Nuova Repubblica - anno III - n. 20 - 24 luglio 1955

nuova · repubblica 3 :DOPO LA CRISI DEL GOV}lRNO UEGIONALE SARDO ·L'IMPERO t.01 ROMA Gli errori dei raggruppamenti politici isolani non tolgono al governo ccntra'e la responsabilità di non avere nemmeno avviato la risoluzione degli obblighi assunti dallo Stato verso la regione. E' il prefetto che rapprcsen• ta il vero governo e l'autorità vera, quella dei ministri romani, che so'.a può fare il buono e il cattivo tempo di RAFFAELLO MARCHI I SARDI CHE NEL '4G sedevano nella Consulta regio– nale e che possedevano le qualità storiche che ab– biamo tratteggiato, quasi all'unanimità, con la sola astensione del consultore socialista, l'avvocato Satta-Gal– frè di Nnoro, rifiutarono l'offerta, e motivarono questo ri– fiuto con l'affermazione che la Sardegna intendeva « otte– nere la propria autonomia dalla Costituente, unica as– semblea chiama.la a decidere snl nuovo ordinamento dello stato»; e questo, mentre riaffermavano con la. ma~sima de– cisione la necessità dell'istituto autonomistico. Si sa che in quell'occasione Lussu, il quale in virtù delle sue espe– rienze politiche extra.isolane aveva integrato le sue qua– lità di sardo con la prontezza e l'agilità necessarie al– l'uomo politico, fece un viaggio precipitoso in Sardegna per convincere i giuristi e i moralisti della Consulta ad accettare lo Sta.tuto speciale, comunque e da chiunque fosse concesso; ma· non fu ascoltato. Nei due anni che se: guirono l'entusiasmo autonomistico ,dei governanti di Roma trovò modo cli raffreddarsi non poco per te ragioni gene– rali a cui ho accennato, le quali consiglia.vano la pru– denza nello sviluppo e nell'attuazione degli ordinamenti clemocl'atici nati dalla liberazione e dalla resistenza; e la S_arclegna ebbe un «grado» di autonomia piuttosto infe– riore a quello concesso :,,lla Sicilia, Oggi è lo stesso avvo– cato Satta-Galfrè ad affermare che comunque, anche con uno statuto uguale a quello siciliano, le vicende della regione non sarebbero né molto diverse né molto miglio1·i, ma questa considerazione che è frutto, anch'essa, della lo– gica sarda, non giustifica affatto il grave rifiuto dei con– sultori. L'ultima prova del carattel'e storico dei sardi l'ha data l'àvvocato Corrias il quale (ci permetta questa considemzione, dettata dalla stima che abbiamo per lui), se fosse stato meno storicamente sardo, sarebbe tornato al suo posto, e avrebbe continuato la sua grnncle aziòne ri– vendica.tiva cli fronte al governo di Roma, sostenuto e se– guìto dalla maggioranza dei sardi e, quel che più conta, <la una maggioranza qualificata; invece egli è rientrato nel– l'ombra, con grande piacere dei suoi avversari, lasciando che il suo gesto avesse un significato simbolico e un va– lore tutt'al più propedeutico per lo sviltippo degli spiriti autonomistici, Ma l'esempio più eloquente della resistenza e quasi dell'insofferenza sarda cli fronte ai richiami piLt urgenti della realti, lo possiamo trovare nel movimento unitario, antifeuclale e antipiemontese, che si sviluppò in Sardegna specialmente nel decennio successivo alla Rivo– luzione francese e che può essere considerato un'occasione mancata e una rivoluzione, più che fallita, rientrata, Mancò anche allora la capa 0 ità cli cogliere il momento giusto per l'azione, e il principale promotore, l'Angioy, uomo di pensiero e cli logge come gli altri uomini che lo segnivano (fra i quali c'erano non pochi sacerdoti illumi– nati dfrettamente dal Vangelo non meno che dagli ideali .di giustizia e di libertà che si erano diffusi larga– mente in un'isola così isolata come la Sardegna) dovette cercare scampo in terra di Francia, dove morì esule, Era stata una rivoluzione aperta, moderna, ricca di fermenti ideali che scendendo in camp.o avrebbe potuto dare un grossq colpo alla casta feudale non meno cbe agli ammi– nistratori piemontesi (i quali qualche anno prima erano stati molto urbanamente cacciati fuori dall'isola) soprat– tutto perché era unitariamente sentita e seguita dai con– tadini, dai pastori, dagli artigiani, dai professionisti; ma finì quando avrebbe dovuto corrùnciare, proprio perché era troppo filosofica e poco pratica, e più pacifica che ar– ma.ta, Fu invece sanguinosa la repressione che ordinò, su– bito dopo la foga delt'Angioy, la corte cli Torino. A rendere poco solide e p.recj'\rie le basi dell'istituto autonomistico concorsero altre cause, oltre alle manchevo– lezze dello Statuto del '48 e alle gravi inadempienze go– vernative che si rivelarono fin dall'inizio e, prima cli tutto, la tradizionale discordia e dissociazione dei sardi del capo di sopra e del capo cli sotto, che per essere anch'essa un prodotto artificiale delle dominazioni straniere non ba mancato, in diversi periodi e un po' anche ora, cli deter– minare pericolose involuzioni nella vita regionale. Un al– tro ostacolo frapposto al risorgere, dopo il fascismo, e al– l'evolversi del clima autonomistico fu costituito da un er– rore politico che bisogna imputare al Partito sardo d'azio– ne, quale era allora., fo;mato cli una destra e cli una si– nistra sardista, non meno che alle sinistre. Il fascismo e.ra stato, in Sardegna, l'ultima delle invasioni (un'invasione bene accolta, s'intende, da non molti collaborazionisti· at– tivi locali) e si era subito preoccupato cli distruggere il par– tito della 1·esistenza antifascista, che in Sardegna era il Partito sardo d'azione. Caduto 0 il fascismo sarebbe stato più che naturale 1·istabilire, fra partito sardo e partiti cli sinistra, se non dei rapporti di a1;nicizia almeno uno stato di non-belligeranza. Parve invece buona politica inaugu– ra,·e una situazione di lotta permanente, implicabile, con- GOVERNO E SARDEGNA - Con i sardi la politica dei sordi. (Di.1. di Dino Ro.,chi) dotta fra i .partiti e fra le persone, resa più truculenta da quel tanto di' astiosità paesana che vi si mescolava, come se ggnuno dei partiti non potesse farsi o rifarsi le ossa, se non camminando sulle ossa dell'aitro, Di queste lotte fra gli autonomisti, fra gli antifascisti, fra i. repubblicani approfittò poi largamente la DC, che fra i litiganti si mise come terzo vincente, e fu alla sola DC che 'toccò l'onorè di realizzare l'autonomia, concedendo al partito sardo, or– mai aYViato a un progressivo indebolimento, lo scarso peso cli due assessorati su otto, Non si ebbe, così, un po' per via cli certe resistenze provinciali del partito sardo, e un po' per un certo infan– tilismo iniziate dei partiti cli sinistra, la rinascita. di quel– l'entusiasmo autonomistico e di quell'impeto unitario che subito dopo la guerra mondiale aveva creato il movimento dei combatlenti e il partito sardo. E si può anche aggiun– ge,·e che i partiti di sinistra, ciel tutto tesi e un po' chiusi nel loro sio.,·zo organizzativo, cosa ciel resto comprensibile, non si posero in modo adeguato e coerente i problemi del– l'autonomia se non poco prima delle elezioni regionali del '49., Se è possibile credere alle cose ragionate col senno ciel poi, fu allora, in qnei prinù anni cli liberti, e ànche dopo, che si sarebbero dovute gettare le basi per quella azione anton01nistica nnitftria che ora. si va chieclel'ldo da varie parti un po' a vuoto e lUi. po' accadernicamente, dopo le lotte e le rotture che ci sono stato, e che si pe.r– petuano, fra i partili che pii1 cli tutti banno sentimenti e interes~i sardisti, e che soli avrebbero pc,•;uto creare nella regione un rapporto cli forze diverso eia quello attuale, La situaz10ne, oggi, è quella che è, e non và!e recriminare: la DC governa, per sua disgrazia, con le clvshe e, se vuole, continuerà a farlo, finché il corpo .elettorale glielo permet– terà; ma gli errori degli autonomisti nr,n si devono ri- ' petere, se si vuole che la Sardegna faccia qualche passo avauti, e siamo convinti che non potri, farne senza lo sviluppo 1l il consolidamento della regione, · Dagli a.vvenimenti delle ultime settimane sono emersi, assieme alle cose spiacevoli a cui abbiamo accennato, molti elementi positivi cli cui i partiti autonomisti dovranno te– ner conto neHa loro azione politica. Tutto ciò che si è clett.o non toi;lie ovviamente al governo centrale la 1e– sponsabilità cli non avere nemmeno avviato la risoluzione degli obblighi assunti dallo Stato verso la regione, s1a pure nei limiti dello statuto concesso. Sono obblighi eco– nomici e finanziari codificati specialmente nell'art. 8 (en– trate della regione per particolari opere pubbliche e tra– sfurR1azioni fondiarie,) e nell'art, 13 (piano organico dello stato e della regione per la rin9scita economica e sociale dell'isola), e sono obblighi politici che riguardano il conte– nuto morale e sociale dell'autonomia, Lo stato non ha certo voluto concedere alla Sardegna, come l'ha concesso alla Si– cilia, quel diploma di maturità che consiste nell'abolizione delle prefettnre, nell'attribuzione al p·residente della regio– ne ciel mantenime-nto clelt'orcline pubblico e della rappre- sentanza dello stato nella regione (art, 15, 31 e 21 dolio Statuto siciliano). Nella Carta sat·cla si riconosce appena al presidente la facolti1 d'intervenire alle « seùute ciel Co1tsi– glio dei ministri, quando si tratta.no questioni <:ha rigna.t'– clano pa,·ticolarmente la Sardegna» (art. 47), si 1·iconose.– anche che il governo può delegare alla regione le ftm½ioni cli tutela dell'ordine pubblico (art, 49) e quanto alle pro– vince si dice solo che devono conservare l'attuale strut– tura cli enti territoriali, ma che se ne possono moclific&<·o le circoscrizioni e le funzioni (art. 43) ; si dice ancora cbe la regione delega le sue funzioni amn1inisti-a,tive agli enti locali o si vale dei loro uffici (art. 44), ma resta il clubbiò, che potri, essere risolto in un modo o nell'altrn dalla. Cor't'e costituzionale, sulla natnra. cli questi enti, Certo è che il sistema prnfettizio è un'altra delle grnsse remore che ai oppongono allo sviluppo clell'autogo,·erno, ciel costume c~e– rnocratico, della generazione dal basso e dall'interno, se no.p altro pc1·ché in Sardegna ha conservato quel carat– tere di. impalcatura esterna e astratta, rispetto alla reall/1 locale, che è un po' dovuta alle sue origini statalistiche e assolutistiche e un po' agli errori ciel sistema, La regione, cli fronte a quest'impa1catura, è rinlasta cor.ne jn ocrlbfa:, tanto che, mentre tutti sanno che c'è un prefet~o, sono ancora. pochi quelli che conoscono il presidente della re– gione. E' il prefetto che rappresenta il vero governo e l'autorità ve1·a, quella che promana dai ministeri, eia Roma; e che sola può fare il buono e il cattivo tempo; ed è il prefetto che conserva una sopravvivenza di gin1·isclizione crirnina.le ,per i potei·i di cui è investito come presidente della• commissione provinciale per il confino cli polizia, Intanto i problemi e i drammi della società sarda si moltiplicano e si accavallano. Un indice della depressione economica sarda è dato in una comunicazione, diramata eia Roma e pubblicata dai giomali isolani; i protesti cli effetti cambiari in Sardegna sono in aumento: dai 5 mi– liardi e mezzo anelati in protesto nel '54 si è giunti a 1 mi– liardo e 200 milioni nel solo primo bimestre dell'anno cor– rente, Basta seguire, poi, mese per mese, i bollettini delle tre camere cli commercio sarde per sapere cli quale entità sono questi protesti: la maggior parte cli es~i si riferiscono a somme che si aggirano sulle 5000 lire, a cominciare da 1500, in misura minore eia 10.000 a 50.000 " poi sempre meno, E' il fallimento della miseria, Folle cli disoccupati attendono sempre, o perché il lavoro non c·'è, Ò perché è poco e provvisorio, o perché si limita al guadagno delle 500 lire dei cantieri comunali e regionali, Paesi e città chiedono acqua. Sono, per esemplificare, del IO luglio que– sti due titoli della Niiova Sardegna: « Ozieri dispone cli poca acqua mentre le sorgenti non mancano » - « Bud– <lnsò soffre di penuria d'acqua pm avendo vicino riccltis– sime sorgenti». Il raccolto è andato male; con la siccità, la piccola prnprietà nirale è in perpetuo sfacelo; ben noto il dramma della pastorizia, che è clivcntato catastrofe <la un anno in qu&. C'è poi il problema dei trMporti marit,

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