Nuova Repubblica - anno IV - n. 14 - 1 aprile 1956

(104) nuova repubblica LUCI. DELLA RIBALTA TEMPI MODERNI T ORNA dopo vent'anni giusti. La «prima~ di 1 1 empi moderni avve_nn_e il 5 febbraio 1936, e fu nn tiepido successo. Oggi, lo spettatore ha due cose da ose-er– ·varn: da un lato, l'abisso esistente fra questo film ed i consueti film comici della produzione attuale (americana e no); dall'altro, l'insoddisfazione sottile, e difficilmente esprimibile, che l'opera di Chaplin suscita. Non è del g1·ande ChRplin, questo 'l'empi moderni, non è del Cha– plin migliorn. Tutti lo sentono, ma tutti sentono ancho che è sempre grandis.simo accanto al vuoto in cui an- 1wgn la comicitù cinematografica dei nostri giorni. Qui Chaplin ottiene un effetto notevolissimo e scon– CPl'hmte. Qui, fa più piangere che ridere, il gioco ·comico finisce per essel'8 sopYafiatlo sovente da un preciso in– vito alla 1neditnzione e all'amarezza. Non lo \Toleva Cba- · plin (« ln rnia prjrna, considerazione - _disse allora - è quella cli divertire il pubblico:.), e vent'anni fa la gente fu Con lui: 1•i:-;e non si preoccupò. Ma oggi, quando lo f:ipettato.-e nssiiste alla scomparsa del capo ope1·aio amico cli Charlot nella macchina che ha appena ripreso a fun– :t.ionai-e, si :-ente addosso un brivido; e quando vede che Charlot lo imbocca perchè quello è tutto imprigionato e 8olo la testa emerge dagli ingranRggi, prova per un at• timo la sensa:,;ione di trovarsi nella cella di un condan– nnto cui restino pochi minuti di vita. Tutto finisce bene, si capisce, il «:prigioniero> riap– pa1·e, libero e allocco come prima, 1111 uo1"!10al quale non 11os$ono cnpita1·e altl'O che innocue e'"buffe disgrazie. Ma la sensazione è rimasta. Com'era timasta in un altro Jrnnto, allorché il padre della ,nonella fu ucciso durante lo dimostrazioni elci disoccupati e la ragazza pianse sul cadavere nbbondonalo in mezzo alla strada. Non c'ù ombra cli sentimentalismo in queste scene, sono d111·e e trngichc cor'ne :-tnffilnte. Sentimentalismo ce n'è J)<Hecchio nel film (la cAsH della monella, le sornlline, il furto del pane e l'anesto della monella, le scene nella bar1-1cca lungo il CH!l81eecc.), rna non qui. _ Jn ~/ 1 eni71i mode,.ni, l'ince1·tezza di Chaplin è evi– ùcnte. Rivedendo l'cpi .;;oclio del èttpo operaio inti-a.p– polato nella macr•hina, si 1·ipcnsa ad un'aurea regoletta che l'uuto1·e for·mulò a proposito del VC('Chiosuo « short > l/eva8o: là c'era il famoso «gag» del gel rito che ca– ._fo11clo ,·a a finire sulla schiena nuda d'una clignitosis– sinrn, signora. « Se avessi fatto cadei-e· il gelato - spiegò Chaplin - sul (;Olio cli una povei-a donna, cli una mo– desta massaia, questo fatto non avrebbe suscitato ilar"iti1, mn simpatia. per la vittima ». Ora, gli ing!'anaggi sono * BI.BLI POESIA RUSSA DEL 900 . N EL NUMERO del 14-20 tnaggio 1942 la Difesa della razza, il famigernto periodico razzista, pubblicava (non sarà jnutile ricordarlo) «:Gli Sciti » di Blok pr·esentanclolo con argomenti di questo livello: « Diamo qui la traduzione letterale cli questo poema dove il ceffo cljsumano del barbaro appare senza maschera, catechiz– zato dal vate giuclev >. Fu per me questo, purtroppo, il 1wimo incontro con la poesia. 1;ussa; e non rni restò, allora, che abbandonarmi alle pilt furiose 1·iflessioni davanti a un così bell'esempio cli ci·itica letteraria che, se non aveva il potere eh inc1·inare la p1emoria e l'opera del « vate giu– deo>, riusciva pe1·ò m-nlto bene a bistrnttare la dignità del fotto1·e al'iano a cui quella fascistica l)l'OSontazione ern de– stinata. E' per la presenza di un siffatto 1·icordo che prendendo .in mano questo• volume (A. M. Ripellino, Poesia russa del 900, Modena, GuandH, 1954) ho voluto cercare subito lo stupendo carme tempestoso di Blok per rileggerlo in 1.111 clima. cult111·ale e politico molto diverso, nonostante tutto, da quello ciel 1942; ma il Ripellino non l'aveva _p1.1bblicnto. · Con questa e altre mancanze la sillogo di ]ilok, limitata al ]!)14, rjsulta incompiuta e, certo, anche nlternta perc:liè se rico,:;trnisce bene la sua per$'\J1Hllibì fino a quel punto, non ne mostra pel'Ò i successivi e fon– damcnl nli s,·il11p1_Jirelativi Al pe1·iodo rivoluzionario, che sarebLcro stati eloq11entcrnc11to i11clicati, appunto, da opere e<Hne « Gli 8citi » o conio « I dodici». Si può aggiungere che propi-io la tivoluziono fnr·ehbe la figura della. grande :-\~i-ir-ntc,frn tutti i poeti e tutte le poesie raccolti dal Ri– Jlr-llino, se 11011 soccul"l'essero i ritratti poetici molto più ric– chi e ùeriniti cli ?llajakovskij e di Eseni11: Esenin con la :rna ti·agiea soli! 11di11efinale di fro11te alla nuova sociot.ì (·« ... negli ocdii di ne,;suno trovo asilo» - p. 420 - La R.us' sovietù·o) l\11\jalrnvskij con le sue forti accentuazioni pole– . 111ielìedi, tono, si direbbe, rimba.udjano, d\ f1·011tea certe jnvoluzioni deprecabili del cost~1me rivoluzionario che n un certo punto, essendosi « placate le tempeste dei grembi ri– voluzionari,, lascia. 1·iemorge1·e in primo piano il « ccff•J - ·tlol piccolo bor·ghese » (pag. 291 - Della canaglia), Ma per quanto Esenin ·e Majakovskij, che insieme a Blok rapp1·e– ::;011tano la ci\'illù .. poetica dì questo pi-imo cinquantennio ( Dis. di Dino Boschi) La rentrCe di Giannini il gelato, il capo opoi-aio è la. massaia. ChapJ-in ha com– messo l'errorn da lui stesso deplorato. Può sernb1•1ne una osservazione marginale, ma non lo è. Dimostra come Chaplin fosse fr.istomato · e lnce1·to all'epoca ciel film che succedeva, dopo cinque anni, all'irresistil.~ile J_.,,uci della città. Volle di1·e hoppe ('oso, prnbflbilmente. Aveva. (utto poco prinrn un viaggio intorno ;-11 mondo, ricovcnclo onori ·e applausi, inconfranclo8i con pnsonalità della politie:a e della cultura che allOra pesavano molto (Lloyd George, Einstein, GAndhi) e infatuanclosi per l'importanzR ~ !-:O– ciale:. che si annetteva ai suoi film. La sua voce salì di tono, e per un attimo parve queJln di un uomo che si sente investito cli 11na missione. « 'l'empi moderni - scris~e nella didnscalia che pi-e('eùo il film - è la sto- • ria doll'inclu.sti-ia, dell'iniziativa individuale: la sto1·ia del– l'umanità i\J_la conquista della felicità,. Oli sciocchi e i masc,·dzoni ·;~bito 1'J)pl"OGttarono per dargli elci « comu– nista». Non importa. Solo importfl che l'anarchico Cha– plin si compiacque pe1· la pi-ima volta della pl'Opria ideo- OTECA * di storia russa, riescano a dare, anc.h~ soli, la misurn es– senziale del trapasso fra le duo epoche, la zarista e la sovietica, non si sente 1110110, nell'nntologia, la mancanr..a cli testimonianze sia pure minori del grande rivolgimento che non può non essere stat.'b largamente sentito e var·ia– mente interpretato da poeti diversi, per la ~tessa fot·za di disincanto e di rottura che ck>vette sprigionare, Rgitando assai più che non risulta da questa raccolta, il clima con– te1nplat.ivo e, spesso, grntuito e stnwagante, della poeRi!i prerivoluzionaria. Eccessivo appuro il 1·ilievo dato dall'A. ai testi della ·tendenza simbolistica e cli altl'e correnti rniHori, molti dei quaU son.:> inutili e ingombranti per la form~lazio11e di un giudizio, tanto più che tutta. questa poesia era stata gi,\ efficacemente qua\ifìcab,, con un senno critico hmto più valido per noi, da un'immagine colo!·ita che Esenin 1·iferì a Kljuev, « i cui versi sono come una giubba imbottita» (pag. 4.23 - Sul Caucciso), oltre che da un'esp1·essione cli Majnkovskij il quale, riferendosi ai suoi famosi colleghi, li chiama e piccoli futuristi - piccoli immaginisti - piccoli acmeisti:, (pag. 293 - All'armata delle arti). Per le molte opere che potevano essere escluse senza alterare la visione genernle, con un criterio di scelta meno largo, e le molte, fo.rse, che potevano essere agginnte per chiarire meglio le fa.si e i caratteri di questa poesia, il pa– norama del Ripel li11D 1·esta piuttosto oscuro e inefficace, pur essendo così i11tercssa11te e pregevole per altri aspetti; nè i quesiti che t1n lettore nttento si può porre trovano di– moslni:t.ione nel saggio i11ti-o<lut1 ivo in cui la pl'Ccisa etl esaudente analisi delle vario scuole e tendenze non è sostem1ta. e integrtttn da un esame colJaterale delle condi– zioni moi-ali ~ politiche ill cui tali scuole e tondenr.e si ·svilupparnno, pi-ima e dopo la 1·i,·olirnio11e. Ce1·to, ci sono dive1·si modi di Mncepire una stol'ia letteraria, né. si può pretendere che un'opern sia ùive,•i:;;\ da quello che è; ma è difficile amrnette1·e che un poeta o una poeti.ca possano essere capiti e valutati al lume di un'analisi che per essere soltanto pura storia lcttera1·ia rischia cli uscire <lei tutto dalla realtà della. storia. Nessuno crede più, ormai, che un poeta si espri111a in un modo o nell'altro solo perché segue o ripudia una clotern1i11ata fonnula letteraria o solo perchè la sua ispirar..io11e si agi_ta in se stessa, astraU:unente, senza essere urtata o secoudata dalla moltitudine delle cose 7 Jogia, e questo fu il segnale d'ini~.io della crisi (dannosa o bcnefìca che sia poi stata, non interessa stabilire qui, giacché altrimenti dovremmo rifare tutta la storia dei suoi ultimi film, dal Ditto.to·re a Lu.ci della 1-ibalta). Sul tema della « civili.i delle macchine» stritola- 1irice dell'inclivicluo, il malizioso intellettuale René Clair ci-a scivolato l'anno prima con A' -nous la liberté. Anche Chaplin stette a un pelo dallo scivolare. Che cosa lo salvò, che cosa impedì a 'l'empi, -moderni di cedere alle sottigliezze di una spiritosa e r11ffi11ata J)l'edicn? Lo ve– diamo oggi, a distanza cli quatti-o lustri. E' la vitalità ciel personaggio del vagabondo, così piena e urnana da avo1· spesso ragione del compiacimento intellettuale che lo muove attraverso le varie f'ircostanze (opel'aio nevra• stenico alla « catena cli montaggio», disocc11pato, car– cerato, scroccatore, sorvegliante notturno in un grande nrngar..zino, cameriere, cantanti~ e disoccupato anco1·a). Facciamo un solo esempio. Oggi, il «gag» della « mac– china pe1· mangin1·e » non ci i:;cmb1·il pili eccezionale e in fondo saremmo costretti n considerarlo soltanto una intelligente traduzione in tei-rnini spettacolari di un at– teggiamento ideologico (la di1mmanità del macchinismo può giungere all'assurdo) se non fosse, per così dire, nobilitato e drammaticamente 1.,rTicchito dalla situazione in cui si trova Clrn:rlot, dalla sua splendida caratterizza– zione cli eterno bastonato dalla soi-te e di eterno inut.ile ribelle. Il personaggio ha tanta. fo!'za da preservare jn. tattc le sue qualità più profond,unente umane, e perciò - per lo stile di Chaplin - comiche, J L RESTO, tl1tto il resto fu già detto ai tcmpi cle11a prima edizione, da molli. E fu detto bene. 1. 1 empi m.odemi è discontinuo e frammentario, i « gags :> sono spesso ripetizioni o perfezionamenti di spunti usati ln precedenza, la tecnjca dPlla. ,·ecitazione mnta. (cui Chaplin era rimasto tenacemente fedele) appesantisce l'a:,;ione, le non numerose invenzioni «sonore» (l'ap– parecchio televisivo del direttorn che spia gli operai persino nel gabinetto, i go,·goglii intestinali della mo– glie ciel predicatore, la canzo11P, finale, e via dicendo) non toccano mai livelli cli limpida e indiscutibile espres– sivifit. Oggi il film ha un succes,-;o for·se maggiol'e di quello cli allora. Lo si spiega pensando .-llla produzione attuale, come s'è accennato in principio. TI salto· è così grande, ,u·tisticamente, che lo spettatore quasi non crede ai pro– pri occhi. Questo irriducibile Anarchico combatteva con– tro J'assurdità della macchina the schiaccia l'uomo, ed ('l'tl come se combattesse, candido e disarmato, contJ'o i mulini a ,·ento. E' così anche oµ-gi, per noi. Nel suo can– do1·e scopriamo una. enorme vitalità, nonostante tutto: pei-ché ha l'aria cJ.'un piccolo e non eroico donchisciotte. Non è che decide di trasfonnarsi in vagabondo per sfuggire al carcere della « civilb\ delle macchine> (come fnnno i pi-otagonisti di A' no11,'l lei Uberté). Ne è costretto. E lui, che sarebbe così pa<·ifico e accomoda.nte, di– venta ribelle. Un ribelle nllf'gl"O sempre, per costitu– zione, con questa. grande e .,•onnnovente fiducia nell'in– dividnò. A.ncora. una volta, il vagabondo finisce per idnntificar·:..i, i-;ontimentalnwntf', con ognuno degli spet– tato1·i. FERNALDO DI GIAMMATTEO che tumultuano intorno. !\folto bene osemplificat-11, clii11rn e indicativa si presenta invece la scelta dei testi che si riferiscono al periodo sta– lìnittno e che giungono, quindi, fino a questo dopoguerra.. E' tutta una. poesia che almeno al conrl'Onto della grande ti:iade Esenin, Blok, Majako,·skij nppare assai povera cli motivi umani e anche politici, e cli tono molto dimesso e sommesso liricamente; ma bisognerebbe avere tanto in– foi-mnzioni ·e conoscenze cli,·ette rprnnte ne ha il Ripellino per giudicare fìno a che punt-n questa povertà e depressione poetica possa essere attribuita a un illanguidimento del tutto soggettivo e spontaneo clPll'estro che, si sa, tanto più s'i111pe11na quanto più c'è intorno battaglia. di con– trnsli, e fino a che punto ill\'PCe possa dipendcre da fat– tori e fenomeni estranei e sup<"t·ior·i alla volontlt e a.ll' ispi– rnzione dei poeti; ma non si lHlÒ fare a meno di pensare che se. non le fatiche per se str-~f.:;c,forse,. impoetiche, della ricost.n1zione rivoluzional'ia, almeno i grandi e solenni fa.lii della guerl'a e della lilie1·azione avrebbero, dovuto rialza.re il (Oll\J della poesia sovietica, (:orne mutarono in buona. pn1-te il clima formalistico e accademico della poOsia fran– cose e anche di quella italia11a, che tt"Ovarono accenti e slan. ci di ben maggiore forza che la poesia russa dello stesso pcl'iodo (anche se poi quedt'irnpeto si è nuovamente _smor– zatò, in occidente, come 8e la. ,·ila a,·esse cessato d1 pro– dur-i-e altri e non meno veementi 111otivi di cunt.o). Non si vuol dire, con ciò, cho in tutto questo pe1·iodo di poesia russa non ci siano opere che raggiungano una loro pa1·ticolare poeticit!1, e nern111eno che esse .110~1 rappresen• tino una fase di sviluppo rispetto alle e,·as10111e alle stra– niganze simbolis.tiche, irnmagini:-.tiche e futuristiche della fo~e pro- e post-rivoluziona1·ia. ~ono tutt 'a.lt ~·o che brutte, pe, .. esempio, lo « Rose » e i « iVfugli_elti » _cl_• :.Marsak1 che asi,urnono per noi una ceda leggiadna poli;,;1anes~a, anche so poi « L'acero> che dai bvsclii n1 a Mosca,_ ci ;a, coi~ un così evidente senso prosastico, « secondo 11 piano di Stalin» (p. 536L e le canzonette di Isacovsk~j o di Sc~pacev clie, sempre a giudicare da. questa antologia, sono. 11 ~e– glio della poesia nissa dj questo dnpoguen'a; ma s1 tratta di una poesia minore, che non può essere ~osta se_ non corne modesto plmto di parten:t.a per lo sviluppo di ui~ realismo poetico che per essere tale deve _fare_ben alt~~ voli. E' comunque una poesia che 11011esprune l ca_rattell e i valori di una nuova i-ealth e di una nuova stona. Ma dov'è, oggi, la grande poesia che dia la misura esatta del suÒ tempo! RAFFAELLO MAMIII

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