Nuova Repubblica - anno IV - n. 18 - 29 aprile 1956

6 (108) .nuova republdfoa -ORIENTAMENTI E DISCUSSIONI cina il momento di ,p.rocla.mare il self-government. Pos– siamo richiamare alla mente dei nostri lettori certe con– siderazioni che facemmo molti mesi fa, a proposito delle difficoltà afferenti al mutamento di una economia ba– sata sulla coltivazione del cacao in una economia a ca– r.atterè industriale,- c_liuna società di agricoltori e di no– madi in una società stanziata in città di tipo occiden– tale, sen½a nessuna cura di trasformarne l'intimo sentire tramite intenelazioni economico-sociali diverse da quelle care al liberismo eul'Opeo? Viene il dubbio che un certo socialismo sia incapace di fare a meno della concima– zione capitalistica; o, che è lo stesso, creda di risolvere i problemi attraverso il suffragio universale e 1a con– cessione della indipenden,.,a politica. LEVIEDEL SOCIALI Ma intanto, sul teneno politico, Bevan cresce. E' un buon periodo per lui. Un anno fa diceva. che si sarebbe presentato 10, 20 vo·lte c~ndidato a tesoriere del par– tito, pel' dimostrare che è necessario rompere la cieca preponderanza delle grandi Unions che fanno il bello e cattivo tempo con i loro voti « a blocco» (e che sempre votano cont,,o ll1i). Adesso sono in molh a credere che ce Ja farà. Gioca un fatto pSicologico, credo: temevano che Attlee fosse debole, che a poco a poco Bevan avrebbe potuto diventare il capo del partito; con Gaitskell in sella questo timore è scomparso, e d'altra parte Bevan è troppo ab.ile politico per tenerlo in quarantena. Inoltre c'è il « fatto russo». E' incredibile quanto la destalinizzazione abbia «liberato» la sinistra in– glese. 'Il sno linguaggio, che a orecchi continentali rie– S3iva talvolta qussi da compagni di strada, adesso con– sona perfettamente con quello ·d_i chiunque non abbia ideologie imperialistiche antirnsse (e nemmeno pro– russe, beninteso). St'a.ndo qu& si ha netta l'impressione di una resa dei conti, adesso, anche al Co1nisco: è il momento di Bevan, appunto, dei socialdemocratici te– deschi, di una parte (che alle prossime elezioni interne potrebbe diventar prevalente) dello SFIO. Il guaio è che siamo ancora in sede soltanto politica. E non mi è i-iuscito di capii-e, leggendo i giornali e par– lando con le persone rnsponsabili, se il parlare e par– la1·e che si è fatto, cli questi giorni, d'una frase del dia– rio di Beahi<·e ,i\ 1 ebb, ginsta.ppunto pubblicato ora, contro la tendenza dello sciopero genel'ale del '2G a postulare la gestione oneraia in termini sindacalisti, sia da ogni parte cli app1·ovazione.. e se quando la si anatemizza ciò avvenga a ragion veduta o per fini demagogici: che i liberali del Manchest.er Guardian siano d'accordo con la Webb, è logico; che la gente del Socìalist Gommen– tary escluda a. priori il wo1·kers' control, passi - anche se discutendo si scopre che son contro una versione populista. dì codesto concetto, non contro il concetto in sé; il problemR si compljca qu:rn·do è ~J.1rib1me a stigma– tizzare quelle parole, e poi tutto il contenuto del set– timanale si voltola nel massirnalismo pili consueto che" da. noi, in Continente, ha, già fatto le proprie prove e dimostrato nei fatti il proprio fallimento. CARLO DOGLIO LETTERA di ~4'LBÈRTO G AETANO I:ilE.RACCINJ, i~si~me con lusi~ghi.ere l?~- 1·ole di profondo affetto, ci ha dato, a noi di Umtà po~olare, la tirata d'o1:ecchi che da tempo gli, arnie! del PSDI pregustavano e noi attendevamo. Dal ma_estro cli vita retta e disinteressata che amiamo e dal qriale ab- . biamo già ereditato la rettifodine e il · dir:;interesse, su– biamo senza. offesa il solenne rìmbl'Otto. Lo prendemmo già alcuni mesi or sono, 'quando egli rinunciò all\11tima tessera che gli rimaneva e si ritirava dalla vita politica, perché il nostro Movfrnento Jssciava cadere l'aggettivo so– cialista al quale, sebbene irato con Sara"gat e Nenni, non pote\7a rinunciare. E ci tenemmo il rimbrQtto e conti– nuarnmo a lavorare ancora per quel socialismo autonomo, non conformista o coiuinfonnista per il quale anch'egli l'aveva rotta, con i socìalcomunisti prima e con i social- i dernoc1'8tici poi. Ma non vi ru eco sulla stampa, e ne di– scutemmo solo nel suo studio ospitale. Ne discutemmo in~tilmente perché il nostro ·caetano è sempre lui: osti– nato e incrollabile così dinanzi al mangancll6 déi fascisti come alle argomentflzioni degli amici più cari. E noi lo amiiHJlO così, paghi solo di· sapere che .ci ama a che ci stima e che possian.10 senipre citare il suo no1i1e ogni volta che si- debba testimoniare sulla validità del pen- siero e degli ideali socialisti. · _ Giudice severo di ogni disonestà, abiura, infedejtà al– l'Idea, liberale e democratico come tutta la bella gene– razione ·post-risorgimentale e per di più socialista con– vinto fino al sacrificio, Gaetano Pieraccini non può tolle– rare null.a che violi la libertà. 1 e la democrazia. E' anti– fascista e anticomunista insieme, d'istinto. Strapazza. nel suo studio Saragat che lo va a visitare dopo il fallimento della legge truffa e sembra voler mutare strada, così come aveva bollato a fooco per anni lo scempio della libertà. operato in Russia e altrnve nel nome della dittatura del proletariato'. ' -Egli sa - ed ha. con sé tutto il socialismo italiano ve– ramente autonomo e veramenté democratico - che la dit– tatura è sempre personale: in Italia., in• Germania, in Spagna, in Brasile, in Russi~, ovunque. Egli non crede a.1 tradirpento dì tutta la vecchia guardia socialista pre– paratrice della rivoluz.ione russa, inorridisce alla notizia. delle purglie, initj.e alla scienza e all'arte «comunista», nega. le antoconfessioni 1 e· non è solo) nel campo socìali– sta: ha anche noi di Autonornia e di Unitlt popolare e DA PAR lG I IL CESTINO l)A VIAGGIO S ONO PASSATI 1G anni - che non sono. molti dav– vero - dal giorno in cui Mussoli~i d~va ~~ ~amoso colpo. di pugnale alle spalle della Francia grn rnvasa da. Hitler. Questa è l'opinione tuttora diffusa in mezzo ai francesi, i quali continuano a confondere Mussolini con l'Italia. Sedici anni, dicevo, sono pochi per cancellare così do– lorose memorie; sono abbastanza pe1·ché in settimana il presidente della repubbJjca italiana, Giovanni Gronchi, possa. ve'nil'e in visita ufficiale a Parigi. E' dai tem_pi di Loubet o di Fallières, cioè dai primi anni del secolo, che il capo dello stato italiano non viene a Parigi. L'avve– nimento ha perciò la sua importanza, e gli italiani che vivono in Fl'ancia, almeno tre volte più numerosi di quanto dicano le statistiche ufficiali, saranno ben lieti di salutare il capo dello stato repubblicano. Giovanni Cronchi è un po' il vero presidente di lutt.i gli italiani, nel senso che nessuno contesta la sua quasi unanime designazione a capo dello stato; primo presi– dente autentica,.Tlente repubblicano dell'Italia repubbli– cana., egli si dovrebbe presentare ai francesi anche come un uomo cbe fu nemico del fascismo, quindi non com– plice, neppurn tacito, cli quel tal colpo di pugna.le . Era almeno sperabile, ern augurabile che in tale veste Gio– vanni Gronchi si presentasse al popo-lo i,rancese; sarebbe stato un passo .avanti, un nuovo passo avanti, verso l'oblio del passato. E' strano che 1e autorità italiane dell'ambasciata e del consoJato non vi abbiano pensato. Gronchi era l'Italia· che non era col «duce» il 10 giugno del 1940. CJ·onchi avrebbe con la sua presenza fatto capire anche ai più testardi che la guerra del 1940 non fu voluta dal popolo italiano, ma dai slloi dominatori. Ed ecco. che, a Parigi, si fabbrica nn comitato per ricevere il Presidente. I vecchi esponenti del fascismo 'nella colonia italiana tornano a galla. E vi tornassero, almeno, in veste 1'0pubblicana ! No. Se questa gente si presta a l'icevere con tronfia solennità il capo dello stato italfono '(la loro terminologia esclude l'uso della pai·qla Repub– blica), lo fa per continuare a dimostrare che « i padroni> s.ono ancol'a loro. Gronchi sa1·à dunque ricevuto a -Parigi e al cimitero ili Bligny dai vecchi esponenti del fascismo: gente che 11;1 Fr;;tncia, nel ]!)40, a"v1'~,a messo al bando, che fn com– plice e spavalda ai tempi di Pétain i che la Francia oggi tollera, perché l'Italia ufficiale, repubblicana di nome, mostrn non solo di tollerare, ma cli preferire! Le autorità italiane, che hanno la nostalgiar del pas– sato, si scusano dicendo: - Che---cosa volete, è gente ricc~ che ha, se volete, trafficato scandalosamente, ma che oggi può fornire i mezzi per un ricevimento solenne ... Perché, secondò le tradizioni fasciste, il ricevimento deve esset·e gerarchicamente organizzato: i ricchi in testa, la plebe, .gènerosarnente invitata. a viaggi;re gratis e for– nita di « un ricco cestino da viaggio», verrà a Bligny ad acclam~re il capo dello stato, con lo stesso spirito ser– vile con cui avrebbe ieri acclamato Mussolini, o il re. Sissignori: a ricevere q Presidente Rndrà una lunga fila di ricchi e la 'plebe è invitata a recarsi a Bligny con i cani offerti da questi ricchi e col « gràtuito » ricco ce– stino. Il fornitore del cestino è lo stesso che forniva le antiche feste fasciste. · La colonia italiana, quella vera: guarda esterrefatta; quella ufficiale si p1-epara a!Jo fotografie, ai banchetti e alla pioggia di croci, che se non saranno pilt di Savoia, saranno sempre la gradita chincaglieria che soddisfa le piccole ambizionl. Bisogna riconoscere, tuttavia, la generosità dei vec– chi signori: essi s.i sono aggregati qualche rappresentante, raro ma perciò pre7.ioso, dell'antico (oh, quanto antico) antifascismo. Gronchi, che sotto il fascismo sofferse la miseria e la galera, si troverà a Parigi e s. Bligny contornato da gente che, sedici anni fa, avrebbe acclamato la sua fucilazione! Non so chi sia,, attuafmente, a con~andare a Palazzo Chigi. Probabilmente Martino non ci comanda più del povero Sforza, che rispondeva tegolarmente, a chi gli de– nunciava i sopn1si del suo ministero: « Il capo del per– sonale dice che non si può fare diversamente; che cosa posso farcj io? ». ' · · Molti italiani di Francia andranno a salutare Cronchi. Ma lo scopo del suo viaggfo nei confronti dei francesi è completamente l'ovinato. Cc ne dispiace per Gronchi e per l'Italia. · GIUSEPPE ANDRICH ALBERTONI tanti tanti ,altri che, pm rimasti nel PST, ne branrnno una pohtica indipendente e democratica. Si illude nel 1947 che Saragat e compagni possano creai-e un partito socia– lista e democratico e quando lo vede asservito alla, DC tutta intesa ad imporre lo stato confessionale~ se ne ritira sdegnoso. E la legge truffa colma il suo risentimento, e le leggi discriminatorie lo trovano gindice severissimo del PSDI e difensore insieme della CostHnzione, della libertà, delle Case del Popolo. Socialista unitario, cerca di persnadere i socialdemo– cratici ad accogliere l'invito insistente,· fatto proprio in casa sua da me ad autorevoli membri del PSDI, per una. lista socialista e di soli socialisti, con tutti i socialisti. Po~ scoppia la bomba del congresso di Mosca e la specn .. !azione dei va1'titi del centro-destrn. C'è finalmente un cli– ve1·sivo, per offuscare la vista degli elettori, una manna caduta dal cielo per :rianiinare il compromesso qusdri– partito .inetto, imbelle, conformista, discriminatorio, cor– n,ttorn, ritardatore in Italia ciel processo di rinnovamento sociale che avviene nel mondo intero. E Gaetano Pieni.ccini abbocca. E' qui il suo errore. Sulla sua indole rnoralistica e sentimentale non ha. influito quanto è avvennto negli .ultimi anni. Nenni e il PSI sono condannati da" tempo e ]a condanna è defini 4 tiva. La distensione internazionale non ha efficacia, la po– litica. estera laburista., quella francese, quella di nitre so– ci_aldemocrazie europee non gli dicono nulla. Il congresso del PSI a Torino, le elezioni del '53, le e.lezioni in Sicilia, la lotta ilei· l'tlezione del presidente della Repubblica, l'elezione. della Corte Costituzionale, alcune votazioni alla Carnera., il passaggio dell'iniziativa politic~ a Nenni_ non sca.lflscono la sicurezza di qaetano Pieraccini. e•~ solo il patto d'unità d'azione e solo quello. Gli manca il con– forto nostro della. speranza.. E' qui il punto e il momento del nostro dissenso. Per noi di Unità popolare il PSI ha compiuto una serie di errori, che semp1·e abbiamo denunciato. Da tempo vi affiora una volontà o, se vcilete, un'intenzione o un promessa di revisione. Cli eventi storici, le ,esperienz fott~, le ;verità venute alla luce .conducono i soci.al ,isti s, nnove vie, vicine a qneJle da noi indicate da anni. Ancor, una- volta, e forse l'ult.ima 1 si presenta al paTtito socia lista la possibilità di rientrare nel giuoco della politic italiana come forza determinante, con le masse proletari proprie e con le masse operaie e contadine che sono fnor· dal movimento delle sinistre. Ancora una volta si pre senta. la necessità di battere le destre agrarie e monopo Jiste. Ancora una volta si offre una alternativa socialist contrapposta all'alternativa. del fronte clerico-borghese co trapposto a: quello popolare. Ancora dopo otto anni, presenta Ja possibilità di rompere i due immobilismi d quadripartito e delle sinistre. E noj, da anni desidero di nna politica democratica e socialista insieme, distin da qllella comunista, avremmo dovuto rimanere ne] nost magnifico isolamento 0 1 peggio, aderire al fronte On socialista, oltre che anticomuniSta, col PSDI che da P lazzo· Barberini in poi ha perduto per la via molti t mini, molto onore ... e anche Gaetano Pieraccini ! Ma c'è •lo scandalo del PCUS ! Bene! Noi siamo li dj tale scandalo. Noi e tu, caro Pieracciò.i, abbiamo la ~ scienza tranquilla, perché mai abbii\mo bruciato un gl nello d'incenso all'illusione delJa dittahua, al mito di .S lin, al lo Stato-guida. I fatti ci danno ragione e milioni di menti ottuse si illuminano nel crollo degli dèi e nellt svegliarsi del dubbio che è il primo passo sulla via del giudizio critico e della decisione autonoma. · Che cosa avverrà in Russia, dove ancora la libertà uod regna? Nulla può essere detto di preciso: ma anccira 1111 anno o dieci anni fa noi sapevamo che tre erano gli Sboo. chi della situazione dei paesi comunisti: il prolungarsi' chi sa per quanto di una situazion~ che noi.detestavaino una crisi interna che in un modo o nell'altro mantenesst la rivoluzione socia.tè senza fa1· scempfo della liberH~, IJ 1·estaura2,ione zarista o simile. Delle he soluzioni i giornali che ospitano il tuo arti colo, caro Pieraccini, se ne tpgli la Giustizia, avrebpero preferito la terza: i grand-i complessi indust.riali o le grandi terre bonificate in- mano ai complessi rr10nopol.i~ stièi, e agli agrari... Che bazza! Noi di Unità popolare auspichjamo la soluzione che è certamente la tua. ,Sarà la vo.lta buona? Alle premesse se• guiranno le conseguenze che noi auguriamo? Né tt1 né io abbiamo la presnnzione di furci profeti. Ed è profezia il negare e l'affermare. :Ma non è profezia sperare, e pH,. cbe sperare aiutarn con le i·1ostre infinitamente l)iccole for1.e a cbe ciò che vogliamo sia. E, ritornando a noi, nella terra che ci è più ca.ra , C:QD• tinueremo a muovere.i a. destrn, solo perché a. Mosca n» sorge an.cora il sole della lìbertiL! Non senti ch·e nono– stante tutto né il ]?SDI né i suoi alleati grossi e. piccin' nulla. possono oltre l'in1n:1obilità! E che se nel desolato mondo politico italiano c'è ancora una speranza questa & riposta nell'aiutare anche dal di fuori le for.ze clenH,fr&– tiche, autonon.10, socialiste, del PSI? Nella tna serena e lucida vecchi9zza hai proprio ~na– ridito, mio amito e venerato amico, ogni vena di fidueial . e di speranza? E _propriQ .non pensi che no.i ~ tu e ifanti aiutando, ci si possa. vedere avviati, finalmente, anche 111 Italia, sulle vie tradizionali e oneste e libere del Socia– lismo!

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