Nuova Repubblica - anno III - n. 33 - 23 ottobre 1955

3 · D I-E C Ii M I-LA. A. L MESE VALDER A Pontedera l'autorità padronale non opprime l' uomo-macchina solo nell'azienda ; questa oppressione esce dal1a fabbrica, domina ]a città. Non avendo l'amministrazione comunale inviato gli auguri per la ]aurea , "honoris causa ,, concessa dall'Università di Pisa a Piaggio, questi paralizzò ~gni attività economica locale di PIETRO BIA.NCONI P ARL~:"D? con un dirigente s}ndacale toscano sull? cond1zH;m1 della clàsse operaia pontederese, potei cogiie.re dalla ,sua voce, man mano che andavamo esaminando le vicende degli operai della Piaggio, alcuni giudizi che mi parvero avventati: v'era in lui la con-Vin. zione profonda che a Pontedera, una. classe operaia più debole, meno pronta alla lotta contro l'arbitrio padro_nale, àvesse determinato le condizioni di supersfruttamento a cui è sottoposta,' 1·endendo il « re dei motoscoote1· >, con– sapevole di questa debolezza, sempre più ardito e spre– giudicato nella sua azione di repressione anti-opernia. V'è una pal'te di verità in tutto ciò, ma solo in quanto è sta.to proprio l'industda\e Piaggio a determfoare questa situazione: ·Piaggio infatti disp9ne, per le sue assunzioni, di una vastà rete di propri .colloca.torr in tutti i paesi della Va.ldera: così da Chianni, Bagni di Casciana, Pec– cioli, Soiat)I,\, Capannoli, Terricciola, Ponsacco, Bientina, ec. cetera, sono stati avviati al lavoro nella fabbrica delle Vespe <li. Pontedera, con la consue~a e indispensabile rac– comandazione del parroco e delle autorità, giovani della piccola bo1·ghesia, figH di piccoli coltivatori diretti, di contadini: tutti ottimi lavoratori ma privi di una prècisa coscie,;za di classe operaia, poco \iisposti alla lotta e allo sciÒpero, più proclivi a dar ragione al padrone, éonside– ranclo ciò una specie di. lasciapassare per !\mica strada che è loro aperta: la carriera aziendale. E del resto ben poco potrebbero fare le organizzazioni sindacali per interessare questi lavoratori ai problemi della classe operaia ; si alzano dal letto dopo poche ore <li sonno, vengono a Pontedera .in bicicletta, con la Vespa compra.ta a rate in fabbrica·, in treno o in pullm11-n, en– trano in una fabbrica .dove l'uomo si fonde con la mac– china e diventa p~rte di essa, ne escono la sera, ubriachi di fatica, per far ritorno a casa con il solito mezzo. Altri operai dipendono da Piaggio anche per l'allog.gio, lo svago, la cultura, l'abbigliamento e il riposo: nella pla– cida cornice del Villaggio Piaggio, dove tutto è razionale, lindo, benedetto dal prete; dove si entra v~rcando un can– cello e salutando un bonario guardia.no che è lì, con la scritta Piaggio sulla giacca, per ricordare ai visitatori chi è il padrone, e dove si possono ammira.re ·1e "' opere · del regime »: ·1e alÌineate casette, tutte uguali, simili a casermette anche nei regolarr)ent.i rigidi della loro manu– tenzione; l'asilo-nido, retto dalle buone· suore; la chiesa sempre ape1-ta; lo spaccio di generi alimentari, e i negozi accreditati presso la fabbrica, ove si può acquistare a ra.te con i « buoni Piaggio :> (sorta cli prestito ai dipendenti, maggiorat.o del 2 per cento) ; il circolo culturale Piaggio; la Polisportiva e il campo per il gioco del tennis, del calcio e dellà pallacanestro. Tutto è regolato al Villaggio affinchè, dopo 9-10 ore trascorse in fabbrica, durante le quali ad altro non pensa che al suo snervante lavoro, 'il « piaggista > trevi riposo alla .sua gic:,rnata cli fatica in un clima df paterno contro11o. A. PO~TEDERA l' autorità padronale non opprime l'uoino'.macchina solo nell'azienda, ma questa oppres. ·sione esce dalla fabbrica, domina la città. Ricordate il balivo Gessler, il tiranno a cui il buon Guglielmo Teli, ov'e ·avesse fallito la mela, serbava l'altra freccia? Il re dei motoscooter è appunto come il balivo :Oe·ssier, a ctù bisogna tributare ossequio: dove non è lui, è il suo cappello. Ecco: Pon– teclera, città esemplare, obbedisce e. s'inchina, per vivere, al consigliere delegato Piaggio che· vuole · 10.000 moto• •cooter al mese. Per prendere per la gola un'intera città con l'arma. del ricatto economico occorreva agli alleati· di Piaggio un castts foederis; occorreva dimostrare una volta per tutte, all'amministrazione comunale di Pontedera, che chi CO• mànda è lui; Piaggio: •L'evento si verificò quandò·:J'Bni– versità di Pisa ·cofieesse al costruttore deila Vèspa una laurea honoris causa, · . Ji'ra i telegrammi é i brindisi di amici, aileati e clienti, Piaggio, sorpreso, non trovò messaggi augnrali del!' ammi– nistrazione còmuriale di Pontedera; per rimediare, un 'con– . sigliere della minoranza DC, durante una seduta· del èon• siglio · comunale; propose cli spedire a Piaggio un tele– grammà cli congratulazione ; ma i sociaicoinunis_ti · dèlla maggioranza bocciarono la proposta. La cosa fu riferita a Piaggio il quale• fonrinlò la sua brava dichiarazione di « non collaborazione con la città di Pontedera ». Piaggio sospese infatti immediatamente ogni « commessa:> alle pie. cole industrie che lavorano in Pontedera per gli accessori delle Vespe, privando così del lavoro quasi duemila operai e a,-tigiani; per il trasporto delle Vespe cessò di coman• dare i camionisti pontederesi; tutti gli artigiani del_ legno che vivono prodncendo gli imballaggi per le Vespe (un lavoro che frutta diecine di milioni al mese) cessarono forzatamente ogni attività; i negozi accreditati (oltre 100, o quindi gran parte del commercio ponteclerese) furono privati dei, buoni Piaggio. Pa.ralizzato così jl commercio, minaccìate di fallimento le officine méccaniche e del legno, ridotti alla disperazione i camionisti, scossa in ogni attività economica, la città di Ponteclera se· la vide· brutta. Non vi erano più dubbi: il padrone era lui, Piaggio ! · Una mattina i camionisti disoccupati portarono i loro camio.n vuoti davanti al palazzo comnnale. Qui, per pro– testare, giudicando impotente la loro voce, elevarono quella sonora del mezz9 meccanfoo. L'infernale concerto turbò anche l'idilÌica pace del Villaggio Piaggio-. La vicenda si trascinò così per alcuni mesi, ·infine l'amministrazione co– munale di Pontedera suonò la ritirata : i consiglieri della maggiora.nza concordarono un ordine del giorno con quelli della minoranza, fu riconosciuta al Piaggio la sua. condi– .zione di ·lameato honoris catt8a, e quegli ritirò le sanzioni. Non bisogna dimenticare che Piaggio fu il primo ad attuare in Italia, dopo la liberazione, la serrata della fab– brica. Questa tuttavia non fu originata da una contro– versia di carattere sindacale, né tanto meno da una crisi economica o produttiva: avvenne che un impiegato, certo Ji'antozzi, per cause che qui noli occorre esaminare, fu fa.tto licenziare da un dirigeiffe della fabbrica, ·il signor Sarti. Il p·adre di questo impiegato, ritenendo suo figlio i'lgiustamente licenziato, attese il Sarti alJ'.nscita della fabbrica e· 1 \b prese a pugni. Piaggio, forse per avvisare i lavorato;i sulle sue iptenzioni future, attuò la « ser– rata» della fabbrica per otto giorni. · Non' è certo agevÒie esaminare completamentè, nel breve spazio. di un articolo, l'attività della Piaggio nel quadro dell'offensiva del padronato italiano, tuttavia alcuni episodi. possono servire a documentarci con unà certa precisione. Per descrivere l'ambiente della fabbrica non occorre di– lungarci troppo, basta rammentare che: · 1) i dirigenti della fabbricà sostengono che non è concepibile, né ammissibile che gli operai diffondano « certa > 8tampa per criticare o denigrare chi dà loro da 111,angiare. Infatti, per aver distribuito alcuni manifestini, debitamente autorizzati dal commissariato di P. S., alcuni <'perai sono stati licenziati: i manifestini erano Ùati di- stribuiti fuori della fabbrica; . • 2) gli operai sono costretti a fare anche dieci ore al giorno' per guadagna.re in media 32.000 lire mensili; 3) premio di attività: l'operaio perderà il premio di attività, circa 1500 lire, se durante il mese sarà rimasto nssente dalla fabbrica anche solo una mezz'ora (malattia, ritardo, disgrazia in famiglia, tutto ciò fa perdere il pre- mio cli attività) ; I 4) ogni anno, allo scadere di ogni esercizio, aumenta il ritmo della « catena >, si toglie un operaio ·da una squaclrn o si taglia il tempo di cottimo, con la scusa che nuovi accorgimenti tecnici apportati al macchinario o al « particolare > del motoscooter consentono cli dimi– ·nuire il tempo da impiegare in quel lavoro; 5) il consueto accordo minoritario, che qui passa col n<>medi accordo Sabatini, per rammentare il dirigente na– zionale della CISL che lo stipulò col padrone, ha giocato un brutto tiro agli operai della Piaggio: nel marzo del 1953 tutte le organizzazioni sindacali di Pontedera entrarono in agitazione perchè, ·aumentando la produzione con ritmo Hrtiginoso e i profitti del padrone con uguale intensità, non si pensava ad aumentare di una lira lo stipendio · èelle maestranze. Le organizzazioni sindacali chiedevano un supplemento cli paga di lire 1 per Vespa prodotta, e 5000 lire di acconto. Quando il padrone già stava per cedere alle richieste dei sindacati, intervenne questo Sabatini che, '.Anno Dipendenti Produzione «Vespe> Ore lavoro (1 Vespa) 1948. 1.800 2.300 mensili' 172 1955 3.917 10.000 mensili 62,5 occupazione aum~ntatii. produzione aumentata produttività at1mentate. de11'89% del 435% del 346% sala1·io m'l(]io di ogni profitt.i Piaggio anmen• Javoràtore aumentato tati di oltre mezzo mi• del 12% liardo• al mese S<'ttza informarne neppure i lavoratori aderenti alla CISL, firmò con la Piaggio il seguenté accordo: per 8000 Vespe prodotte al mese aumento di paga del 10 per cento. (la percentuale viene conteggiata sul loro cottimo), per 9000 Vespe il 15 per cento, per oltre 10.000 il 20 per cento. Oggi alla Piaggio vengono pl'odotte 10.000 Vespe al meso e le maestranze hanno avuto un aumento di· paga ché non arriva alle duemila lire. (Si veda il grafico allegato). Un altro episodio che illumina sulla mentalità dei diri– genti della Piaggio va sotto il nome di sciope,·one. Questa lotta, che incominciò il 18 dicembre 1950 e terminò il· 7 febbraio I 951, fu originata de. una multa fatta agli operai che avevano partecipato a uno sciopero nazionale. La CIF della Piaggio, rappresentativa della CGIL e della CISL, si recò nell'ufficio del dottor Preziuso, capo di produzione, per invitarlo a revocare il provvedimento. preso contro gli operai. Questi; seccato dall'insistenza di tale richiesta, rivolgendosi ai membri della Commissione Interna. che giustamente si definivano rappresentanti dei Jayoratori, rispose: « Voi siete rappresentanti dei miei c.. .-!~. Tutti gli operai della. fabbrica furono immediatamente convocati in assemblea per essere informati della cosa. Il dottor Preziuso, non ancor soddisfatto, volle impedire la riunione e punì con la · sospensione e quindi con il licenziamento il segretario della Clii', Frosini, che a questa seconda ingiunzione aveva cercato di ribella.rsi. (Pubbli– chiamo la notizia senza alcuna responsabilità anche perché il dottor Preziuso è stato denunciato alla Magistratura per queste offese ai lavoratori). Lo scioperone durò quarantotto giorni. I primi giorni si verificarono ·astensioni al 100 per cento, ma via via che i giorni passavano e lo sciopero durava, poichè il Ji'r'o– sini non veniva riassunto, cOmincia.rono le defe-zioni; in– fine, quando la CISL fece sapere che si ritirav-a dallo sciopero, quasi tutti gli operai tornarono in fabbrica. 11'·5 febbraio lo sciopero cessò. La mattina dopo, le poche cen'• ti naia cli ·operai· che avevano resistito sino· all'ultimo; •nòil furono ·fatti entrare in fabbrica dai dirigenti. Ji'urono solo in· seguito riammessi, ma a scaglioni, e dopo vari giòrrii di angoscia. · · · Naturalmente valgono per l'azienda Piaggio tutte le discriminazioni, i regolamenti disciplinari, i soprusi che quasi ovunque in Italia gli industriali si studiano di ap– plicare. Qui, nella fabbrica delle Vespe, tutto ciò che puù <lare impulso al supersfruttamento è rigidamente fatto os– servare dai dirigenti, poichè perpetuandosi una situazione 'in cui l'arbitrio è sinonimo di zelo, l'ingordigia degli no– .mini (premi, meda.glie; carriera) tende a progredire. 'LA SEGUENTE. storiella è pàrticolarmento in<;licativa . dell'atmosfera della Ì'iaggio, e· dello :Stato d'animo dei lavoratori. · Un operaio sta davanti a un piano scorrevole che .trasporta un pezzo a cui, · per cinquecento volte in un giorno, egli deve stringere un bullone. lfna mattina passa . .il padrone e s'informa come procede il lavoro. L'operaio. non si lamenta. Il padrone gli ricorda che, siccome l'azienda . . non va troppo bene, sarebbe necessario un ·piccolo sacrificio. da parte delle maestranze. « Vedi - dice ali' operaio --'– ·tu per stringere il bullono usi una sola mano; con l'altra mano potresti stringere un altro bullone». L'operaio so- ..spira che sl, insomma... e da qne11a ma.ttina due pezzj. · uguali si fermano,nn attimo davanti all'operaio che, usando ' entrambe le mani, stringe i due bulloni. · Passa un anno~ e una mattina il padrone si riferma davanti al solito operaio. Nota che egli non sta poi tanto male: è saldo nelle gambe e svelto con le braccia. Il pa- , drone vuol sapere come procede ora il lavoro. L'operaio · non si lamenta. Il padrone però non è contento: l'azienda · può anche fallire da un momento all'altro;· e per salvarla . è necessario un ulteriore sacrificio delle maestranze. « Vedi · - dice all'operaio - io devo tenere quell'operaio laggiù '.a sollevare questi ·due pezzi per posarli sull'altro piano · scorrevole. Potrei invece utilizzare quel tuo compagno al– . trove, introducendo in questo ciclo un nuovo meccanismo:.. · L'operaio sospjra. che sì, insomma ... e alcuni giorni dopo, entra in funzione il nuovo mecca.nismo: un pnlsanté ijcbiao. ciato dal piede dell'operaio mette in movimento un alza• ' pesi automatico. ' Passa un altro arino e una mattirla •il padrone, os- servando il deretano del solito operaio che, yelocemente · lavorando di braccia e premendo col piede il pulsante, · dimena le anche ritmicamente, da destra ·a sinistra, con un movimento sempre uguale, per cinquecento volte in un · giorno, pensa: « Tanta energia va dunque sprecata nella mi& fabbrica?», e si mette & studiare qual nuovo mec– canismo possa essere azionato automaticamente da quel movimento per incrementare·Ja produttivit1'.

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