Nuova Repubblica - anno IV - n. 14 - 1 aprile 1956

4 LAVORO E SiNDACA'fl CONTRATTI E llISCO l{DI E S I SONO finalmente concluse le trattative ~ quasi de– cennali - per la stipulazione del contratto dei me– tallurgici. Le traUati,·e ~rano. infatti cornjnciate nel lontano febbraio 1047, quando l'organizzazione sindacale e,·a ancora unitaria, e si sono protratte, fra alterne vicen– de, sino al JO marzo scorso. Tra le alterne vicende vanno l'icordate: una parziale stesura del contratto base (25 giugno 1948), la regola– mentazione degli e-quipai-ati (4 aprile 1950) e l'accordo w•r gli operai addetti a mansioni discontinue o di sem– JJlice attesa (14 luglio 1950). Da sei anni non si erano fr.ttj pl'Ogressi che lasciassero scorgere una possibile con– clusione delle inte1rninabili trattative, caratterizzate da una crescente intrnnsigenza padronale alla quale hR fatto 1·isconi1·0 la meticolosa ricerca di ogni motivo - anche ma,-ginnle e insignificante - di divisione da parte delle organizzazioni dei lavoratori. Si può dire che la storia di questo contratto sia. la storia stessà delle scissioni, dei nrncori, della demagogia delle organizzazioni sind~cali italiane, dal '48 in poi. La cosa si spiega racilmente se si tien conto che i metallurgici sono non solo la catego- 1·ia inclu,triale più numerosa, ma anche la categoria poli– ticnmente e sindacalmente più significativa, il cui con– trollo organizzativo consente un'influenza preponderante nel mondo del lavoro e nel movimento operaio. Da ciò è der·ivato anche, lo scorso anno, l'impegno padronale - e segnatamente del gruppo FIAT - contro la CCIL nelle Plezioni per il rinnovo delle commissioni intCrne degli stabilimenti metallurgici; impegno che si sta ripetendo e ciel quale, fra pochi giorni, avremo lln chiaro esempio nel monopolio torinese, in cui, mentre scriviamo, si sta svol– gendo 1ina campagna clettornle con metodi contrari ad ogni principio democratico. In ()nesta situar.ione era logico che la conclusione del conti-atto avvenisse ·_. come in realtà è avvenuto - con searso profitto per i lavoratori, sacrificati sull'altare delle cliscotdie politiche e della concorrenza fra i sindacati. Qualche cosa - intendiamoci - è stato ottenuto. Ma si pensi che per questo «- qualche cosa> è stato impiegato il tempo-record di nove anni e un mese, e che il contratto J·imane fondamentalmente vecchio, perché non riflette nel• ]e sue norme il prodigioso progresso tecnico di questi ul– timi tempi. bi nuovo, il contratto dei metallurgici non dice niente, e ciò è tanto più grave se si considera appun• to che « di nuovo> sta succedendo molto nella nostra in– dushia: siamo - affermano i tecnocrati - alle soglie della terza rivoluzione industriale nonché della democra– zia industri1;tle. Che la democrazia possa essere un fatto tP-cnico, noi non crediamo, ma certamente lo. sua evolu– zione dipende1·h in larga misura dall'armonia fra le strùtture sociali ed i mezzi cli produzione. Il contratto dei metallurgici in questo senso, non reca nessun contributo,. anche di solo orientamento; tutto sommato, rigua,·da l'ordinaria amministrazione sindacale e niente più. Lacl• dove, poi, avrebbe la pretesa di essere i~novatore, esso riesce soltanto ad essere confuso. Così è successo, ad esem– pio, per la pa1:te normativa rignardante gli impiega.ti, che non si scosta strutturalmente dalle definizioni di fondo del contratto corporativo del J 937. E gli impiegati tecnici e amministrativi sono un po' la chiave di volta dello svilupp o democratico aziendale, poiché, in generale, eser– cito.no una funzione antiopen.i.ia, né, sino a quando non saranno trasformate alClrne strutture; potn\ essere cli• v'ersamente. A scAnso d i equivoci: non pensiamo che 1.,111 contratto debba muto.re le strutture aziendali, però può ccintribui1·e ad una mAggiore valorizzazione della perso– nalità dei lavoratori, mediante principi nuovi, e classifi- cazioni moderne dei cornpiti di ciascuno. · Insignificante del tutto è il cosiddetto miglioramento econoinico: il 4% di aumento sulle tabelle confederali complicate in base all'nccordo sul conglobamento. Mode– sta la parte no1·mativa, dalla quale trarranno qualche vantaggio gli operai specializzati, i manovali comuni e gli operai che verranno promossi impiegati. P OSSO~O i metalmeccanici essere soddisfatti del loro nuovo contratto? l...i:1 risposta è cel'to.mente negativ'a. l?erò, nelle aziende di punta della lotta anticomunista, cioè nei monopoli (che sono poi i complessi che avendo più alti profitti hanno a11che le maggiori possibilità) le commis– sioni interne, o meglio i membri di esse che appartengono alla CISL e alla UIL, riuscil'anno a conseguire, in fun– zione politica. e paternalistica, accettabili condizioni eco• nemiche. E' successo alla FIAT, nell'agosto scorso, per esempio: gli operai' hanno avuto un trattamento integra– tivo, su piano aziendale, che ha loro consentito guadagni cospicui rispetto ai lavoratori di moltissime altre aziende. Il contratto, quindi, concluso sulle discordie e sulle divi– sioni, ne alimenterà altre ben maggiori negli sfabilimenti, ove gli industriali daranno, non dal lato normativo (que– sto non si tocca!), bensì con « paterna benevolenza >, mag– giori incentivi produttivistici purché la CGIL venga messa in rninoranza. Queste cose non le diciamo per sostenere sfo et simpliciter la Confederazione del Lavoro, ma perçhè rivestono una impi;u'lanza, sindacale e politica di primo piano che condiziona ogni sviluppo della vita democratica dei lavoratori neile fabbriche. La frase è. fritta e rifritta, ma ciononostante .è sempre valida: quando non c'è de– rnocrazia nelle fabbriche, non c'è democrazia nel paese. Dopo la recente stipulazione del contratto dei metal– lnrgici resta una sola cosa seria da fare· non appena sa– rà possibile, denunciarlo e cercare di stiplllarne un altro. Su questa opinione possono convenire tutte e tre le or• ganizzazioni sindacali, purché depongano il distruttivo settarismo che le tiene immobilizzate in una iner7,ia dalla quale gli unici a trarre vantaggio sono i padroni. àfa c'è cli pili: solo uscendo dalla meschinità della setta, esse potranno rinnovarsi, comprendendo finalmente che la lott~degli operai a.sSume forme ed atteggiamenti mute– voli;''cÌie si adeguano all'evoluzione dell'economia e del1a tecnica. Naturalmente un contrntto nuovo può essere di– scusso con il massimo pl'olìtto soprattutto da un sindacato che ha superato la fase garibaldina e l'improvvisazione ed è divenuto uno strumento razionale, scientifico, di difesa degli interessi permanenti della classe lavoratrice. FRANCO VERRA IL CASO DELL' ANSALDO A LIVORNO, venerdì 23 marzo, verso mezzogiomo, un gruppo di donne mogli cli lavoratori del cantiere Ansaldo, sono state bastonate dalla polizia. La con– sueta scusa del lancio di pietre questa volta non soccorre gli S\genti che hanno picchiato anrhe una donna di 22 anni, incinta di nove mesi. Per bastonare 20 donne erano ve– nuti in piazza alcuni camic11s carichi cli carabinieri e di agenti con sottogola e mitra, e numerose camionette piene anco,·a cli agenti Bl'mati di manganello. Ma perché? Che cosa stavano facendo qnelle donne di tanto pericoloso per la società? Solo questo: tornavano dalla prefettura dove si erano recate nella illusoria spe– ranza di essere ricevute àa S. Eccellenza. Chiedevano l 1 in• tervento del prefetto nella questione del cantie1·e An– saldo; si aspettavano, per lo meno, una parola di con– forto o uno. promessa di aiuto; invece, un'ora dopo, le camionette della polizia sibilavano sui marciapiedi, ri– buttando la folla contro i muri degli edifici e si incro– ciav:mo poi con le ambulanze accorse a raccogliere i feriti. Chi aveva consigliato l'inutile ·anticamera i;i.lla prefet– tura, nel tentativo cli risolvere una vertenza sindacale, avrebbe dovuto pensare che spingeva quelle donne incontro alle mnnganellate. Dobbiamo invere srorr.arci di fare quanto è possibile per evitare tutto questo: mi sembra abbastanza chiaro che facendo bastonare gli operai, 0 1 in questo caso, le loro donne - e alla bastonatura segue sempre l'arresto di di– rigenti ·sindacali di fabbl'ica. o della Carnel'a del lavoro - il padl'one ottiene il risultato di distogliere l'attenziope dei lavorato,·i do.ll' obiettivo per cui la lotta ha avuto friizio, spingendoli, per l'indignazione e il dolore, ad ab– bandonare nn metodo di lotta fondatb sul calcolo delle }JOSsibilità di vittoria 1 e ad affidarsi invece all'improvvi. sazione; nello stesso tempo il padrone ottiene anche il risultato di climin'are dalla fabbrica gli attivisti sindacali e gli operai indesiderati. La vicenda degli otto licenziati dall'lLV A di Piom•· bino dovrebbe averci insegnato qualche cosa-. Il caso del– l'Ansaldo cli Livomo non differisce dal caso dell'[LVA di Piombino: in · entrambi i casi alla bastonatura son se– guiti gli arresti e i licenziamenti, entrambe Je aziende fanno parte dell'IRI: questo istituto sempre all'avanguar– dia sulla strada della repressione antioperaia ! Ecco ciò che è successo all'Ansaldo: la mattina cli gio– vedì 15 si spargeva per il cantiere la notizia dei sangui– nosi fatti di Barletta; immediatan1ente la grande mag– gioranza dei lavoratori si recava presso l'abituale luogo di riunione e un esponente della C. I. invitava i presenti ad osservare un minuto di raccoglimento in memoria dei braccianti uccisi. « Tutti si toglievano il berretto, le guar– die si ponevano sull'attenti. Poco distanti, con le mani sprofondate nelle tasche e il cappello in testa, stavano i dirigenti dell'azienda, inidenclo gli operai>. Gli operai decidevano di riprendere il lavoro alle ore 10. Due giorni dopo la direzione, considerando illegale la ma– nifestazione cli protesta, prncedeva al licenziamento di un dipendente, Paolo Sarti (un ragazzo di diciassette anni, un apprendista che dopo otto ore di lavoro la sera fre– quenta le scuole industriali). Motivo del licenziamento: il < bjmbo .t>, come affettuosamente lo chiamano gli operai del Cantiere, avrebbe « 1ninacciato, i s.uoi cvmpagni cli lavoro che non volevano aderire alla manifestazione. Per lo stesso motivo venivano sospesi, a tempo indetermj– nato, altri 15 operai. Significtltivo il (atto. dell'operaio Lido Fiorini, uno . cl€;i colpiti dal provvedimento, che, essendo hfrnista mon– tante alle ore 14,30, non potevA essern alle o.tto in Can– tiere e minacciare i compagni di lavoro: Contro questi provvedimenti gli operai iniziavano lo sciopero. Una delegazione di donne si recava dal prefetto per chiedere la revoca dei provvedimenti discriminatori della direzione: alcune cli esse sono finite in un letto di ospedale. PIETRO BIANCONI (104) nuova repubblica IN 1'JARUINE AL "VASO LIBER'l'INI,, I TROTZKISTI .E LA GUERRA llicevia.mo e piibblichia,no: U NA QUESTIONE cli fondo (l'autonomia socialista di f1·onie alla guerra), benché impostatu chiara– mente nella « lettera ape1ta > di Labor Acl-ion a Ignazio Silone e nelle due risp.oste di quest'ultimo, è poi rimasta sommersa nelle conclusioni finali di Risor{Jimento Socfoli.~ta e rimane una domanda senza risposta. Intanto non v'è dubbio che Labor Action sia un pe– riodico cli ispirnzione trntzkista. Il trotzkismo nordameri– cano si divise nel 1039 di fronte al problema della guerra: da l111S\parte si schie1·ò J ames ·cannon, col suo orguno '1 1 he J\lilitant, sostenendo la difesa incondizionata della URSS; dall'altra Max Schachtman con la sua rivista New lntenuitional e IIal Draper con Labor Action, che consideravano l'URSS alla stregua degli altri stati Pd enrno per la lotta 'contro la guel'l'a senza distinzione trn paesi democrntici e paesi fascisti. Questa tesi Hai Dm· per ha ribadito nella sua « Lette,·a ape:ta, a Silane e, con nostra grnnde sorpresa, Risorgimento Socialista l'ha fatta propria senza riserve. Se ne deve dedurre che i'USI, di punto in bianco, condanna la guerra <li liberazione? Sarebbe eccessiyo. Le sole deduzioni possibili sono que– ste: J) i redattori cli Rù1orgimento Socialista sono stati giuocati dalla superfìciale similitudine delle sigle, poicliè quei trotzkisti dissidenti americani, per difendersi dal macca1·tismo, si chiamano anch'essi « socialisti indipen– denti>; 2) essi sono stati fuorviati dalla polemica in una questione (atteggiamento durante la seconda guerl'a mon– diale) in ..cui il l?rO pw~to <li vista è identj~o a (l 0 11ello di Silane e diametralmente opposto a quello super-v.in1mer– valdio.no di Dabor Action. G. N. E la piccola macchina per l'uf. licio e per lo studio privato, Fornisce un lavoro di qualit<i elevata e costante. Unisce• le caratteristiche di stabilità e di robusta struttura dei modelli mqggiori alla mobilita ed ele• ganzo .della portatile. Olivetti Studio 44 san STAMPERIA ARTISTICA N ZIONAL edizioni scientifiche e letterarie lingue estere cataloghi TO"!IINO . Via Carlo Alberto 28

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