Nuova Repubblica - anno III - n. 20 - 24 luglio 1955

Bi 6 «LI BEUTA' R~LIGIOSA» IN ITALIA L'ESE~IPIO DEIBORBONI ,. e ON SENTENZA !J LUGLIO il Tribt1nale di Roma ha condannato un predicatore americano a 10 giomi . di al'l'esto e 3000-lire cli multa, con il beneficio della condizionale, per aver affìssG una scritta indicante la deno– mina,.ione della sua confessione religiosa sul muro dell'e– dificio dove questa ha sede e· dove celebr-a i culti. La notizia, diffusa da un apposito con1unicato « Ansa », che è stato riportato dalla stampa di ogni colore, merita di esse.re rilevata, poiché il fatto pone in luce quali siano in effetti le possibilità pratiche cli esercizio dei di,-itti .cli libertà religios,i nel nostro paese per gli appartenenti alle rninoranze religiose; coine essi vengano I.imitati in ba1·ba alle norme dett,ite in materia dalla Costituzione della Re– pubblica; e quale sia l'orientamento che anche la magi– stratura sembra vada assumendo da qualche tempo a que– sta -parte circa l'applicazione delle norme costituzionali predette. Il fatto pet· ct1i il predicatorn C. R. Paden è stato con– da.nnato, r;salo all'agosto ciel l!J53, allol'Ché egli, dopo essersi munito dell'autorizzazione del comune ad espone una, inse.f,'llU e pagata la relativa tassa, affisse alle nn1ra del villino di via Achille Papa 25 in Roma, la scritta portante la dicitura « Chiesa cli Cristo». Senonché la poli– zia, ritenendo che la eletta scritta rientrasse nel novP1·0 di quelle per cui è necessu,-ia la licenza di cui a.ll' art. l 13 della. legge di P. S. del l!J31, dopo aver diffidato il Paclon, rimuoveva di autorità la scritta. stessa. Il Paden però pre– senta.va denuncia all'autorità giuclizia,·ia contrn il commis– sario cli P. S. che aveva tolto la scritta per il reato cli cni all'art. 323 del c. p.; e con sentenza del 25-l-l!J55 la terza Sezio11e Istrnttoria del T,·ibnnale di Roma, affermala ~ la sussistenza dell'elemento materiale del reato» addebitato a.I commissal'io, lo proscioglieva però per diletto dell'ele– mento intenzionale. Ma nella motivazione clell 'elabora.ta ·séntenza il giudice traeva « la. conclusione dell'inapplica– bilità dell'invocato art. 113 della legge di P. S. o cli qual- siasi altra disposizione eh legge atta a legittimare il divieto cli affissione della targa in questione»; e, riconosciuto ille– gittirno l'operato del commissflrio, afferma.va « conseguen– temente il diritto del Paclen di affiggere alla .porta esterna. del villino cli Via Achille Papa la targa pii, volte men-_ ziona.ta ». Quello che pi,, conta è. che il magistra.to, dopo aver preso in esame lo disposizioni costituzionali_ in tema di libertà religiosa in rapporto a.ncho alle no,·me preesistenti sui « culti ammessi » emanale nel l!J2V-30, deduceva che la scJ'iUa in qtiestione do,·eva considerarsi « qoude semplice G EOGRAFICAMENTE L'AUSTRIA si t,·ova in una (( po~izione tragica. Tuttavia, non è necessa.rian,ente una posizione dis1-lf-rata. Se g.li au.striaci sono seria– mente decisi a. fare del lo•o pn.ese la patria di 11npopolo li– be1:o, la lotta per superare il loro , tata misel'Cvole potrebbe ben rafforzarl.i e crea.re , pc,· la pl'ima volta nella loro storia, uno spirito di sac.rificio e di devozione al paese». Con quest.e parole, che riassumono i termini cli quella che l'autore chiama la tragedia anstriaca, J nlius Bmunthal, segreta– rio del!' lnternazionale socialista, conclude i_l libro testé edito in traduzione italiana da. « La Nuova Italia» ( La tra– gedi<, del 'Austria, con- 11n epilogo cli lt'. Adler e un'np– pendice a cura di P. R. S\\"eet). Il librn del_ B,·aunthal apparve .in edizione inglese nel 1()48, quando la sorte del– l'Austria non era stata ancora decisa dai Quattro Grandi e fu ispirato senza dubbio anche dal deside1·io cli influire sulle decisioni definitive rendendo possibile all'opinione pubblica internazionale una migliore conoscenza della -que– stione austriaca. Ma a.nche oggi che sul futnro dell'Austi-ia è stato raggiunto finalmente l'accordo, il l.ibro del B. conserva inalterato il suo internsse. Ciò soprattutto per– ché la tragedia .clell'Austl'ia t,·a le due guerre mondiali non è derivata solamente dalla difficile posizione geo– grafica del _paese, stretto 111 primo luogo dall'espansioni– smo tedesco da una parte e da quello italiano dall'altra, ma ò sta.ta a.nche il frut.to di t1na profonda frattura tra socialisti e cristiano-sociali, senza la reciproca intesa dei quali il paese fu costretto a vivere pericolosamente sull'orlo della dittatma, che alla fine infatti prevalse. Sarebbe perciò inesatto volere attribuire il fallimento della prima repub– blica austriaca soltanto a ragioni di natura esterna, per– ché è anche vero che ali' Austria uscita dal trattato di St. Germain mancò non soltanto la -forza ma pme la vo– lanti, di difendere la propria indipendenza. Il B. Ticonduce entrambi q11esti fattori determinanti del fa.llimentO" dell'Austria all'.artifieiosità della repubblica nata dal crollo dell'impero asburgico. In realtà è· vero che l'Austria non poteva appellarsi alla coesione t1azio– nale del popolo austriaco, essendo gli aust,·iaci non meno tedeschi dei bavaresi o di altre popolazioni della vicina Germania; e ben difficilmente si potrebbe parlare di un patriottismo specificamente austriaco, che nella migliore delle ipotesi è essenzialmente un patriott.ismo provinciale. L'Austria sorta dopo la prima guerra mondiale fu sop1·at– t11tto un especlionte politico, dettato dalla necessità di in– staurare un determinato equilibrio in un settore partico– larmente delicato della politica europea. E che in tale set– tore essa abbi!, realmente una funzione è dimostrato dalla sorte riservata dalle gra-n,di potenze anche alla seconda re- pubblica austriaca. · La fine della prima repubblica fu affrettata anche indicazione o segnalazione del luogo in cui è situata la sede della confessione religiosa rispondente a quel nome, la cni esistenza è ginri.clicamente possibile in Italia in forza delle stesse norme costituzionali, senza alcuna preventiva autol'izzazione »; ed in rapporto all'operato della polizia, affermava che « l'atto su incliCtlto non trova giustificazione alcuna nelle disposizioni cli legge vigenti, alle quali l'allto: rità di P. S., in quanto tennta I!: farle osservare, deve essa stessa per prima rigorosamente attenersi ». Questi così chian pl'incipi affermati in via preginclizale nella sentenza del 25 gennaio, non devono essere stati molto graditi. Aci ogni modo nelle more del giudizio a cal'ico del commissario di P. S., avendo il Paden riaffisso la scritta sndcletta, questa venne nt1ovamente tolta dalla polizia che denunciò a sna volta il Paden per infrazione all'art. 113 della legge di P. S.; e cosi veniva ad àprirsi per lo stesso fatto, ma. a parti invertite, un secondo processo che si è concluso il V luglio innanzi alla seconda Sezione del Tribunale cli Roma in senso diametralmente oppo~to ai criteri che avevano informato la conclusione del primo. I competenti restano poi perplessi considerando l'atteg– giamento assunto d"urante i due processi- dalla Prncu.ra Ge– nera le. Questa infatti mentre il 28 febbraio vistava, e ren– deva così definitiva ed esecutiva la sentenza con cui si chiudeva in istruttoria il primo processo, l'indomani I.o marzo, in rifenmento al secondo procedimento pendente, sentiva il bisogno cli 1·ileva,-e - come da lettera agli atti del pt'~ccsso - «J·estrema clelica.tezza delle questioni di ca– rattere pregimliz1ale che dovranno essere affrontate nel de– cidere cfrca il reato contravven ~dona.le di cui trattasi »; e, fatta « considerare l'opportunità. di disporre la rimessione del procedimento al Tdbunale ... per far sì che la pronuncia non possa sfuggire all'esame di questo Generale Ufficio per l'eventuale impugnazione», faceva presente che « sulle qne– stioni pregiudiziali accennate» l'Ufficio della Procura « ha già manifestato il propr,o modo di vedere [sulla cui esat– tezzci civr·ei moti-vo di di,bita,·e] in occasione del procedi– mento penale nei confronti .del Commissario di P. S. » chiusosi con la detta sentenza do! 25 gennaio. Qualcuno potrebbe forse sorprendersi per il fallo che, quando il 3 marzo i legali del Paden si recarono al mini– stero cle,ll'interno chiedendo un intervento per far cessare l'azione allora in corso da pa.rte della questura, che impe• diva materialmente, mediante piantonamento ciel villino, la riafJJssione della scritta (opponendosi .dunque all'attua– zione do! giudicato della magistratura), il Sottosegretario faceva loro rispondere che se il Paden voleva affiggore la * * La tragedia eU' Austria da.Ila d11.1·alotta contrn la miseria e dalla. gra,·e cr1s1 eco– nomica che essa dovette affrontare. Fu prnprio la crisi economica che spinse sempre più gli austriaci a gravitare verso la Germania. L'inserimento dell'Austria nella più vasta economia t'eclesca avrebbe sénza dubbio alleggerito gli oneri della piccola repubblica. !Ifa I' Amchlttss era in contrasto propt·io con la sistemazione dell'Europa centro– danubiana voluta dai vincitori, sicché osso poté realiz½arsi soltanto per volontà cli Hitler e sotto una ben diversa pro– spetti\'a. Se dopo la seconda guerra mondiale l'Austria non parlò più dell' An,echluss fo ancora per r:igioni economiche, solo che questa volta essa mirava a sfuggire alla so.rte e agli oneri della Germania disfatta e in balìa degli oc– cupanti. r due anni successivi-· al cl'Ollo dell'impero ashmgico, tra il J!Jl8 e il 1920, furono i più duri, ma. anche i pi,ì fe– condi per la repubblica anstriaca. In questo periodo, gra– zie alla collaborazione delle due grandi forze sociali e po– litiche, degli operai e dei contadini, clej socialisti e dei cristiano-socia.li , f,1rono posto le basi pel' quell'opem di co– strnzione democratica che trovò espressione non soltanto nella Costituzione, ma anche soprattutto nella legislazione sociale e nelfe- amministrazioni locali. Tra le due guene Vienna fu la ,·occaforte del socialismo aust,·iaco; chi ha visto quel che rimane ancor oggi a Vienna dell'imponente edilizia popolare sa che cosa significhi l'amministrazione cli un grande comune socialista. l\Ia la collaboraziqne tra cattolici e socialisti fu di breve durata. Dal 17 ottobre 1920 nel governo austriaco non ci fu più posto per i socialisti. Da allora le forze clericali, per merito anzitutto del prelato Ignaz Seipel, tornarono alla vecchia vocazione reazionaria, mentre l'a.[– fe,.mazione del fascismo in Italia incomggiava ulterior– mente il clel"Ìco-fascismo austriaco. Attraverso la repres– sione del socialismo e del movimento operaio l'Austria giunse alla dittatura clerico-fascista di Dollfuss; il ca-rteg– gio ti-a Dollfoss e M.ussolini, tratto dal!' Archivio cli Stato cli Vienna e riprodotto in appendice al libro del Bra.un– thal a cura di P. R. Sweet, dimostra ampiamente la re– sponsabilifa del dittatore italiano nella soppressione della democrazia in Austria. Mussolini, co",e è noto, sperava di nuovà 'repubbliciJ · scritta d voJge,sse una domanda alla questura ai sensi clel– l'ai·t. 113 della legge di P. S.: egli assicurava che in 24 ore ne avrebbe avuto licenza precisando che prima cli dare attuazione alla prima sentenza (oramai definitiva) occor– reva attendere la se.conda sentenza, quella relativa all'altro giudizio pendente sul medesimo fatto. Le dirnttive di governo e la conseguènte azione della polizia in ogni provincia hanno già dato luogo' a variè cen– tinaia d.i manifestazioni cli aperta intolleranza nei 1·ig1rn1·di de.Ile chiese protestanti in Italia. E la ragione sta unica– mente qui: i vari governi, comunque composti, che si sono sino ad m·a sucçeduti, si sono sempre ·piegati alla pres– sione confessionale che anima e dirige il partito cli maggio– ranza, e hanno inclinato quindi alla tesi della reaz,ione cle– cale imponendo io questa materia il pieno rispetto e l'asso– luto vigore delle norme resti·ittive dettate a suo tempo dal fascismo in tema cli « ct1lti ammessi» e quelle delle leggi di polizia del '31, senza dare a.lcun rilievo alle disposi– zioni costituzionali che pure hanno completamente inno– vato il grado di libertà rnligiosa di cui tutti in Italia dovrebbero poter usufruire. Lo stesso orientamento che sembra assninore la magi– stratura in certi giudicati più recenti dà l'impressione che anche in questo settore dei pubblici poteri da Costituzione sia piuttosto disattesa. L'imperversante conformismo po,ta a supporre che la via dell'involuzione confessionale .dello Stato italiano, di cui if settore particolare della libertà religiosa è il primo e più sensibile termometro, non abbia ancora reg.istrato le- temperature più alte. Basta leggere il testo del comunicato Ansa col quale l'a-nnuncio della con.danna cli (111 ignoto· «clergyman» americano è stata diffusa ai quattro ·venti, quasi si trat– tasse di chi sa quale importante proce~so, per esserne per– suasi. In esso è detto infatti che « le autorità ita.liane · di polizia aveva.no denunciato il Paden in base alle leggi emanate nel l!J29 in occasione del Concordato tra l'Italia e la S. Sede, che limitano il diritt-0 dei ministri della Chiesa di Cristo- a predicare solo in luoghi privati a citta– dini del prnprio paese"· Una norma che ponga una tale limitazione all'esercizio cli un culto in Italia non esiste, ma l'intenzione è evidente. Si tratta di di!'fonde,·e una impres– sione, di creare un costume, cli indurre il popolo a ci-e– dere che una tale norma esista creando così le prerne~se per condune il nostro paese in una posizione simile a qnellà della Spagna. di Franco. _ Chi pnò aver suggerito ad un'agenzia nfficiosa ed auto- 1·evole com'è _I' Ansa. cli inserire in un suo comnnicato _la notizia che esisterebbe nell'ordinamento giuridico italiano una norma che impone ai ministri cli ct1lto non cattolico, se cli nazionalità straniera; il divieto di predicare se non in luogbi priv,1ti e solo a·i propri concittadini? Questo è l'unico punto che _meriterebbe di essere accertato, percbo neppure il fascismo, imponendo pesanti restrizioni all'e– sercizio dei culti dello minoranze religiose, non osò mai cli risuscitare u,; p1·incipio così retrivo che trovò a.lbergo solo nella legislazione borbonica. GIORGIO PEYROT fam cieli'Austri,t un protettorato ita.Jiano destinato a.cl as– secondare gli obietti vi della sua politica balcanica. Ma l'avventura cieli' Abissinia lo costrinse a ripagare la. Ger– mania per le cortesie usategl.i in quella occasione, Rbban– donando al Fiihrer "la sua protetta Austria. Un'osservazione ancora a proposito ciel libro ciel B.raun– thnl. 11 Braunthal, come purè il Renne1·, pensa che l'unione dcli' Austria alla Germania, se fosse stata realizzata subito dopo la fine del primo conflitto mondiale, avrebbe potuto avere una inflt1enza benefica su tutto ·1•eq11ilibrio politico tedesco. A pagina 34 del lib,·o elci Brannthal leggiamo: « E' per lo meno molto dubbio se Hitler avrebbe potuto assumere il potere in una Germania unita, nella, quale il popolo austriaco a.ve ~.se avuto voce in capitolo». Tale af– ferma-zione non sembra molto fonclllta. L'involuzione rea– zionaria della politica austriaca fu infatti assai pili rapida di quella della repubblica· di Weimar; quando Hitler sali al potere in C:ern·-.mia l' Austt-ia aveva già fatto un buon cammino sulla via dol!a dittatura clerico-fascista e al mo– mento dcll'Anschluss hitleriano essa era ormai uno Stato fascista in piena regola, tanto che, commentando le soiirse reazioni austriache al colpo di mano, nazista, lo stes~o Brauntha.1 scrive (a pagina ILI): « Giacché l'Austria era uno Stato tedesco come pure uno Stato fascista, perch6 opporsi all'unione della Gernumia fascista?». ENZO COLLO'l'TI E' USCITO Apostolato cattolico e co~dizione p raia di CLAUDlO CESA Al posto dell'immagine stereotipa, che ammira– tori e avversari hanno talvolta concordemente accre– ditato, dei p1·eti operai « giullari di Dio», si delinea in questo volume invece la pensosa fisionomia di uomini che ha.nno cercato di vedere chiaro nei fotti che li circondavano, e di assumere nna posizione che permettesse ad essi, sacerdoti cattolici, di essere mili– tanti operai. u BIBLIOTECA LEONE GINZBURG » n. 12 Pagg. VI- 158, con 8 tavole f. t. L. 800 LA NUOVA ITALIA EDITRICE FIRENZE

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