Nuova Repubblica - anno IV - n. 14 - 1 aprile 1956

8 (104) nuova repubblica UlWNACllE PUGLIESI I FIGLI DI ZEBEDEO « Lecce, capoluogo storico e centro economico del r::ro~tt, èe u;~:gf!tJ:e VÌ~:ir,u~ig;fziob~:;o~g::,mt:h:al~= dmm, una impronta inconfondibile. Questa fioritura artistica e la vita intellettuale le meritarono il ti– tolo di Firenze del barocco e Atene delle Puglie i.. (dalla Guida d'Italia del Touring Club) L 9 ON•. GIOVANNI l\Ialagodi ha parlato ai figli di Zebedeo nella città di Lecce, capoluogo della re– gione salentina e loro patria geografica e ideale. Cli z;Pbeclei costituiscono l'insegna araldica della classe dirigente salentina - principi del foro, magistrati, com– mendatori, gentiluomini e proprietari terrieri - dal giorno in cui, 01· sono dieci anni, Guglielmo Giannini levò jl. grido di protesta: « non rompeteci gli zebedei ! ». Come i cavalieri feudali risposero con entusiasmo al– l'appe'llo di U1·bano Il che li invitava a libel'are il Santo Sepolcro dagli infedeli, così hl classe dirigente salentina si riunì compatta intorno a Guglielmo Gian– nini nel lUJG e nel 1948, quando nel Bloc~o Nazionale si ritrovarono insierne ravv. Oronzo Massari, l'on. Agi– lulfo Caramia e il Maresciallo· d'Italia (salv'ognuno) Giovanni Messe. Dottissimi giurnoonsulti spiegarono al ·po.polo con straordinaria eloquenza, nei loro discorsi, i p1·incipi di diritto costituzionale e il progrnmma di politica economica contenuti nella celeb1·e frase. lm– .mense energie intellettuali furono dispensate senza ri– sparmio in quella battaglia, e alla plebe stupefa.tla e am111i1·ata furono dischiusi i tesori dell'antica sapienza custoditi pe1· s,enernzioni attraverso i secoli: i figli dei vassalli t1dil'Ono pel' la pl'irna volta dalla bocca dei di– .scendenti dei . loro signori la spiegazione in volgare cli .motti rnisleriosi ed arcani, qt1ali: historia nwyistra vitae 0 1 corrnptio optimi vessima, pronunciati con dizione im– pec_cabile senza sbagliare l'accento. Fu uno spettacolo che nessuno di coloro che ebbero .il privilegio cli assiste1:vi potrà ~)ai dimenticare. « Ecce filii Zebed.aei » mi disse gravemente un amico leccese, ·imbevuto di cultura neo-testamentaria, guidandomi ad .un convegno liberal-qualunquista-monarchico. Poi vennero le delusioni, gli sdegni, le sottomissioni, le paci. L'avv: Oronzo l\'.lassari e l'on. Agilulfo Cara– rnia, per difendere i principi laici della. . tradizione ri– .sQrgimentale, passaronç, nelle file del PNM, mentre il Mure.sciallo d'Italia (s alv'~gnuno) Giovanni· !\'lesse J'l– .pieg_ò verso Ja DC P,er difepde.re Ja propria caodidatut'a al - Senato. Una rapiçla i ncursione dell'on. Pella. nella cittù cli Lecce produsse nel 1953 una improvvisa ed effime1·a ondata cli speranze. Basti dire che )'on. Pella concluse il proprio discorso ·con le seguenti memorabili pal'Ole: « Se per avventurn· - egli disse l'ivolgendosi al– l'avv. Oronzo. Massari, sindaco monarchico di Lecce - Ella ancora domani fosse persuasa cli quanto, nella fede che deriva da.Ila sua bontà, ha voluto attribuirmi, di vi1·ti1 ~ cli qualità, l'assicuro che sento veramente una responsabiliti~ tremenda. Cerc,herò di trarne ispirazione per risponderle, sapendo che quando la responsabilità richiede il polso degli uomini, deve essere il sangue f'he deriva. dal cuore, a scorrere nelle vene del polso. Quef5to soprattutto in ordine alla città martoriata che sarà ricongiunta alla Patria. Io non oso credere che vi possa essere forza al mondo che valga a impedire e a tollera,·e che giustizia non sia fatta. Questa giustizia noi perseguiremo con tutta la nostra passione, con tutta la nostra volont1\, con tutte le arti tattiche che possono e..:sel'C necessarie affinché il conseguimento di una meta che dovr1\ riempirci di gioia, non debba passare attra– verso stadii che non possiamo che volere fioriti del fiore della nostra passione e della nosha. profonda gioia, e nor già disseminati di spine, che avvelenerebbero la gioia del raggiungimentò della meta» (La Gazzett(, del Mezzogiorno, 7 dicembre 1953). Fu un vero tl'Ìonfo. Nella pahia dell'avv. Oronzo Massari, l'on. Giuseppe ]~ella, dottore in scienze economiche e commerciali, su– però ogni primato con questo discorso, nel quale i com– petenti avvertirono il palpito lirico della prosa cli Ca.• briele D'Annunzio e di Guido Da Verona. L'on. ~Jnlagocli ha avuto la modestia cli riconoscere che egli non poteva competere con l'on. Pella sul ter– reno dell'eloquenza. Non potendo far vibrare i cuori dei figli di Zebedeo, ha preferito solleticare i loro intere~si: tralasciando questioni d'amor patrio, ha parlato accòr– tamente cli tasse. Maravigliosa preterizione, con cui ha conseguito il duplice vantaggio di non far perdere tempo ai presenti e di anelare diritto allo scopo senza inutili giri cli parole. 'l'uttavin l'on. Malagocli non ha tenuto conto cli un fatto. Quantunque la cosa sembri incredibile, la città cli Lecce ha dato i natali ad Antonio De Viti D~ Marco. Immaginate, se potete,· Carlo Cattaneo allevato in casa del dottore Azzeccagarbugli, e capirete pei·chè - seb– bene io sia profondamente convinto che . l'into1·p1•eta– zione storica costituisce l'unica forma di intelligenza della realtà - /non riuscirò mai a comprendere come quell'uomo possa essere uscito da questa tel'l'a: prefe– risco ricorrere alla metempsicosi e alle spiegazioni dei teologi. A giudicare dal suo discorso, l'on. l\Ialagodi deve es• sere venuto a Lecce con la certezza che ogni traccia del– l'opel'a di De Viti De Marco fosse andata dispersa e la sua (Dis. di Di110 Boschi) (L', ~. Pella ha dichiarato, in un discorso alla Camera· « L'apertura sociale. non può essere rivolta vcrs-, determinati punti cardinali dell'orizzonte politico, tanto meno a sinistra: come aspirazione deve essere una grande apertura verso l'alto, come destinazione una grande apertura verso il basso 'A) L'annunciazione di Pclla. n-iemol'ia cancellata per sempre dall'ani,no delle 1:1uo,·e generazioni salentine: supposizione molto vicina al vero, se si considern che a fungete da ti-amite avrebbe dovuto essere la generazione dei figli di Zebec.leo. Che cosa co– nosceren;1mo noi oggi del messaggio cristiano se fosse stato affidato a Giuda? · Perciò l'on. •Malagodi ha rigorosamente escluso dnl suo discorso ogni analisi della strnttura economica ita-' liana. Non ha parlato né di dazi protettivi, né di sovra– profi~i monopolio, né di cosli industriali, né di au– menfu della produttività dell'agricoltura. Epp'ure egli certo non ignora i rappo1·ti che legano tutte queste cose tra di loro e col numero, che non accenna a diminuire, di .due milioni cli disoccupati. Il fatto è che in politica è buona abitudine tacere delle cose veramente impor– tanti. Coloro che le conoscono ne conservano il segret.o, senza dubbio allo scopo di approfittarne, qualche volta perché ne provano vergogna. L'on. Malagodi ha fotto appello, invece, alla tradi– zione sabauda e alla tregua fiscale. Non saremo noi a negare il disordin~ estremor:·1:, l'assurdità del sistema tributario italiano, a cui si accompagnano le innume– revoli dilapidazioni del denaro i;nibblico. Ma trent'anni di apostolato civile di Antonio De Viti De Ma1·co, Je innumerevoli lam·ee e diplomi, le magistrature civiche e giudiziarie, la facoltà di Mag'istero recentemente isti• tuita. a· Lecce non sono nusciti - e non ci riuscirehbe lo Spirito Santo - a far comprendere ai figli di Ze– bedeo che chi vuole la riduzione delle imposte deve vo– le1·e la diminuzione delle spese; e che è un controsenso continuare a chiedere al gavemo posti favori .esenzioni premi promozioni appalti privilegi ingiustizie sopraffa– zioni ruberie ladrncinii e stupri, ed esigere contempo– raneamente la dduzione delle tasse. I'er adoperare un linguaggio adeguato alle capacità intellettuali dei figli di Zebcdeo: non è possibile p1·etendere che il nero sia bianco e che un ladro ::IH\. nello stesso tempo nn uomo onesto. Un amico mi scrive da 'Lecce:' « Daf 20 aprile al maggio si tcnà qui il Xl Congres.::;o Eucaristico Na– zionale. Interverranno più di dneéento vescovi e diecine cli migliaia di pellegrini. "La vetusta ed illustre città pugliese, perla del Salento - ha scritto compiaciuto L'Osservatore Romano - è felice cli potei· accogliere le nuove man.ifestazioni in ono1·e della Divina Eucaristia, con i religiosi ed insigni monumenti, le sue nobili t1·a– dizioni di fede e di cultma ". I n 1 1issionari della Pro Oivitate Olwù, tia.na sono penetrati dovunque, scuole uf– fici collegi, e ogni sera martellano gli orecchi con gli al– toparlanti nelle principali pia;,;:ze cittadine. Si confìscano le anime con la stessa disinvollul'8 con cui il nemico ac– campato su suolo 5trnniero procede alla requisizione dei viveri e degli animali, sen:zfl alcuna discrezione, senza al– cun l'i,,;petto per. l'autonomia delle coscien:ze, come se fosse possibile concepire l'atto religioso senza la piena libertù e spontaneità del convincimento interiore. In qu0sta terra, dove è ·completamente sconosciuta la tradizione liberale di Cavour o di Cattaneo, nemmeno del giurisdizionalismo di Bemal'dO Tanucci si è conser– vata la più piccola traccia. La turba innumerevole dei magistrati, principi del foro, giureconsulti, Papiniani e Triboniani che affollano senza posa le aule giudiziarie, non l'iesce ad esprimere l'ombra di un pensierci civile o moclomo, Ja minima affèrn1azione di quella dignità e indipendenza della legg~ contro ogni atbiti-io di pn1-tico– Jari, che segnò gli mizi del nostro Risorgirnento. Se vuoi avcl'e il quadro dei rappol'ti che legano i fun:1,ionari della pubblica ammi01strazione ai ,·escovi in questo momento, devi rileggerti le immortali pagine del Manzoni. li que– store non osa r(>spingel'e l'invadenza dei missionari che riempiono di altoparlanti le piazze. Il prov,·editore 'agli studi invita direttamente professori e maestri ad assi– stere alle conferenze della Pro Givit(,te Olu·istiana e di– schiude ai missionari le aule scolastiche. Il sindaco, voi~ .garmente anticlericale in. privato, si dimostra servile e strisciante verso i vescovi in pubblico per motivi eletto~ rali. I maniresti del PNM ricoprono tutti i muri con le scritte: Dio Re Pat1'ia e Viva l'on. Alfredo Govelli. Solo alcuni gentiluomini, che considerano la religione catto• lica. un valido instrumentum regni e un me:1,zo indi– spensabile per mantenere le necessarie gerarchie sociali, ma non amano mescolarsi alla plebe, hanno dichiarato agli amici che lasceranno la città e andranno in villa nei giorni del congresso. Nessuna voCe di critica osa farsi sentire pubblicamente; nessuna. autonomia, nes• suna affermazione di principi da parte di coloro che hanno responsabilità di cultura e missione educativa: il timore e l'interesse ricacciano nel fondo buio delle coscienze ogni pensiero indipendente. L'ipoc1·isìa o .il conformismo dilagano ovunque. Tu ricorderai certamente le parole di quell'antico autore, su cui ci siamo chinati insieme spesso, meditando. Rileggiamole: "Noi pare che abbiamo da fanciulli impa. rato la legittima servitù, quasi fasciati dai costumi e dalla consuetudine di questa sin dai pensieri dell'età infan– tile e dighmi della più bella e ferace sorgente dì di• scorsi: dico la libertà; per cui null'altro riusciamo cbo grandi adulatori ... Dove a p1·ezzo dell'anin1a compriamo il guadagno di che che sia, tutti quanti dall'amor del danaro assc1·viti, crediamo forse noi che, in tanta cou·u– zione pestifera della vita, rimanga a1icora un giurUce libero e incol'rotlo delle cose grnndi o che soprnvvivnno alla posterità e non sia vi nto dalla brama del guacla.– gno? Ma, forse, a tali qua. li noi siamo, è meglio star soy– yetti che libeJ'i n ». GIUSEPPE PATRONO nuo"a repubblica ABBONAMEi'ì'l I: Annuo . L. 1500 Semestrale " Trimestrale 450

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