Nuova Repubblica - anno IV - n. 21 - 20 maggio 1956

4 I SETTE GIORNI NEL MONDO ) CESSATO ALLARM.E I i.. DISCORSO che sir ,vinston Churchill ha· pronun– ciato ad Aq_uisgrn.na., dove g)i è stato conferito· il pre– mio Carlo Magno per l'unità europea, _presenta forse un'importanza non inferiore a quelli che egli tenne a Zu- rigo e a Fu Iton_.,..diecianni fa. . · · AllOl'a; di fronte all'incah:ahte espansione. sov-ietica e Al costante peggiornmento dei rapporti fra Oriente e Oc– Cidente, ·-Churchill attirò l'attenzione del mondo sulla çrea,,:ione della cortina di ferro, che imp0neva, a ·suo pa– re.re, quella politica ,di difesa dell'Occidente, la quale si tradusse poi nel patto di _·Brnxelles, nella formazione del Consiglio d'Europa, nel patto .atlantico e nell'UEO. Il suo discorso. di Fulton, in particolare, concordato col presi---.. dente Truman, del quale era ospite in quel momento e alla cui presenza lo pronunciò, fu la sirena _d'allarme che mise )'Occidente su un piede di guerra contro un'effettiva minaccia sovietica. Jl discorso di Aqoisgra.na, por non invitando l'Europa e il mondo occidentale a smobilitare, prende atto tuttavia del fatto che « una nuova situazione è sorta in Russia>, che abbiamo forse perciò a che fare « con una nuova Rus– •sia >, la quale potrebbe quindi « unil-si allo spirito dell'im– pegno che tiene unita la ·NATO» e che comunque « deve ~0stellere la propria parte in un'Enropa ve1:amente unita». Si tratta quindi cli un nuovo monito del grande statista inglese, che ha questa volta il valore di un seg11ale di fine dell'allarme Si potrebbe pensare che sir VVinston voglia fare la par– te dell'alfiere della pace, il quale finisce in. gloria la. sua carriera, dopo essere stato il vincitore della guerra, assu- 1nendo perciò atteggiamenti non perfettamente politici e comportanti comunque notevoli •rischi. Ma ciò sarebbe in' contraddizione con tutt'? il suo passato e c0n la posi- 2.fone·che egli ha ormai non solo ·ne11a storia del suo paese ~na in quella del mondo, con la posizione che egli ha neJla storia della libertà. Sir ·winston Churchill fu infatti il solo uomo politico "britannico che, all'epoca in cui Neville Chamberlain con– duceva il mondo occidentale alla capitqlazione di Monaco, tornò continuamente alla carica, nei suoi discorsi pa.rla– mentari, per attirare l'attenzione dèll'opinione sui peri– ·eoli di guerra· derivanti dalla politica hitleriana e per in– vocare il riarmo dell'Occidente onde far fronte con la forza alla minaccia nazista. Sempre appassicinato alle questioni militari, egli fece gli unici discorsi seri, in tempo di pace, i>er fn<lurre la Gran Bretagna a rimodernare il suo arma 4 mento e a creare quella forza armata che, poi, in piena lotta, egli dovette quasi improvvisare, quando, da isolato, che per anni aveva fatto la Cassandra, apparve improvvi 4 samente l'unico nomo che potesse salvare la libertà -del– }'·Jnghilterra e del mondo. Lo stesso scrupolo di evitare qualunque rischio di es– tlere colti impreparati lo animò a Zurigo e a Fulton, quan– do invocò l'unitit europea in funzione difensiva contro una minaccìa sovietica ad un'Europa disarmata ed imbelle. Anche in questo caso, la sua passione per le cose militari lo indusse a spingere l' lnghilter.ra a fabbricare la bomba atomica e a mantenere una posizione eminente fra le grnndi potenze militari. ~ Non è quindi un pacifista di mestiere, un neutralista ·t1i Convinzione, che invita il mondo occidentale ad una svolta; è un uomo chC, da grande condottiero di eserciti e di popoli, in guerra e in pace, sa valutare tutti i rischi e sa anChe quando la sopravalutaiione del rischio fa deviare l'irrtpiego di risorse e di ~omini verso. 'un uso che non lo giustifica. · · P1'oprio nel momento in cui l'ex primo ministro britan~ 11ico invitava solennemente il mondo occidentale ad assu– ~ere una posizione diplomatica distensiva, il_ nostro mi– ,ustro degli esteri, di ritorno da Pa,rigi, rilascia.Va alla' stampa una dichiarazio.ne che, nell'esaltare una politica ì>pposta a quella invocata da sir Winston, polemizzava ron « gli oppositori palesi e occulti, e più. o meno autore– :voli del nostro governo >. Si è presa un po' troppo l'abitudine, in Italia, di con– .&Merare la direzione della politica estera come un fatto p.rivato e una questi◊-ne di bottega, come se, dal momento in cui un ministro degli esteri ha avuto l'inveStitura, gli venisse rilasciata una cambiale in bianco sulla quale non fosse più consentito a nessuno di esprimere giudizi e a.p– prezzamenti .. L.e questiotli in discussione sono già troppo travi e importanti perché, in seno al governo ,,o da.i fogli dell'opposizione,. all'apice dello Stato o alla base del paese, la cattiva politica o meglio la non•politica dell'on. Mar– tino non continui a venire giudicata e, se occorre, critica• ta, perché l'epoca dei successi di solo prestigio, senza nes• suna consistenza concreta, è un'epoca che gli italiani non :Vogliono più veder tornare. PAOLO VITTORELLI (111) nutn'a -.repubblica UOVA E FRUTTA _ l\Iarcia o antemarcia? (Di.~. di Dino Boschi) LETTERA DA PARIGI RICORSO A .DE GAULL L ),A.LGERIA non solo è la questione predorninante oggi in Francia, ma il problema., aggravandosi ogni giorno, comincia a mettere in pericolo le stesse isti– tuzioni. Non· che ci sia pericolo di una restaurazione mo– narchica; il Conte di Parigi offre, attraverso la proSa dei suoi dipendenti, delle vaghe parole di vuota g_randezza, ma. chi le ascolta? E tuttavia troppo mal'cio è venuto fuori da questa Quarta Repubblica, che ptue era nata nell'eroico clima della Resistenza: scandali a ripetizione, guerra d'Indoci– na, e adesso l'Africa del Nord. Le origini del male si de– vono però in buona parte a..:fenomeni sorti proprio n"el periodo della. Re.sistenza i f'°~quivoco del :MRP, a.LI ora ·fo1·se _sinceramente democratico, ma rientrato in seguito in seno alla reazione; la pressione americana., che ha rigettato in un'opposizione sterile e foFi;ata un quarto del– l'elettorato; la tattica - a sua volta - dei comunisti che, padroni del paese alla fine della Resistenza, accumula– rono gaffes ed el'l'ori gr9ssolani di poljtica e di psicologia.. L'epurazione fu sovente cieca ed ingiusta., rispaPmiò col– pevoli e colpì ·innocenti. Venne poi il pe1·iodo dei governi De Gaulle, altro ter– ribile autore di .gaffes, verso cui tuttavia oggi tornano a guardare molti francesi. L'Assemblea Nazionale perde il suo tempo a sbarazzarsi di· qualche innocuo poujadista e dà carta bianca al governo, ben lieta di lasciarlo sbro– gliarsi nella tremenda :vicenda nordafricana. Ora il go– verno avrebbe invece bisogno non di voti quasi unanimi di fiducia, ·ma di un so~tegno e di una collaborazione da parte degli eletti .popolari. Ma questa Assemblea uscita dalle elezioni del 2 gennaio, che hanno dato una vittoria apparente e illusoria alle sinistre, manca di energia, di pensiero, di uomini. Il pe,·sonale politico è povero, anche in F1·ancia, e il fenomeno ·non si spiega come in Italia-, dovè vent'anni di regime dittatoriale ne hanno impedito la formazione. Nè il sistema elettorale, con circoscrizioni piuttosto ristrette, è tale da provocare, come da 'noi, l'ele– zione ,di pochi dirigenti più o meno di valore accompa– gnati da una numerosa zavorra di incompetenti; Ja picco– lezza delJe circoscrizioni ·permette agli elettori di cono– scere i candidati ed impone a.i partiti una certa decenza nella scelta dei candidati ste·ssi. E' per questo che si parla apertamente di crisi del sistema parlamentare, e se ne parla nei più diversi campi. Qome riinedio si pro– spetta una repubblica presidenzia.le , all'ame1·icana, in cui il presiden.te non sia. semplice esecutore, ma là mente direttiva. · La l?ranCia.ha, del resto, .... già provato il sistema un se– colo fa, ed ha avuto come conseguenza l'impero di Napo– leone il piccolo e Sedan. Oggi non· ci sono più discen– denti di Napoleone e il Conte di Parigi butta via invano il suo denaro. Ma un presidente si troverebbe, anzi di prnnti ce ne sarebbe più d'uno. Poujade è naturalmente scartato, e il più quotato è ce1·tamente De Gaulle, ben più del « compagno> Auriol. Se non che, lo stesso De Gaulle, che cosa potrebbe fare pe.r liberar la Francia dall'origine dei suoi mali, l'Algeria? Molti accusarlo, a ragione, il governo Mollet di essersi impegnato in· una politica che qualunque governo di centro e di destra avrebbe fatta. L'accusa parte dalPin– temo ste..sso del governo, da Mendès-France e da alcuni ministri socialisti. La soluzione De Gaulle, che sconvolgerebbe profon– damen.te la Francia, che darebbe forza alle tendenze dit– tatoriali latenti in certi stl'8ti ignoranti della popolazione - profonda è l'ignoranza dei prnblemi politici e sqciali ,in certe categorie di commercianti e d'artigiani, anche in Francia - a che cosa porterebbe, se non a un'intensifi– cazione ancor più grande dell'attuale tattica, diretta ·4\ sottomettet·e con la fofza delle armi e della repressione nove milioni di alge•rini per salvare gli interessi di _mezzo milione d'oriundi francesj? Fol'se De Gaulle sopprimerebbe le proriiesse di riforme, con cui Guy Mollet tenta dare una apparenza umanitaria alla sua politica. Ma -gli algerini non sono soli; sarà impossibile ammazzarli tutti; e die– tro loro non cJè solo il Caim né, .ormai apertamente, tu– nisini e màrocchini, che ogni giorno più realizza.no la loro indipendenza e metton? alla porta i francesi. Dietro gli algerini non c'è solo tutto l'Oriente islamico, ma ci sono formidabili interessi americani, fors'anco russi. La Fran– cia. è destinata, anche con De Gaulle, a rompersi le corna in Algeria. , Mentre continua l'esasperante processo delle <fughe>, abile e perfida trovata delle destre contro il regime; men– tre le destre buttano centinaia di miliardi di franchi - proprio centinaia di miliardi - per un giornale che la gente non vuol leggere, ma che si vuole imporre soffocan– do quel po'• di stampa libera che ancora esiste - .Le 1.'emps ile Paris - ·la Francia sta perdendo speranza.- e fiducia, e già si chiede se Mendès•France è anch'esso in– capace ormai di agire, se proprio non sia il caso di ri– conere di nuovo a De Gaulle. La Francia comincia a vi– vere giorni veramente angosciosi. I giovani partono con la disperazione in cuore per l'Algeria. . I comunisti sembrano restare in una vaga attesa i le destre sono invece apertamente in ·agguato, se è lecito mettere vicini dt1e te1·minì c011tradittori .. Poujade offre alla reazione, qualunque sia, purchè reazione, le sue forze eteroclite. Eppure basterebbe una parola pe.r. sopprimere tutti questi guai e questi pericoli: indipendenza. L'indipenden– za all'Algeria. potrebbe essere concessa con le limitazioni già fatte per la Tunisia e il Marocco: la faccia sarebbe salvata. Ben si sa che domani, come oggi la Tunisia e il Marocco, di queste l'iserve l'Algeria si sbarazzerebbe. Ma non c'è altra via. Tutte le altre menano alla rovina della Francja. GIU.SEPPE ANDRICH

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