Nuova Repubblica - anno III - n. 33 - 23 ottobre 1955

B 2 uscirn dà! governo e come 1·agione ptjncipale ha addotto che un suo collega democristiano - Tavja'.ni o Coriella - lo denigra con intenzione, fornendo alla Gazzetta del Po– polo ·e ad altri giornali resoconti artefatti sui suoi inter– venti nelle riunio11i consiliari. Una volta sòla, a quanto consta, il presiderte Segni ~ .uscito dalla sua inerzia ap– parente ed ha preso cappello .. E' stato quando un giorna– lista lo informò, nel suo studio di Montecitorio, che it ministt'O Moro, a, clispet~o delle decisioni del consiglio dei ministri e del gt'llF>POdemocristiano della Camera, aveva sottoposto ai socialdemocratici ed ai liberali (ottenendone il consenso) una serie di emendamenti al codicè penale militare coi quali atb·ibuiva ai Tribtinali Militari. la cori1-. petenza a giudicare i «civili» anche per i reati cli ·« sabo– taggio». TI giornalista che lo aveva informato riferì poi d'averlo visto in preda alla collera e d'averlo udito par– lare con Moro un linguaggio così duro per cui ci si stupì, poi, di non aver dovuto assistere alle dimissioni· del Guar– da.sigilli. I rapporti tra Segni ed. i suoi ministri, a ben vedere, ,paiono quelli cli un generale che stia trattando un armi– stizio con· i plenipotenziari-degli eserciti nemici. Di tutti, però, ha molt_a stima. Forse è proprio per questo che guarda ad ognuno con sospetto. Fa un'eccezione per Go– nella, sebbene con lui si trovi a disagio pit, che con gli altri, non riuscendosi a spiegare l'abilità manovriera e l'astuzia di. cui il ministro della Riforma Burocratica va facendo mostra da qualche· mese. Si tratta cli doti che non gli si conoscevano quand'era segretario del partito e che, a Palazzo Vicloni, spiegano con la morte cli De ca: speri, nel senso che Gonella, scomparno il suo leader, si sarebbe liberato dal complesso di inferiorità che pl'ima., al solo pensiero di lui, lo attanagliava inibendolo. Un altro ministro cui Segni gtlarda con simpatia, ma che dice cli non capire è Braschi, il quale, per la verità, si sta ·tn119vendo con una disinvoltura politica che è già costata al presidente del consiglio le doglianze di piazza del Gesù e di Palazzo Wedekind. L'ultima del ministro delle Poste è stata quella di inviare una circolare a tutti i più alti funzionari. del ,suo dicastero per invitarli a far– gli conoscere la loro opinione sull'organizzazione e il· fun– zionamento dei servizi postali e telegrafici dell'Unione So– vietica. Delle osservazioni vorrebbe servirsi nel suo di– scorso alla Carnera sul bilancio delle Poste, ma quel che proprio non è piMiuto a Fanfani ed à Matteotti ~ che la sua circolare non ·faceva riferimento alle corrispondenze di ,Alfio Russo sulla ·Nazione, bensl ad un· articolo _.recente– mente p11bblicato da · Realtà Sovietica, che· è l'organo- ,di .stampa dell'Associazione italiana per .i rapporti culturali con l'URSS. . Ma Segni, come s'è eletto,' lascia correì·e e nell'atmo– -sfora di falsa Qrdinaria amministrazione che il" suo com– J>ortam!'nto ha determinato. in giro, anche il parlamento va ritrovando ~I suo equilibrio. Un fatto _abbastanza in– dicativo è che le sedute non vanno più deserte come un anno fa: oltre ai parlamenta.i d'opposizione; si vedono in ,aula anche i deputati governativi e, sinora, non s'è mai dato il casq che al· banco del governo, come av,,enne più ;volte con il governo Scelba, non sedesse nemmeno un sot– ,\osegretario. Le commissioni hanno ,ripreso a funzionare çon una certa snellezza che fa ben sperare per il futuro; conforta poi il fatto che una nota di buonumore e di cor– .clialità sia tomata ad inserirsi t,:a .una discussione politica e l'altra. * E' uscito · ELIZABETH WISKEMANN L'asse Roma -Berlino con prefazione di GAETANO SALVEMINI Questo è il primo tentativo serio di tracciare la si oria dei rapporti diploma– tici fra l'Italia fascista e la Germania '.nazista, culmi nati nella firma del Pat– to d'Acciaio e nell'Asse Roma-Berlino. L'Autrice non Si è contentata di uno· studio minuto di tutti i documenti già resi pubblici; ha potuto consultare an– che numerosi documenti ancora celati negli archivi dei vari Ministeri degli Esteri e ha interrogato parecchi diplo– matici italiani che hanno assistito da vi– èino al grande dramma che ha coinvolto l'Italia nella sua vicenda.più disastrosa. • DOCUMENTI DELLA CRISI CONTEMPORANEA» N. 18 - Pagg. XVI-464 • L. 2000 LA NUOVA ITALIA FIRENZE L'ECO DELLASTAMPA UFFICIO DI RITAGLI · DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele Milano, Via G. Compagnoni 28 Corrisp. Casella Postale 3549 Telegr. Ecostampa (8~) nurH 1;epubblica I l T· AL I A Po L I·T I e A L'ALIBI D MONN S T POTEVA credere che, esaurita la .grande battaglia tra •cedisti e an_ticeclisti, questo enol'!ne intricato epi– sodio cli politica internaziona.le, - uno degli aspettì più drammatici della guerra fredda, avesse finito di conturbare le articolazioni delle politiche interne nazionali. Siamo in– vece alle soglie cli uri « rilancio· emopeo "', che potrebbe _an– che solo risolversi in una ,.macchina pl'Opagandistica im– ponente; ma potrebbe egualmente. costituire sul piano in– terno, l'occasione di un altro rilancio, quello, definitivo, dell'integralismo democristiano, a fini egemonici su quanto ancora resta di moderatismo radicale laico (pMtiti minori). Vediamo in breve in che consiste questo intreccio di politica. emopeistica e gioco cli partiti. Alla radice, c'è il virile risentimento antimendesiano cli Jeim Monnet. Virile, nel senso che Monnet non si è messo a piangere alla ca– duta della. CED, e alla percezione delia disistima che lar– vatamente ·decifrava, nei suoi riguardi, nel pri1no 1ninistl'o francese Mendès-France: Monnet pensò subito, e confidò agli amici, che al piccolo leade,· cli Francia avrebbe con– trapposto 1a grande causa dell'Europa. Detto e fatto. Mes– sosi• in permesso dalla CECA, ridivenuto cittadino pl'Ìvato, - Monnet ha lanciato il suo « comitato d'azione per gli Stati Uniti d'Europa», e ha fatto sua la blanda parola conclu– siva cli Messina., qua11clo, a giugno, i ministri degli Esteri della CECA terminarono la loro riunione con la formuletta, . scusate se è poco, del « pool atomico·». Ma la p1·oceclura di Monnet ha del nuovo. Forte della esperienza della CED, delle assemblee ad hoc, e dei tentativi abortiti di CEP, noncht) del procedere. un passo avanti e due· indietro dei governi, Monnet ha costitllito·.il suo « Comitato d'azione», al di .sopra dei governi, con leaders. di partiti e di sinda– cati: equamente, democristiani . e socialdemocratico-radi-' cali dell'Europa dei sei paesi. MÒnnet sapeva o non sapeva in. quale torbido toccherebbe ora pescare? Certo, egli ha agitato magnificamente le acque, perché. ha giustamente intuito . Uf\ momento storibo, di ripresa dei partiti laici su quelli ecclesiastici: vittoria sqcialista nel Belgio; fine della dittatura democristiana al Quai d'Orsay in Francia; successo d'opinione della socialdemocrazia tedesca, dinanzi allà_ inconcludenza della po/jtica est~ra di Adenauer ai fini dell'unificazione. Monnet, senza forse volerlo; riunendo in– tomo alla sua tavola di' impresario dell;unità eu~opea ,laici _e cattolici, ha buttato lol'Q in pasto un'offa, che. le due parti si sarebbe1·0 c;!isput.:.ta per una. preponderanza, la qu11le~se anche. si risolvesse solo in manifestazioni di pro– pagan<fa) gioverebbe comunque a queJla delle due; che è appul,to più capace di farsene una piattaforma di' lancio. . ' N ON VORREMMO indt,tgiaici .sulla serietà della propo– sta di Monnet e sulle ~ue probabilità di riuscita. Di– nanzi ai federalisti ulficiali, essa ha il torto di rièondu.rsi essenzialmente al progetto cli una nuova agenzia specializ– zata, quella dell'energia atomica, lasciando troppo fuori il Jine .essenziale, quello federalistico._ Dinanzi agli antiJedè– ralisti, avrà l'altra spina: che partendo dall'utilizzazione. dell'energia nucleare, che si prospetta entro non molti anni come ·la condizione di ogni economia e cli ogni politica, bene o male Monnet riagita proprio, ma dalla base, l'istan– za. federalistica. Così dispiacerà all'una ed all'altra .parte, come agli emopeisti è accaduto dall'origine. -Ma vediamone subito le conseguenze nelle politiche interne. Date le rela– zioni non certo facilissime entro il complesso del Benelux, la proposta di Monnet è fatta, immediatamente, per acuire, cioè scoprire cli più le esistenti tensioni. Per la ;Francia, è interessante che sulla proposta di llfonnet si sia buttata la 'SlnO, ansiosa· di· riconciliarvi, ora che il riarmo tede-_ sco è stato votato, ceclisti e anticedisti. Per ·la SFIO il progetto dell'ex-capo della CECA ha dunque una funzione puramente interna, non esistendo seriamente -per i socia– listi francesi l'esigenza di battere con questi mezzi !'in- . fluenza cattolica, decisamente e naturalmente in deèlino. In Germania è accaduto un fatto sor1>rendente: antieuro– peisti dall'origine, anche per. la conseguenza implicita del riarmo, Ollenhauer· e Freitag sono passati bel bello all'uf– ficio del Comitato d'Azione Monnet, per iscrivervisi come soci fondatori. Come si spiega questo rovesciamento i Le Monde .-ha prospettato, per la penna sempre eccezional– mente perspicua di André Fontaine, una motivazione plan– sibil~: la socialdemocrazia tedesca vede nel dirigismo so– pranazionale cli un pool atomico la possibilità di far sfug– gire al capitale privato tedesco anche questo monopolio, dopo il quale qualsiasi governo tedesco. non avrà che da ·passare alla sede della Confindustria a prendere ordini, leggi e regolamenti di politica interna, economica, sociale ed estera. Che il calcolo sia eminentemente cli politica in– terna, si capisce subito, appena si confronti poi 1a deci– sione cli aderire alla organizzazione Monnet con la effet– tiva politica estera dell'SPD. Per la Saar, netto naziona- 1iso10 e antieuropeismo, non solo, n1a o~ganizzazione di lunga mano, preordinata con i liberali e il partito dei pro– fughi, al fine cli continuare una battaglia irredentistica se, caduto col referendum lo statuto europeo della Saar, si abbiano a ricon1inciare nuove trattative con la l?rancia. Per l'unificazione e la politica con l'URSS, vale sempre, per l'SPD, la tesi della sospensione degli impegni atlan: tici e di riarmo entro l'UEO. Che ci sta dunque a fare il « monnettisn10 », se non come una disperata ricerca., su piano di politica estera, di una. questione vitale ed emi– nente cli politica interna? Veniamo ora all'Italia. Esiste per· ora in Italia uno schieramento laico unitario che possa gareggiare con quel– lo demo·cristiano in importanza internazionale ed interna? Se ne togliamo quello socialcomunista (per il momento, e in questa fattispecie, non ci interessano le discriminazioni e le sfumature), tale alternativa cli democrazia radicale e socialista, che pur si .registra in Belgio, Olanda, Francia e Germania, non esiste. La portata inter1iazionàle del PSDI dovrebbe essere sostenuta dalla sua appartenenza _alla. Internazionale di Francoforte, ma questa è sotto guida b,·i– tannica, cioè del paèse meno interessato all'operazione Mon– net. Le forze_ radicali italiane, debolissime ciel resto, sono divise tra libe,·ali di sinistra e repubblicani delle due chie– suole, lamalfiana e pacèiarcliana. Sindacalmente, UIL e CISL, unite in funzione anticigiellista, sono concorrenziali sul piano della laicità, ma con sicura prevalenza dei bian– clii. E pra domandiamoci: La MaHa e Viglianesi e Matteo Matteotti,· i nostri soci fondatol'Ì dell'organismo. Monnet, ci·eclono di trn1Te vantaggio nel tentativo di fronteggiare Fanfani e Giulio Pastore! Il calcolo potrebbe essere -esatto, se si p1·oclucesse in· sede intemazionale, su piano feclera- 1istìco, una redistribuzione del1e parti, per cui i «nostri» potessero farsi maggioranza, pur essendo n1inoranza in Ita .. lia. Ma i tempi sono lungi dall'essere, a questo fine, ma– tmi, in quanto le percentuali democristiane tedesca e ita– liana bastano da. sole a predo!"inare su quelle laiche cli tuttì gli altri paesi assieme (si ricordi che in Germania la DC ha il 50, e la saciàlclemocrazia meno del 30 per cento dei suffragi) ; pertanto,. in un'assemblea politica calibrata sui partiti e le percentuali nazionali, il vantag– gio resta tuttora dei cattolici. Ma se anche non si resti con– vinti di questo calcolo, fondato sullo stat~s quo, oggi co– me oggi, in sede di politica interna, il potere di propa– ganda europeistica della DC è infinitamente più massic– cio di quello degli altri pa,·tners dell'impresa: la quale gio– verà solo a far risaltÙe di più le clilierenze, e si risolverà in ultimo in un vantaggio del fanfanismo. Ben altrimenti se, invece (ma parti,.mo dell'inesisten– te), si 'raggiungesse in Italia m1 seguito effettivo dei lavo– ratori ad una iniziativa europea. Ma a conseguire qtiesto fine non' bastano dispàreri e. paradossi• parlamentari, co'me quello prodottosi la scorsa settimana per il vo.to intorno all'emendamehto Villabruna, che· mirava a stabilire che ·sono soldati, in- Italia, sÒlo quelli che portano-le-stellette. Repubblicani; qualche clemocl'istiano e socialdemocratico, ha,nl)O obbligato il fanfanismo ad allea1·si con il fascismo, rer stabilire che, salvo i riformati gli storpi le ragazze e il nonno, tutti siamo militari a qualunque categoria di 'bor– ghesi si appartenga', ·con un ovvio prepotere fasullo dello Stato su)la condotta dèi cittadini. Nondimeno, di qui non nasce nessun fronte .popolare, nessun schieramento di si– ùist.m e solo si• dimostra quanto poco conti il peso del– l'opinione pubblica·· sùlle centrali dei partiti, quando questi sono decisi a stabilii-e _per se stessi certi mezzi di potere, attravei-so de.terminate ruote del congegno statale. Né, d'altra parte, vi è in Italia· alcun serio accosta– mento delle forze radicali a quelle sindacali autenti,che, che restano, lo si voglia o no, quelle cigielliste. Un fatto che salutiamo compiaciuti, è stato, la scorsa settimana, quello d'!,lle elezioni inte1·ne, sostanzialmente rngolari,. alla Pirelli. Esso ha denotato. che la CGIL resiste, cioè che si riprende. Ma se interroghiamo i nostri emopeisti, i · La l\falfa e i Matteotti, infomo a. questa realtà di fatto, ci ri– manderanno alla UIL, dicendo che Il è il vero lavoro ita– liano. A1~c0l'a una yolta, un europeismo nel qÙ;,,ie si con– frontino laici e cattolici italiani, avrlL dunque sempre alla sua radice, iu ltalia, questo calcolo misero dei laici, cli. re– cuperare fittiziamente fuori quello che non si sa guacla– g__nareall'interno. llfonnet avrà servito, in Italia, a risusci– tare questa illusione. Una delle più gravi, certamente, in l'iguardo _.all'inerzia dei movimenti cli centro. laico, sem– p1·e alla caccia di alibi por illudersi di avere ancorn una esistenza e una decenza. • MOTORI POMPE VENTILATORI ALADINO ARZIGNANO ..:.,__)

RkJQdWJsaXNoZXIy