Nuova Repubblica - anno III - n. 20 - 24 luglio 1955

n :uo.va • I Comitato dirett., TRISTANO CODIGNOLA ( dirett. resp.). PIERO CALEFFI, PAOLO VITTORELLI Segret. di red., GIUSEPPE FAVATI. Oi_rezionee redaz.: Firenze, Piazza della libertà 15, tel. 50-998. Amministraz., Firenze, Piazza Indipendenza 29, tel. 483-207/8. Autorizz. del Tribunale di Firenze, n. 678 del 30 dicembre 1952. Printed in ltalv. St. Tio. de «la Nazione», Firenze, Via Ricasoli 8. 68 • ANNO III - N. 20 Un numero L. 40. Este10 L 50. Un humero arretrato L. 50. Abbonamenti: annuo per Italia e Francia L. 1500, sem. L. 800, trim. L. 450. Estero, L. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10 000. CIC post. 5/6261, «La Nuova Italia», Firenze. Gli abbonamenti de– corrono dall'inizio del mese.. Per pubblicità rivolgersi all'Ammi– nistrazione. Tariffa: L. 15.000 per inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE LA DOMENICA LAVIA DEljPETROLIO di PAOLO VITTrORELLI I L PRO13LEJ\1A DEL PETROLIO ha costituito, in que- . sti ultimi giorni, oggetto d'esame di due convegni df ' studiosi e cli-sinclacalisti, il primo organizzato da per-– sonalità del mondo democratico, al quale partecipa\Sano a- titolo pei'sonale -anche· alcuni amici· di Unità Popolare,. e il secondo organizzato dalla CGIL. , Senza entrare in merito al contenuto tecnico dei due . cònvegni, giova subito rilevarn che 1a questione ·trattata,· come; negli· ultimi due anni, la ·1otta contro la legge elet– torale maggiol'itaria o contro la CED e la protesta con•. tro le disposizioni discriminatorie del 4 dicembre· scorso• emanate dal governo Scelba, segna un banco di prnva per · le forze socialiste e democratiche italiane: banco di prova in tanto più iÌnportante in quanto, uscendo dal campo ge– nerico della difesa· della· democrazia o della. pace, si en-– tra nel vivo della materia economica e sociale del nostro paese, nonché dell'autonomia internazionale del suo svi•· luppo economico. Per la p1·ima volta in questi anni, dopo le alterne vi– cende delle leggi agrarie, i democratici italiani,' fra i quali si trovano in .notevole m.isurn i democratici cristiani, son<,> nuo,,amente impegnati a caratterizzarsi come democratièi avanzati, come democratici di « sinisti·a », tendenzialmente labùristi, oppure come democratici conservatori, incapaci di trovare sul ·terreno concreto dei fatti e della politica economica un punto d'incontro con le forze del lavoro. E per la prima volta questa caratterizzazione avviene su un terreno che investe tutta la politica economica na– i,ionale. Il controllo pubblico delle fonti d'enel'gia costituif.ce oggi uno dei settori pii, tipici dove l'interesse pubblico pre– vale su quello della libera iniziativa: giunti al potere dopo sei anni d'esperienza laburista, nemmeno i consel'vatori inglesi hanno osato demolire tutta l'opera di nazionaliz– zazione delle fonti d'enel'gia compiuta dai lol'o predeces– sori, e, se si sono così comportati, non lo hanno fatto certo perché aderivano all'ideologia socialista, ma perché l'opi– nione inglese, compresa quella conservatl'ice, non avrebbe capito la restituzione delle miniere nazionalizzate all'im– presa privata, la quale non si era certo lasciata commuo– vere dall'interesse pubblico o dalla minaccia di disoccu– pazione per tenerle ancol'a aperte, se antieconomiche, o per investil'vi i capitali che ne avrebbero reso nuovamente economico lo sfruttamento. Negli Stati Uniti, ·infuria ancora la polemica fra l'am– ministrazione Eisenhower e l'opposizione democratica circa la diminuzione dei compiti della Tennessee Valley Ai,tho– rity, uno dei più grandiosi esempi d'intervento pubblico per lo sfruttamento delle fonti d'energia e di tutte le at– tiviti, economiche connesse, che caratterizza piit d'ogni al– tra cosa la politica economica del Neiù Beal e la distin– zione fra democratici conservatori ·alla maniera di 1-Ioover e democratici avanzati alla maniera di Roosevelt. La pres• sione di un'opinione, che pure dette una cospicua mag– gioranza due anni e mezzo fa ad Eisenhower, sta strnn– cando le velleità del governo di cedere a imprese pl'ivate come la Dixon-Yates il controllo delle nuove fonti d'ener– gia nella zona finora di competenza cl~lla TVA. Le due guerre tnondiali hanno visto crollare una gran– de quantità dei cartelli internazionali che prima del 1914 avevano fatto la pioggia e il bel 'tempo sul mercato e ai quali risale in gran pal'te la responsabilità così della lotta per i mercati come dello scoppio dell!J. prima guerra mon– diale. Ma uno di questi cartelli, proprio quello costituito dalle sette ·maggiori società petrolifere del mondo, è 1·iu– scito a sfuggire alja pressione esercitata dal .risveglio· delle nazionalità soggette o a stroncare, come in Persia o nel ·:Veneznela, ogni tentativo d'indipendenza. La politica dei prezzi mondiali del petrolio, praticata per tenere in efficienza i pozm meno redditizi di alcuni paesi e per far pagare al consumatore questa specie di rendita che ma.ntiene in vita i pozzi marginali, è · stata coraggiosamente denunciata alcuni mesi fa da una pub– blicazione della Commissione Economica per l'Europa delle iNazioni Unite, che ha permesso all'opinione pubblica mon– 'diale di cominciare a capire le ragioni delle pressio1ù eco– nomiche e politiche esercitate da questi gruppi sui paesi poveri che avevano impmdentemente affidato loro conces- sioni quasi esclnsive cli sfruttamento delle lorn ricchezze minernrie. (E non si pensi, in Italia, di poter fare una politica dei 'p1·ezzi· dell'energia se quella cne potrebbe di– v.entare fl'a non molto nna delle· principali fonti nazionali d'ene1·gia J'icadesse nel vortice dei p.l'ezzi mondiali del pe– trolio). Alle .ragioni d'indole intçrna e strutturale di controllo pubblico snl petrolio si è• così verinta ad aggiungere una importante ragione di carattere internazionale, poiché una politica imprudente in questo settore, come qnella prati– cata per esempio dal governo regionale siciliano, rischie– rebbe di trnsformare un prnblema di rapporti econo.m1ci con paesi amici in un problema di emancipazione econo– mica e politica da questi stessi paesi, che difficilmente l'opinione_italiana continuerebbe a lungo, in tal càso,• a considerare ancora amici. Vi è infine una ragione d'ordine diremmo qnasi psico– l()gico e morale che milita a ·favor.e del controllo pubblico di questa fonte_ d'energia, che è deterrninat,1 dall'onere e dal carattere aleatorio (meno tnttavia di qua.n,to non si faccia gene1·almente credere all'oi-,;,hone) doHo ri~rche pe– trolifere. Secondo taluni, al contrario, proprio pe1·ché la ricerca del petrolio sarebbe un gioco d'azzardo, non si do– vrebbe farn ricadere il gravame sulla collettività: biso– gr.erebbe pm-'èib, secondo costoro, lasciarsi in bàlìa ai gio– catol'i d'azzardo, a.i più provetti fra Joro in questo gioco, c_ome le grandi società petrolifere straniere e i grandi con– sorzi industriali italiani, ai quali deve neces5ariamente an– dare in tal caso la vincita, meno una percentuale che ri– mane a.I « banco ». Supponendo pme che le cose stiano così, il proble– ma, nei termini preindicati, è mal posto: o vale la pena - di pa~tecipare al gioco (e sembra che sia così, date le pressioni, che le aziende petrolifere straniere esercitano sul– l'Italia per mezzo dei loro governi o dei loro ambasciatori), e allora bisogna parteciparci pe.r conto nostro; oppme non ne vale la pena. Nessuno sembra conte~tarn che ne valga la pena; re– sta solo da stabilire quanto ne valga la pena e quanto con– venga arrischiare: infatti, non si vede perché per il magro profitto del «banco», ona parte del patrimoilio della na– zione italiana, che può fo,·temente contribuire a trasfor– mare la sua economia, debba essere messa in gioco e ab– banclonata al miglior offerente o al più fortunato dei gio– catori, tenendo conto che offerenti e giocatori non sono scelti a caso ma con una specie di sistema censitario, grazie al quale concorrono alla posta solo alcuni dei più potenti organismi economici e finanziari italiani e stra– nieri. Quando la Russia volle mettere la mano su una parto del petrolio persiano, nel 194G, le potenze occidentali giun– sero quasi a pensare alla guerra per evitarlo. Non vediamo perché la nazione italiana, senza interventi esterni e senza -gnerre, non debba preoccuparsi pii, gelosamente di custo– dire questa 1·icchezza. L'obbiezione principale che si muove alla nazionaliz– zazione del petrolio, negli ambienti democrntici, è d'or– dine finanziario: non abbiamo capitali sufficienti per fare le ricerche ed avere il beneficio della coltiYazione senza investimenti privati italiani o stranieri. Si potrebbe facil– mente 1·ispondere che se non li abbiamo oggi, non li avremo neppure domani, quando vòrremo liberarci del controllo privato italiano o straniero. Tutti i paesi che si sono vo– luti liberare dal controllo straniero, dal Messico alla Per– sia, hanno dovuto usare la forza e isolarsi per molto tempo dal mondo -occidentale. Ma il problema non è solo d'ordine finanziario, poiché una buona legge potrebbe prevedere il ritorno delle conces– sioni 11-llo. stato dopo un certo numero di anni, benché t•n sistema simile induca il concessionario a esaurire la. sua ricchezz~ entro il li;,1ite massimo della con0e,sione. Il pro– blema è anche umano, di creazione di una catego1-ia di tecnici pubblici del petrolio, come quella che, bene o male, si sta sforzando di creare l'ENL Si sono spesso deplorati - e probabilmer,te anche non sempre infondatamente - gli errori commessi dall'ENI in questo settore. Ma riflettiamo a quello che è acca.duto alla Persia quando volle liberarsi dal controllo petrolifero in- · gleso. _Dopo che quel paese era vissuto tanti anni grazie NR.31.12.55 Sig. PIER! ANNA 'Vta Campane 4 S IENA e Nuova Repubblica > è settimanale politico e di cultura. E'sce la domenica. Manoscritti, fotografie e disegni, anche se non pubbli• cati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti i paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, senza la citazione della fonte è vie– tata. Il periodico viene inviato gratuitamente in saggio a chiunque n~ faccia richiesta. Spedizione in abbonamento postale Gruppo Il. 24 LUGLIO 1955 · L. 40 Direttive di lavoro a Palazzo. Wedekind al petrolio, nessun persiano sapeva veramente sfmttare la sua ricchezza e quelli che lo sapevano erano in gran pa.rte ligi all'Anglo-Iranian. Quando avremo impegnato per una generazione il patrimonio petrolifero del pc,ese, essendo stati inizialmente liberi cli non farlo, ci troveremo a do– vere fare una rivoluzione o una guerra per conquista.re una ricchezza della quale non saprnmo che fare, perché quel primo nucleo di specialisti che aveva cominciato a formarsi con l'ENI sari, 1·imasto allo stnto d·abo1-to per la sua esclusione dalle ricerche. Non sappiamo se la cifra di centocinqnanta miliardi d1 lire, della quale si parla come cifra iniziale dcgl'inve– stimenti in questo campo, sia esatta; probabilmente è in– feriore di tre o quattro volte a.Ila realtà. Ma ò proprio vero che l'economia italiana non può sopportare un in– vestimento di questo genere, scaglionato in parecchi anni, inquadrato in un piano economico e fiscale? Senza dub– bio l'accanton·amento di quello che occorre per sfmttare appieno questa fonte d'energia implica grossi sacrifici, una notevole· austàità per molti anni, un maggiore controllo fiscale. Ma tutto questo è proprio impossibile? Ai gruppi democratici che vogliono collaborare con le forze del ·lavoro . il problema si pone dunque in questi -termini: dato che il controllo pubblico ciel petrolio e delle fonti d'energia implica la rapida attuazione della riforma fiscale, 1.1nsevero controllo degl'investimenti, un piano eco– nomico attuato sotto la direzione dei pubblici poteri e non lasciato al buon volere della divina prwvidenza; in altri termini, dato che implica, prima del previsto, una politica '<conomica di sinistra, se i gruppi democratici 1·e– spingono oggi quest'alternativa, rischiano di tagliarsi fuori ancora una volta dalla classe operaia, di lasciarsi « in ba– lìa dei comunisti», di mettersi sempre cli più in mano ai gruppi monopolistici italiani e 8tranie,i, di bloccare per lunghissimo tempo la strada ad ogni s~rio tentativo · di apertura a sinistra. L'illusione di riuscire a risolvere un grosso problema economico come questo, che si riflette su tutto lo sviluppo economico, con un sistema di garanzie giuridiche, può solo essere sinceramente coltivata da chi in. fondo oPteggia un largo intervento pubblico nell'economia o da chi crede che la libera iniziativa dei grandi gruppi capitalistici si possa

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