Nuova Repubblica - anno III - n. 18 - 10 luglio 1955

4 \o posta clell'1:ù·t. 3, si· sanciva un'ingerenza che non trova nessuna giustificazione. Purtroppo il problema assistenziale in Italia pecca nella sna impòstazione. Dopo tanti anni, di attività dei vari enti erogatori, dalle norme _di legge che li .disçipli– nano, nonchè dalla pratica app.licazione che si è data a queste ~orme, non si riesce ancora a capire se si voglia fare dell'assicurazione o della mutualità a sfondo caritate– vole. Q1,1ello che è eerto ed-inoppugnabile è che si è ben lontani da quell'assis·tenza sociale in nome della quale ogni giorno si parla. Se si prende in esame il trattamento assi– stenziale usato nei confronti di due lavoratori: uno dipen– dente da un'impresa privata, l'altro dallo Stato, non si può• non rimanere perpl_essi. Mentre per il primo _l_ama– lattia ·è un· rischio, pe1; copi-ire il" qùale il ·datore di lavorò è obbligato ad assicurare .il .dipendente ptesso un istituto clte è l'JNAM; per il secondo invece la uialattia è una ca– larnità, per far fronte alla quale l'interéssato deve i_scr~– versi ad un ente t:he è l'ENPAS o l'Ji::NPADEP ecc. e ven,are una qùota -pa'rte dello-. stipendio. ·Mentre .il primo conos~e esattamente quello che gli compete :iµ caso' di ma– lattia, il secondo, fatta eccezione di un concotso fisso nélla spesa del medico, riceverà ·una somma elastica, determi~ nata caso p·er caso dalla buro'crazia mediéo~amministrativa. Non vogliamo analizz;are -il trattamento· di altre categor_ie, come potrebbe essere quella dello spettacolo, =_che,a diffe- _ :renza di quelle cita.te, hanno una cifra fissa annuale da spendere per medicinali; gli esempi riportati sono più che sufficienti p-er dimostrare che . l'aspetto sociale d_el}'assi– stertza l'imane sempre una meta da raggiungere. ~é _ci illudiamo che questo possa verificarsi in un avvenire' prossi• mo, perché siamo troppo convinti che gli attuali enti mu– tuali~tici sono' dei ve\·i e propri fendi politici, per cui è più coi:isono al gioco di alcuni partiti mantenerli in piedi così come sono, creanàone magari dei nuovi anzichè triisfor– marli per avviarli aUa soluzione che si ·addice ad una na- · zione socialmente progredita. A chi nutrisse ancora _dei dubbi su questa constatazione la riprova gli viene fornita dalla 1;ecente costituzione della. mutua malattie coltivatori diretti. Dopo que:'Ste brevi divagazioni torniamo al}'esame del progetto di legge ed in particolare della dizioné dell'art. 4 adottato dal Senato in luogo del « gove_rno delegato » ri– chiesto dal ministero del lavoro nel progetto_ originario. Era naturale pensare ·che la nuova -disposizione legisla– tiva 'nel disciplinare l'assistenza farmaceutic~ si fosse ispi– rata a concetti prevalentemente sanitari; viceversa, come _ al solito, le condizioni finanziarie nelle quali versano i bi– lanci• dei vari enti mi1tnali ·tici sono_ state quelle che hanno avuto il sopravvento. 'l'anto che, sotto la spinta di queste preoccupazioni, si è giunti ad autorizzare gli enti ad acqui– gtare direttamente presso i produttori le specialità medi.– cìnal:f' ·e· i prepafat~ galenici che le farmacie dovranno di– strihÙire agli asi,istiti. A_ parte ·1a dizione letterale poco fe– lice ·del ·econdo comma dell'articolo, dizione che _si ad dice - più a delle mense aziendali· che ·agli ambulatori. mutuali– stici, non ci · i.:i'embnt · che l'autorizzazione COl'.lcessapossa sortire i 1;isLilfati che i prnponenti si ripromettono di rag– giungere. I prezzi ·al pùbblico· delle speèialità medicinali sono fissati; per legge, dall'alto c·ommissario per l'igiene e la sanità o dàl comìtato interministeriale dei prezzi; ciò sionific.a che il settQre farmaceutico è uno ·dei pochi settori co~1tr6llati direttamente dallo Stato. Naturalmente gli enti mutualistici · per fare· gli acquisti dovranno indire_ delle aste rnetterido i produttori 'in concorrenza fra di loro in · m~do da ottenel'e il prezzo più basso, altrimenti l'auto– ri~~aziorie· non servirebbe a nulla. Noh si riesce a compren– dere come si possa conciliare il principio della imposizione d~i prezzi di vendita con quello della libertà insito in una licitazionè, Poiché è ·chiaro che, se gli i~dustriali cedono il loro prodotto ad uri. prezzo inferiore a quello fissatogli ' ufficialmente, ·vuol dire 'Che gli' Ol'gani preposti hanno co•– sentito dei ma.rgini troppo elevati; se invece questi mar– ginì corrisp_òndono all'equo utile che è indispensabile ri– conoscere ad ogni produttore, _ qualsiasi rinuncia a questo utile non può andare che a detrimento della qualità del prodotto. Ma, ove i prezzi ·non permettessero queste gare, dovremmo pensare che, d_al gio,rno in cui entrerà in vi– go1:e la nuova regolamentazione, j. ·prezzi delle specialità medicinali do'vraì:mo essere determinati tenendo conto del- 1' onere al quale gli enti mutualistici dovranno andare in– contro per far funzionare una nuova burocrazia atta a distribuire i prodotti acquistati a fotte le farmacie ita– lianè. Cosicché,' in luogo di una ipotetica economia, avrem– mo l'aurnènto del' prezzo delle specialità e un'ùlte1 1 io1;e bu– rocratizzazione dell'assistenza. Vero è che l'articolo pre- · vede un'alternatjva pù la quale, ove gli enti nòn si avval- <>gano della facoltà degli acquisti presso la produzione, hànno diritto a 'élegli sconti extra nei confronti dei pro- dt!ttori. · P·ur tralasciando che la presenza dell'alternativa è già di per se stessa una concessione sulla dubbia _validità· della· prima formula, il problema di fondo non cambia. O i prezzi _che vengono fissati so_no eq~1i, ed allora non si vede dove gli industriali andrebbero a.- preriqere l'extra 1conto ; o J asciamo questa possibilità, ed allora non si ca– pisc~ perchè il popolo it.aliano debb~ essere. diviso in due categorie: quella di chi paga e quella <li chi st1;apaga. Alla XI commissione della CameTa spetta il compito di trovare la'~ia· d'uscita da questa situazione nella quale st è _voluta cacciare la X commissione d~l Senato.· Il nostro augurio è che una buona ·volta si affronti il problema dell'a,ssi– stenza i-isolvendolo nella sua impos_tazione. Ma poichè agli organi governativi_ preme l'immediata attuazione dell'as– sistenza ai .pensionati, •facciamo voti_ perchè_ almeno venga soppressa la prima alternativa prevista dall'art. 4, evi– tando eosì di codific9-re H più clamoroso caso di compa– rnggio che la storia çlell'~ssistenza farmaceutica rischia di. registrare. -ARNf\LDO CAFERRI BibliotecaGino 1an nuova republbica IL CONVEG·NO SUttA LIBERTA' NELI~EFABBRICHE di ANTONIO N ON A CASO LA RELAZIONE centrale della « Con- - ferenza Nazionale per 1~ Difesa dei Dir~tti ~indacali dei Lavoratori nelle Aziende e delle L1berta Demo- · . cratiche »,. svoltasi a Milano presso la Società « Umani– t"aria » tra il 29 e il 30 giugno, per inizia~iva della CGIL, eri affidata ·ad un giurista: il prof. Ugo Natoli, ordinario di Diritto del Lavoro all'Università di Messina. Non a caso riteniamo, perché lo sviluppo dell'offensiva padro– nale' di .questi ultimi anni ha riconquistato rosiztoni _di vantaggio all'interno delle a~iende, ricostituendo gradua;l– niente in tutti i suoi aspetti il diritto privato di « usare . ed abusare » della cosa posseduta. L'estromissione dal governo dei partiti di sinistra :nel 1947, la susseguente scissione sindacale del 1948, che ha spezzato e indebolito il fronte ·dei lavoratoi'i, sono state l'origine di una parabola discendente, per cui l'equilibrio di forze tra datori di lavoro e lavoratori si· è rotto. Tut– tora siamo nella fase verticale di tale parabola e ne in– tuiamò -il fondo verso cui tende. Ci troviamo di fronte ·ad una situazione che è caratterizzata dai seguenti fatti: l'abolizione della libertà di stampa, di pa.ro1a e di riu– nione all'interno di molte .aziende; la creazione di « re– parti confino », ove vengono· isolati - elementi attivisti; l'organizzazione di imponenti· forze ·armate di polizia azien– dale e, in alcuni casi, di tribunali interni; l'up.ilateralità della fissazione dei regolamenti aziendali; l'unilateralità delle misure di cottimo e dei tempi; l'intervento .delle di– rezioni aziendali nella propaganda elettorale per le · C.I., allo scopo di. influenz.are la.· celta di sindacati favoriti; l'istituzione paternalistica di « premi aziendali » extra-con– trattuali, distribuiti con evidente discriminazione; l'uso dei « contratti a termine »; le limitazioni alle attività dei mem– bri di C.I. e il ·tentativo di romperne l'unità, svolgendo trattative con una parte soltanto; ecc... ·Sono tutti fatti questi, che rivaluta.no ii diritto assoluto di auto– nomia e Jibèrtà. d!azione dei datori di lavoro e dei diri– genti indùstriali entro la loro sfera economica, la quale, quando assume le· proporzioni del monopolio, travalica il recinto dell'azienda ed investe il mercato dei consu_mato!i . - e la stessa giurisdizione di controllo polìtico-econom.ico 1 I•"'-~ de lo',·.:itato, L'azienda ~ "privata. dirriora?,, O LTRE CHE LA PRESENZA di_ un giurista come relatore, la -stessa polemica fra· la C0'1findustria e l'on. Di Vittorio puntualizzano l'aspetto giuridico dell'attuale situazione. La Confindustria asseriva che mol– teplici sentenze della magistratura italiana ticonoscEivano il carattere di « privata dimora» alle -aziende, volendo fare i~tendere con ciò che in casa altrui ·gli ospiti non possono farla di padroni e debbono accettare l'etichetta e la forma ·d'uso. Il rife1·imento della Confindustria si allaccia a molte 'sentenze emanate in base all'articolo 614 del C.P., che ri– o-uarda i delitti contro l'inviolabilità del domicilio. Ma •Ìn b . questo campo la magistratura è palesemente divisa, per– ché, a meno che non si tratti di una bottega artigianale o di 'un ufficio professionale, è molto difficile far rien– trare l'azienda nel concetto di « privata dimora». L'ono– revole Di Vittorio po_rtava a suo sostegno l'opinione del– l'avvocato generale qella Cassazione, prof. Battaglini". Con ciò non si vuol dire che l'azienda è un « luogo pubblico »; ma bensì, secondo la nostra opinione, che essa è un par– ticolare istituto, legato allo sviluppo industriale moderno, a carattere intermedio tra quello pubblico e quello pri– vato, che essa è, cioè, il « luogo di lavoro », ove si in– contrano e si contemperano intEiressi diversi, non neces– sariamente opposti, iri forza di precise responsabilità sociali.· La relazione del pro.f. Ugo Natoli, cui accennavamo all'inizio, pnr contenendo ~questa intuizione, ha espressa– mente limitato la questione entro l'ambito del diri-tto pri– vatistico, assumendo a confronto l'art. 2087 del Codice Civile e l'art. 41 della Costituzione. L'uno dice che_« l'im– vrenditore è tenuto ad adottare nell'esetcizio dèll/impresa le misi1,re che, secondo le varticolarità del - lavoro, l'esve– tienza e la tecnica, sono necesscirie a . tutelare :l'integrità /i'sica e - la versonalità morale dei prestatori di lavoro ». . L'altro,. pur affermando -ch'e l'iniziatLva economica. pri– vata è• libera, aggiunge, nel secondo comma, . c_he essa << non può svolgersi •in co-.-,.,,trast9 con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla -libertà, alla di- gnità umana ». _ _ Ora c'è da ricordare che l'art. 2087 si riferisce all'epoca del regime corporativo, in cui il cittàdino, suddito di uno Stato assoh-:1to, entrando nell'azìenda, ·rimaneva- suddito dell'imprenditore, il quale, nel particolare ordine gerarchico di allora, continuava a rappresentare lo Stato e· cl-a questo riceveva ampi pQtài discrezionali. L'art. 41 della Costitu– zione-, ampliando la· dizione dell'art 2037,- trasfe1•isce dal- . fimprenditore alla legge 1a · tutela dei di-ritti fondamenta.li CARBONARO del lavoratore e tutto lo spirito della Costituzione intende realizzare all'interno delle aziende quella democrazia che e,siste all'esterno, senza creare_ sfasature tra cittadino e operaio o cittadino e impiegato (basta citare ancora l'adì– colo 4G che, riconosce ai lavoratori « il diritto a collaborare~ ne·i modi e nei limit_i stc,biliti dalle leggi, alla gestione delle aziende »). Legge e rapporti· di forza P RE JDIAMO AT'l'0 di qu~ta affermazione di princìpi, e, naturalmente, concordiamo. Solo che, la gran parte degli intei'venti dei 700 delegati al convegno essendo stati testimonianza viva -di una situazione contrastante con quei princìpi e quelle interpretazioni, ci inducono a un re– lativo pessimismo. Non si cambia la realtà affermando princìpi o disponendo leggi. Le leggi sono riconoscimenti · e consolidamenti· di diritti di fatto. Gli sviluppi sociologici vengono prima degli . sviluppi legislativi. Per di più il paradosso è questo: che non solo lo spirito della Costitu– zioU:e è stato riassorbito da una _involuzione sociale, ma le leggi civili e penali si riferiscono a.ncora ad un ordina– mento politico tramontato, almeno nella forma. Non fa quindi meraviglia che una parte della magistratura italianl;l, estenda l'interpretazione di esse in modo ·da condannare le ultime conquiste democratiche. La legge non ha fatto .·in tempo ad aggiornarsi. In compenso gli_ imprenditori hanno trat_to partito dalla situazione confusa e, con la -forza del denaro e del potere, hanno ricostruito un· ordine tutto personale.. . A cosa vi sen7e, sembrava voler dire l'on, Riccal'do Lombaildi ·nel suo 1ntervento, a cosa vi serve l'imposta– zione mo1·àlistica e giutid'iça di questo problema? C'è una fo'rza nelle cose e nelle situ_azioni che è molto s~1pe– riore alla presunta cattiveria _degli impr~nditori. Questi sono portati sulia cresta dell'onda da_lle nuove esigenze dell'industria. Viviamo una nuova crisi. I rapporti econo– mico-sociali, i i-apporti di produzione mutano perchè mu– tano le tecniche e nuovi pi·ocessi di lavoro ~ ·ai organìzza~ zione si impongono. La tend~nza all'ulteriore meccanizza– zione e automatizzazione del lavoro spinge i datori di la– voro, specie i monopolisti, per .ragioni di concoiTenza, ad · assicurarsi -vasti poteri di azione su tutte le confluenti che concorrono a formare l'attivìtà economica e, cioè, su_i co– sti di manodopera, suì prezzi di vendita, sui risparmi pri– vati e pubblici, sui tipi di prodotti e sulle nuove fo'rmè di· produzione. A tale scopo essi da una parte forzano la ri1ano dello Stato o neutralizzano il suo intervento, e, dal.-· l'altra, corromponò il sindacato e lo respingono ai margini della difesa minima. Per questo occorre che il sindacato riconquisti le po– sizioni perdute e faccia risentire il suo peso. Modificando i rapporti di forza tutte le conquiste d'ordine giuridico-isti– tuzionale diventeranno possibili. _ Posto in questi termini, il problema acquista un'altra luce. E la strada per risolverlo è una sola: l'unità d'azione di tutti i .sindacati su un programma di rivendicazioni concrete. Non è esattamente questò che ha detto Lombardi. Al convegno si è accennato spesso alla CISL ed alla UIL come sindacati para-padronali. Purtuttavia non sono ·mancati ac– cenni ad' un possibile compromesso con essi. Solo che noi non comprendiamo com.e, data la pericolosità- della situa– zione a~tnale, non -si siano laiici.ate chiare proposte in questo sern,o. Difatti se la. concorrenza tra la CGIL, la CIS-L e la UIL avesse determinato solo uno spostamento nella distri– buzi~ne proporziona Te dei voti e' delle ade~ioni senza mo– dificare il valore e la potenza del numero· complessivo nei confronti della potenza della classe padronale, ·poco ·male e nulla da témere. · Ma è im fatto che la classe pa– d1'.onale ha respinto i sindacati nelle posizioni di partenza e si è. assicurata dei ptmti di vantaggio. Per di più essa si è inserita nella ste. ·sa polemica sindacale, suggerendo scelte· o sollecitan-clole con mezzi anche ricattatori, senza che i favoriti abbiano fatto nulla per scrollarsi di dosso una protezion:e- così equivoca;. Non vogliamo recriminare sugli errori degli uni e degli altl'i. Vogliamo dire che a questo punto il sindacato perde la sua reale funzione se non ricrea un frònte unitario sulla base· di programmi nùnimi e di garanzie reciproche. Come ricostituire un tale fronte e in bas-e a quali pro– poste èoncrete? La conferenza di Milano nori lo ha detto.– Ha detto invece che spera nell'intel'vento· della commis• sion·e pai·lamenta1·e d'inchiesta sulle éondizioni ·dei lavora– tori nelle fabbriche, trasferendo così Ìn un fattore_ esterno alla"dinamica sinda·cale l'attesa di un rilan~io .. -· •Nòi noli ci sentiamo di sopravvalutare un tale inter-· vento e continuiamp ad ·augurarci che i lavoratori tro– vino in se stessi_ ·i· motivi di fondo per una difesa QO• mune att-raverso la ·pratica della :,olidarietà sindacale .

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