altra occasione come quella di Roma città c,71erta, un incontro [elice, perché non è lecito continuare a metterla nelle più cime difficoltà pre– tendendo da lei tutto se\1za darle niente, esigendo che « sai.vi » i film a fondo ~ercluto. Ma i tempi di Roma città aperta sono lontanì, il c.inema italiano oggi anna– spa nel vuoto e forse non ha voglia di occu-parsi di Anna Magnani. La tristezza della situazione sta prop1-io in- queste cose, nella poca ;i.stuzia di produttori che non pensano a sfruttare l'attrice, lasciando che si arrabatti con i complessi di una qualunque Sera[ina italo-ame– ricana e permettendole di conquistarsi un Oscar come niente fosse. (Il discorso, comunque, vale anche per altri attori, quali la Padovani, Stoppa, la Cortese, tenuti pres– sappoco in quarantena). Comprendiamo che possa incu– tere timore a qualunque regista, pe_r la violenza del tem– peramento incontrollabile, ma non comprendiamo perché non si sia ancora trovato per lei un collaboratore sul genere di quel che fu Clarence Brown per Greta Garbo, un modesto organizzatore di pellicole e nient'altro. Ciò, in.tanto, se!'virebbe per · l'ordinaria aroministrazione e spianerebbe la via alle imprese eccezionali, quei felici incontri che dall'anno cli Bellissima pmtroppo più non si ripetono. MA C'E' anehe un'altra strada. La bmrascosa Magnani · è, come tutti gli attori autentici, imp.revedib-ile. Degli Stati Uniti ricorda l'ordine e la serietà con cui vi sì la– vora, le regole e gli oral'i inflessibili cui tutti di buon gi·aclo si sottopongono: l'ha detto e ripetuto con lo stu– pore di chi ha scoperto un .inondo nuovo e una nuova se stessa. Dunque, nel fondo di questa disordinata e ar– n1ffata attrice (una specie di donna italiana tipo, come la vedono i superficiali cli tutti i paesi) sonnecchia il bisogno della disciplina. Della disciplina che vuol dire contrnllo di sé, costruzione i·agionata del personaggio, su– peramento delle semplici - anche se enom1i - qualità istintive. Vqlendo, sarebbe anche in grado cli trasformarsi totalmente, e di sbalordire gli spetta.tori una seconda v.olta, per le ragi,mi opposte a quelle di Roma città aperta. Per farlo, non è troppo tardi; è, anzi, forse, proprio il momento giusto. Non ci meraviglieremmo se dal guscio della istintiva esuberante uscisse una natura riflessiva, educata. e misurata. Non sarebbe affatto un miracol'@, 'l'utto sta ad offrirle l'occasione, e il pol'so di un :re– gista colto e. inflessibile. Un 1·eg.ista ,possibilmente ita– liane, perché non perdan0 tempo a capirsi. ( • BlllLIO'l'EC.A • CITTADINI SI E NO L A GAROFALO fu presentata a me .lettore da una. · indiscreta fascetta pubblici buia: « ... A.G., che ascol– tate alla Rad10 nel le Parole di una clonna, ha scritto questo' romanzo forte e amarn dove ognuno ritroverà le sue pene, le sue attese, le sue ribellioni ». Eravamo nei pri1ni mesi del '46. Il voh1me sc,·editato da quella fascetta - e da una veste tipografica sottoautal'Chica - era In guerre, si 1nuo·1·e. Tipogrnfi e rntorica pubbEcitai-ia congiurarono dura– mente contro la scrittrice. Pochi rammenteranno ancora l'uman.issima e commossa protagonista di quelle pagine; in esse si ricomponeva con espe1·ienze e ricordi vicini una condizione di affanno e di fame, di ribellioni nascoste e di attesa, cli spernnze fallite e ripr-ese - gli anni fra il 1940 e il. '45 -:- che abbiamo di recente ritrovato nelle note autobiografiche di una «contemporanea», la· De Giorgi. Questa iniziale esperien"ll di sc1·ittrice si scompose successivamente in un deÌ1so e luc.idissimo impegno gior– nalistico; i migliori momenti di ,questo impegno si artico– lano, oggi,. nel volume Cittadini si e no (Firenze, La Nuo– va Italia - De Silva, 1956). La Garofalo di qneste cronache «analizzate» è un personaggio disincantato, una osservat,·ice acuta, che trae da.ll' interes. e per la realtà politica e sociale che la circonda i motivi di una polemica composta, rna severa, cont1·0 il mondo delle sovrastrnttrrre a mm i11ist1·ative, . della corru– zione burocratica, della improvvisazione e della superfi– cialità parlamentari, delle ingiusfocie sociali. Nelle pagine cli questa req11isitoria 1t più temi s'avver– tono ,sensibilizzati i rnoti,·i di delusione e di rivolta, che oggi ancora rappresentano un buon denominatore comune, produttivo, fra quanti ieri ebbero motivo di solidarietà e di speranz1t nell'antifascismo militante o negli ideali della Resistenza. Dà unità a quest'opera la volontà dell'Autrice di non rifiutarsi all1t speranza di una società meglio ordinata - e non semplicemente «pacificata» - che non accantoni ma risolva i problemi .centrali della propria esistenza, dimettendo defìnitiYamente dalla· coscienza delle sue co- 111unità l'abito ciel trasformismo e del favore clientelistico, della rinuncia inte,·e~sata e della consuetudine ai proble• mi minori, quelli che si risolvono frequentemente « per via di licitazioni private». ' I problemi immediati della scuola e dell'assiste nza scolastica, della prostituzione, dei'l'edilizia popolare e 11.el• l'abbrut.imento ambientale dei senza tetto, dell'assistenza sociale, degli illegittimi, della carenza o. pedaliera e del– l'assistenza sanitaria sono i terni conduttOl'i del libro della G1trofalo. Terni che urgono e pren,ono contro l'inettitudine della classe clii-igente, l'indifferenza de-i possidenti, l'Ac• qu,iescen,oa rassegnata, e rnaga,·i avida, degli impossidenti; la distrazione degli intellettuali, la soddisfatta ignoranza della nostra buroc'razia, divinizzata dai gettoni di pre• senza, dalle trasferte non fatte, dagli stipendi pingui non meritati. Da una parte i politici operosi., dall'altra i tempo;. rnggiatori. Le Merlin, le Bianchi, i Monclolfo su un ver– sante; gli Elkan, gli Scelba sull'altro. E questo mosaicCI di figure e di fatti ci illustra la storia minore di un paese, il nostro, che deve ancora 1·ealizzare molte conquiste ele– mentari, per me1·itarsi un posto fra le comunità social- mente progredite. · Accurate annotazioni sullo sti\dio di soluzione atfuale introducono gli articoli, datati fra il '49 e il '55 e tutti apparsi sul settimanale IL Mondo. E queste annotazioni possono rappresentare un'utile antologia di quànto le· forze politiche più qualifieate del paese hanno fatto, lÌann6 lasciato fare di nnle o non hanno fatto, potendo, di bene - come scl'ive il Salvernini nella p1·efazione - per il rinnovamento democratico del paese. Una raccolta, dunque, questa cleìla Garofalo, utile ed intelligente; essa potrà pilotarn l'internsse di molti nelle zone di maggiore depressione sociale e civile del paese. La sua stessa struttura non consente le riserve, ohe sono inevitabili nei confronti cli questo tipo di pubblicà– zioni antologiche. L'Autrice in una breve introduzione testimonia, infatti, chiara coscienza dei limiti del suo im– pegno, che vuole avere carnttere essenzialmente informa~ tivo, fuori di ogni pretensione scientifica, Una consapevo• lezza sostenuta da una virtù fondamentale, il senso 'della responsabilità civile, che dovrebbe non mancare in cia– scuno cli noi, l'obbligo di confribuire nei limiti delle pro• prie capacità alla trasformazione ,della società in cui vi– viamo. Queste esperienze raccolte in Cittadini si e no sono infatti la prima quota' del contributo della Garofalo. Bi- sogna esserle grati dell'esempio, · B.ENIAMINO FINOCCHIAR() L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA Gl0K.NALI E RIVISTE . Direttore: Umberto Frugiuere MUano, Via G. Compagnoni 28 CGrrisp. casella Postale 3549 Telegr. Ecostampa Q) +-' o -- : . c

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