Nuova Repubblica - anno IV - n. 18 - 29 aprile 1956

(108) nuova repubblica LUCI DELLA RIBALTA LASCIA O RADDOPPIA di JIJTO PANDOLFI I L I•'ATTO ùel giorno, nella nostra. Italia 1956, è stato l'inatteso e clamoroso successo della rubrica televisiva « Lascia o raddoppia?», trasportata "di sana pianta dagli Stati Uniti, e ·pregentata dall'italo– americano Mike Bongiorno in flemmatico stile anglosas– sone. La popolarità- di Paola Bologna.ni e Mike Bon– giorno ha toccato i qirtici, superando', come si è potuto Constatare, quella di Alberto Sordi e Sofia Loren, e la– sciando molto in fondo quella dei più noti uomini poli– tici. Forse solo l'appari¼ione del Pontefice per le strade e senza cinture difensive, susciterebbe altrettanta' curio– sitù, altrettanto fe1·vo1·e. La consisten7,a cli questi personaggi risulta ancora m.inorff del solito. Per quanto riguarda 1a signol'ina Bo– lognani abbiamo a che fare con una brava liceale, ·ag– gressivamente bionda, dotata dì buona memoria, che sa rnndèrsi simpatica per una sua schietta. semplicità. Il si– gnor Bongiorno - cognorne tipicamente calabrese, anche se la persona in parola ha una nordica raffinatezza di lineamenti - esercita il suo mestiere con U)la certa di– screzione che lo rende preferibile ai diversi Mantoni, No– tari, Riv8; con una disinvoltura che non appare mai sfrontata. In quanto al ·gioco di per. se stes,so, è ciò che di più semplice e supedicial.e ..si possa immaginare, ànche se obbliga a poderosi sfor,d mnemonici ed ésige una. facoltà eCcezionale di ritenere nozioni. Eppure sono stati proprio questi elementi di schiettezza, di semplicità, di Iedeltii alla. vìta, ad ottenere un così largo consenso: il pubblico si è riconosciuto in essi, ed è un riconoscersi fondamentale; quello che fom1a la bàse di ogni intima ragione spettacolare. Commenti sdegnati a questo fenomeno si sono levati da ogni parte, neJla stampa italiana, e per bocca dei suoi migliori rappresentanti. E' stato messo giustamente in rilievo quanta crudeltà vi sia nell'as1:.istere all'emo– ziono e ai sudori freddi dei candidati, come abbia scarso senso e non implichi il minimo impegno dell'in'telligenza, quel bersaglial'e la memoria in vasti campi e per pal'ti– colad di ben poèo conto. Come infine sia del tutto spro– porzionato a.l ·,,..alo,·e del gioco in se stesso l'interesse spasmodico del pubblico, che ormai si può calcolare approssimativamente per ogni trasmissione in una cifra che su"pera il milione, un'affluenza certo non raccolta da qualsiasi altra manifestazione della vita nazionale. Ossot·vazioni su cui non si può non concordare total– mente: che pe1·ò non ·sono valide se le si toglie dal con– testo di, una situazione come banno fatto questi com• montatori, e soprattutto se si giudica il fenomeno dal loro punto di vista di intellettuali italiani (intellettuali cioè che si vedono jgnorati da un vasto pubblico e ve– dono le loro aspirazioni infrangersi contro il muro del silenzio, si sentono costretti aHa professione quotidiana del giornalismo), invece, come è necessario, che dal punto di vista del vero pubblico, nell'ambito della sua 1·eale situazione psicologica. e 01\:lJ~ si spiega dunque questa passione <lell'uo_rno delJ~ strada per « Lascia o raddoppia?» e i suoi el'oi? Per quali l'agioni egli• ha trovato in questa rubriQa un 1naggiore soddisfacimento che in altre occupazioni del « tempo libero», naturalmente fra quelle che gli con– sentono di uscire dal suo ambito quotidiano di affetti e di 1·elazioni? Diramatasi ormai la scienza· nelle sue di– ver·se specialìz;zazioni, in una divisione del lavoro sem- , 11re maggiore, ridottasi ormai la pratica religfosa a una automatica ripetizione di gesti privi di contenuto (que– sto, almeno, nel suo riflesso socia.le ), l'occupazione del tempo libero si è andata. spostando verso. i prodotti arti– stici. Ma quali? I musicali, i figm·ativi, i letterari sono anch'essi ristretti a un cerchio di consumatori abituali che, almeno nel nostrn Paese, non supera il centinaiÒ cli migliaio. Si celcbl'ano forme minori fra queste arti più ampiamente diffuse. (il romanzo popolarn, la can– zonetta.) ed abbiamo poi la stampa, quotidiana e a ro– tocàlco. Ma in complesso, sia le forme di creazione che di divulgazione e di informazjone, non reggono il con– fronto - almeno come· intensità emozionale - con le forme spettacolari, soprattlltto il' film e lo sport. Anche queste sono state sopravanzate da « Lascia o raddoppia?» in larga misura. Ogni volta che ciò si verifica ne va ricel'cata la causa in un minore artiCicio che si constata in una apparentemente. più spontanea e'Jabo1•azione intellettuale. L'uomo della strada istintiva– mente ripugna dà tùtto ciò che si soyrappone alle testi– monianze della vita che egli viene a pei·cepirn, tentando di indirizzarlo - più o meno volòntariamente - in una certa direzione. Non 1 Sopporta che si crn"i un Qualsiasi ' schormo trn di lui e la rea.ltà., capahe di dis·orientarlo. Per questo' così' di sovente i film d'arte lo fasciano per– plesso (a meno che hon si tratti dei film di Chaplin, che del resto hanno un aspetto ben poco ·elabor"ato· for• malrnente, e s'ispirano alla saggez;za popolare), e per questo, pur essendo il film st'lscettibile delle più alte basfigurnzioni al'tistìche, nel suo complesso produttivo e (1uindi d'influenza, t,--.:i:smet'teemozioni che solo in mi- 'Pe.rsonaggi di Bcrtolt Brecht nima parte possono dirsi artistiche, è formato da una stragrande maggioranza di esemJ.)lari che hanno un va– lo1·e puramente ·spettacola1·e. Se ne vede difatti l'eco diretta negli spettacoli sportivi: quando il gioco è im– pegnativo ed lii ·sue ben chiare fasi alterne. Fra i giochi 1·iscnotono maggior successo quelli dove lo spirito ago– nistico è più messo alla prova e si presenta. in forma <li~ retta, facilmente percepibile. « Lascia o raddoppia?» riunisce due fortis,;imi atotits: anzitutto non è prnfa.b– bricato come il film, e poi hà.~trna ca1·ica· umana, con cui difhcilmente si viene a contatto nello spettacolo spoi-tivo, anche per ragioni visuali, perché non vi si può •effettuare il 1~½!:io piano. Qui invece l'eroe viene spiato in ogni sua i:niòi•rna ruga. Il piccolo dramma viene se– guito il pili vicino possibile; e i _dramrnì si moltiplicano per ciascun nuovo aspil'ante al premio, non solo, ma variano costantemente a seconda delle persona.lità che si pi-esentano e d·elle materie che si svolgono. Cert~, molto dipende dagli interpi-eti: occorre cbe. abbiano doti personali tali da attirare su di sé l'attenzione, la curio– sità, quel particola.re genere di affetto che lega lo spet– tatore alla visione; eccone insomma che nel candidato vi sia in germe l'attol"e. E ' PROBABILE che, passata la nO~ità, l'interesse per questa rubrica si attenui grandemente. Fra le tante iniziative che si prendono in questo campo, alla ricerca , dello spettacolare, è probabile che j.l favore popola.i-e si volga verso altre che acquistino il carattere della novità e della tempestività. Non è merito precipuo di nessuno giungel'e a questo tipo di popolarità: non vi sarà mai nessun sp"ecìalista capace di creare dive o ru– briche di gran successo su comando. Capita che una detenninata persona o un <letern1inato gioco vengano incontro improvvisamente ad un deteuninato stato d'a– nimo collettivo. Naturalmente occorre cogliere l'occn– sione, che si può perdere con facilità. Ma la riprova di queste iµ1provvise fortune fornita da « Lascia o rad– doppia? » dimostra implacabilmente a che cosa sia in effetti legata la popolarità, e come davvero non se ne possa tl'8rre vanto (il discorso si potrebbe facilmente– allargare sia ai favori che le folle concedono a volte ai tiranni, sia all'effettivo merito di un attore o di un'at– trice). Nella fortuna. cli questa rubrica,. e in gene1·e di questi spettacoli, convergono due potenti fattori psicologici, che, qua.ntunque appartenenti agli stessi strati . m·bani, nella stessa situàzione di cronaca, pure restano di na– tura assai diversa. Gli strati borghesi e pl·oletari delle città conducono una vita sostanzialmente monotona e pesante: hanno bisogno di un riposo, di un'attenzione assolutamente estroversa e innocua, di un perditempo. Bisogna. oltretutto riconoscere che per quanto si diver– tano e si appassionino a (Jueste futilità, ben difficil– mente non le pl'endono per quelle che sono, e ben poco di esse resta sulla loro coscienza. l\Ia ciò corrisponde anche ad un vuoto inte1·iore, a una mancanza di ideali che d'ia alla 101-0 vita un contenuto concreto .ed ope~ rante. Nella· stragrande maggioranza gli appartenenti a questi strati non sanno come riempire ·questo vuoto, non reggono al compito di coltivare in sé una ragione profonda d'agire: l'alienazione del loro lavoro si traduce in appiattimento psichico. Ideali religiosi o politici o etici o al'tistici non si pongono dinanzi ai lol'o occhi con tale evidenzà, da informare di sé la loro vita. Nel gene– rale panorama di banca1·otte, la risoluzione del quiz te1,wisivo sembra una miracolosa 1·iuscita. 7 ILGEl{M-OG DI BlìEUHT D URANTE la guerra Bertolt Brecht fu ver~mente una bandiera, anzi l'esempio dell'intellettuale « tji tipo nu-ovo », al quale era stato per di più concesso di estrar poesia dall'impegno pÒlitico, come a Mosè l'acqua cla\la rupe. Poi venne la pace, gli editori italiani furono ha i più solle~iti a offrire buone tradnz;ioni della maggior parte dei s.uoi lavori. Il nome di Brecht l'estava però escluso dai cartelloni dei gi-andi teatri t.ìnchè, dopo anni di rinvio, il « Pjccolo l> di Milano quest'anno mette in scena r O pera da t1-e :wldi. Ma il passaggio dalla pagina alla scena ~on si opera senza una certa sorpresa. Quest'uomo o,·mai anzìano e notissimo t.rova nel nostro paese un'accoglienza. polemica: polemico l'entusiasmo, polemico il vituperio. Gli uni si offendono del suo linguaggio (e non delle sue accuse, sempre sca1·icabili sul vicino di poltrona); gli altri si deliziano, in. mancanza di- un'avanguardia '56, dell'a-van– guadia '28: _e chi si contenta goda. P-ochi sembrano aver mantenuto abbastanza serenità da accol'gei-si, per esem– pio, che di' tutta l'Opera da t.re soldi la parte ancora viva coincide quasi sempre con le musiche di l(urt \~ 7 eill; che l'idea del teatro epico è vecchia, a dir poco, come il cri– stianesimo (basta rileggere le prefazioni di 1\folière e di Racine, non dico di Alfieri). La stessa pr.-1tica di racoo– gliere leggende e pièces popolari per rielaborarle è addi– J"ittura arcaica. E se si volessero i-iesamina1·e le altre prin– cipali affermav-ioni teoriche di Bertolt Brecht si tro– v~r-ebbe che vantano tutte più di un illustre precedente e che insomma non sono delle novìtù. A questa stregua fo validità del di·ammatul'go tedesco si 1·idurrebbe al sno indi– scutibile valore di regista, e il suo « effetto di strania– mento», col quale chiede all'attore anche· la c1·itica del pen:;onaggio, 1·esterebbe il suo maggior conti·ibuto al teaho modol'no. Fatte queste riserve {e n~:>nsi pt1ò non fai-le) sentiamo p~rò tutti che Brecht è qualcosa d,ì più delle sue stesse formule, anzi che nessuna formula lo può esaJ,1rire, come accade infatti di ogni poeta autentico. li'ol'malmente egli sembra aver ricercato una shuttui-a J"igida entro la quale mt10Yersi, e cbe sia lo stile epico ìnvece delle tre unità impo1·ta poco, lo scopo è sempre d'impedire la dispersione e di sorreggere la struttura. Costretta alla disciplina, la sua c,1paciti~ creativa evita il rischio dell'aJ"bitrario e del diva– gatorio, quasi inevitabili al tempo espi-essionista (così come il sarcasmo e il realismo atroce lo salva dal piagnuco– lo::.'\J): si ·cl'<,a e si ritrova un prop1·io 1·itmò, e ·insomma occasioni e arnbiente cl.i poesia. Avviene il contrarjo di quanto si penserebbe, il poeta ha forse bisogno di questa costrizione mentre l'uomo ne soffrP,, e questa s0fferenza ste:,;sa dìventa altra materia di poesia: « Ahimé noi che volevamo preparnre il teneno per la benevolenza non potevamo essere benevoli ... ». Il poeta lavora dove gli permettono di lavora1·e, sa che quando la pagina è scrittà tutto non è fatto, e ·accetta molte cose per portare ~vanti il suo la\,oro, come un, giar– diniere protegge con un sacco il gei-meglio che rischia il gelo. Così Brecht a Berlino, per mantenere in vita· un teaho che resta uno dei pochi motivi di speranza negli uomini. I,,n,ninente LA CINA D'OGGI NUMERO STRAORDINARIO FUORI SERIE DE "'IL PONTE» DI PAGINE 750 - LIRE 2.700 Agli abbonati di Nuova Repubblica condizioni speciali L, C.

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